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    Polina Kovaleva, nuova promessa russa: “La pallavolo, una passione che cresce”

    Di Alessandro Garotta Il talento è quella scintilla luminosa che permette a chi lo possiede di fare cose fuori dall’ordinario, di andare oltre il consentito e, soprattutto, di sognare in grande; la differenza nell’ottenimento del risultato è poi quanta convinzione, forza di volontà e spirito di sacrificio si associano al talento innato. Cosa succede però quando la testa e il talento vanno di pari passo e il futuro sembra tingersi in fretta dei colori giusti, ma un grave infortunio alla caviglia prova a divorare la carriera di uno dei talenti più promettenti della pallavolo russa? La risposta l’ha data Polina Kovaleva, schiacciatrice classe 2006 che qualcuno ricorderà come una delle principali protagoniste del successo della Russia che lo scorso anno ha negato all’Italia la vittoria ai Campionati Europei Under 16. Kovaleva, che da questa stagione gioca nella Dynamo-Academiya-RBM U20 (squadra under 20 della Dinamo Kazan), dopo una prima parte di stagione passata ai box sta ultimando la sua riabilitazione, desiderosa di riprendersi ciò che il destino le ha procrastinato nel tempo. Polina, com’è nata la tua passione per la pallavolo? È stato qualcosa di naturale, nonostante che tuo padre sia stato un grande campione di canottaggio? “Sono sempre stata alta e forte, perciò i miei genitori hanno cercato di indirizzarmi a discipline sportive che si adattassero a me. Così a 7 anni ho iniziato a giocare a pallavolo: non è stato un colpo di fulmine, ma una passione che è cresciuta nel tempo, spinta anche dal sogno di diventare la migliore“. Da lì come si è sviluppato il tuo percorso pallavolistico? “Nei primi anni della mia carriera sono cresciuta alla Moscow Sports School, prima di entrare a far parte nelle giovanili di diversi club fino alla Dinamo Mosca“. Qual è stato il momento più bello della tua carriera finora? “Senza dubbio, la prima chiamata in nazionale. È stato un momento che non dimenticherò mai“. Foto CEV Come ti descriveresti come giocatrice? A chi ti ispiri? “Sono una lavoratrice instancabile e una giocatrice di carattere. Non mi ispiro a nessuno in particolare, ma semplicemente cerco di apprendere il più possibile dalle migliori“. Invece, chi è Polina fuori dal campo? “Sono una ragazza ‘normale’, che ama cucinare e passare il suo tempo libero con gli amici. Frequento l’ultimo anno di liceo e ho intenzione di andare all’università, visto che mi piace studiare“. La scorsa estate sei stata una delle protagoniste della medaglia d’oro della Russia ai Campionati Europei Under 16. Qual è il bilancio di questa esperienza? “Ci siamo presentate a questa competizione con solo un obiettivo: vincere. Alla fine, ce l’abbiamo fatta grazie a ottime prestazioni di squadra. Dal punto di vista personale, mi sono resa conto di saper gestire al meglio le mie emozioni anche in un torneo così importante“. In quell’occasione sei stata premiata anche come miglior schiacciatrice… “Mi ha fatto molto piacere ricevere questo premio. Sono sicura che è soltanto il primo di una lunga serie di riconoscimenti personali“. Foto CEV Dopo l’esperienza alla Dinamo Mosca e un’estate di successo, sei passata alla squadra under 20 della Dinamo Kazan. “È sempre stato un mio sogno giocare per la Dinamo Kazan, quindi ho accettato con grande piacere la proposta di questo club. Appena arrivata, sono stata aggregata alla prima squadra dal momento che diverse giocatrici non erano ancora arrivate dai loro impegni internazionali. Probabilmente, se non fosse stato per l’infortunio e gli impegni scolastici, sarei ancora a lavorare con quel gruppo“. Ecco, parliamo del tuo infortunio. Come stai vivendo questo momento delicato della tua carriera? “È stato un infortunio serio alla caviglia, in seguito al quale ho vissuto mesi difficili sia fisicamente sia emotivamente. Però, ringrazio tutte le persone che mi sono state vicino, mi hanno supportata e mi stanno ancora aiutando nella riabilitazione. Sono certa che presto tornerò a giocare“. Qual è il tuo obiettivo per la seconda parte di stagione? “Vorrei ritrovare la forma migliore per farmi trovare pronta per i Campionati Europei Under 17“. Quali sono i tuoi sogni come giocatrice? “Sicuramente mi piacerebbe giocare ai massimi livelli e imparare sempre di più in modo da crescere come giocatrice. Al momento, però, sono focalizzata sul mio recupero e sul prendermi cura di me stessa”. LEGGI TUTTO

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    Irina Fetisova sfida Novara: “Il segreto per batterle? Non ve lo dico…”

    Di Alessandro Garotta L’El Dorado, più che un luogo leggendario, rappresenta un simbolo di contesti nei quali sentiamo di poter elevare il nostro spirito, le nostre capacità e l’appagamento necessario per vivere con serenità e leggerezza. Raggiungere questa condizione permette di rendere al meglio nelle attività che occupano porzioni importanti della quotidianità. E la pallavolo non fa eccezione. Per esempio, la Dinamo Mosca ha rappresentato – e rappresenta tutt’ora – l’El Dorado per Irina Fetisova, che in questo club ha trovato tutto ciò che serviva per esibire le proprie qualità alla massima potenza: sette stagioni in cui sta collezionando trofei e dimostrando di essere una delle migliori centrali al mondo. Alla vigilia dell’impegno in Champions League contro la Igor Gorgonzola Novara, la giocatrice russa si è raccontata in esclusiva ai nostri microfoni. Irina, gioca alla Dinamo Mosca da più di sei stagioni. Cosa prova a far parte di un club così prestigioso? “Sono davvero contenta e orgogliosa di difendere i colori della Dinamo Mosca: le sensazioni che provo sono le stesse di sei anni fa. Questo club mi ha fatto crescere molto come giocatrice“. Dopo tanti anni nello stesso club, quanto è difficile trovare nuovi stimoli? E quali obiettivi le piacerebbe raggiungere? “Per me gli stimoli non sono un problema. Alla Dinamo Mosca mi trovo bene, anche perché la società crea le migliori condizioni per farci rendere al meglio. A fine dicembre ci sarà la Final Four della Coppa di Russia e mi piacerebbe vincerla, dal momento che nelle sei stagioni qua ce l’ho fatta soltanto una volta. Inoltre, vorrei andare il più avanti possibile in Champions League“. Foto VL Dinamo Considerando che nella sua carriera ha sempre giocato in Russia, non le piacerebbe fare un’esperienza all’estero? “Anche in precedenti interviste non ho mai fatto mistero che mi piacerebbe andare a giocare all’estero in futuro. Per me sarebbe una nuova sfida“. All’inizio di questa stagione, la Dinamo ha attraversato un momento di crisi, decidendo poi di cambiare allenatore. Qual è stato il motivo delle vostre difficoltà? “Quest’anno metà del roster è cambiato. Naturalmente questo non è stato il motivo delle sconfitte, ma per diventare una squadra unita e coesa ci vuole tempo. Poi alcune giocatrici hanno avuto piccoli infortuni per cui non riuscivamo mai ad allenarci con il gruppo al completo. Comunque, penso che non valga la pena cercare i motivi di quei passi falsi, dato che stiamo attraversando un buon momento, l’umore è cresciuto e il nostro gioco sta migliorando. Ora è importante continuare a lavorare per migliorarlo ulteriormente e mostrare una pallavolo sempre di alta qualità“. Pensa quindi che la crisi sia definitivamente alle vostre spalle e non ci saranno altri momenti difficili? “Credo di sì, perché la squadra è cresciuta molto dal punto di vista emotivo. Sono convinta che non ci sarà più una serie di tre sconfitte in campionato, come successo a inizio stagione“. Dove può arrivare la Dinamo Mosca in questa stagione? “Contiamo di riuscire a vincere il campionato russo. Per quanto riguarda la Champions League, prima di tutto dovremo cercare di passare la fase a gironi: sappiamo che il risultato dipenderà solo da noi, anche se le nostre avversarie sono molto forti“. Foto VL Dinamo Nella terza giornata della Pool C di Champions League giocherete in casa contro la Igor Gorgonzola Novara. Cosa ne pensa di questa squadra e quali sono le chiavi per batterla? “È un’ottima squadra, composta da grandi professioniste. Hanno giocatrici che attaccano una palla molto veloce, ma anche un opposto bravo a gestire le palle alte. Le loro centrali sono forti sia in attacco sia a muro. Perciò, sarà una partita molto difficile. Ma questa è la Champions League, a cui partecipano solo le migliori squadre d’Europa. Il segreto per battere Novara? Penso che non valga la pena rivelarlo, dovrebbe rimanere un nostro segreto“. La gara di ritorno a Novara è prevista per febbraio, ma sappiamo che è già stata diverse volte in Italia. Cosa le piace di più del nostro paese? “Prima della pandemia, mi capitava spesso di venire a visitarlo: sono stata più volte a Roma, Firenze e Forte dei Marmi. Amo l’Italia, è un paese fantastico! Con una cucina e dei servizi straordinari. Da piccola ho anche vissuto a Rimini per un certo periodo, quando mio padre (Andrej Fetisov, n.d.r.) giocava per la squadra locale di basket. Perciò, ogni volta che torno in Italia è per me un grande piacere“. Dopo un’estate 2021 ricca di eventi internazionali, stiamo per entrare nell’anno dei Mondiali. Ci sta già pensando? “Non voglio correre troppo in avanti. È ancora presto per pensare alla nazionale, lo farò al termine della stagione con il mio club“. Cosa ci dice sulla nuova generazione di talenti russi? “Abbiamo un sacco di ragazze piene di talento. Nelle ultime competizioni internazionali, le nostre squadre giovanili sono arrivate a medaglia in ogni categoria. Spero che con il tempo queste giocatrici possano aiutare la nazionale senior a vincere medaglie d’oro alle Olimpiadi, ai Mondiali e agli Europei“. Obiettivi e desideri per il 2022? “Gli obiettivi principali sono di vincere tutti i trofei e mostrare una pallavolo di qualità con la Dinamo. E ovviamente spero in un anno nuovo senza infortuni“. LEGGI TUTTO

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    Jordan Thompson: “Tornerò al 100% per metà gennaio”

    Di Alessandro Garotta “Si lasciano i ricchi, si lasciano quelli che non avrebbero i soldi per lasciarsi, si lasciano gli innamorati, si lasciano persino quelli che si erano messi insieme per non lasciarsi soli. Si lasciano tutti, è solo questione di quando“. La citazione è di Ester Viola, dal suo divertente romanzo d’esordio “L’amore è eterno finché non risponde”. Prima o poi divorziano tutti: il quando, per Jordan Thompson e l’Eczacibasi Dynavit Istanbul, è arrivato poche settimane fa. Dopo un lungo, quanto estenuante, tentativo di riaccendere una fiamma spenta, come spesso succede ai separati in casa. Infatti, in un comunicato, la società turca ha ufficializzato la separazione consensuale, con ringraziamenti per l’anno e mezzo trascorso insieme, che in sostanza significa soltanto una convivenza fattasi impossibile. Soprattutto per una diversa visione tra l’Eczacibasi e lo staff medico della nazionale statunitense riguardo a un infortunio dell’opposta risalente alle Olimpiadi di Tokyo. Così, per scoprire qualche dettaglio in più, abbiamo chiesto a Thompson di raccontarci meglio cosa è successo.  Jordan, innanzitutto come stai adesso? “Sto molto bene e sono contenta che la mia caviglia potrà tornare al 100% per metà gennaio. Ora mi trovo negli Stati Uniti per sottopormi a un trattamento adeguato e permettere alla mia caviglia di guarire correttamente, in base alle raccomandazioni dei medici della nazionale statunitense, del team di fisioterapisti e di Karch Kiraly“. Dopo una stagione e mezzo, hai deciso di rescindere il tuo contratto con l’Eczacibasi Dynavit Istanbul. Come sei arrivata a questa decisione? “Le condizioni della mia caviglia non stavano migliorando poiché continuavo ad allenarmi e a giocarci sopra per cercare di performare ad alti livelli. Perciò, ho deciso di mettere al primo posto la mia salute a lungo termine, con l’obiettivo di avere una carriera lunga e senza troppi problemi fisici: la soluzione migliore per me era di seguire le raccomandazioni dello staff medico della nazionale, tornare negli USA per la riabilitazione e prevenire lesioni più gravi“. Foto TVF Come mai avevi deciso di restare all’Eczacibasi, nonostante che in squadra ci fosse un altro opposto molto forte come Tijana Boskovic? “Avevo un contratto di due anni e l’Eczacibasi mi aveva comunicato la sua volontà di confermarmi nonostante ci fosse anche Tijana. Le mie aspettative ad inizio stagione erano di aiutare la squadra in ogni modo possibile e crescere partita dopo partita“. Alla fine, come valuti la tua esperienza con il club neroarancio? Hai qualche rimpianto? “L’Eczacibasi è un club di livello mondiale e ho apprezzato la mia esperienza con loro. Forse, essendo giovane, al momento della scelta non avevo analizzato al meglio la situazione. Infatti, la mia posizione naturale è quella di opposto: per esprimere tutto il mio potenziale e continuare a crescere ho bisogno di essere schierata lì. Per il prosieguo della mia carriera, quindi, valuterò le opportunità che mi permetteranno di giocare da opposto titolare in squadre importanti“. Hai un ultimo messaggio per i tifosi dell’Eczacibasi? “Vorrei ringraziarli per il loro continuo sostegno! I tifosi dell’Eczacibasi mi hanno sostenuto e incoraggiato in ogni momento, soprattutto quando ero al lavoro per recuperare dall’infortunio: ho avvertito da parte loro tanto amore e l’ho apprezzato molto“. Quali sono i tuoi piani per la seconda parte della stagione? “Per adesso l’obiettivo è di guarire il prima possibile. Sono pronta a cercare una squadra per la seconda metà di stagione, ma in questo momento è più importante il mio recupero. Voglio tornare ad essere la giocatrice che so di poter essere, e continuare a crescere e migliorare il mio gioco“. Foto FIVB Facciamo un passo indietro e parliamo di Tokyo 2020. Ci racconti com’è stata la tua esperienza alle Olimpiadi? “Quando ripenso alla scorsa estate mi sento davvero orgogliosa di partecipare al programma pallavolistico degli USA, anche se ho vissuto solo una parte del viaggio che ha portato il nostro gruppo a Tokyo: infatti, sono stata chiamata per la prima volta in nazionale senior nel 2019. Fin dalla fase di preparazione ci sono stati davvero tanto lavoro e impegno. Sono felice che alla fine siamo riuscite a fare la storia, e grata di far parte di quel gruppo, che ho cercato aiutare in ogni modo possibile. Ovviamente dopo il mio infortunio ero triste e arrabbiata, ma sapevo di avere comunque un ruolo da svolgere, e non importava se in campo o in panchina“. Quale pensi sia stata la vostra miglior partita a Tokyo come squadra? E a livello personale? “Credo che durante l’arco di tutto il torneo abbiamo giocato molto bene come squadra, ma forse la partita che spicca maggiormente è la finale per la medaglia d’oro contro il Brasile. Sapevamo quanto le giocatrici avversarie avessero talento e la capacità di non arrendersi mai. Ma ripensando al modo in cui abbiamo controllato la partita, sono orgogliosa del nostro approccio e del fatto che non abbiamo mollato mai. Invece, a livello personale, la mia miglior performance è stata quella contro la Cina, una squadra piena di talento che può contare su alcune tra le migliori giocatrici al mondo. Sapendo questo, ero un po’ tesa prima del match. Tuttavia, le mie compagne erano riuscite a trasmettermi così tanta fiducia che una volta in campo mi sentivo libera di poter esprimere il mio gioco: sono davvero soddisfatta di ciò che ho fatto quel giorno“. Foto FIVB Dopo la medaglia d’oro olimpica, hai ancora qualche sogno pallavolistico da realizzare? “Non ho ancora raggiunto tutti gli obiettivi che mi sono prefissata nella pallavolo, anche perché penso di avere ancora ampi margini di crescita. Onestamente, sono convinta che le mie performance alle Olimpiadi abbiano mostrato solo una piccola parte della giocatrice che so di essere. Quindi, mi piacerebbe vivere stagioni di successo a livello di club e partecipare ancora alle Olimpiadi“. Nel 2022 sono in programma i Mondiali. Ci stai già pensando? “Sono entusiasta al pensiero di vivere una nuova estate in nazionale e avere la possibilità di partecipare ai Campionati del Mondo! Penso che sarà interessante vedere come proseguirà la nostra crescita: abbiamo ancora più fame di vincere e sono sicura che continueremo a lavorare duramente per migliorare sia come singoli sia come collettivo“. LEGGI TUTTO

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    Giulia Carraro: “In Francia posso mettere in pratica quello che ho imparato”

    Di Alessandro Garotta Pasta, pizza, caffè: potrebbero essere queste le prime tre cose che vengono in mente se si chiede dell’Italia all’estero. D’altronde si sa, nel Belpaese il cibo è una cosa seria. Eppure, in giro per l’Europa, negli ultimi anni abbiamo esportato anche un’altra merce. Un prodotto in cui dimostriamo di saperci fare come pochi: la pallavolo. Non solo allenatori ma anche giocatrici, come Giulia Carraro del Volero Le Cannet – che ha parlato ai nostri microfoni dei motivi che l’hanno portata a scegliere di nuovo l’estero (dopo la stagione 2014-2015 all’SC Potsdam) e del suo avvio di stagione. Indirizzata dal sapiente lavoro di coach Lorenzo Micelli, la 27enne veneta si è subito messa in luce come una delle migliori palleggiatrici della Ligue A, soprattutto grazie a una buona lucidità in fase di impostazione e alla capacità di spaziare il proprio gioco chiamando in causa tutte le attaccanti. Purtroppo, il suo percorso è stato interrotto la scorsa settimana da un infortunio, le cui conseguenze sono ancora da accertare (l’intervista è stata realizzata in precedenza). Giulia, com’è nata l’occasione di andare in Francia al Volero Le Cannet e cosa l’ha spinta ad accettare questa sfida? “Questa opportunità è nata quando ho detto al mio procuratore che ero alla ricerca di una squadra in cui giocare da titolare. Non ci siamo soffermati solo sull’Italia, ma abbiamo guardato anche all’estero. È arrivata una buona proposta dal Volero, club che punta a vincere il campionato francese e gioca in CEV Cup: alla fine, ho deciso di accettarla e mettermi alla prova“. Cosa si è portata dietro, a livello individuale e sportivo, dalle sue ultime stagioni in Italia? “Negli ultimi anni ho potuto aggiungere tanta esperienza al mio bagaglio di giocatrice. Credo di essere cresciuta, perché in tutte le squadre italiane il livello degli allenamenti è sempre molto alto. Ora posso finalmente mettere in pratica tutto quello che ho imparato“. Foto Christian Besson/Volero Le Cannet Un bilancio dei suoi primi mesi in Francia? “Il bilancio è più che positivo. Per adesso siamo prime in classifica con una sola sconfitta in 11 giornate di campionato. Inoltre, la scorsa settimana abbiamo staccato il pass per gli ottavi di CEV Cup, superando il Minchanka Minsk“. Al di fuori del campo, come procede? “Mi trovo molto bene e sono contenta di come mi sono ambientata. Essendo vicina al mare, spesso nel tempo libero ne ho approfittato per andare in spiaggia, anche perché fino a qualche giorno fa qui c’erano 18 gradi. Quindi cosa potrei desiderare di più? (ride, n.d.r.)”. Quest’anno in Ligue A ci sono ben cinque giocatrici italiane. Come si spiega questo “esodo” verso la Francia? “Suppongo che anche le altre giocatrici (una è la compagna di squadra Francesca Parlangeli, n.d.r.) non abbiano trovato la giusta opportunità per giocare e dimostrare il proprio valore in Italia. Perciò, come me, hanno optato per una soluzione all’estero“. Foto Christian Besson/Volero Le Cannet Qual è il livello della pallavolo francese? “Il livello delle squadre francesi può essere paragonabile a quello delle squadre di medio-bassa classifica in Serie A1, o dell’alta Serie A2 italiana“. Nella sua testa questo tipo di esperienza è solo una parentesi oppure no? “Vediamo… Per adesso sono felice in Francia e la stagione sta andando molto bene. Ma non nego che ho scelto di andare all’estero per trovare spazio e fare esperienza, con l’obiettivo di tornare in Italia un giorno“. Cosa le manca di più dell’Italia? E del nostro campionato? “Sarò un po’ banale, ma ciò che mi manca maggiormente dell’Italia è il cibo; soprattutto la possibilità di andare in un ristorante e trovare anche un semplice piatto di pasta al pomodoro fatto bene. Mi manca anche il clima del campionato italiano, dove ogni partita è un evento e ti senti veramente una star“. C’è qualcosa che possiamo imparare dai campionati esteri? “Secondo me, dovremmo imparare qualcosa in termini di professionalità. Non sto dicendo che le società italiane non siano serie, ma spesso ci sono problemi, per esempio riguardo alla puntualità degli stipendi. Invece, qui non ho nulla di cui preoccuparmi da questo punto di vista perché so già che ogni mese, nel giorno prestabilito, mi viene regolarmente retribuito lo stipendio“. Qual è il suo sogno nel cassetto per il prosieguo della carriera? “Uno dei miei sogni è quello di poter giocare da titolare in una squadra di Serie A1 italiana“. LEGGI TUTTO

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    Dal Gambia alla Slovenia: il sogno (realizzato) di Fatoumatta Sillah

    Di Alessandro Garotta Charles Baudelaire, uno dei più grandi poeti di sempre, era convinto che l’uomo deve voler sognare e soprattutto saper sognare. Avere un sogno equivale ad avere un motivo per cui vivere, un qualcosa a cui credere o dedicarne la propria vita. Tra i sogni che si rincorrono da bambini ci sono anche quelli di diventare sportivi professionisti e – perché no – pallavolisti, di giocare per un grande club oppure per la propria nazionale. Emergere nel mondo del volley, d’altro canto non è per nulla facile, ancor di più per chi è figlio del continente più povero del pianeta, dove tra le tante difficoltà sociali il solo talento e le proprie doti innate non bastano per diventare qualcuno.  Eppure anche in Africa la pallavolo sta cercando di crescere, e lo fa grazie progetti di cooperazione internazionale. Come quello che ha portato l’italiano Roberto Farinelli sulla panchina della nazionale femminile del Gambia. Proprio da qui arriva uno dei talenti più interessanti del panorama mondiale: Fatoumatta “Nenneh” Sillah: in esclusiva ai microfoni di Volley NEWS, l’opposta classe 2002 ha raccontato il percorso che l’ha portata in Slovenia – prima al GEN-I Volley Nova Gorica e ora al Calcit Kamnik – per coltivare il suo sogno.  Foto Calcit Volley Nenneh, raccontaci qualcosa su di te e sul tuo background.  “Sono nata in Gambia, un piccolo paese dell’Africa occidentale. Vengo da una famiglia di quattro persone e sono cresciuta con le mie due sorelle minori e mia madre. Sono molto legata a lei e penso sia la persona più felice che conosca. Invece non ho passato molto tempo con mio padre perché lavora all’estero, anche se torna ogni volta che può. In generale, ho avuto un’infanzia nella media e una buona istruzione“. Come ti sei appassionata alla pallavolo?  “In origine giocavo a calcio. Ricordo che un giorno andai al centro sportivo locale ad assistere a un torneo, quando vidi altri bambini giocare a pallavolo. Incuriosita decisi di avvicinarmi perché mi sembrava divertente. A quel punto il loro allenatore mi venne incontro chiedendo se fossi interessata a entrare nella squadra. E così feci. Per un certo periodo praticai sia il calcio sia il volley, ma poi scelsi di continuare solo con quest’ultimo perché ero veramente contenta dopo i primi allenamenti e avevo capito di voler diventare una pallavolista“. Com’è stato per te giocare a pallavolo in Gambia?  “Ovviamente era divertente, ma la gente non ci prendeva tanto sul serio. Quasi tutti in Gambia sono appassionati di calcio, quindi nessuno segue o presta attenzione alla pallavolo“.  Foto Calcit Volley Cosa hai provato quando è arrivata la chiamata per andare al GEN-I Volley Nova Gorica in Slovenia?  “È stata la sensazione più bella che abbia mai provato, perché è molto difficile che una giocatrice gambiana riesca ad avere un’opportunità come la mia. Perciò, sono davvero grata a coloro che hanno reso possibile tutto questo. Sono venuta qui per migliorare in quello che facevo e avere successo nella mia carriera“. Cosa ricorderai in particolare delle due stagioni a Nova Gorica?  “Appena arrivata, ero un po’ spaventata. Pensavo che sarebbe stato difficile entrare in sintonia con le altre ragazze. Invece, alla fine, si è verificata la situazione opposta. Non potrò mai dimenticare quanto sono state disponibili e di sostegno nei miei confronti: mi hanno aiutato ad ambientarmi, a migliorare come giocatrice e ad aumentare la fiducia in me stessa“. Quest’estate sei diventata una giocatrice del Calcit Kamnik. Come ti trovi e cosa ti piace di più della nuova squadra?  “Finora la mia esperienza qui è stata fantastica. Ho trovato un ambiente con persone oneste, di buon cuore, molto competitive, che lavorano duramente per migliorare“.  Foto Calcit Volley Quali sono le tue aspettative per quest’anno?  “Mi aspetto di crescere partita dopo partita, imparare cose nuove dalle mie compagne e riuscire a mostrare le mie qualità“. Se dovessi descrivere le tue caratteristiche a qualcuno che non ti ha mai visto giocare, come lo faresti?  “Mi descriverei come una giocatrice che gioca sempre con il cuore e dà il massimo ogni volta che è in campo“.  C’è una pallavolista a cui ti ispiri?  “Direi Paola Egonu. Si vede proprio che ama fortemente quello che fa, oltre ad essere molto brava. Le sue giocate, sempre spettacolari, mi spingono a lavorare ancora di più“.  Foto Calcit Volley Quali sono i tuoi obiettivi nella pallavolo?  “A breve termine, vorrei approfittare di ogni occasione in allenamento o in partita per crescere e migliorare. Invece, sul lungo periodo, punto ad aumentare la fiducia nei miei mezzi attraverso le varie esperienze, e comprendere sempre meglio l’importanza dello spirito sportivo e del lavoro di squadra“. Cosa ti piace fare nel tempo libero? Hai altre passioni oltre alla pallavolo?  “In questo momento, non saprei rispondere perché sono totalmente focalizzata sui miei obiettivi pallavolistici. Però, mi piace l’arte e amo scattare fotografie, e appena possibile vorrei approfondire le mie conoscenze in questo ambito“.  Un’ultima curiosità: come nasce il tuo soprannome, “Germano”?  “Me l’hanno dato i miei amici in Gambia, pensando che le persone originarie della Germania siano tutte molto alte e magre, proprio come me“. LEGGI TUTTO

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    Il ritorno di Beatrice Gardini a Sassuolo: “Qui hanno sempre creduto in me”

    Di Alessandro Garotta Negli ultimi anni la Serie A2 femminile ha saputo regalare sorprese e lampi di talento in diverse occasioni, dimostrandosi una vera e propria fucina di talenti e un palcoscenico ideale per le ragazze che hanno bisogno di “farsi le ossa” prima di esplodere nelle competizioni maggiori. Dunque, non è un caso se anche nel campionato 2021-2022 sono tante le stelle del futuro pronte a brillare. Tra queste c’è sicuramente Beatrice Gardini, che dopo due stagioni positive al Club Italia è tornata a vestire la maglia della Green Warriors Sassuolo: ecco la nostra intervista esclusiva alla schiacciatrice neroverde classe 2003. Beatrice, partiamo da una domanda semplice. Quando ha scoperto il suo talento per il volley?  “Mi sono appassionata alla pallavolo da piccola seguendo le partite di mia sorella, ma solo intorno ai 12-13 anni ho capito di avere buone qualità, visto che ormai giocavo sempre in categorie superiori rispetto alle mie coetanee. Quando poi è arrivata la chiamata dalla Liu Jo Modena, mi sono convinta di poter fare il grande salto e arrivare dove sono ora“.  Come ha iniziato a giocare da schiacciatrice? E cosa le piace di più del suo ruolo?  “Sono sempre stata una schiacciatrice. Inizialmente venivo schierata da opposto perché nella squadra di ‘quelle più grandi’ in cui militavo serviva una giocatrice proprio in quella posizione. Poi mi sono spostata in banda. Mi piace il mio ruolo perché è completo e bisogna essere specializzati in tutti i fondamentali“.  Foto Volley Academy Sassuolo C’è una giocatrice alla quale si è ispirata? “In ambito femminile non mi sono ispirata a nessuna giocatrice in particolare. Però, fin da piccola seguo Osmany Juantorena: è sempre stato il mio idolo“.  In che modo le esperienze alla Teodora Ravenna, alla Volley Academy Sassuolo e al Club Italia hanno contribuito alla sua crescita?  “A Ravenna ho imparato le basi della pallavolo e vissuto le mie prime esperienze, giocando anche in categorie superiori alla mia. Poi a Sassuolo ho iniziato a vivere come un’atleta anche fuori dal campo: dovendo essere indipendente dai miei genitori, ho imparato ad organizzarmi e autogestirmi. Infine, al Club Italia sono cresciuta molto a livello tecnico“.  Foto Volleyball World Nel 2019 ha vinto l’argento ai Mondiali Under 18 e quest’estate è arrivato l’oro ai Mondiali Under 20. Cosa prova una ragazza così giovane ad arricchire il suo palmares con questi titoli internazionali?  “Partecipare alla selezione per una nazionale giovanile nel 2019 era per me già un’emozione grandissima. Poi essere subito convocata e avere la possibilità di giocare in una competizione così importante è stata una delle soddisfazioni più grandi, così come i risultati che abbiamo ottenuto. Sono obiettivi per cui ti prepari e alleni duramente e, quando si realizzano, non sai nemmeno esprimere a parole quanto sei felice“.  Qual è il ricordo più bello del Mondiale U20?  “Sarebbe scontato rispondere la vittoria della medaglia d’oro. In realtà, conservo il ricordo di tutto il nostro percorso, iniziato l’estate precedente, quando la Federazione ha preferito non farci partire per l’Europeo U19 perché lo riteneva troppo rischioso nel bel mezzo della pandemia. Da lì, però, si è creato un legame ancora più forte tra di noi. E il gruppo ha fatto la differenza soprattutto nella semifinale contro la Russia (vinta 3-0, n.d.r.): nonostante la partenza migliore delle nostre avversarie in ogni set, siamo rimaste unite giocando come se fossimo un unico ingranaggio, e alla fine abbiamo sempre avuto la forza di ribaltare il risultato“.  Al termine di due stagioni da protagonista al Club Italia e di una positiva estate in azzurro, cosa l’ha spinta a tornare a Sassuolo?  “Ho scelto di tornare a Sassuolo perché è una società che ha sempre creduto nel mio valore, mi ha fatto crescere quando ero più piccola e aiutato a diventare la giocatrice che sono ora. Considero quindi Sassuolo come la mia seconda casa, un ambiente familiare che mi permette di dare il 100%. E poi poter finire il mio percorso scolastico qui è motivo di grande serenità anche fuori dal campo“.  Foto Volley Academy Sassuolo Quali obiettivi si è prefissata di raggiungere per questa stagione in Serie A2?  “Il nostro obiettivo per questa stagione è di dimostrare che possiamo giocarcela con tutti, anche se sulla carta Sassuolo non è la squadra favorita del girone. Siamo un gruppo molto affiatato e il fatto di poter giocare con compagne che hanno più esperienza mi stimola a fare sempre meglio. A livello personale l’obiettivo di fare il salto di qualità, se non l’anno prossimo, tra un paio d’anni“. In chiusura di questa intervista, ci racconta com’è la Beatrice fuori dal campo? Quali sono le sue passioni?  “Sono una ragazza precisa che ci tiene ad avere un buon rendimento anche a scuola. Non ho passioni particolari oltre alla pallavolo e nel tempo libero mi piace stare con la famiglia o le persone a cui voglio bene“. E il suo sogno nel cassetto?  “Si dice che è bene non svelare il proprio sogno perché altrimenti non si realizza. Perciò, posso solo dire che vorrei fare della passione per la pallavolo il mio lavoro“.  LEGGI TUTTO

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    Paul Buchegger diventa turco: “Ma se ho un futuro lo devo a Modena”

    Di Stefano Benzi Non è stata una stagione facile per Paul Buchegger. L’infortunio al ginocchio, l’intervento chirurgico della scorsa estate, il lento recupero, il desiderio di giocare in una Leo Shoes Modena che lentamente stava migliorando e che ha concluso la stagione in crescendo centrando anche la qualificazione alle coppe europee. Ora Paul, austriaco di Linz, lascia l’Italia, la sua seconda casa, per andare a giocare ad Ankara con l’ambizioso Spor Toto, che ha messo sotto contratto anche Kawika Shoji e il polacco Artur Szalpuk, lo scorso anno a Varsavia. È il momento di pensare al futuro, ma senza dimenticare il passato: “Non posso scordare tutto il lavoro che ho fatto a Modena, la pazienza e il tempo che lo staff della squadra mi hanno dedicato, il modo in cui mi sono stati accanto in uno dei momenti più difficili della mia carriera. Certi infortuni possono essere devastanti anche da un punto di vista emotivo. Modena mi ha prima curato e poi aspettato con pazienza, senza forzarmi mai. Se ho un futuro e posso continuare ad esprimermi in questo sport al massimo livello lo devo a Modena“. Quello di Buchegger è stato un vero calvario. Un primo infortunio in nazionale nel 2018 dopo una stagione straordinaria: prima operazione. Poi, sempre in nazionale, un secondo infortunio. Altro intervento. Con non pochi problemi causati anche dalla pandemia: “Ora è finita – dice Paul – ne sono fuori e sono sereno. Tenevo molto a lasciare l’Italia con un sorriso e una bella notizia. Il quinto posto ha dimostrato che eravamo una squadra per alti traguardi e io nel finale sono riuscito anche a dire la mia“. Foto Modena Volley Due sole partite di regular season, quest’anno: un solo punto. Ma è come riaccendere la luce di una stanza buia e piena di spigoli. Ora la Turchia: “Per il momento l’impegno è di un anno, ma a Modena resto legato anche da un rapporto pratico. Continueranno a seguire il mio lavoro, il mio allenamento e il mio recupero. Ho parlato con lo staff che mi affiancherà: faremo una DAD… – dice scherzando e riferendosi a qualche consulenza a distanza, con telefono e chat – ormai mi fido di loro al 100%. Loro sanno tutto del mio ginocchio. È perfetto: e vogliamo che resti perfetto!“. L’Italia gli mancherà: “Cinque anni qui mi hanno completamente cambiato, ho vissuto qui dieci mesi all’anno e posso considerarmi quasi un italiano di adozione. Mi mancherà tutto: la lingua, la gente, la cucina. Ringrazio tutti e parto. Ma nel cuore spero un giorno di potere tornare…“. Paul Buchegger lascia l’Italia con quattro stagioni di Superlega all’attivo, dal 2017 al mese scorso: 52 partite, 558 punti, 458 dei quali marcati nella stagione 2017/18 con Ravenna. LEGGI TUTTO

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    Matteo Battocchio: “Non pensavo che saremmo arrivati a questo livello”

    Di Stefano Benzi Matteo Battocchio si trova nella non facile posizione di chi ha fatto talmente bene nella stagione appena conclusa da dover quasi promettere a tutti i costi qualcosa. Ma vale la pena anche ricordare come il Pool Libertas Cantù sia arrivato a un risultato insperato, i quarti di finale dei play off, cedendo solo davanti alla corazzata Taranto. E dire che la squadra sembrava avere ancora un bel margine di miglioramento: “È vero – dice Battocchio – siamo usciti contro la squadra più forte, conquistando un solo set in due partite, ma ce la siamo giocata alla pari e senza paura. Se devo essere completamente sincero, a inizio stagione non pensavo saremmo arrivati a questo livello. E se devo dirla tutta, mi sarebbe piaciuto se il torneo fosse durato ancora un pochino. Perché stavamo crescendo“. Il tutto considerando una stagione davvero strana, nella quale Cantù è stata sicuramente la squadra costretta a confrontarsi con il calendario più bizzarro in assoluto: “Tutte le società hanno avuto i loro problemi, perché la pandemia ha penalizzato tutti – continua il coach – ma noi siamo stati gli unici a stare fermi per settimane per poi recuperare turni di gioco all’impazzata, uno dopo l’altro con trasferte davvero problematiche. Ancora oggi mi chiedo perché e se non ci fosse un modo migliore e più equo di organizzare le cose. Ma ormai è andata“. Photo credit: Patrizia Tettamanti Lo spirito di adattamento della squadra è stata la grande qualità che ha portato fino a un risultato insperato: “Indubbiamente abbiamo imparato molto su noi stessi e sulla gestione del gioco, certe fragilità che avevamo all’inizio e che ci sono costate dei punti alla fine della stagione erano state decisamente rimosse. Abbiamo chiuso in crescita, migliorando e con la possibilità di pensare che tutto sommato potesse andare anche meglio di com’è andata“. Motzo, richiestissimo, resta a Cantù. Arrivano lo schiacciatore Sette da Ortona, il centrale Copelli da Santa Croce, il giovane Giani dalla B1 di Monza ma soprattutto Manuel Coscione, che dopo avere guidato Taranto in Superlega sostituirà in pallggio l’estone Viiber. Una bella sorpresa: “Abbiamo scelto un uomo di spessore e ringrazio il presidente che fino a questo momento, non senza enormi sacrifici, sta disegnando la squadra che pensavo. Manuel aiuterà i giovani a crescere e conto sul fatto che potrà avvicinare tante persone convincendole a tornare al palazzetto. Mai come ora abbiamo bisogno della nostra gente, della loro presenza“. Manca uno schiacciatore di peso: “Non c’è fretta – conclude Battocchio – vediamo che cosa si muove e quali possibilità ci sono. La società sa con chi mi piacerebbe lavorare. Se ci saranno opportunità saremo sicuramente pronti a coglierle. Mi aspetto una A2 molto equilbrata, di alto livello ma soprattutto molto competitiva e compatta. Saranno poche le cose che faranno la differenza“. LEGGI TUTTO