La striscia impressionante di risultati, che ha visto Lewis Hamilton cogliere ben sei successi nelle ultime sette gare di campionato, ha spianato la strada al campione anglo-caraibico nella caccia al quinto titolo in carriera. Il vantaggio in classifica su Vettel è incrementato vistosamente fino a 67 punti, grazie alle prodezze di Hamilton, ma che ha visto complici anche le sbavature del suo rivale e della Ferrari. Il primo match point arriverà già ad Austin, teatro del prossimo appuntamento stagionale. Per Lewis non sarebbe una prima volta, visto che per le curve del COTA ha già festeggiato il terzo titolo mondiale della sua carriera, arrivato nel 2015.
Sul tracciato texano Hamilton vanta un passato di vittorie: dal 2012, anno dell’introduzione in calendario della gara di Austin, Hamilton vi ha trionfato cinque volte su un totale di sei edizioni. L’unico successo mancato, nel 2013, finì proprio nelle mani di Vettel su Red Bull.
Se il pilota Mercedes dovesse proseguire ad Austin la striscia di vittorie iniziata quattro gare fa a Monza, Vettel sarebbe costretto ad arrivare secondo per rimandare la festa del suo rivale. In questo caso, infatti, Hamilton mancherebbe la realizzazione del primo match point per un solo punto, posticipando quasi certamente l’assegnazione del titolo al successivo Gran Premio del Messico.
Nel caso in cui Hamilton non vincesse, ma raggiungesse comunque un piazzamento a podio, ecco le possibili combinazioni che lo vedrebbero comunque campione del mondo per la quinta volta tra poco più di una settimana: con Hamilton secondo, Vettel dovrebbe cogliere un risultato peggiore del quarto posto; con Hamilton terzo, peggiore del sesto.
Se il Gran Premio degli Stati Uniti d’America avesse in serbo un esito davvero sorprendente, con entrambi i contendenti al titolo giù dal podio, sarebbe ancora possibile vedere il titolo assegnato al termine del quartultimo appuntamento stagionale: con Hamilton quarto e Vettel peggiore del settimo posto; con Hamilton quinto e Vettel peggiore dell’ottavo posto; con Hamilton sesto e Vettel fuori dai punti.
Nella storia recente della Formula 1, alcune incoronazioni del campione del mondo sono arrivate al termine di un’ultima gara al cardiopalma, altre sono state proclamate in anticipo. Ripercorrendo gli annali dal 2014, anno dell’avvento della Formula 1 ibrida, ecco come andarono le cose.
Nel 2014 la lotta Hamilton-Rosberg si protrasse sino all’ultima gara di Abu Dhabi, infiammata dal possibile effetto bomba del doppio punteggio riservato all’appuntamento conclusivo voluto da Ecclestone. Nonostante la pole conquistata da Rosberg, non ci furono sorprese: Hamilton, giunto ad Abu Dhabi primo in classifica, vinse la gara e il secondo titolo in carriera.
Come ricordato in precedenza, nel 2015 il terzo titolo mondiale arrivò nelle mani di Hamilton proprio ad Austin, con tre gare ancora da disputare. La battaglia dell’inglese era ancora tutta interna al team, ma quell’anno per Rosberg non ci fu nulla da fare: Hamilton tenne la testa della classifica dalla prima all’ultima gara e, con il terzo titolo, eguagliò l’idolo di sempre Ayrton Senna.
Nel 2016 la conclusione di un mondiale avvincente, nonché epilogo di una rivalità che è già storia della Formula 1 dopo l’inaspettato ritiro di Rosberg, avvenne all’ultima gara tra altissime pulsazioni. L’inizio in pompa magna di Rosberg venne vanificato dal ritorno di Hamilton che, nel corso dell’estate, riconquistò la leadership in campionato. L’appuntamento decisivo per le sorti del mondiale fu la Malesia: Hamilton leader indisturbato e Rosberg quarto e incidentato al via, tutto si capovolse a pochi giri dalla bandiera a scacchi con il motore dell’inglese in panne. A nulla servirono le quattro vittorie consecutive di Hamilton sul finire di stagione. Nico si presentò ad Abu Dhabi forte di dodici punti di vantaggio e si accontentò di un sudatissimo secondo posto, mentre Hamilton tentò in ogni modo di renderlo attaccabile. Il campionato si decise a favore del figlio d’arte tedesco per appena cinque punti.
Il duello si fece bicolore nel 2017, con la Ferrari finalmente capace di contendere il titolo alla dominante Mercedes. Furono decisivi una partenza suicida degli alfieri Ferrari nel Gran Premio di Singapore, alcuni guai di affidabilità sulla SF70H di Vettel, e un periodo di forma inattaccabile di Hamilton dopo la pausa estiva. Fu così che il titolo mondiale fu assegnato con anticipo al terzultimo appuntamento in Messico: Hamilton, dopo una gara rocambolesca, strinse tra le mani il quarto titolo mondiale, eguagliando Prost e proprio Vettel, l’acerrimo rivale con cui si contende lo scettro di più grande di questa generazione di piloti.
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