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    F1, Ferrari: c’è una data per la nomina del nuovo Amministratore Delegato

    Il 10 dicembre scorso, un breve comunicato annunciò le dimissioni di Louis Camilleri dal ruolo di Amministratore Delegato della Ferrari.

    Il Presidente Esecutivo della Ferrari, John Elkann, prendendo atto con dispiacere di tale decisione, assunse la carica di AD ad interim, mentre il Consiglio di Amministrazione della Ferrari avviò il processo per identificare il successore di Camilleri.
    Da allora è passato più di un mese ma ora c’è una possibile data per conoscere il nome del nuovo numero uno della casa automobilistica più famosa al mondo.
    Il 2 febbraio 2021 è stato convocato il CdA per la presentazione dei risultati finanziari per l’anno 2020 e per il quarto trimestre del 2020. La conference call sui risultati annuali avrà inizio alle 15:00, ora italiana. All’ordine del giorno dell’assemblea potrebbe esserci anche la nomina del nuovo AD.
    Dopo le voci circolate nei giorni successivi alle dimissioni di Camilleri, non ci sono ancora nomi certi per la posizione. Ora però, avendo fissato la data del 2 febbraio, la “posizione aperta” dovrebbe ritenersi chiusa! Manca solo il nome. LEGGI TUTTO

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    F1 2021: Tutte le novità e gli sviluppi che vedremo sulla nuova Ferrari SF21

    La Scuderia Ferrari, reduce da un 2020 buio e da uno degli anni più scarsi in termini di risultati della sua storia, già da mesi è proiettata alla stagione 2021
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    Le indiscrezioni che si hanno in merito alla vettura che Ferrari porterà in pista nel 2021 sono molte. Molti sono anche i dubbi riguardo al fatto che nell’arco di una stagione, senza stravolgimenti regolamentari, Ferrari possa tornare al vertice della F1.
    Il nome della nuova macchina di Maranello, ovvero SF21, è una delle poche certezze che si hanno al momento riguardo la prossima stagione della Ferrari. Per via dei regolamenti attuati dalla Federazione in ambito tecnico-sportivo, con i vari congelamenti di alcune delle più importanti componenti di una monoposto, la SF21 erediterà buona parte vecchia SF1000 del 2020. Questo non potrà annullare tutti i problemi di performance riscontrati lo scorso anno e qualora la nuova monoposto sarà in grado di lottare per il podio, questo potrà considerarsi un grande risultato ottenuto dai tecnici della rossa.
    Nonostante i congelamenti, altre parti della vettura, come aerodinamica e Power Unit, lasciano più libertà agli ingegneri guidati da Mattia Binotto e David Sanchez (capo degli ingegneri) per recuperare competitività. Soprattutto il nuovo Power Unit, vero punto debole della vecchia vettura, dovrà consentire quello step prestazionale per tornare a livelli più alti di classifica.
    Ci sono anche i due gettoni, messi a disposizione della Federazione, per modificare quelle componenti omologate con la SF1000 la scorsa stagione fra giugno e settembre, e che saranno ereditate dalla SF21. A “condire” il lavoro degli ingegneri ci sarà da interpretare al meglio i nuovi limiti a fondo, diffusore e prese dei freni posteriori, imposti dalla Federazione per ridurre lo stress meccanico sulle gomme Pirelli e non rivedere i problemi occorsi nell’ultimo GP di Gran Bretagna.
    È lecito chiedersi dunque quali potrebbero essere le modifiche attuate sulla nuova Ferrari, dove saranno spesi i due gettoni concessi, e cosa aspettarsi dal nuovo Power Unit 065/2.
    FERRARI SF21: CHIAMATELA SF1000 “EVOLUZIONE”
    La Ferrari SF21 sarà sicuramente familiare alla vecchia SF1000, per via dei vari congelamenti. Più che una nuova monoposto, nel 2021 ancor più che negli anni passati, vedremo sostanzialmente una diretta evoluzione della vecchia monoposto 2020. Potrebbe essere definita come una “SF1000 versione B”, o “SF1000 2.0”.Con macchine ereditate direttamente da quelle della stagione pregressa, è chiaro che uno sconvolgimento dei valori in campo non è auspicabile. Tuttavia, grazie alle proprie risorse umane e economiche, Ferrari avrà maggior chance di recuperare terreno rispetto a dirette concorrenti come Aston Martin, Mclaren e Renault, che nello sviluppo tendono un po’ a plafonare la curva di miglioramento delle loro monoposto.
    GETTONI PER RIVEDERE L’AERODINAMICA DEL RETROTRENO
    Una scelta importante, che verterà sulla progettazione e sviluppo della Ferrari SF21, riguarda la modifica di una o più parti omologate la scorsa stagione, che i tecnici della rossa potranno decidere di modificare per il 2021, spendendo i gettoni richiesti.Le componenti facenti parte delle cosiddette HC (Homologated Components) hanno natura prettamente meccanica, e sono principalmente: il telaio, il sistema di raffreddamento, l’impianto frenante, la scatola del cambio, parti interne delle sospensioni, e le strutture di impatto.Quasi sicuramente i gettoni concessi verranno spesi dalla Ferrari per omologare parti della SF21 già al debutto, e non aspettare qualche Gran Premio della stagione futura per individuare l’area di sviluppo.Indiscrezioni uscite da Maranello, e da addetti ai lavori, hanno lasciato intendere fortemente che Ferrari ha programmato l’omologazione di una nuova scatola del cambio, la quale richiede la spesa di tutti e due i gettoni per l’approvazione dei tecnici FIA. Una nuova scatola del cambio potrebbe anche aiutare a rivedere gli attacchi della sospensione posteriore (a patto di non cambiare barre, molle e altre parti interne), riducendo gli ingombri del retrotreno.Lo scopo degli ingegneri è quello di rivedere l’aerodinamica al retrotreno, molto instabile la passata stagione e con tendenza allo stallo, che creava non pochi problemi di guida ai piloti sulla SF1000. Arretrare il triangolo della sospensione, come fatto da Mercedes e Red Bull per ricreare una sorta di doppio diffusore con la carenatura del braccetto inferiore, potrebbe essere uno spunto importante da cui partire per intendere quale potrebbe essere l’area riguardante le modifiche principali.
    NIENTE MUSO STRETTO SULLA SF21
    La spesa di entrambi i gettoni per rivedere il posteriore non permetterà a Ferrari di adottare sulla SF21 il tanto agognato muso stretto in stile Mercedes. L’implementazione di un muso stretto (come fatto ad esempio da Mclaren, Renault e Red Bull), e che è ormai la nuova “moda” degli ingegneri per gestire i flussi d’aria all’avantreno, richiede la modifica della struttura di impatto anteriore, omologata a settembre del 2020.
    La struttura deformabile anteriore, che alloggia proprio all’interno del muso che la avvolge come una sorta di involucro, è stata progettata per alloggiare il muso largo “vecchia scuola” della SF1000. Di conseguenza, essa non è idonea per l’implementazione di un frontale in stile Mercedes.

    Ferrari, nel corso del 2020, pare abbia tentato di omologare un musetto stretto entro l’ultima data utile di metà settembre 2020, tuttavia senza riuscire a superare il crash test, o ricevere riscontri positivi sull’aerodinamica dalle simulazioni al CFD. Il tentativo era semplicemente quello di omologare una nuova struttura anteriore “da muso stretto”, buy-passando un’eventuale spesa di gettoni per una rivisitazione futura.A riguardo, un esempio lampante della questione è stata la Mclaren, che ha omologato il nuovo musetto nel corso delle prove libere 1 del GP di Toscana, coincidente esattamente con il termine ultimo per l’omologazione di una nuova struttura di impatto frontale.
    RECUPERARE IL CARICO AERODINAMICO PERDUTO CON I NUOVI REGOLAMENTI
    Una chiave di lettura importante potrebbe essere l’interpretazione dei nuovi vincoli aerodinamici che limiteranno la deportanza nella zona posteriore della vettura. La FIA ha dettato nuove direttive tecniche per salvaguardare l’integrità delle gomme Pirelli, che costringeranno gli ingegneri a tagliare in diagonale una porzione del fondo. Questo andrà ad abolire sostanzialmente l’effetto di sigillo aerodinamico che gli ingegneri andavano a ricercare sulle monoposto 2020, per energizzare il diffusore e ridurre la resistenza aerodinamica indotta.
    A questo va aggiunta la riduzione delle dimensioni delle derive interne al diffusore e delle winglet a sbalzo dalle prese dei freni. Lo scopo di tutto è quello di limitare l’aerodinamica globale delle vetture 2021 di un 10% rispetto al 2020, alle quali si aggiunge anche un aumento del peso minimo alle verifiche tecniche.Ferrari nel corso del finale di stagione 2020 è stata molto attiva a riguardo, e ha già testato in pista delle diverse pre-cofigurazioni di queste parti aerodinamiche, adattandole alla monoposto 2020. Sono stati provati due fondi diversi fra Portimao e Abu Dhabi, con l’ultima versione vista nelle libere della gara conclusiva del 2020 che presentava già caratteristiche tecniche interessanti, non limitate alla pura interpretazione regolamentare. Per regolamento il fondo nel 2021 sarà più rigido, e ti test in termini di flessione da parte della FIA alle verifiche tecniche saranno più severi.
    Grande lavoro è stato svolto anche nei test per giovani piloti sempre ad Abu Dhabi, dove sono state effettuate delle raccolte dati con fondo, diffusore, e prese dei freni in ottica 2021, montando sul retrotreno i famosi “rastrelli”, gli stessi usati nelle libere a Yas Marina, con i tubi di pitot per raccogliere dati sull’andamento dei flussi con le modifiche aerodinamiche al posteriore.Molto importante sarà compensare la perdita di carico aerodinamico al posteriore, con interventi di riequilibrio della monoposto nell’asse anteriore. Ridurre il drag mostrato dalla SF1000 è un altro focus importante degli ingegneri di Maranello, che dovranno fare un passo indietro al 2019, tornando ai livelli di efficienza aerodinamica della SF90.
    IL VERO STEP POTREBBE VENIRE DAL POWER UNIT 2021
    La vera rivoluzione tecnica per la Ferrari SF21 dovrebbe arrivare dalla riprogettazione del Power Unit, già al banco di prova dagli inizi di novembre. La riprogettazione riguarda sia la parte endotermica, che l’Energy Store, con particolare attenzione a gli scarichi: Per regolamento la parte endotermica vedrà la revoca dell’obbligo nell’utilizzo della wastegate. Questo permetterà di avere più libertà nella progettazione della turbina, e nella gestione dei gas di scarico.
    La parte su cui si è incentrato principalmente il lavoro dei motoristi riguarda il sistema di iniezione e di gestione della benzina in camera di combustione: L’accordo segreto stipulato lo scorso anno fra Ferrari e FIA, che aveva portato sostanzialmente all’adeguamento regolamentare del Power Unit Ferrari nel 2020, ha fatto sì che la scuderia italiana perdesse la supremazia in campo Power Unit, raggiunta a fine 2019. L’implementazione del doppio flussimetro, e le limitazioni nell’uso di oli additivi, hanno annullato i punti di forza del motore Ferrari rispetto ai rivali. La FIA, con l’obbligo di una mappatura unica per qualifica e gara, e le limitazioni nelle quantità di oli per il 2021, sta tentando di livellare le performance fra i vari motoristi, annullando soprattutto lo strapotere Mercedes mostrato la scorsa stagione.
    Ci sono dunque alcuni presupposti per far sì che Ferrari possa mettere agli atti pratici in pista un Power Unit nettamente migliore già nel 2021.
    Il Power Unit Ferrari 2021 sembra promettente, e già pronto a fornire 30 cavalli di potenza in più rispetto all’ultima specifica utilizzata nel 2020. A dar manforte sulla bontà del motore Ferrari già dal 2021, è stata l’apertura a favore dei congelamenti del Power Unit per gli anni venturi da parte del team principal Mattia Binotto.Per recuperare il gap dal Power Unit Mercedes, tuttavia, servirà più che un singolo inverno di lavoro e qualche ritocco ai regolamenti tecnici. LEGGI TUTTO

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    F1, Charles Leclerc è risultato positivo al Covid

    Charles Leclerc, pilota della Ferrari, è risultato positivo al COVID-19. Lo ha fatto sapere oggi la stessa Scuderia di Maranello attraverso una breve nota diramata sui profili social del Team.
    Nell’ambito dei protocolli della squadra, Leclerc è controllato regolarmente e ieri il suo ultimo test ha dato purtroppo esito positivo. Il pilota monegasco ha così informato il team immediatamente e ha avvertito tutte le persone con le quali è stato in contatto negli ultimi giorni, si legge sempre nel comunicato della Ferrari
    Le sue condizioni al momento sono buone: Leclerc accusa lievi sintomi ed è in autoisolamento nella sua abitazione di Monaco. LEGGI TUTTO

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    F1 2021: Imola torna in calendario. Aprirà la stagione europea in Aprile

    Il Gran Premio di Imola sarà in calendario anche nella stagione F1 2021. Oggi l’ufficialità e la conferma del weekend di aprile. Si lavora per avere anche pubblico in Autodromo.

    Manca ormai solo l’ufficialità ma Imola avrà la Formula 1 anche nel 2021 e il Gran Premio dell’Emilia Romagna sarà la prima tappa europea in calendario quest’anno.
    La data sarà il 16-18 aprile e il risultato è stato possibile per lo sforzo congiunto della regione, della società che gestisce l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari ma anche di nomi illustri come Gian Carlo Minardi, neo presidente del circuito di Imola e Stefano Domenicali, nuovo CEO della F1.
    Imola si inserisce in un calendario F1 che per il 2021 ha ancora molte incognite, a partire anche dal primo Gp in Australia (al 90% cancellato) e al terzo in Cina (molto in forse). La pandemia da Covid-19, ancora molto presente e le stringenti regolamentazioni per entrare/uscire da un Paese mettono a rischio alcune date presenti nella bozza di calendario 2021.
    Tra le ipotesi sul tavolo per Imola c’è anche quella della presenza di pubblico, sempre che non si ripeta quanto poi fatto a Novembre dove invece si optò per la totale assenza di fan sugli spalti dell’Autodromo. LEGGI TUTTO

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    Renault F1: Abiteboul out. Rossi nuove CEO di Alpine F1. Quale ruolo per Brivio?

    La Renault ha annunciato oggi che Cyril Abiteboul, Team Principal del Team F1, lascerà l’azienda con effetto immediato. Il nuovo CEO di Alpine sarà Laurent Rossi il quale assumerà anche il controllo del Team F1 riportando direttamente a Luca De Meo.

    Rossi era Direttore della Strategia e dello Sviluppo del Gruppo Renault e andrà a ricoprire il ruolo di Amministratore Delegato della squadra di Formula 1, da quest’anno rinominata Alpine F1 Team.
    Per quel ruolo era circolato il nome di Davide Brivio, ex Suzuki MotoGP. L’italiano potrebbe ricoprire il ruolo di Team Principal anche se fonti vicine alla compagine anglo-francese avevano indicato in Marcin Budkowski il nome più probabile per ricoprire il ruolo all’interno della squadra.
    Nei prossimi giorni però un nuovo comunicato potrebbe fare chiarezza sull’organizzazione del Team che il prossimo anno vedrà sulla griglia di partenza Fernando Alonso ed Esteban Ocon. LEGGI TUTTO

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    Chi è Carlos Sainz, il nuovo pilota della Scuderia Ferrari per il mondiale F1 2021

    Carlos Sainz Vazquez De Castro è il figlio di uno dei rallisti più forti del mondo, Carlos Sainz Cenamor, campione del mondo nel 1990 e nel 1992. Dal padre ha preso la passione per il motorsport, ma a stradine e sterrati ha preferito la pista, fin dai tempi del kart dove debutta all’età di undici anni.
    L’ESORDIO DI CARLOS SAINZ IN MONOPOSTO
    L’esordio in monoposto è datato 2010, quando è impegnato in Formula BMW e conquista la sua prima vittoria a Silverstone con il team EuroInternational. L’anno seguente è in Formula Renault dove con dieci affermazioni si porta a casa il titolo nella Northern European Cup insieme al team Korainen Motorsport. Nel 2012 passa alla Formula 3 europea con il team Carlin con il quale conquista una gara a Spa-Francorchamps ed è quinto in campionato. L’anno seguente è in Formula Renault 3.5 dove vince il titolo 2014 sotto le insegne del team DAMS con sette vittorie e altrettante pole position precedendo il francese Pierre Gasly.
    L’ESORDIO DI CARLOS SAINZ IN F1
    Questo successo gli spalanca le porte della Formula 1 nella quale esordisce nel Gran Premio d’Australia 2015 centrando subito i primi punti iridati della carriera al volante della Scuderia Toro Rosso, nella quale si ritrova compagno di squadra Max Verstappen. Farà altri 16 punti in quella stagione per piazzarsi al 15° posto nella classifica finale. L’anno seguente fa il suo primo incontro con la Ferrari, dal momento che la sua Toro Rosso è spinta dalle power unit di Maranello. Carlos è 12° nel Mondiale con 46 punti, mentre nel 2017 entra nei primi dieci terminando al nono posto al termine di un campionato in continua crescita che per le ultime quattro gare lo vede passare dalla Toro Rosso alla Renault, squadra nella quale Carlos trascorre la stagione 2018. Con il team francese lo spagnolo è decimo in campionato e il risultato di maggior prestigio che ottiene è un quinto posto in Azerbaigian.
    IL PASSAGGIO DI CARLOS SAINZ IN MCLAREN
    Nel 2019 si lega alla McLaren con la quale è autore di un’annata solida che lo vede concludere al sesto posto e conquistare il suo primo podio nel rocambolesco Gran Premio del Brasile. Nello scorso campionato è rimasto nella squadra britannica confermandosi in sesta posizione nella classifica assoluta e sfiorando la sua prima vittoria nel Gran Premio d’Italia, quando ha concluso secondo nella scia del vincitore Gasly. Pilota straordinariamente concreto, Carlos sa estrarre sempre il massimo dalla vettura ed è noto nell’ambiente per la sua capacità di aiutare i tecnici nello sviluppo della monoposto.
    Sainz è il terzo pilota spagnolo ad essere ingaggiato per la Formula 1 dalla Scuderia Ferrari dopo Fernando Alonso (96 GP con il team tra 2010 e 2014) e Alfonso de Portago (5 GP tra il 1956 e il 1957). Il team di Maranello ha avuto anche due collaudatori spagnoli: Pedro de la Rosa e Marc Gené. LEGGI TUTTO

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    F1, Alpine: un rilancio tra tanto marketing e poca sostanza!

    Il 2021 della Formula 1 sarà l’anno dei grandi Marchi, di nomi roboanti, di autentici miti dell’automobilismo. Peccato che, al di là del tanto pomposo quanto rancido marketing, la sostanza latiti. Alfa Romeo Racing, Aston Martin F1 Team, Alpine F1 Team.
    Tre team che, assieme alle ormai storiche scuderie Ferrari, McLaren, Williams e Mercedes, danno lustro alla Formula 1. Ma è davvero così? Si tratta, invero, di scatole vuote, di attraenti confezioni prive, però, di reali contenuti.
    Come tutti sappiamo, le Alfa Romeo F1 (dalla C38 del 2019 alla C40 del 2021) sono realizzate dalla (nobilissima) Sauber (la sigla “C” non mente…) e motorizzate Ferrari. Le debuttanti Aston Martin-Mercedes affidate a Sebastian Vettel e Lance Stroll sono Racing Point (ex Force India, solo per citare la scuderia più recente in ordine di tempo) sotto mentite spoglie.
    Il medesimo discorso vale per il debuttante Alpine F1 Team. La Renault è impegnata, dal 2012, nel rilancio del Marchio Alpine. Fondata nel 1955 a Dieppe da Jean Rédélé, la Société Anonyme des Automobiles Alpine è da sempre legata, indirettamente o direttamente, a Renault. Il sodalizio si salda ufficialmente già negli Anni ’60, quando Alpine e Renault stringono una esplicita collaborazione tecnica.
    E si sa, il pesce grande finisce per mangiare quello piccolo. Renault, gradualmente, allunga e serra i propri tentacoli attorno alla Alpine, sino a prenderne il controllo.
    Già nei primi Anni ’70, il costruttore di Dieppe barcolla, in crisi di vendite nonostante gli ottimi risultati sportivi. Nel 1973, infatti, grazie ai successi colti da Jean-Claude Andruet, Jean-Luc Thérier, Bernard Darniche e Jean Pierre Nicolas si aggiudica il Campionato del Mondo Rally. La vettura è la iconica Alpine A110, i cui motori Renault vengono maggiorati sino a 1800 cc.
    Nel medesimo anno, avviene la definitiva fusione con Renault. La produzione di vetture GT stradali continua sino al 1995 (l’ultimo modello è la A610, realizzata dal 1991 al 1995). La produzione di serie riprende nel 2017, allorché viene lanciata sul mercato la nuova edizione della A110, dalla quale è nata una competitiva versione da corsa di classe GT4.
    La vita sportiva della Alpine — parimenti a quella legata alla produzione di serie — si può dividere in due periodi: quello pre-Renault e quello post acquisizione da parte della Casa di Boulogne-Billancourt.
    Storia sportiva ricca di trionfi quella della Alpine, sviluppatasi tra ruote coperte e vetture monoposto. Molteplici i successi e gli ottimi piazzamenti colti con vetture Sport-Prototipo nelle più importanti gare di durata internazionali.
    Ad iniziare, ad esempio, dai trionfi ottenuti alla 24 Ore di Le Mans nel biennio 1966-1967. In quelle edizioni della corsa della Sarthe, le ufficiali Alpine A210 concludono rispettivamente al 9° posto assoluto (1° di classe P 1300, equipaggio composto da Henri Grandsire/Leo Cella) e al 13° posto assoluto (1° di classe P 1600, equipaggio composto da Mauro Bianchi/Jean Vinatier).
    Piovono allori e consensi. Negli Anni ’60, Alpine inizia a dedicarsi alla Formula 3. Ron Tauranac svolge consulenze progettuali: non è un caso che le monoposto Alpine di questo periodo siano fortemente imparentate con le Brabham di pari epoca. È il 1964 quando Henri Grandsire vince il Campionato Francese di Formula 3.
    Nel biennio 1971-1972, la Alpine porta a casa altri due campionati francesi di F3, grazie rispettivamente a Patrick Depailler (Alpine A360-Renault) e Michel Leclère (Alpine A364). Sempre nel 1972, Depailler si aggiudica l’importante GP di Monaco di F3, al volante della ufficiale Alpine A364-Renault.
    Formula 3 e, ovviamente, Formula 2. Le bellissime e originali Alpine progettate da André de Cortanze sono ammirate ed apprezzate. Nel 1973, Depailler conclude al 3° posto il Campionato Europeo di Formula 2 al volante della Elf 2 (Alpine A367)-Ford DBA. L’anno successivo, le rinnovate Elf 2 (Alpine A367) motorizzate BMW consentono a Jean-Pierre Jabouille, Michel Leclère e Patrick Tambay di ben figurare nell’Europeo di categoria. L’impegno in F2 (le vetture sono ribattezzate Elf-Renault) culmina nel successo di Jean-Pierre Jabouille nel 1976 al volante della Elf/Alpine 2J-Renault.
    L’attività nelle categorie riservate alle monoposto a ruote scoperte è affiancata dall’impegno nell’Endurance. Le biposto Alpine macinano ottimi risultati e successi.
    È ancora Le Mans a portare in casa Alpine fortuna e gloria. Nel 1978, l’edizione della celebre 24 Ore è vinta dalla Alpine A442B #4423 (Equipe Renault Elf Sport) di classe Gruppo 6 Sport +2000, condotta da Didier Pironi/Jean-Pierre Jaussaud. Il bel Prototipo “bubble top” francese — provvisto di minigonne a spazzola, come quelle proposte dalla Lotus in F1 — è azionato dal 6 cilindri in V di 90° Gordini-Renault, di 1996 cc e sovralimentato mediante singolo turbocompressore. Alpine e Renault, con tenacia e quel pizzico di fortuna che a Le Mans non guasta mai, piegano lo squadrono Martini Racing Porsche System.
    Gordini, appunto: un altro celebre Marchio — fondato dall’italiano Amedeo Gordini — entrato sin dagli Anni ’50 nell’orbita Renault dopo aver militato nell’orbita Simca. Un Marchio, Gordini, celebre e rinomato per la progettazione ed elaborazione di motori (Marchio impegnato con ottimi risultati in F1 negli Anni ’50) ma che Renault (statale) ha gradualmente cancellato dal palcoscenico motoristico.
    L’ultima apparizione alla 24 Ore di Le Mans di una autentica Alpine risale al 1994. In quell’edizione, la Société Legeay Sports Mécanique schiera una A610-Renault V6 3000 cc Turbo nella classe GT2. L’esito della corsa è positivo: Benjamin Roy/Luc Galmard/Jean-Claude Police conducono la bella GT francese al 13° posto assoluto, 5° di classe.
    Il recente passato ed il presente parla di altre vetture Sport-Prototipo battezzate Alpine. In realtà, le moderne Alpine A450, A450B, A460 e A470 altro non sono che i modelli Oreca 03, 05 e 07 (tutti di classe LMP2) rimarchiati e gestiti dal team Signatech Alpine. Anche la Alpine LMP1 motorizzata Gibson che prenderà parte al World Endurance Championship 2021 è realizzata dalla Oreca.
    Alpine A350 e A500, ad un passo dalla Formula 1
    La Alpine medita, sin dagli Anni ’60, l’approdo in Formula 1. Elf e Renault (ossia, lo Stato francese) sollecitano la Alpine circa la realizzazione di una monoposto di F1. A progettare la vettura, col supporto dei tecnici Michelin, è Richard Bouleau. Nasce la interessante Alpine A350. Siamo tra il 1967 ed il 1968.
    La peculiarità tecnica della vettura risiede nelle sospensioni, semi-indipendenti. Una soluzione atta a ridurre il rollio in curva così da mantenere quanto più “piatto” possibile l’assetto della monoposto.
    Ad azionare la vettura è il rinnovato Gordini-Renault V8, un 3000 cc aspirato erogante poco più di 300 CV, alimentato mediante 4 carburatori Weber doppio corpo. Un motore (stiamo parlando del Gordini T62) che troverà spazio nelle gare Endurance (spinge, infatti, con discreto successo ma per breve periodo i Prototipi Alpine A211 e A220) ma ormai obsoleto per la F1.
    Soprattutto, è la scarsa potenza ad allarmare i vertici Alpine e Renault. Potenze dell’ordine dei 310 CV nulla possono contro cavallerie dell’ordine dei 400-415 CV dei V8 Cosworth DFV, dei Ferrari V12, dei Maserati V12, dei BRM H16 e V12, del Weslake V12, degli Honda V12 e dei Matra V12. Il Gordini risulta persino meno potente del V8 Repco.
    I riscontri in pista della Alpine A350 sono controversi. A testarla è Mauro Bianchi. Se sul fronte ciclistica e telaistica la vettura sembra promettente, non si può dire lo stesso per quanto concerne il motore, eccessivamente fiacco per la F1. La storia racconta che la vettura stava per essere iscritta al GP di Francia del 1968. Una corsa, tuttavia, che la Alpine A350 non disputerà mai. Il solo esemplare di A350 viene smantellato.
    Ma la Formula 1, nonostante l’insuccesso della A350, rimane tra i piani della Alpine. E della Renault.
    A partire dagli Anni ’70, e specie dopo la definitiva acquisizione da parte della Renault, Alpine diviene il “braccio armato” sportivo della Renault stessa. Le vetture — Sport-Prototipo e formula — realizzate dalla Alpine vincono ovunque. La Renault, tuttavia, vuole imporre il proprio nome. La Renault, infatti, dopo aver vinto coi motori Gordini-Renault (e telai Alpine) in F3, in F2, nell’Endurance e nelle ruote coperte, punta alla Formula 1. L’obiettivo è chiaro: vincere con una propria vettura spinta dal nuovo V6 Turbo.
    Tra il 1975 ed il 1976, Alpine e Renault-Gordini partoriscono la Alpine A500. A curare il progetto e la realizzazione della vettura vi sono André de Cortanze, François Castaing e Marcel Hubert, figure che poi comporranno l’ossatura tecnica del debuttante Equipe Renault Elf a partire da quel GP di Gran Bretagna 1977. 
    La monoposto si presenta compatta e, come da tradizione Alpine, molto interessante e originale. Il cuore della vettura è il motore: si tratta del 6 cilindri in V di 90° Turbo (1 singolo turbocompressore). Questo propulsore sovralimentato trae vita dai V6 aspirati già in uso con successo su vetture Formula e Sport Alpine.
    Convertito in Turbo, il V6 — in varie versioni e cilindrate — coglierà successi nelle gare Endurance, tra cui la già citata 24 Ore di Le Mans 1978. Più tardi, anche BMW e Hart trasformeranno ed elaboreranno i propri motori aspirati in turbocompressi da destinare alla F1.
    Il V6 Turbo presenta, come da regolamento, una cilindrata massima di 1500 cc. Il singolo Turbo Garrett è posizionato centralmente a valle del motore e riceve aria mediante una presa d’aria a periscopio posta sul lato destro della vettura. Le due prese d’aria dinamiche poste immediatamente a valle del roll-bar alimentano lo scambiatore di calore, collocato davanti al motore, molto incassato e nascosto (come sui Prototipi Alpine). Questa impostazione generale è — assieme a quella alternativa, ossia prese d’aria per l’intercooler integrate nella parte alta delle fiancate — mantenuta anche sulle prime Renault di F1, prima della introduzione del doppio turbocompressore con la RS10 del 1979.
    Particolarmente complesso e poco razionale risulta il “gioco” di tubazioni in aspirazione e scarico (wastegate comprese). Sulle Renault, infatti, possiamo osservare una disposizione più ordinata di questi organi. I dischi posteriori sono, seguendo una impostazione molto in voga in quegli anni, collocati entrobordo.
    La Alpine 500 non disputerà mai un GP di F1. I test, condotti da Jabouille, non promuovono la vettura, ancora acerba. I problemi dei primi motori Turbo di F1 si presentano evidenti: surriscaldamenti, un eccessivo Turbo-lag, una potenza — dell’ordine dei 500 CV — tutt’altro che irresistibile se raffrontata ai 3000 cc aspirati di pari epoca.
    Il potenziale, ad ogni modo, c’è. Le soluzioni della Alpine 500 verranno riprese e cesellate per dar vita alla Renault RS01, prima vettura di F1 azionata da un motore Turbo. La gialla vettura debuttante nel 1977 — tanto nella versione a muso stretto quanto in quella a muso largo e carenante — non nasconde la parentela con la Alpine A500, specie nel muso e nella inconfondibile rastremazione delle fiancate.
    Nei fatti, possiamo affermare che la Renault RS01 attiva tra il GP di Gran Bretagna 1977 ed il GP del Belgio 1979 è una versione riveduta, corretta ed ulteriormente elaborata ed aggiornata della embrionale Alpine A500.
    Il Marchio Alpine, dunque, farà il proprio ingresso in F1 nel 2021. Ovviamente si tratta del Renault DP World F1 Team con nome diverso. Fernando Alonso ed Esteban Ocon sono i piloti destinati a portare in gara la futura Alpine-Renault di F1.
    Nuovi adesivi, una nuova livrea, un team dal nuovo nome. Marketing, ma nulla più. Una costante sempre più ramificata e salda nel moderno motorsport. LEGGI TUTTO

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    F1, Il commento di Flavio Briatore su Davide Brivio in Renault: L’inesperienza non è un problema!

    Si attende solo l’ufficialità dell’approdo di Davide Brivio nel Team Alpine F1 (ex Renault). Il commento di Flavio Briatore.

    In una nota stampa pubblicata dal Team Suzuki di MotoGP si legge: “Dopo otto anni alla guida del Team Suzuki Ecstar nel ruolo di Team Manager, Davide Brivio e Suzuki annunciano la fine della loro collaborazione. L’italiano è presente nel paddock del Campionato del Mondo di MotoGP da più di 20 anni ed è in Suzuki dal 2013. Ha ricoperto la posizione di Team Manager quando Suzuki ha intrapreso il nuovo progetto in MotoGP, ed è rimasto al suo posto per tutta l’ascesa verso il successo, quest’anno coronato dall’incredibile vittoria del titolo di Campione del Mondo conquistato da Joan Mir e del titolo costruttori per il Team Suzuki Ecstar”.
    Brivio passa dalla MotoGP alla F1, dalla Suzuki alla Renault che correrà dal 2021 con il brand Alpine. L’ingaggio pare sia stato fortemente voluto dal nuovo responsabile di Renault, l’italiano Luca De Meo che di Brivio ha profonda stima sin fa quando FIAT era sponsor e partner del Team Yamaha in MotoGP con Valentino Rossi.
    Brivio dovrebbe ricoprire il ruolo di CEO del Team e si troverà a dover gestire una squadra ufficiale con un pilota di peso come Fernando Alonso. Lo spagnolo è ancora gestito da Flavio Briatore che ha voluto commentare così la notizia: “In fondo di tratta sempre di gestire uomini e l’importante è avere una macchina che vada forte”.
    Ricordando il suo esordio in F1 a capo della Benetton, Briatore ha anche aggiunto: “Non avevo mai visto nemmeno una gara e poi ho vinto 7 Mondiali. Non credo ci sia da aggiungere altro e auguro a Brivio di fare altrettanto. Di certo se la Renault lo ha scelto ci saranno molte buone ragioni, per cui sono certo che l’inesperienza non sarà un problema”. LEGGI TUTTO