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Open Court: promossi e bocciati, il meglio ed il peggio del 2018 (di Marco Mazzoni)

Istantanee di fine 2018: Cilic e compagni regalano alla Croazia l’ultima Coppa Davis della storia. Grande emozione, ma anche rabbia. Applausi sportivi per i vincitori in trasferta; bordate di fischi all’ITF, con Mahut che alla consegna della medaglia “ne dice quattro” ad Haggerty, visibilmente sorpreso (e scosso) dalle parole del francese. Immagini forti, come gli abbracci degli sconfitti ai vincitori negli spogliatoi, e le lacrime amare di Noah e Pouille. Gioia e tristezza nell’aver appena scritto l’ultima pagina di una competizione uccisa dal vil denaro. Non il modo migliore per chiudere il 2018 tennistico, che invece è stato interessante ed a tratti sorprendente. Ecco il “pagellone” di fine anno, condito da un pizzico di ironia.

Giocatore dell’anno: Novak Djokovic

La magia dello sport è anche quella di raccontare favole, e sorprendere. Il ritorno di Djokovic ha dato uno scossone violento ed inatteso al 2018 tennistico. Dopo il “crack” a Wimbledon 2016 ed il seguente crollo, credere nella sua risurrezione era un vero atto di fede, complicato anche per il più “talebano” dei suoi tifosi. Tutti lo davano per morto e sepolto, almeno per il massimo livello, incluso chi scrive. Sbagliato. Aveva ragione lui. A Roland Garros Novak aveva uno sguardo diverso, più vivace di quello spento e smarrito dei cupi mesi precedenti. Il suo gioco restava altalenante, ma raccontava di come la sua vita fosse tornata a posto, tassello dopo tassello; di una famiglia molto unita, di un team tecnico ritrovato (senza guru o supercoach inutili), di una condizione fisica in crescita. Tutti i cronisti scrivevano distrattamente il suo mantra, pronti a tirar fuori il “coccodrillo sportivo” dal cassetto. Perse (male) dal nostro Ceck, ed uscì dal campo furibondo. La scintilla che l’ha riacceso? Forse. Sotto traccia a Wimbledon ha ritrovato match dopo match velocità nei piedi, sicurezza nei colpi e continuità. La splendida vittoria vs. Nadal in semi l’ha lanciato verso la quarta coppa e ci ha restituito il “tiranno”, quasi imbattibile, cancellando due anni di buio. Un tennis un filo meno esplosivo ma terribilmente efficace. Novak non si è fermato più. Si è ripreso il n.1 in un’annata strana, senza un dominatore (almeno fino al suo rientro), come attesta il basso numero di punti di chi è al vertice rispetto agli anni precedenti. Questo Djokovic sarà l’uomo da battere nel 2019, a partire dalla “sua” Australia. Vedremo di nuovo una stagione dominata dal serbo? Il rischio c’è. Ma finalmente dietro qualcosa si è mosso. Meritano una nota anche lo sfortunato Del Potro, che grazie a qualche mese di salute ci ha fatto divertire non poco, prima del “solito” grave infortunio; e Kevin Anderson, tennista poco appariscente ma capace di tenere un livello medio altissimo e bravo ad infilarsi nelle piazze che contano, dando sempre il suo meglio. Amaro in bocca per Rafa Nadal. Due ritiri negli Slam, pochissimi tornei giocati. Sfortunato, sì, ma dopo tutto quello che ha chiesto al suo fisico in 15 anni di carriera, beh, è un miracolo trovarlo ancora lì a lottare per il n.1 Ironman ai box.

Delusione: Grigor Dimitrov, ma…

…davvero si credeva che il buon bulgaro potesse confermare o addirittura migliorare il 2017? Personalmente avevo grossi dubbi. Le grandi vittorie della passata stagione gli sono valse un bellissimo n.3 a fine anno, ma onestamente quel piazzamento era superiore alle sue reali qualità, quindi più giusto considerarlo un premio meritato che il raggiungimento di un nuovo status. Con tanta grinta e voglia era riuscito a strappare importanti vittorie, giocando un tennis a tratti “bello”. Ma analizzando quei momenti top, non si era visto un deciso salto di qualità tecnico. Nel 2017 era stato bravissimo a farsi trovare pronto al momento giusto; ma quest’anno, con una condizione fisica meno brillante, si sono rivisti tutti quei limiti che non gli hanno mai permesso di toccare il livello dei grandissimi. Servizio mai continuo, rovescio molto difensivo, troppi scambi per costruire il punto, non un vero colpo che ti lascia fermo e nemmeno un’attitudine offensiva decisa. Più bello che efficace… ma nel durissimo tennis attuale non è abbastanza. Tra le delusioni inserisco David Goffin,anche se spesso “rotto”, ed il francese Pouille, dal quale ci si aspettava molto di più dopo un 2017 di reale crescita. Lucas si è eclissato sia tecnicamente che agonisticamente. Kyrgios? Non pervenuto, come il meteo in qualche remota landa siberiana…

Emergente: Stefanos Tsitsipas

Questa è la categoria più interessante del 2018, anno in cui finalmente si è innescato il “famoso” ricambio generazionale. Basta vedere quanto si è ringiovanita la top40 ATP. Non è facile scegliere solo un nome. Alex Zverev ormai è iscritto al banchetto dei big, ancor più dopo il bel Masters appena vinto. Adesso per lui la sfida è vincere uno Slam. Appena dietro, scelgo Tsitsipas perché lo ritengo il più completo e quello che ha fatto il salto più consistente da inizio stagione. Continuando questa tendenza, sembra il più pronto per entrare nella top10 e vincere nel 2019 almeno un Masters1000. Deve ancora rafforzarsi sul piano fisico, ed aumentare la quantità del picco di prestazione, ma in vari match stagionali ha impressionato per la varietà e bellezza del suo tennis. E’ cresciuto moltissimo nella fase difensiva, dove molla di meno, ed ottiene di più dal servizio. Appena dietro Khachanov, vincitore a sorpresa a Bercy. La potenza del russo è imbarazzante. Non sarà elegante nel gesto, ma la sua combinazione servizio più dritto può scardinare ogni rivale sul veloce. Continua a darmi l’impressione di “non sentire” la palla tutti i giorni, ma quando è centrato… son dolori. Ottima anche la stagione di Edmund, discretamente efficace; bene Coric, che ha molto migliorato il dritto(la cura Piatti funziona sempre!), e bene Medvedev, che a tratti mi ricorda il primo Ivanisevic per esplosività ed imprevedibilità, ma anche poca consistenza. Più fermo Shapovalov, che come tutti i talenti puri ha bisogno di una crescita più lenta per incastrare tutti i pezzi ed apprendere dalle sconfitte; tanto che non mi aspetto grandissime cose da lui nemmeno nella prima parte del 2019. Bene invece Alex de Minaur, che tra fase difensiva super e capacità di invertire lo scambio potrebbe essere, zitto zitto, il crack improvviso della prossima stagione. Occhio a questa sorta di “Hewitt 2.0”.

Impresa dell’anno: Cecchinato SF a Roland Garros

Titanico. Ero al torneo, ed in campo emanava energia, come una piccola centrale atomica con racchetta. Divorava la palla con uno sguardo così intenso da incenerire, scaraventando mazzate di dritto (e pure di rovescio!) che non uscivano mai. Il torneo della vita, una quantità di prestazione incredibile, condita da una fiducia nei propri colpi straordinaria. Volava il Ceck, giocava come in trance, e giocava molto bene. Solo un podoroso Thiem è riuscito a soverchiarlo con più potenza, ad un passo dalla finale. Resterà un’impresa memorabile, probabilmente irripetibile, ma che bello averla vissuta.

Torneo dell’anno: Wimbledon

Scelta assai ardua. In un 2018 ricco di spunti ed anche buoni match, non c’è stato un torneo nettamente più bello, come nel 2017 fu Australian Open. Scelgo i Championships, perché è stato quello più sorprendente, capace di imprimere una svolta decisiva alla stagione, restituendo Djokovic al grande tennis. Djokovic vs Nadal è stata partita di rara intensità, e l’altra semifinale tra Anderson ed Isner è entrata nei libri di storia del torneo. Senza dimenticare DelPo vs. Nadal nei quarti, match di grande livello, col miglior Rafa su erba da anni.

Match dell’anno: come per il torneo, voto Djokovic vs Nadal a Wimbledon, non tanto per la bellezza della partita quanto per la sua importanza. Bella sul piano tecnico la recente semifinale di Bercy tra Djokovic e Federer; adrenalina a tutta in Nadal vs. Khachanov a Toronto, un festival di bordate micidiali…

Fatto dell’anno: che grande Italia!

Nessun trionfalismo, ma l’annata splendida del tennis azzurro è sotto gli occhi tutti. Il miglior anno per il movimento maschile italiano dal mitico 1976 del Roland Garros di Panatta e della vittoria in Davis. Il 2018 si chiude con 4 azzurri nei primi 54 e due nei primi 20, con tre di essi al loro best ranking. Abbiamo vinto 6 tornei ATP: 3 Fognini, 2 Cecchinato, 1 Berrettini. Fognini ha toccato di nuovo il suo best ranking a 31 anni, giocando spesso ad un livello altissimo e con ottima probabilità di ritoccarlo in caso di una buona partenza down under. Gli è mancato solo l’acuto negli Slam. Lì ci ha pensato Cecchinato, esploso a livelli impensabili. Berrettini è entrato di forza del tour maggiore, vincendo il suo primo torneo e mostrando segni evidenti di qualità, anche per l’altissimo livello. E’ dai tempi di Omar Camporese che non avevamo un tennista così attrezzato per il gioco “moderno”, e così ben allenato vorrei sottolineare. Il 2019 non sarà un anno facile per lui, come per Cecchinato: doversi confermare e crescere, ma ce la possono fare. E dietro i vari Sonego, Travaglia, Baldi, Quinzi, Moroni hanno mostrato evidenti segnali di crescita, alimentando il serbatoio. Restiamo coi piedi per terra, ma abbiamo posto ottime basi per crescere e costruire il “movimento” che sogniamo da anni. Con alcuni “millennials” che potrebbero davvero incantare.

Pagina nera: la morte della Coppa Davis

Solo due righe di chiusura, avremo tempo nella off season per tornarci. L’ITF ha cancellato oltre 100 anni di leggenda, facendosi sedurre da un progetto tanto faraonico quanto arrogante e senza alcun valore sportivo. Pare nessun big, Nadal a parte, giocherà la Pique-Cup. L’ATP ha rincarato la dose creando la ATP Cup, che diventa diretta concorrente; senza dimenticare che la Laver Cup ha posto radici, piace al pubblico, è ricca e non pare intenzionata a morire. E’ evidente che qualcosa non funziona. Si parla di problemi nel tennis, di un’utenza sempre più vecchia e quindi la necessità di rinnovare. Le regole NextGen continuano ad essere testate, ma dividono gli stessi giocatori, che pur chiedono di giocare di meno. La realtà è che questa dirigenza del tennis mondiale pare totalmente inadeguata a vincere la sfida. Se il tennis è in discreta salute, chi lo governa pare in totale stato confusionale…

Marco Mazzoni

@marcomazz


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