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    Finale Roland Garros: Ruud può sconfiggere Djokovic?

    Casper Ruud, giocherà la terza finale Slam in carriera

    La risposta alla domanda del titolo è… molto, molto difficile, ma la bellezza dello sport sta anche nella possibilità della sorpresa. Casper Ruud oggi avrà di fronte una scalata proibitiva, sconfiggere sul Chatrier il più forte – per titoli vinti – dell’epoca moderna, pronto a dare la zampata n.23 per titoli Slam, sarebbe il record all-time a livello maschile. Inoltre, avendo già vinto gli Australian Open, resterebbe in corsa anche per un Grande Slam stagionale che ha assaporato due anni fa, quando Daniil Medvedev sull’Arthur Ashe gli impedì di completare un’impresa suprema che già stava accarezzando.
    Il bilancio degli Head to Head tra Novak e Casper recita un pesante 4-0 a favore del serbo, e 2-0 sul “rosso”, entrambe due vittorie in semifinale al Foro Italico (2020, 2022). L’ultimo confronto risale alla finale del Masters di Torino, una vittoria secca per Djokovic, anche se si giocava in condizioni indoor, dove il gap tra “Nole” e quasi tutti gli altri è ancor più netto.
    Cosa può fare Ruud per vincere? Ha qualche asso nella manica? Sicuramente il norvegese arriva alla finale con un crescendo di condizione molto importante. Dopo un’avvio di stagione terribile, figlio di un grave errore di valutazione nella preparazione, da lui ammesso candidamente, ha lentamente ritrovato buone sensazioni. Proprio dalla terra battuta di Estoril, l’amato rosso, primo bel torneo giocato in stagione e vinto (decimo in carriera), il suo tennis ha ricominciato a macinare profondità, continuità nella spinta e sicurezza. Era diventato un “regolarista falloso”, un contro senso che l’ha portato a nulla di buono. A Roma già si è rivisto un buon Ruud, ancora non al massimo, ma più efficace e convinto. Quei piedi veloci sono tornati a girare intorno alla palla per portarlo a spingere in sicurezza col diritto e imporre bei ritmi, con i quali mettere sotto discreta pressione i rivali. L’impennata di qualità è arrivata proprio qua a Parigi, dove in effetti aveva affermato di voler arrivare al meglio. Avrà anche sbagliato preparazione, ma intanto il suo obiettivo era tornare a giocarsi la Coppa dei Moschettieri, e in finale è arrivato. Quindi davvero complimenti.
    Ruud a mio avviso avrà due punti di forza nel match odierno contro Djokovic: l’esperienza di due finali già disputate, anche se perse, e il poter scendere in campo senza niente da perdere. La sua pressione sarà pari a zero, perché qualora perdesse nuovamente contro Djokovic, la sconfitta sarebbe nell’ordine delle cose, dei valori assoluti tra i due. Resta da vedere se questo potrà essere abbastanza per stroncare la resistenza dell’agonista più duro e feroce del tour, uno che ormai si programma alla perfezione e riesce ad arrivare ai grandi appuntamenti al meglio. Forse proprio una certa pressione potrebbe essere il vero punto a sfavore di Djokovic. Ricordiamo cosa accadde a NY21 in finale.
    Si gioca sulla terra battuta, la superficie forse meno amata da “Nole”, ma tecnicamente Casper non sembra possedere armi per scardinare il gioco del serbo. Non c’è un singolo colpo con il quale possa sbaragliare il rivale, né il servizio, tanto meno la risposta, e nemmeno col suo forcing col diritto potrà lasciare fermo il rivale, c’è riuscito poche volte Alcaraz venerdì… Quindi, ha già perso? No, ma per farcela Casper dovrà disputare una partita monumentale per resistenza nello scambio, pazienza, forza fisica e mentale. Alla fine il tempo ha dimostrato che Djokovic su terra perde quando non sta bene, quando trova un rivale con colpi talmente potenti da lasciarlo fermo (un Wawrinka), un tennista che riesce a spezzargli il ritmo e mandarlo in confusione tattica (e questo non è mai Ruud), o un giocatore altrettanto duro e resistente nella lotta, che alla fine ne ha di più e lo supera come corsa e spinta in scambi infiniti, meglio se con tanta rotazione. Quest’ultimo identikit si chiama Nadal, il grande assente, l’unico che l’ha battuto nella maggior parte degli scontri su terra battuta. Se Ruud mai riuscisse a diventare un piccolo Rafa per resistenza, corsa, precisione nelle sue difese e capacità di resistere, allora magari potrebbe portare la partita su di un piano fisico talmente duro da mettere in crisi il serbo e magari stroncarlo dopo ore e ore di rincorse. Ruud è un bellissimo atleta, ma che riesca in un’impresa del genere sembra improbabile.
    La sensazione è che Djokovic alla fine vincerà, e lo farà anche discretamente bene. La speranza è che ci sia una partita divertente, a concludere un torneo che ha detto molto e che potrebbe nuovamente lanciare “Nole” verso il sogno Grande Slam stagionale, in barba alla NextGen, ai talenti emergenti e compagnia bella.
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    Zverev: “Ritrovare fiducia è stato difficile. Ora spero di giocare ancora due partite nel torneo”

    Alexander Zverev (foto Getty Images)

    Analizzando il tabellone di Roland Garros 2023, i possibili accoppiamenti teorici dei quarti di finale e le potenziali “mine vaganti”, è stato discretamente facile prevedere che il giocatore più pericoloso al di fuori dai top8 era Alexander “Sasha” Zverev. Il tedesco è scivolato indietro nel ranking ATP dopo la ben più grave scivolata patita lo scorso anno, sul Chatrier, in semifinale contro Rafael Nadal. Era in corso una battaglia feroce, palla su palla, di una potenza e “violenza” agonistica totale. Il super campione di Maiorca a fatica conteneva le bordate del tedesco. Dopo oltre due ore e mezza di lotta, si arriva al secondo tiebreak del match. Rafa è “paonazzo”, sente la fatica, sembra più fresco Sasha. Purtroppo il destino si è messo si è messo di traverso e ha rovinato un match epico: su di un normale recupero verso destra, la caviglia di Zverev resta impigliata nella terra del campo, una storta terribile e caduta fragorosa. Le urla di Alexander fanno subito capire che è una distorsione grave, la partita è finita lì. Esce in lacrime, in carrozzina, sotto gli applausi delusi e preoccupati degli spalti. Torna in campo con le stampelle, per salutare il rivale e il pubblico. Una vera disdetta, perché la partita non doveva finire così ed era tutt’altro che finita… la sensazione che il tedesco ne avesse di più e alla lunga avrebbe potuto farcela era netta.
    C’ha messo mesi a tornare in campo e altrettanti a ritrovare condizione e fiducia. Non ha disputato una buona stagione 2023 Zverev, ritrovarsi è stato difficile. Ma è bello che l’abbia fatto proprio a Parigi, dove il suo calvario era iniziato. Nessuno potrà cancellare il dolore e la sofferenza di quei mesi, passati tra operazioni per ricostruire i tendini lesionati della caviglia e tutto il resto, ma adesso può sorridere rilassato e raccontare come stia vivendo un torneo che l’ha rimesso dove merita di stare: tra i migliori.
    Zverev nei quarti ha sconfitto in quattro set l’ottimo Tomas Etcheverry di questo torneo, il vuoto nuovo del momento, dotato di un tennis molto interessante. Una vittoria che porta Sasha di nuovo in semifinale, e stavolta la sua ambizione è chiara, giocare ancora due partite nel torneo, sbarcare per la prima volta a giocarsi la coppa dei Moschettieri, contro il vincente della super sfida Alcaraz-Djokovic.
    “Tomas sta giocando un tennis incredibile. Mi ricorda molto Del Potro: il suo diritto, soprattutto il modo in cui lo colpisce. È un giocatore incredibile, è molto giovane”, ha detto Zverev dopo la vittoria di ieri. “Penso che se continua a giocare in questo modo suo troveremo spesso nei quarti di finale dei tornei importanti. Penso che possa vincere grandi tornei. Non auguro altro che il meglio per lui. Spero che possa continuare così”.
    Zverev è stato felice di poter giocare di giorno, suggerendo che le partite serali non sono nelle sue corde: “Le condizioni durante il giorno sono assai migliori per me. La palla è più veloce, rimbalza molto più alta, quindi penso che per il modo in cui gioco a tennis sulla terra battuta le condizioni più veloci siano decisamente migliori per me. Giocando di notte devo adattare tutto il gioco. Sono al Roland Garros e sono felice, non c’è nient’altro di cui parlare. Penso di aver meritato di vincere. È stato l’anno più difficile della mia vita. Amo il tennis con tutto il cuore. Amo lo spirito competitivo e questo mi è stato tolto un anno fa. Ora voglio disputare ancora due partite qua”, conclude Zverev.
    Il rientro è stato più difficile del previsto: “Sì, poter giocare senza dolore è stata la chiave, ci è voluto più tempo del previsto. Tuttavia, all’inizio della stagione, in Australia giocavo ancora su una gamba sola. Poi penso che fino a Indian Wells, Miami, a volte soffrivo ancora. Non ero in grado di allenarmi normalmente. Non ero in grado di fare le cose che volevo. Ci vuole anche del tempo per sentire di nuovo la fiducia nella tua gamba per scivolare sul campo, essere in grado di muoverti come prima. Per fortuna, ormai è nel passato”.

    We love seeing you back on court
    Bring on the semis, @AlexZverev #RolandGarros pic.twitter.com/hFs7ncwDHE
    — Roland-Garros (@rolandgarros) June 7, 2023

    Lo aspetta una semifinale non facile contro un redivivo Ruud, che ha sconfitto Rune per la quarta volta su cinque confronti diretti. Sembra tornato assai più pimpante il norvegese, di nuovo sicuro nell’aggredire la palla col diritto e più costante nello scambio. I confronti diretti tra Zverev e Ruud vedono il tedesco in vantaggio per 2-1, ma si è sempre giocato sul sintetico. Chi sarà il favorito su terra? Non facile dirlo. Zverev ha ritrovato una buona efficacia nei suoi colpi, ma è parso ancora un po’ indietro come costanza nella spinta e sicurezza in risposta; nemmeno Ruud tuttavia è attualmente a livello spaziale dello scorso anno, quando non sbagliava praticamente mai nello scambio e fargli il punto era una vera impresa. Sarà una partita probabilmente equilibrata e grande occasione di rilancio per entrambi. Forse proprio l’aspetto mentale potrebbe essere decisivo, ancor più se dovesse andare in scena una grande battaglia.
    Tutti gli occhi degli appassionati saranno puntanti sulla semifinale della parte alta del tabellone, ma anche la sfida tra Ruud e Zverev potrebbe essere una partita molto interessante.
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    Roland Garros: un tabellone equilibrato, Sinner dalla parte di Medvedev

    Jannik Sinner si allena a Roland Garros (foto Antonio Fraioli)

    Nella suggestiva sede dell’Orangerie sono stati sorteggiati i tabelloni dell’edizione 2023 di Roland Garros. Analizzando il draw maschile, la prima parola che viene in mente è “equilibrato”. Guardando i possibili percorsi dei favoriti, tra teste di serie e primi turni, nessuno sembra avere la classica “autostrada” o nemmeno un percorso terribilmente accidentato. I teorici quarti di finale sono i seguenti:
    Alcaraz – Tsitsipas
    Djokovic – Rublev
    Rune – Ruud
    Sinner – Medvedev
    La strada del nostro n.1 azzurro è discreta nei primi turni ma con un potenziale ottavo di finale molto complicato. Infatti Jannik trova all’esordio il francese Muller, quindi il vincente di Altmaier – Huesler (che sul rapido sarebbe anche pericoloso), e al terzo turno uno tra Dimitrov e Ruusuvuori. Poteva andare assai peggio, evitate le mine vaganti più pericolose all’avvio, ma negli ottavi potrebbe essere partita vera e durissima contro Sasha Zverev, che sul Chatrier l’anno scorso ha lasciato una caviglia e chissà pure un pezzettino della coppa… o Tiafoe. Il tedesco stenta a ritrovare il suo miglior tennis, ma potrebbe vincere i suoi primi tre match e salire di condizione, diventando avversario teoricamente assai scomodo. Sinner sorprese Zverev nel suo esordio nel torneo, i “fuochi artificiali” del 2020, quando sbarcò nei quarti e impensierì più di ogni altro avversario Rafa Nadal nella corsa al suo 13esimo titolo al Bois de Boulogne. Da allora è passato molto tempo, Sinner è molto cresciuto, Zverev non è al massimo, ma resta una partita da prendere con la massima attenzione. In caso di approdo nei quarti, potrebbe arrivare la settima sfida contro Medvedev. Il bilancio al momento è terribile per l’azzurro: sei sconfitte in altrettante partite, le ultime due nelle finali 2023 di Rotterdam e Miami. Mai però si sono affrontati sul “rosso”, chissà che Jannik non possa giovarne.
    Chissà, perché il Medvedev ammirato al Foro Italico ha giocato meglio di tutti, da campione. L’aveva detto prima dell’avvio del torneo capitolino, non amerò mai la terra battuta ma più ci gioco, più gioco meglio. Con un nuovo Setup delle corde e scarpe diverse, Daniil ha finalmente capito come frenare sul rosso, e la differenza si è vista immediatamente. Quel tennis titubante e mai incisivo in difesa del passato è stato cancellato, ora il russo riesce a difendersi, contrattaccare, dominare i tempi di gioco come sul duro. E allora la faccenda si complica per tutti – Jannik incluso – perché pochi sono lottatori come Medvedev, pochi sanno vincere come Medvedev. In caso si arrivi a questa sfida, sarà un grandissimo match, e grande occasione per Sinner per una vendetta sportiva che cova da tempo. Ce la farà? Lo speriamo, ma dipenderà molto da come Jannik arriva a Parigi. Servirà la potenza nelle gambe e intensità nella spinta ammirata a Monte Carlo o meglio ancora lo scorso marzo, quando giocò davvero molto bene. Il Sinner titubante un po’ scarico di Roma non può ambire a chissà cosa.
    Il favorito del torneo Alcaraz ha un slot di tabellone molto tranquillo. Speriamo possa incrociare Arnaldi al terzo turno, ma Matteo dovrà prima sbarazzarsi di un cliente ostico all’esordio, Galan, uno che il rosso lo conosce benissimo, e quindi eventualmente Nakashima o Shapovalov. La speranza è che negli ottavi possa giocarsi un nuovo capitolo di Alcaraz vs. Musetti. L’azzurro (tds n.17)  ha pescato il “furibondo” Ymer all’esordio e poi Shevchenko, che tanto ha impressionato vs. Sinner a Roma, fino a trovare Norrie o un qualificato. Non sarà per niente facile per il toscano battere il coriaceo britannico, ma è esattamente il salto di qualità a cui è atteso Lorenzo in un torneo Major. N.18 del mondo, sull’amata terra, non deve temere un Norrie, ma affrontarlo convinto di poterlo battere. Quest’edizione di RG ci dirà molto del momento e crescita di Musetti.
    Fognini ha pescato teoricamente “male”, Auger-Aliassime, ma in realtà il canadese è in una fase assai grigia. Speriamo nel’upset che farebbe tornare il ligure protagonista, se lo meriterebbe davvero. È lo slot di Tsitsipas, che ha un buon tabellone, ma quest’anno stenta a vincere i big match, contro i top10 è andato davvero male. Questo Roland Garros ci dirà se il greco ha tennis e testa per ritornare a battere i migliori o rischia seriamente di esser sorpassato da Rune, sempre più in rampa di lancio.
    Nel secondo quarto di finale partendo dall’alto, Djokovic è certamente il favorito. Al terzo turno potrebbe trovare Davidovich-Fokina, non esattamente la stabilità fatta tennista ma come potenza e attitudine alla terra era certamente uno da evitare come prima testa di serie. Potrebbe essere una grossa battaglia fisica, che ci dirà “quanta ne ha” il serbo, apparso ancora non al meglio a Roma, ma certamente in crescita rispetto alle pessime versioni ammirate sul rosso nei primi tornei. Se Djokovic sale di condizione, potrebbe far saltare il banco, con buona pace di tutti, record assoluto di Slam annesso. È uno scenario tutt’altro che improbabile, attenzione a dare Alcaraz come netto favorito. La giovane età con la relativa esperienza e qualche giornata no che ancora vive, potrebbe pensare non poco sulle spalle dell’attuale n.1.
    Rublev vs. Khachanov potrebbe essere l’ottavo più duro, in tutti in sensi, con Wawrinka (o Evans) come potenziale guastafeste. O Lorenzo Sonego, che ha pescato Shelton (miglior testa di serie possibile, oggettivamente) e quindi il vincente del derby francese Mandarino-Humbert, prima di sfidare potenzialmente Andrey in un 3t molto intrigante.
    Manca da analizzare il quarto di finale della parte bassa capeggiato da Rune e Ruud. È stata la semifinale di Roma, pochi giorni fa. Casper è in evidente ripresa, ha fatto finale a Parigi l’anno scorso. Sarebbe stupido tagliarlo fuori a priori dai favoriti, ma la crescita di Rune è piuttosto impressionante, quindi tutto lascia pensare che il semifinalista di quella parte di tabellone potrebbe essere proprio lui. Cerundolo negli ottavi non è affatto un avversario semplice, probabilmente più pericoloso di Fritz, che ha giocato discretamente sul rosso ma la cui tenuta 3 su 5 a Parigi è tutta da verificare.
    Vedremo gli abbinamenti di qualificati azzurri. Intanto, bravi!
    Sensazioni generali: con tabellone tutto sommato “onesto”, conterà moltissimo come i migliori arriveranno alla seconda settimana. Roland Garros è un torneo duro, con condizioni piuttosto variabili, anche per colpa della sessione serale e non solo. Vincere alcuni primi turno di slancio, senza far troppa fatica, sarà molto molto importante. Per tutti, Alcaraz e Djokovic inclusi. Speriamo che Sinner arrivi allo scontro con Medvedev, sperando per una volta di assistere a un film diverso. Del resto, se Jannik vuol vincere uno Slam, battere Medvedev deve rientrare non nell’impresa ma nella normalità delle cose. 
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    Match serale a Roland Garros, come andrà quest’anno?

    Roland Garros, dal 2022 un match serale al giorno

    Le sessioni serali nei più importanti tornei in stagione – Slam in primis – sono uno degli argomenti più caldi sul circuito Pro. Veniamo dagli Internazionali d’Italia, dove Musetti e Tsitsipas hanno concluso la loro (bella) partita quasi alle 2 di notte, purtroppo per colpa della pioggia. Non è una novità. I giocatori si lamentano, ma… i tornei hanno Prize money sempre più alti, coperti in grande parte dai diritti tv. Le tv esigono match in prime time serali, dove gli ascolti sono massimi. Un circolo vizioso, alimentato dalla necessità di alimentare lo spettacolo con i denari dei diritti tv e delle relative pubblicità. Per ora Wimbledon “regge”, ma chissà che i campi col tetto non facciano prima o poi vacillare anche lo Slam più attaccato alle sue secolari tradizioni. Invece già dal 2o21 anche Roland Garros ha deciso di allungare la sessione giornaliera del Chatrier: oltre ai quattro match classici, due maschili e due femminili, ecco una quinta partita, serale, con una sessione dedicata. Lo scorso anno si giocava alle 21, orario che ha causato più di una polemica, alimentata anche dal fatto che solo una di queste partite “prime-time” è stata al femminile, per l’esattezza Cornet vs Ostapenko, un secondo turno, non esattamente una partita memorabile o decisiva per l’andamento del torneo. Poi solo maschi.
    In Francia e non solo si parla molto di quest’argomento. Quest’anno la sessione serale al Bois de Boulogne è stata anticipata alle 20.30, con prima una mezz’ora di “intrattenimento musicale”, scelta magari gradita al pubblico sugli spalti, sicuramente assai di meno dai giocatori, che in caso di una partita di 4 o 5 set quasi sicuramente li porterà a terminare dopo la mezzanotte abbondante. Ok, negli Slam c’è un giorno di riposo. Ma le condizioni di sera sono sempre diverse, spesso davvero l’opposto di una sessione di gioco all’ora di pranzo sotto un bel sole. Ma per il discorso economico, pare che queste problematiche tecniche siano di secondo o persino terzo grado d’importanza.
    Invece sul tema parità tra match maschili e femminili, il dibattito è discretamente infuocato, in Francia e non solo. Il CEO della WTA durante il 1000 combined di Indian Wells ha tuonato affermando che il tema dei match serali è “molto, molto critico. Alla fine, sei quello che dici di essere. A meno che tu non stia mostrando il prodotto nelle tue finestre in prime time, stai dicendo al consumatore qual è il valore. Quindi è molto, molto importante che ci sia un equilibrio tra uomini e donne negli spot in prima serata”.
    La direttrice del torneo parigino Amelie Mauresmo ha fatto “spallucce” affermando che si farà il possibile per migliorare l’esperienza per i giocatori, ma che sulla delle partite serali peseranno diversi fattori ed è impossibile avere, a priori, una parità tra incontri di singolare maschili e femminili. Piuttosto particolare il fatto che lei, campionessa francese, abbia pubblicamente ammesso che “a livello di appeal oggi il tennis femminile è dietro a quello maschile.” Che molti appassionati la pensino così è il segreto di Pulcinella, ma che lo dica una donna e direttrice di uno Slam, è un po’ diverso.
    Alla BBC Amelie ha anche affermato che “Penso che dobbiamo aspettare prima i sorteggi e gli scontri diretti più importanti nel programma di ogni giorno, perché è proprio questo che ci spinge a fare una scelta: sapere quale partita sarà la partita del giorno. Quello che vediamo sul Chatrier è che abbiamo quattro partite. Sappiamo per certo che abbiamo due per gli uomini, due per le donne. L’unica partita notturna rende quasi impossibile soddisfare tutti, quindi ci piace vederla come una sessione e non una partita”. Continua Mauresmo, cercando di inquadrare il problema in una visione più ampia: “Capisco che la partita delle 8.30 sia la migliore del giorno. È in prima serata in Europa, ma siamo anche un evento internazionale, quindi le richieste che abbiamo dalla TV non provengono solo dall’Europa. Abbiamo richieste anche dagli Stati Uniti, quindi voglio solo vedere cosa sta arrivando e ogni giorno cercheremo di prendere la decisione migliore possibile – questa è l’unica cosa su cui posso impegnarmi”.
    Oltre al problema della distribuzione dei match, quello della durata e conclusione notturna resta, eccome. Un esempio lampante: Rafael Nadal vs. Novak Djokovic si è conclusa alle 1:15, assai dopo la partenza dell’ultima metro da Porte d’Auteuil, o in generale piuttosto tardi per un incontro disputato in un giorno lavorativo. Mauresmo sul tema, svia un po’ con la seguente risposta: “Le persone che entrano in questo stadio vogliono vivere una giornata speciale, vogliono provare qualche emozione, vogliono vivere una giornata davvero unica. Ecco perché chiediamo a tutte le persone che daranno il benvenuto a tutta la folla di sorridere sempre e di essere molto amichevoli e accoglienti. Inoltre, ci sono tradizione e modernità, è questo il Roland Garros”. L’esperienza, anche se notturna, per il pubblico c’è tutta. Ma a livello tecnico e di gioco? È risaputo che giocare di sera, spesso con un discreto freddo, può cambiare assai le carte in tavole e rimescolare anche di parecchio i valori tecnici. Tra una terra battuta asciutta, col sole pieno e campo secco, e quella umida della sera con la palla che rimbalza e viaggia diversamente, c’è a volte un abisso. Differenza per niente gradite ai tennisti che vorrebbero condizioni di gioco più omogenee. La sessione serale, da questo punto di vista, è discutibile, oltre al semplice fattore orario. Per non andare troppo lontano, chissà che il nostro Sinner a Roma non abbia anche pagato il freddo della serata romana al match successivo… o in generale un torneo così diseguale porta complicazioni tutt’altro che secondarie e può avere un serio impatto anche per le sorti del torneo visto che, come conferma Mauresmo, i grandissimi match saranno la scelta più logica per la sessione notturna.
    Anche in Australia e US Open molti incontri decisivi terminano a notte fonda. Pensiamo allo strepitoso Sinner vs. Alcaraz dello scorso anno, per restare a casa nostra, e molti altri bellissimi match. Sarebbe il caso di mettere un limite orario agli incontri? Cancellare del tutto le sessioni serali? O lasciare che lo spettacolo la faccia da padrone, seguendo le richieste del pubblico televisivo? È un tema complesso, sul quale ogni parte in causa ha delle ottime motivazioni per dire la sua, certa di essere nel giusto. Probabilmente una soluzione univoca non verrà mai trovata, per un motivo di fondo: il nostro amato tennis, oltre che uno sport eccezionale, è sempre più entertainment, e una delle sue leggi è “the show must go on”. Ma a quale prezzo?
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    Masters 1000 Roma: due grandi semifinali, ma…

    Il Centrale del Foro Italico

    Rune vs. Ruud, Medvedev vs. Tsitsipas. Queste le semifinali del Masters 1000 di Roma, ottantesima edizione degli Internazionali BNL d’Italia. Il settimo giocatore al mondo, sempre più forte e in rampa di lancio verso le vette del tennis mondiale, sfida il due volte finalista Slam 2022, parso in discreto recupero dopo una prima parte di stagione pessima; sul rosso del Foro Italico vedremo il capitolo n.12 dell’accesa rivalità tra il moscovita e il greco, che dopo la finale dello scorso anno punta ad alzare finalmente la coppa del torneo romano. Senza dubbio due grandi semifinali, possiamo dire che l’albo d’oro del torneo è “salvo” dalla classica meteora pronta alla zampata e poi scomparire. Ma… manca Jannik Sinner. 
    Inutile girarci intorno: vista la crescita di Sinner nel 2023, la sua continuità di rendimento, la sua forza dimostrata sul rosso di Monte Carlo, e come avesse scelto di saltare Madrid per preparare Roma (uno dei principali obiettivi stagionali dopo gli Slam), non trovarlo in semifinale al posto di Ruud è una delusione. Non esageriamo con le critiche però. Jannik nella sconfitta contro Cerundolo non stava bene. In campo era evidentemente spossato, le gambe non lo portavano con la solita forza e velocità sulla palla, la spinta era modesta. Non solo la visione dal vivo lo conferma, dopo averlo osservato in settimana più volte anche in allenamento, ma soprattutto l’udito. In quella maledetta sconfitta contro Cerundolo, quel suono pieno e potente generato dall’impatto delle sue corde sulla palla non si sentiva che raramente, nelle poche occasioni nelle quali è riuscito a sbracciare a tutta.
    Ero presente nella press conference post partita. È arrivato pallido, un po’ stranito, ha parlato col contagocce fornendo pochi dettagli. Non aveva alcune voglia di parlare, evidentemente. Deluso perché voleva tutt’altro da questa settimana. Ha confermato che era una giornata no, che non si sentiva al meglio, che ne parlerà col suo team perché queste giornate non devono ripetersi. Quest’anno è la prima volta che in campo davvero non c’era. Senza pensare a chissà quali dietrologie, forse la verità è molto semplice: s’è preso un banale malanno che l’ha svuotato di energie. Magari il freddo “becco” della serata romana, lottando contro Shevchenko immersi in un’umidità terribile, l’ha mandato ko (pure Alcaraz, ricordiamo, dopo un match notturno è crollato alla partita seguente…). Ormai il dado è tratto, l’occasione persa per la delusione di tutti, in primis la sua. Non ne facciamo un dramma, avrà altre occasioni, ma spiace. Tanto. Perché sembrava prontissimo a giocarsi le sue chance anche per il titolo, perché il tabellone era oggettivamente ottimo e una volta in semi, chissà…
    A questo punto, orfani del sogno Sinner, chi vince? Non è affatto facile fare un pronostico. Tsitsipas dopo la finale dello scorso anno potrebbe apparire il logico favorito. Forse lo è, ma dovrà lottare parecchio per farcela. Contro Musetti in uno dei match più notturni della storia degli IBI, ha impressionato la sua volontà. Dritto verso l’obiettivo, superando i suoi limiti tecnici sul rovescio e perseguendo con grande efficacia i suoi schemi. Stessa conferma ieri sera contro Coric. Fisicamente sembra stare benissimo, ma è difficile vederlo nettamente favorito contro un Medvedev salito così tanto nella fiducia e nella qualità di prestazione sulla terra. “Non volevo dirlo prima del torneo perché poi se avessi perso ancora al primo turno mi avrebbero detto eh, guarda questo… ma in allenamento sto giocando benissimo. Alla fine la terra battuta non mi piace, ma più ci gioco, più gioco meglio”. Parole e musica del russo dopo aver eliminato la sorpresa del torneo Hanfmann. Il problema tecnico di Daniil sul rosso era il movimento sul campo, la difficoltà di controllare la scivolata e la ripartenza. Può sembrare una cosa secondaria, ma per il suo tennis invece è decisiva: uno che fa della copertura del campo e dell’equilibrio dinamico il punto di forza per le sue difese e contrattacchi, non sentirsi sicuro negli spostamenti è mortale. Sul rosso-umido di quest’edizione bagnatissima degli IBI ha trovato il grip ideale e i suoi colpi sono efficacissimi. È avanti 7-4 contro Tsitsipas negli head-to-head, quindi considerando tutto, è giusto considerare questa semifinale in totale parità. Vinca il migliore. Se devo scommettere una svalutatissima lira, la punto su Medvedev perché è complessivamente più forte del greco, anche se Stefanos si meriterebbe assai di vincere il torneo. Dal 2019, Stef è il tennista che nei Masters 1000 ha fatto complessivamente meglio, con 7 semifinali su 15 tornei.
    L’altra semifinale potrebbe apparire facile per il Rune durissimo e in gran forma ammirato contro Djokovic. Attenzione: gli head to head contro Ruud dicono 4-0 per il norvegese, in match disputati tra 2021 e 2022. “So come batterlo, darò il mio meglio in campo” ha affermato Casper dopo esser sbarcato in semifinale. Non è ancora quel muro micidiale ammirato lo scorso anno, ma di sicuro ha ritrovato velocità in campo e propensione alla spinta. Tuttavia nelle vittorie del torneo, dopo qualche errore comandando lo scambio è tornato conservativo, segnale di una sicurezza ancora non totale nel proprio gioco. Probabilmente scenderà in campo sentendosi sfavorito e quindi potrà colpire libero, insistendo magari sul contro piede contro il diritto del danese, che quando è chiamato a rincorrere verso destra non sempre è preciso. Rune è discretamente favorito, sembra stare benissimo, ha dentro il fuoco di chi vuol arrivare a tutti i costi, bruciando le tappe. Potrebbe essere una grande battaglia, speriamo anche divertente.
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    Cordero (preparatore) racconta il lavoro con Del Potro: “Sta migliorando molto, ma è ancora lontano da poter giocare un torneo”

    Cordero con Gabriela Sabatini e Juan Martin Del Potro

    La foto di Juan Martin Del Potro al termine di un allenamento con Gabriela Sabatini ha fatto il giro del mondo e acceso il cuore di milioni di appassionati che hanno seguito con passione e dolore la tribolata carriera dell’argentino. Dopo il bel successo della nazionale di calcio all’ultima edizione dei Mondiali in Qatar, JMDP ha confermato di voler provare a rispettare la promessa fatta a suo tempo: se vinciamo la coppa del mondo, proverò a giocare US Open, il torneo da lui vinto nel 2009. Un promessa ai suoi tifosi, ma soprattutto a se stesso, poiché quel ritiro in lacrime a Buenos Aires non gli è andato poi così giù. Nei rari periodi in cui Juan Martin è stato al riparo da guai di ogni tipo, ha dimostrato in campo di essere uno dei migliori, di valere la top5. Come nel 2018, annata nella quale finalmente è riuscito a restare sano, arrivando in finale di nuovo a New York e prendendosi molte soddisfazioni nel corso della stagione. Poi il crack sull’erba nel 2019, un problema al ginocchio dal quale non è mai riuscito a recuperare totalmente. Davvero un peccato per un tennista formidabile, dotato del diritto più terrificante della sua epoca e di una personalità serena, limpida, che rendeva impossibile non volergli bene. Per questo sta suscitando curiosità e illusione immaginarlo di nuovo in campo a US Open il prossimo agosto, per salutare come si deve, o riprovare a sentirsi un giocatore.
    Sta lavorando JMDP, rafforzando la muscolatura delle gambe per sostenere i tendini e la struttura del ginocchio malandato. Ce la farà a tornare? Non lo sa nemmeno lui, sorride e risponde con frasi prudenti a chi glielo chiede nelle comparsate pubbliche tra Baires e Miami, le città nelle quali vive. Per questo è molto interessante leggere l’intervista che il collega spagnolo Fernando Murciego ha realizzato per Puntodebreak al preparatore fisico cubano Duglas Cordero, impegnato in passato con Thiem e oggi con le sorelle Fruhvirtova, ma anche con Del Potro da qualche settimana. Riportiamo parte di questa bella intervista allo specialista, che racconta come sta proseguendo il lavoro con DelPo.
    “Con Juan Martín è una bella sfida, mi ha contattato qualche mese fa e a Miami si è concretizzato tutto” racconta Cordero. “Ci siamo incontrati, abbiamo visto gli obiettivi che aveva e la verità è che l’ho visto molto emozionato. Ha un infortunio cronico, è stato operato più volte, quindi abbiamo iniziato con tutto l’entusiasmo del mondo, con un percorso riabilitativo specifico e, allo stesso tempo, lavoro fisico. Lo rendiamo specifico in modo da non perdere l’entusiasmo per il tennis. Abbiamo lavorato duramente per due settimane, ha bisogno di molta motivazione, quindi cerchiamo diversi esercizi e movimenti che possiamo fare senza causargli dolore. Il dolore limiterà sempre molto il giocatore, quindi abbiamo trovato quegli esercizi specifici per evitarlo”.
    Le prime due settimane di lavoro hanno dato una risposta positiva: “In quelle due settimane abbiamo fatto molti progressi, adesso siamo un po’ lontani per giocare una partita di tennis o un torneo, ha bisogno ancora di tanto allenamento e molta più riabilitazione se vuol essere pronto a giocare più giorni in fila. Da qui, continueremo con più blocchi di rafforzamento, così guadagneremo fiducia nella mobilità e nel supporto”.
    Il preparatore fisico cubano resta coi piedi per terra rispetto all’obiettivo di tornare a giocare: “Non mi piace dare false aspettative, nel tennis devi essere molto consapevole di quello che stai facendo, ma ammetto che questa collaborazione mi emoziona. Speriamo che possa realizzare il suo grande sogno, giocare di nuovo agli US Open o riuscire a ritirarsi a modo suo, questo è l’obiettivo che si è prefissato. Per me è una bella sfida”.
    Rivederlo in torneo anche dopo New York? Cordero è possibilista, ma forse è unica risposta che può dare al momento… “Chi lo sa? Se a un certo momento sente di avere ancora le condizioni per giocare ad alto livello agonistico, chi può togliergli quel sogno? I piccoli obiettivi sono fondamentali, ma il livello della richiesta non può essere al di sopra delle sue possibilità. Siamo di fronte a un obiettivo raggiungibile, che puoi raggiungere se lavori duro, speriamo di essere fortunati che il dolore diminuisca e l’articolazione regga per giocare a tennis”.
    DelPo ha deciso di affrontare questo faticoso percorso di preparazione guardando anche oltre a US Open 2023: “Juan Martín non pensa solo al tennis, vuole anche migliorare la qualità della sua vita, come giocatore e come persona. L’idea è quella di prendere tutti questi fattori e migliorarli sia fisicamente che per l’attività della vita quotidiana. Il dolore? È frustrante, il problema è che per tanti anni non ha potuto giocare, nemmeno allenarsi come voleva, questo ti frustra e ti demotiva. Non può fare jogging, per esempio, in questo momento non può fare uno sprint. Ma l’importante è cercare meccanismi diversi, per esempio abbiamo usato molto la bicicletta, la seconda settimana abbiamo già iniziato a fare ellittica. Il programma sarà quello di portare avanti Juan Martín poco a poco, ma avanzando. Prima del nostro lavoro, non poteva scendere sul ginocchio di 30º, e ora può scendere fino a 40º, ci siamo riusciti grazie a esercizi specifici con l’appoggio della gamba destra. Tutti i giocatori professionisti sopportano un po’ di dolore, la differenza è che alcuni sono tollerabili e altri no. Quanto a Juan Martín, non ha ancora trovato una soluzione definitiva per quel dolore”.
    Proprio l’aspetto psicologico, oltre a quello fisico, sarà decisivo per Cordero: “Cerco di non parlare del dolore quando sono con lui, mi concentro maggiormente sulla riabilitazione e sul processo di miglioramento continuo, cercando metodi di lavoro che gli diano un miglior adattamento, cercando esercizi che non gli causino dolore. Questa è la chiave, cerco di trovare esercizi che lo motivino e non maltrattano l’articolazione, che non lo fanno peggiorare e in modo che lui veda i progressi”.
    Una domanda anche sulle talentose sorelle Fruhvirtova, che stanno scalando rapidamente la classifica e sembrano possedere un potenziale enorme. “È una grande opportunità lavorare quotidianamente con loro, sono due persone molto belle. Due ragazze incredibilmente talentose per la loro età e che hanno già ottenuto grandi risultati, la famiglia ha fatto un ottimo lavoro sin da quando erano bambine. Lo scorso anno mi hanno chiamato a lavorare, abbiamo fatto la preseason a Miami e siamo riusciti a trasmetterle molta fiducia. Brenda (15 anni) è una ragazza di grande talento, ha una potenza naturale nei suoi colpi, ha la capacità di colpire senza fare sforzo e con un’intensità che pochissimi nel circuito hanno alla sua età. Linda (17 anni) è molto più esplosiva, molto più veloce. Entrambi giocano un ottimo tennis, hanno sviluppato un’ottima tecnica, hanno fatto un grande lavoro in tutti questi anni, quindi ora tocca a me aiutarli a fare il passo successivo”.
    Non resta che augurare a Juan Martin di riuscire a coronare il suo sogno.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Zhang Zhizhen, tra studio e nuoto ha preferito il tennis

    Wu Yibing, Shang Juncheng e Zhang Zhizhen all’ultimo Australian Open (foto ATP tour)

    Zhang Zhizhen è l’uomo copertina dell’edizione 2023 del Masters 1000 di Madrid. Il 26enne cinese oggi disputa il primo match di quarti di finale alla Caja Magica, affrontando il russo Aslan Karatsev per un posto tra i migliori quattro del torneo. Mai un tennista del suo paese si era spinto così avanti in un evento di questa categoria, un risultato storico nel senso pieno del termine. Davvero un viaggio incredibile per un ragazzo simpatico, lavoratore, molto corretto e divertente, diventato prima top100 ATP e ora volato addirittura al n.66 dell’ATP Ranking Live. Una scalata impensabile fino allo scorso autunno, quando era normale vederlo lottare nei Challenger, spesso anche in Italia (nel 2022 vinse a Cordenons e fece finale a Trieste). Ritrovarlo così in alto in classifica e con buoni margini di crescita è ancor più straordinario ripensando al suo passato. In Cina si sta investendo molto sul tennis da anni, ma Zhizhen non era esattamente considerato il classico “talento” che prima o poi sarebbe esploso con grandi risultati.
    La carriera giovanile di Zhang infatti fu piuttosto anonima, solo n.166 del ranking junior, niente di che insomma. In Cina si puntava molto di più su Wu Yibing, attualmente al n.54 del ranking live, miglior classifica mai raggiunta per un tennista cinese grazie alla vittoria dell’ATP 250 di Dallas quest’anno, o sul 18enne Shang Juncheng, che da anni si allena negli USA. Entrambi sono stati n.1 junior, erano per così dire “attesi”, mentre la scelta di diventare tennista prima e di continuare a provarci poi Zhizhen, nonostante risultati inizialmente modesti, è frutto di passione e della cultura sportiva della sua famiglia. Il giornalista di tennis cinese Zhang Bendou ha raccontato al sito ATP alcuni retroscena curiosi.
    “Ciò che rende Zhizhen unico e diverso è innanzitutto il non esser è mai stato un prodigio, figuriamoci il numero 1 del mondo junior come Wu e Shang”, racconta Bendou. “Non ha mai giocato uno Slam junior in vita sua, non aveva un ranking junior alto. In Cina si è puntato molto sulla crescita da giovani, e Zhizhen da giovane non era un grande prospetto. Tuttavia non è nemmeno un ragazzo di provincia e non è arrivato così in alto per caso. Viene da Shangai, suo padre è una famosa stella del calcio”.
    Il padre di Zhizhen infatti è Zhang WeiHua, ex un difensore dello Shanghai ShenHua, calciatore molto noto e apprezzato in patria. Quando Zhizhen era giovane, suo padre gli lasciò tre opzioni: studiare, diventare nuotatore o giocare a tennis. Il giovanissimo Zhizhen non era così portato per lo studio, lo trovava noioso, ma il nuoto, da lui praticato a buon livello, aveva un’ostacolo importante: un allenatore troppo duro, che lo intimoriva. Zhang così, di fatto, scelse di provarci col tennis come “ultima chance”, dopo aver scartato il resto delle opzioni.
    Wu Di, uno dei migliori tennisti cinesi del recente passato, crede che Zhizhen abbia ancora un bel margine di crescita: “Ha sicuramente i colpi per restare nella top 50, o salire anche verso la top 30. Li ha sempre avuti, è un giocatore che è sempre stato un po’ sottovalutato. C’ha messo un po’ ad arrivare perché in campo spesso non sapeva come usare al meglio le sue qualità”, afferma Wu. “È un ragazzo intelligente, forse sin troppo intelligente perché in campo pensa tanto invece di non lasciar scorrere il gioco. Ha un buon servizio, il diritto e tutto il resto va bene, ma deve adattarsi e spesso non lo faceva”. Proprio la difficoltà di adattarsi al contesto e agli avversari è quello che gli ha impedito finora la scalata. “Pensa di poter battere chiunque, ed è un bene, ma ogni giorno è diverso. A volte riesci ad imporre il tuo tennis, altre devi rincorrere. Non puoi pensare di vincere solo quando trovi una bella giornata”, continua Wu. “Non è bel tempo tutti i giorni. Oggi piove. Domani c’è il sole. Ma devi competere in silenzio e dare il meglio in ogni contesto”.
    Una foto esatta delle difficoltà di Zhizhen nei primi anni di carriera. In più occasioni l’abbiamo ammirato nei Challenger, a volte producendo un tennis di pressione e offensivo davvero formidabile, altre perdendosi completamente appena non sentiva bene la palla o contro un avversario scaltro che non gli consentiva di comandare il gioco. Da qua la lenta crescita di Zhang. Nel 2019 è entrato finalmente nella top 200, grazie ai suoi primi due titoli sull’ATP Challenger Tour. Due anni dopo, Zhang si è qualificato per Wimbledon, diventando il primo cinese a partecipare al tabellone principale del torneo nell’era Open. L’anno scorso ha compiuto la stessa impresa agli US Open (così come Wu Yibing). Proprio il 2022 è stato l’anno della svolta. Nella vittoria a Cordenons ha mostrato momenti di tennis di alto livello, davvero incontenibile nella spinta col diritto dopo un gran servizio. A Madrid invece sta impressionando non tanto per i suoi i colpi quanto per la resistenza sotto stress, come dimostrano i tanti tiebreak vinti, anche decisivi. La testa del resto è fondamentale per eccellere sul super competitivo tour dei nostri giorni.
    “Adesso gli appassionati cinesi sono molto orgogliosi di ciò che il nostro Paese ha realizzato negli ultimi 30 anni” continua il giornalista Bendou. “Tuttavia, se parli di sport, il tennis maschile sembrava essere il nostro ‘buco nero’ per sempre. Abbiamo ottenuto così tante grandi cose, anche nel tennis grazie alle ragazze, ma non siamo riusciti a produrre nemmeno un giocatore ATP Top 100 per così tanto tempo, il che è davvero impensabile. Vedere Zhizhen Zhang finalmente conquistare quell’obiettivo è stato un grande successo e sollievo. Zhizhen e Yibing hanno entrambi dimostrato che anche gli uomini cinesi possono farcela”.
    Il fattore fisico è stato spesso chiamato in causa per spiegare la carenza di risultati dei tennisti asiatici. Le nuove leve cinesi sembrano smentire quest’ipotesi. “Per molti anni, si argomentava del fatto che gli uomini asiatici non fossero abbastanza forti per competere con i giocatori occidentali. E anche qualora ci fossero riusciti, si pensava che sarebbero durati poco perché sono soggetti a infortuni. Zhang è diverso, è alto e forte e gioca un tennis potente. Non ho visto grandi differenze tra il suo diritto e il suo servizio a Madrid rispetto a quello dei migliori giocatori del torneo” conclude il giornalista cinese Bendou.
    Vedremo oggi se il momento magico di Zhizhen riuscirà ad arginare la rinascita di un altro tennista a dir poco “particolare” come Karatsev, un ciclone nel 2021, arrivato nella top15 in classifica, e poi quasi scomparso nell’anonimato la scorsa stagione. Certamente questo quarto di finale è un’occasione incredibile per entrambi. Forse sarà proprio la forza mentale, più che il gioco, a fare la differenza.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Alcaraz può giocare meglio di così?

    Carlos Alcaraz (foto social dello spagnolo)

    “Non scherziamo, non è possibile! Come può Alcaraz giocare così bene, un tennis così completo a soli 19 anni? Chi può fermare questo giocatore fenomenale?”. Così ieri su TennisTv i telecronisti, nel corso dell’incontro dominato da Carlos su Zverev, dopo uno scambio micidiale vinto dal più giovane n.1 della storia moderna con un passante di rovescio stretto straordinario. Un colpo giocato con una naturalezza, nonchalance e facilità totali… se non fosse che la racchetta di Alcaraz ha creato quell’autentica meraviglia dopo un paio di rincorse assassine, trovando una combinazione di angolo, velocità e precisione assolute.
    Non è un “big point” che misura la forza e grandezza del murciano. E nemmeno la vittoria schiacciante su di uno Zverev che dopo il terribile e sfortunatissimo infortunio patito a Roland Garros 2022 stenta a ritrovare il miglior tennis e il suo ritmo, andando ad ondate del tutto instabili e insufficienti a garantirgli vittorie contro i big. Quello che impressiona in Alcaraz è la facilità con cui riesce a controllare sia l’attacco che la difesa, troppo più veloce e aggressivo degli altri. È davvero difficile trovare un difetto nel suo tennis. Ci sono vari aspetti ancora migliorabili, come trovare più punti diretti al servizio, la continuità in risposta, il saper gestire quell’esuberanza che lo porta a rincorse esagerate in rapporto all’importanza del punto o del momento del match – vedi lo stupido infortunio rimediato in allenamento lo scorso gennaio che gli è costato la partecipazione all’Australian Open… Direi anche trovare la calma per reagire quando l’avversario riesce a metterlo “sotto” con tempi di gioco altrettanti rapidi che non gi consentono di controllare e suo piacimento. Ma siamo ai dettagli, per fare la differenza sul resto degli avversari.

    No one man should have all that power ⚡️@carlosalcaraz #MMOpen pic.twitter.com/O3FjuCAm0n
    — Tennis TV (@TennisTV) May 2, 2023

    Fresco, ben allenato, totalmente a suo agio sul rosso veloce di Madrid, dove già l’anno scorso sconfisse prima un ottimo Djokovic al termine di una battaglia clamorosa e poi demolì in finale Zverev, sembra davvero difficile se non impossibile frenare la corsa di Alcaraz al bis nella capitale iberica. Khachanov (suo avversario oggi nei quarti), poi uno tra Coric, Altmaier, Struff, Zhang e Karatsev non sembrano affatto attrezzati non solo per batterlo ma nemmeno impensierirlo più di tanto. E probabilmente nemmeno Tsitsipas, che giusto in finale a Barcellona pochi giorni fa si è arreso piuttosto nettamente di fronte ai tempi di gioco troppo rapidi ed un aggressione continua su quel rovescio che non ne vuol sapere di migliorare, nonostante sia ormai il suo punto debole conclamato.
    Alcaraz quindi favorito d’obbligo anche a Roma e poi Parigi? Lui si dice molto contento del livello di gioco raggiunto, continuando a marciare spedito con grandissima fiducia ma tenendo un profilo discretamente basso. E considera Nadal il favorito per Roland Garros se potrà giocare. “Quando mi sento fisicamente in forma e in fiducia, so che non è facile per i miei rivali, ma non mi sento superiore a nessuno e non sono migliore di nessuno” afferma Carlos dopo la splendida vittoria di ieri. “Sono semplicemente consapevole che l’avversario deve giocare ad un livello molto alto per battermi”.
    Interessante quindi questa considerazione: “L’avversario più difficile? Sei te stesso, riuscire a tenere a bada i propri problemi. Sei da solo in campo, devi essere calmo e positivo, evitare pensieri negativi. Spesso il mio peggior rivale sono stato proprio io, per non aver l’atteggiamento giusto”. Della serie: se resto sereno, positivo, focalizzato, non devo aver timore di nessuno. Tanto facile quanto vero, per quel che si vede in campo.
    È possibile che Alcaraz possa giocare ancora meglio? La risposta è sì, non tanto come colpo singolo per la gestione delle tantissime frecce nella sua faretra. Per quanto Carlos sia già incredibilmente forte e completo, ancora tende a perdersi in certe fasi dello scambio, soprattutto quando è aggredito e non riesce a controllare il tempo gioco. Esattamente come nelle sfide perse contro Sinner.Lui la pensa così: “Il mio livello è cresciuto rispetto alla partita contro Dimitrov, penso che sarà difficile alzare ulteriormente il livello, ma si può sempre giocare un po’ meglio, si può sempre migliorare. I piccoli errori che ho commesso, per quanto pochi possano essere stati, voglio evitarli nel prossimo turno e migliorare. Ma sì, con il livello di oggi in campo posso dire di esser soddisfatto”.
    Zverev nella sfida di ieri non ha ricavato molto dal servizio, anche per la qualità della risposta di Carlos, e soprattutto ha commesso troppi errori in costruzione. Sasha ha colpi di una potenza devastante, ma non ha un grande anticipo, e Alcaraz è stato bravissimo a togliergli esattamente quel tempo di gioco necessario a spingere e generare potenza e precisione. Nella sfida di oggi, Karen Khachanov avrà esattamente lo stesso problema: è di sicuro più in forma del tedesco, ma anche lui per sprigionare la dinamite nel suo tennis ha bisogno di tempo. Difficilmente Alcaraz glielo consentirà, quindi sembra nettamente favorito a tornare in semifinale a Madrid.
    Chi può fermare questo Alcaraz sul rosso, così efficace in spinta con quell’anticipo fantastico e allo stesso tempo tanto forte e resistente in difesa? Giocatori dotati di resistenza, capaci di difendere e ribaltare lo scambio, con ottimi colpi d’inizio gioco e tanto anticipo. Non ce ne sono tanti in giro, e alcuni dei più forti (Djokovic e Rafa) sono KO o in condizioni tutt’altro che buone, assolutamente da verificare. Così che i due rivali più accreditati potrebbero essere Jannik e Holger, altrettanto giovani, forti, affamati di vittorie. Una triade che sembra destinata a governare il tour.
    Non manca molto a Parigi, un torneo che si preannuncia molto interessante. Oltre a Sinner e Rune, forse il pericolo n.1 per Alcaraz sono gli infortuni, visto che quel tennis spinto al limite e un po’ strappato in certe esecuzioni lo sottopone a stress importanti, dato che lui non vuol mollare nemmeno una palla. Stessa cosa anche per l’azzurro e il danese. Il gioco sarà duro, forse a vincere sarà proprio il più resistente.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO