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    F1 Academy, nel 2024 scenderanno in pista tutti i team di F1

    La serie propedeutica tutta al femminile, dal 2024 si appresta a compiere un ulteriore step di avvicinamento al Circus Iridato. Nella prossima stagione infatti, 10 ragazze della serie scenderanno in pista con i colori delle scuderie di Formula 1. Un’operazione che rafforza ulteriormente il legame fra la neonata categoria e la massima serie del motorsport, dal momento che ciascuna delle ragazze scelte rappresenterà una squadra di F1 all’interno della F1 Academy.
    Resteranno i cinque attuali team della serie, con tre vetture ciascuno (ART Grand Prix, Campos Racing, MP Motorsport, PREMA Racing e Rodin Carlin). 10 delle 15 macchine in pista avranno però le livree delle monoposto di Formula 1. Come quanto specificato all’interno del comunicato ufficiale, le 5 ragazze che non verranno scelte dalle scuderie di F1, verranno comunque supportate da partner che saranno ufficializzati prossimamente.
    Susie Wolff, l’amministratore delegato della F1 Academy, si è detta orgogliosa del fatto che le scuderie di Formula 1 abbiano accolto la visione della serie. “Questo non solo dimostra il profondo supporto della F1 Academy da parte della community della F1, ma ispirerà un’intera generazione di giovani ragazze a concretizzare le loro opportunità nel mondo del motorsport, dentro e fuori la pista. Dal momento che ci uniremo al calendario della F1, sono fiduciosa che ciò avrà un impatto positivo a lungo termine.”

    Un effetto positivo confermato anche dal CEO della F1, Stefano Domenicali: “Oggi è un giorno davvero importante, che dimostra l’impatto che questo progetto sta avendo e il supporto che sta ricevendo dalla community della F1. Susie, le squadre e tutte le persone coinvolte, stanno lavorando fianco a fianco instancabilmente per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati insieme. Nel 2024 la F1 Academy entrerà nel nostro calendario aumentandone il prestigio, avere le livree di F1 in pista è qualcosa di davvero speciale”. LEGGI TUTTO

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    Moto GP, niente Ducati per Marquez. Domenicali chiude allo spagnolo

    ROMA – Clauio Domenicali chiude definitivamente la porta ad ogni eventuale passaggio di Marc Marquez in Ducati. L’amministratore delegato del gruppo di Borgo Panigale spegne sul nascere le voci di mercato annunciate nei giorni scorsi da Jorge Lorenzo, e che hanno velocemente animato l’intero Circus. “Marquez non deve dimostrare niente a nessuno – ha detto Domenicali – ma non sarebbe la scelta giusta per noi”. LEGGI TUTTO

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    La Formula 1 fra amore, spettacolo e prove libere

    La colpa dev’essere dell’aria di primavera che scatena insopportabili allergeni, oppure del vento del deserto, che ha sollevato troppa sabbia offuscando la vista. O, forse, stiamo subendo gli effetti di aver inavvertitamente ascoltato la sigla della Formula Uno trasmessa in loop al contrario: se ci avessimo provato con Stairway to Heaven, avremmo sentito invocazioni a satana, noi invece sentiamo Stefano Domenicali affermare che, fosse per lui, eliminerebbe le sessioni di libere “perché interessano solo agli ingegneri e per nulla agli spettatori”.
    Ah, l’ha detto sul serio?
    L’ha detto sul serio.
    Ah, è uscita una smentita?
    Sì, ma sembra pari pari il meme in cui c’è un lago pieno d’acqua tenuto da una possente diga, la quale presenta, però, una piccola falla dalla quale ne fuoriesce un getto copiosissimo.
    Non è un buon procedere, parlando di Formula Uno e sport a motori, sostenere una tesi facendo paragoni con altri sport che poco o nulla hanno in comune fra loro, se non il fatto di essere, appunto, degli sport, eppure queste surreali dichiarazioni di colui che è a capo di Liberty Media – dopo aver fatto carriera in Scuderia, quindi non proprio un qualunque travet con emolumento a 5 o 6 zeri – mi ricordano lo stesso atteggiamento di chi mi chiese, anni fa, a che serve una maratona.
    Ora, per farla breve, non starò a dilungarmi sul fatto che sento ancora rimbombare le invettive del poeta Pindaro e dell’eroico Filippide in greco antico direttamente dai Campi Elisi, mentre il poster di Stefano Baldini si distrugge per autocombustione.
    Vorrei, invece, focalizzarmi sull’idea, saccente e imprudente, di applicare categorie di giudizio incoerenti con quel che si vuole valutare. In altri termini: da quando e per quale ragione dobbiamo accostare un concetto di “utilità commerciale” a una disciplina sportiva che ne rappresenta l’epica sin dall’antichità ed è un simbolo dell’olimpiade tanto quanto la fiaccola? Parimenti, da quando e per quale ragione dobbiamo considerare la Formula Uno non nella sua interezza, nella sua evoluzione e nella sua complessità ma solo in funzione di un solo aspetto, cioè quello della spettacolarizzazione dei suoi eventi?

    Posso comprendere le necessità dello show e le ragioni di chi ha investito per comprare un prodotto redditizio, tuttavia non vedo molto spettacolo in un campionato sportivo in cui gli ultimi saranno ultimi se i primi sono irraggiungibili, come diceva Frankie HI-NRG  e come accade in Formula Uno da diversi decenni. Fra le righe, non vedo neanche tutta questa redditività prospettica in una strategia di accaparramento di nuovi fan che possono permettersi un biglietto nelle tribune di Las Vegas – o Miami, Montecarlo, Imola – promettendo loro scintille, duelli, emozioni, suspence e adrenalina per poi, di fatto, mettere in scena un paio d’ore di “spettacolo” in cui un paio di monoposto vanno per conto loro e tutti gli altri sperano di raccogliere le briciole, impegnandosi nell’unica attività non sia stata pesantemente stangata dal budget cap: gufare.
    Da quando e per quale ragione un neofita dovrebbe accostarsi a uno sport competitivo sia a livello agonistico che tecnologico se è già scontato chi vince?
    Il mantra motivazionale non importa quante volte cadi, ma il modo in cui ti rialzi, che domina letteratura, musica, film e didascalie dei post di Instagram,  in Formula Uno viene declinato così: se ti capita di cadere, hai pochissime occasioni di rialzarti perché non puoi provare liberamente, vale a dire che non puoi mettere in campo tutte le tue forze per risollevarti e dimostrare tutto il tuo valore nel farlo. Ha poco senso imparare dagli errori, perché non puoi correggerti, o non puoi farlo in tempo utile nell’arco di un campionato.
    Imparare mi fa tornare in mente che, per me, seguire assiduamente il campionato di Formula Uno, assistendo alle dirette e ascoltando i commentatori, ha significato avere una formidabile occasione di apprendere e sviluppare un interesse. Non dovrebbe essere necessario specificarlo, ma gli sport a motori non attraggono soltanto spiriti adrenalinici, amanti del pilotaggio e sognatrici che vorrebbero accasarsi con giovani e affascinanti atleti, ma anche amanti della tecnologia, della tecnica, del dare forma di automobile al disegno di un bambino, del progettare qualcosa in grado di far danzare l’aria o di… scriverci un romanzo. 
    Chi coltiva il proprio spirito e i propri talenti non dovrebbe mai perdere l’occasione di imparare qualcosa. Apprendere facendo qualcosa che piace, magari seguendo il proprio sport preferito, non è solo efficace, ma è formativo, stimolante e permette letteralmente di salvarsi quando la vita prende una piega negativa.
    Sono perfettamente d’accordo sul fatto che le libere non interessino a tutti o che interessino di più a qualcuno, ma trovo pretestuoso presentare i presunti “interessi degli ingegneri” agli “interessi del pubblico” come contrapposti e antitetici, proprio perché “il pubblico” non ha un interesse unico.
    Purtroppo è ormai chiaro che esista, invece, un unico pubblico che interessa sedurre, mentre quelli come me parlano ancora d’amore.
    Quando la bolla esploderà – perché così accade a tutte le bolle – spero che resti ancora in giro qualche innamorato dal cuore spezzato pronto a raccoglierne quel che resta. LEGGI TUTTO

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    MotoGP, Domenicali: “Ecco la chiave che ha fatto ripartire Ducati”

    ROMA – Pecco Bagnaia ha riportato dopo tanto tempop la Ducati in cima al Mondiale Piloti di MotoGP. Erano ben 15 anni che la casa di Borgo Panigale non si issava ai vertici della classe regina, quando era stato Casey Stoner a vincere il campionato. Secondo l’amministratore delegato Claudio Domenicali, però, il trionfo di quest’anno ha un sapore differente: “È diverso dal 2007, quando vincemmo il titolo MotoGP con Stoner – ha detto ai microfoni di “GPOne” -. Al tempo era chiaro prima della gara finale chi avrebbe vinto. Il successo con Pecco è stato più emozionante, è stata una bella gara e questo l’ha resa ancora migliore”.Guarda la galleryUna BMW M3 per Pecco Bagnaia
    Il racconto di Domenicali
    Domenicali ha poi spiegato qual’è stato il punto di svolta più importante per la scalata Ducati fino alla doppia tripletta tra MotoGP e Superbike del 2022: “La decisione più importante è stata quella di ristrutturare il reparto corse e ingaggiare Gigi Dall’Igna. Quella è stata la chiave per ripartire”. Poi, sull’anno appena concluso: “E’ stata una stagione indimenticabile. Non avevamo mai raggiunto un risultato come questo. Ci rende estremamente orgogliosi”. LEGGI TUTTO

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    MotoGP, Domenicali e la svolta Ducati: “Una persona ha cambiato tutto”

    ROMA – Ducati è tornata in cima al Mondiale Piloti di MotoGP in questo 2022, grazie al titolo conquistato da Pecco Bagnaia. Erano ben 15 anni che la casa di Borgo Panigale non si issava ai vertici della classe regina, quando era stato Casey Stoner a vincere il campionato. Secondo l’amministratore delegato Claudio Domenicali, però, il trionfo di quest’anno ha un sapore differente: “È diverso dal 2007, quando vincemmo il titolo MotoGP con Stoner – ha detto ai microfoni di “GPOne” -. Al tempo era chiaro prima della gara finale chi avrebbe vinto. Il successo con Pecco è stato più emozionante, è stata una bella gara e questo l’ha resa ancora migliore”.Guarda la galleryBagnaia da Mattarella: un casco con dedica per il Presidente della Repubblica
    L’uomo chiave
    Domenicali ha poi spiegato qual’è stato il punto di svolta più importante per la scalata Ducati fino alla doppia tripletta tra MotoGP e Superbike del 2022: “La decisione più importante è stata quella di ristrutturare il reparto corse e ingaggiare Gigi Dall’Igna. Quella è stata la chiave per ripartire”. Poi, sull’anno appena concluso: “E’ stata una stagione indimenticabile. Non avevamo mai raggiunto un risultato come questo. Ci rende estremamente orgogliosi”. LEGGI TUTTO

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    Formula, la deriva dei GP cittadini: si candida anche Madrid

    TORINO – Il fascino irresistibile dei circuiti cittadini. Non è solo un fatto numerico, né legato all’incidenza percentuale di corse che si disputano o si disputeranno su piste di questo tipo. È la percezione della Formula 1, e dunque delle gare stesse, che sta cambiando. Per questo non stupisce che Madrid si inserisca tra le città che ambiscono a ospitare un gara (si parla del 2026) a dispetto del fatto che in Spagna ci sia già il gran premio a Barcellona (pista tecnicamente eccezionale, peraltro).
    Miami ha fatto scuola
    La Formula 1 va in questa direzione: spettacolo, maggiore coinvolgimento del pubblico con attività collaterali di intrattenimento, più divertimento fuori della pista. Un modo di costruire l’evento che ha trovato una vera e propria certificazione con la corsa di Miami, diventata in breve il termine di riferimento. La prossima gara di Las Vegas propone un ulteriore passo in avanti proprio in termini di intrattenimento e “glam”.
    Calendario a 24 gare (meno una)
    Quando il responsabile della Formula 1, Stefano Domenicali, sostiene che mai questo sport ha vissuto una parentesi così fortunata, sa esattamente cosa dice. E sa altrettanto esattamente su quale strada si va andando, dal momento che è vero che ci sono più richieste per ospitare corse che date disponibili (il calendario del ‘23 era a 24 gare, una s’è persa per strada, ma per il futuro si punta a 25 corse). Madrid si aggiunge alla lista e, inutile dirlo, già soltanto la città vale il prezzo del biglietto…
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