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    Incredibile in Messico: i migliori tennisti del paese boicottano in blocco la Davis

    Miguel Angel Reyes Varela e Santiago Gonzalez

    Tennis di alto livello & Mexico, due parole ormai agli antipodi da moltissimi anni. Sono passati secoli sportivi da quando Raul Ramirez era un tennista di vertice (n.4 nel 1976), o da quando Leonardo Lavalle a metà anni ’80 teneva “alta” la bandiera tricolore con l’aquila negli eventi del Gran Prix, stazionando in top 100. Poi quasi il nulla. Che il movimento tennistico messicano sia ridotto ai minimi termini da molti anni è fatto noto e consolidato. Nonostante il paese nord americano organizzi da anni uno degli ATP 500 più apprezzati ad Acapulco e da qualche stagione sia entrato anche un 250 a Los Cabos (vinto da Fognini, tra gli altri), e che vengano disputati molti Challenger di buonissimo livello nel paese, il movimento nazionale ristagna.
    Motivi? Molti, tutti negativi e concordanti. Innanzitutto gli scarsi investimenti della non certo ricca federazione locale, ben poco impegnata anche nel reperire sponsor e risorse per un rilancio e riorganizzazione del sistema, una mancanza di atleti di ottimo livello (dirottati in altri sport, soprattutto baseball e calcio), e pure una lega nazionale per club che recluta le poche discrete racchette e ben le paga, finendo così per impoverire ulteriormente il numero dei pochi talenti disponibili a sacrificarsi per tentare la scalata nel difficile mondo Pro. Una situazione sportivamente pessima e di difficile soluzione, tanto che dei tennisti messicani si è completamente perso traccia da molti anni. Il miglior messicano nel ranking è Ernesto Escobedo (n.320), nato negli USA e per anni sul tour come statunitense, poi passato al paese di origine dei genitori. Il secondo “miglior” tennista è addirittura al n.625 questa settimana, Alex Hernandez (23 anni). Solo qualche doppista riesce a restare nel tour maggiore. In pratica, un deserto degno di quello aridissimo di Sonora.
    A far tornare il Messico nel radar del mondo tennistico una clamorosa decisione dei migliori tennisti del paese: boicottare in blocco la Coppa Davis. L’ha comunicato via social e alla stampa Santiago Gonzalez, 39enne ancora a buon livello in doppio (attualmente n.27 ATP di specialità). Scrive il nativo di Cordoba: “Dichiarazione ufficiale ai media e al tennis messicano. In allegato i motivi per cui non parteciperemo alla Coppa Davis Messico vs Taipei cinese a Metepec, Stato del Messico, il 4 e 5 febbraio. Firmato: i giocatori della squadra messicana della Coppa Davis. 30 gennaio 2023”. Ecco il comunicato allegato.
    “Per noi è sempre stato un grande orgoglio rappresentare il nostro paese in Coppa Davis (…). Dopo una difficile consultazione tra di noi e diversi tentativi di dialogo con la Federazione messicana di tennis alla ricerca della migliore funzionamento della squadra rappresentativa e della stessa Federazione Messicana di Tennis, non è stata raggiunta alcuna conclusione positiva e, pertanto, abbiamo deciso di non partecipare alla sfida contro China Taipei a Metepec, Stato del Messico. (…). La mancanza di comunicazione, zero pianificazione con la squadra e mancanza di interesse nel migliorare le condizioni di gioco dimostrano che la situazione non è stata affrontata in modo corretto e che gli interessi personali hanno avuto la meglio su quelli strettamente sportivi. L’ITF cerca come priorità che le squadre che disputano la Coppa Davis abbiano i migliori elementi possibili, oltre a soddisfare gli standard ottimali per la più grande competizione sportiva mondiale di tennis per nazioni. È triste che la FMT non abbia gli standard minimi nel trattare e pianificare con i migliori rappresentanti nazionali. L’ITF è consapevole delle nostre ragioni per non far parte di questa serie. Il nostro unico desiderio è cooperare correttamente, lavorare tutti assieme tra giocatori, tecnici, federazione e organizzatori degli eventi. Siamo a disposizione per collaborare ad una programmazione futura degli eventi della nazionale”. Poi la firma di tutti i migliori, Escobedo, Gonzalez, Hernandez, Verdugo e via dicendo, singolaristi e specialisti del doppio. Tutti in pratica.
    Una presa di posizione durissima, con ben pochi precedenti così in blocco e totale del movimento Pro di un paese, che di fatto renderà impossibile – a meno di una mediazione last minute – lo svolgimento della sfida Messico – China Taipei il prossimo fine settimana presso il Club Deportivo la Asunción. A meno che non venga deciso di mandare in campo dei ragazzi per non perdere a tavolino.
    Al momento la federazione, sul proprio account Twitter, non ha commentato la dichiarazione e si è limitata a promuovere le partite, come se niente fosse. In pieno Mexican-Style, “canta che ti passa”… Purtroppo alla fine, i nodi vengono al pettine.
    Torneremo su questo tema parlando della situazione tennistica di un paese tanto bello quanto in difficoltà nel nostro sport.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    McEnroe: “La nuova Davis? Uno spettacolo triste”. Possibile il coinvolgimento di Tiriac dal 2024?

    Coppa Davis

    Il mondo del tennis continua ad interrogarsi sul futuro della Coppa Davis dopo la clamorosa (e pesante) rottura dell’accordo tra ITF e Kosmos, con sicuri strascichi legali e la grande incertezza di quel che ne sarà della più antica competizione nazionale a squadre, per il 2023 e gli anni a venire. Visto che il Presidente dell’ITF David Haggerty aveva legato il suo mandato a questa scommessa evidentemente persa, e che la sua carica sarà rinnovata nella stagione, sembra scontato che la Davis 2023 si svolgerà col formato duramente criticato attualmente in vigore, e che la nuova dirigenza dell’ITF affronterà come prima emergenza un nuovo formato, nuove regole e, forse, un nuovo partner.
    È ancora troppo presto per stilare delle ipotesi, anche se uno dei possibili nuovi presidenti della federazione internazionale potrebbe essere Dietloff von Arnim, capo della Federtennis tedesca e da sempre oppositore della riforma “haggertiana” con la società di Piqué. In quel caso, sicuro un rinnovamento totale.
    C’è chi ipotizza per il rilancio dal 2024 un coinvolgimento di Ion Tiriac, vulcanico personaggio estremamente influente nel mondo del tennis, ex proprietario del torneo di Madrid e uno dei più feroci oppositori della svolta del 2019. Il rumeno infatti, commentando la nuova formula, ha affermato al New York Times: “Cambiando il format della Coppa Davis hanno rovinato 120 anni di tradizione. Dovrebbero essere condannati a vita per quello che hanno fatto. È uno scherzo e un peccato. Hanno rovinato il gioiello del tennis”. Tiriac negli anni ha dimostrato capacità organizzativa e visione. Certamente conosce il tennis come pochi altri essendo stato prima ottimo tennista (soprattutto in Davis, tra l’altro) e poi manager al massimo livello, quindi potrebbe essere un partner assai più affidabile di Kosmos per l’ITF per un rilancio o meglio contro rivoluzione. Tuttavia il parere e approvazione dei giocatori resta un fattore importante, anzi decisivo.
    Della vicenda se ne parla molto tra giocatori ed ex giocatori, oggi commentatori. Questo punto di vista di John McEnroe: “La questione Davis è pesante. Non so se dire che sono impressionato come sia finita, o solo decisamente depresso. Quando ero giovane la Davis era estremamente importante, sono stato incoraggiato a ottenere una borsa di studio da un’università per giocarla, mentre ora sembra che la competizione sia nei reparti per malati terminali. È incredibile come sia andata male la rivoluzione, ma non mi sorprende neanche un po’ perché ascolto storie assurde a riguardo da un paio d’anni, quindi non una è sorpresa che tutto sia fracassato”.
    “Abbiamo assistito a una sorta di mutilazione. È stato uno spettacolo molto triste. Ora ci sono altri eventi e la gente si rende conto che ci sono altre competizioni a squadre che sono molto importanti, tanto che la Davis sembra essere la meno considerata. Anche la Laver Cup è molto più interessante e seguita, e molto ben organizzata. È un vero happening, la Davis non lo è più. Ora hanno organizzato anche un evento in Australia (la United Cup), e ha funzionato bene. Ma adesso di queste competizioni a squadre ce ne sono troppe… Che l’accordo tra Kosmos e Davis sia saltato non mi sorprende affatto, perché non funzionava per nessuna delle due parti. È una cosa nata male e finita peggio”.
    Oltre al presidente della federazione francese, che per primo ha fatto trapelare la rottura dell’accordo tra ITF e Kosmos, dicendosi contento e sollevato (“il tennis si riprende la Davis”, disse), ora arrivano diversi pareri contrari alla rivoluzione del 2019. Tra questi quello di Augustin Calleri, presidente della Federtennis argentina (ma eletto dopo il 2019), che ha dichiarato alla stampa del suo paese nei giorni scorsi: “Il cambio di formato della competizione non rappresenta il tennis. Tutti sapevano che Davis aveva bisogno di un cambiamento, ma c’era un altro modo per generare gli stessi soldi rispettando maggiormente le tradizioni. Sarebbe stato meglio aspettare ancora per votare una modifica e confrontarsi a fondo con le federazioni. Non c’era onestà o trasparenza quando è stata cambiata”. Un parere oggi condiviso da molti, ma è doveroso sottolineare che quando fu organizzata ad Orlando nel 2019 la riunione tra Haggerty e i rappresentanti della maggior parte delle federazioni proponendo il cambiamento, i voti favorevoli alla rivoluzione furono schiaccianti… Sicuramente promesse poi non mantenute, ma anche miopia e scarsa visione per quel che ne sarebbe stato della “povera” Davis.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Piqué contrattacca: Kosmos intende portare l’ITF di fronte al TAS e chiede milioni di euro di danni

    La coppa Davis (foto Getty Images)

    Il conflitto tra Kosmos e l’International Tennis Federation (ITF) si inasprisce. Dopo le indiscrezioni secondo le quali l’ITF sta preparando una causa contro la società della stella del Barcellona Gerard Piqué, adesso trapela che a sua volta Kosmos ha deciso di intentare causa contro l’ente con cui fino a poco tempo fa era alleata nell’organizzazione della Coppa Davis. Kosmos intende portare le proprie ragioni di fronte al TAS, il Tribunale Arbitrale dello Sport con sede a Losanna (Svizzera). Il contratto tra le parti è stato rotto poche settimane fa, e Kosmos ritiene che ci sia stata una violazione a proprio sfavore. L’intenzione è di chiedere un risarcimento milionario per spese legali, per danno di immagine e per la rottura unilaterale del contratto da parte dell’ITF.
    Il dissidio tra le parti è sorto a causa dell’importo che Kosmos doveva versare alla Federazione internazionale a titolo di compenso organizzativo, fissato a 40 milioni per ogni edizione. Kosmos ha capito che la cifra era esorbitante visti gli effetti che la pandemia ha provocato sul business, fenomeno molto difficile da prevedere al momento della firma dell’accordo; ma l’accordo c’è ed è stato sottoscritto dalle parti, e di questo è forte la ITF. Il contratto prevedeva una durata di 25 anni e un investimento fino a 3.000 milioni di euro, una somma di denaro incredibile, che subito la maggior parte degli analisti aveva considerato “fuori mercato e irrealizzabile”.
    Le cifre effettivamente versate all’ITF nel 2021 sono state nettamente inferiori, visto che si è tenuto conto della situazione complicata; ma l’anno scorso si è attestato a 32 milioni e per i due successivi è stato stabilito che salisse a 36 milioni e quindi 44. Questi sono i dati ufficiali comunicati. Tuttavia da quanto è trapelato dall’ITF, per il 2022 sembra che non sia stato versato niente di quanto stabilito, e nemmeno alle varie Federazioni partecipanti alla finale (e quindi nemmeno ai giocatori che, per ora, non commentano). Compensi che adesso spettano proprio all’ITF. Oltre non è stato comunicato in merito alle richieste di danni, né da parte dell’ITF che da Kosmos. Con tanto denaro in ballo, molto probabile che la situazione non si risolva facilmente e in modo “amichevole”.
    L’ITF non ha ancora annunciato alcun nuovo partner nell’organizzazione Davis, né se prevede, a partire già da quest’edizione 2023, di assumersi nella sua interezza i costi dell’evento. Sembra invece sicuro che dal 2024 si modificherà il formato voluto da Kosmos e che ha generato tante polemiche. L’unica certezza sembra Malaga come sede della fase finale quest’anno. LEGGI TUTTO

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    Nadal critico con le palle degli Australian Open: “Sono di peggiore qualità, non prendono le rotazioni. Davis? Il formato ideale non esiste”

    Rafael Nadal

    Nella classica press conference pre torneo, il campione in carica Rafael Nadal ha duramente criticato le palle adottate per l’edizione 2023. A suo dire sono assai peggiorate rispetto all’anno scorso. Il collega Mick Dickson ha assistito ieri ad una lunga sessione di allenamento del campione di Maiorca sulla Rod Laver Arena, raccontando poi che Rafa ha avuto diversi problemi a trovare costanza nella spinta col diritto, finendo spesso molto corto e poi molto lungo. Tanto che Nadal, frustrato dalla situazione, ha scaraventato a terra la propria racchetta. Un’atteggiamento assolutamente inusuale per Rafa.
    “Le condizioni di quest’anno? No, non sono diverse, la velocità del campo non credo sia una grande differenza. La palla, sì” afferma Nadal nella conferenza stampa. “Non lo so. Dicono che è la stessa di sempre, ma trovo la palla è di qualità peggiore, senza dubbio. Ormai non ha più senso parlarne. È quello che abbiamo. Dobbiamo giocarci. Penso che sia una palla che non prende la stessa rotazione del solito. Dopo un paio di colpi, la palla perde pressione. È più difficile colpire con la rotazione giusta. Penso che sia più facile giocare quando colpisci in modo più piatto. Ma ho bisogno di conviverci. Penso di essermi allenato abbastanza con la palla per essere pronto”.
    Parole piuttosto forti per un campione come lui, davvero critico con le condizioni per lui poco favorevoli, visto che il poter conferire un fortissimo effetto alla palla è da sempre uno dei punti di forza, forse il maggiore di tutti insieme alla forza difensiva.
    Scontata la domanda a Rafa sulla clamorosa questione Coppa Davis. La risposta di Nadal è piuttosto articolata, con l’idea che un formato ideale non possa esistere, essendo i tennisti sportivi individuali focalizzati sulla propria stagione.
    “Quale formato per la Davis? Non lo so. Nessuna idea. Il tempo, il calendario, la prospettiva dei giocatori sono cambiati nel corso degli anni. Non credo che esista un formato perfetto per la Coppa Davis. Questo è il mio punto di vista. Negli ultimi due anni abbiamo criticato molto il nuovo formato perché non siamo in grado di giocare in casa o questa o l’altra cosa. Vero. Ma non possiamo dimenticare che quando la Coppa Davis si svolgeva con il vecchio formato, molti dei migliori giocatori non giocavano spesso. Alla fine sembra sempre che le cose passate siano migliori delle cose nuove. A volte si, altre volte non sono affatto. In questo caso, la novità, la nuova formula era perfetta. No, senza dubbio non era perfetta. Il vecchio formato adattato alle nuove generazioni e ai nuovi orari e ai nuovi calendari, ovviamente no. Se vedi i migliori giocatori giocare molto spesso nel vecchio formato, non me lo ricordo. Ritengo che quello fosse uno dei problemi più importanti che dovevamo risolvere col nuovo formato. Poi abbiamo sperimentato il nuovo formato, che sembra non essere perfetto. I giocatori si lamentano. Ma i giocatori si lamentano sempre di qualsiasi formato che verrà proposto, quindi… Non so quale sia la situazione perfetta perché alla fine tutti sanno cosa succede: siamo in un tour individuale. Siamo uno sport molto individuale. Ciò che funziona per il n. 50 probabilmente non funziona per il n. 5. Ciò che funziona per il n. 10 non funziona per il n. 25. Ciò che funziona per il n. 120 ovviamente non funziona per il n. 80. Tutte le diverse opinioni rendono impossibile un formato perfetto. Questa è la mia esperienza. Alla fine abbiamo bisogno di un formato e dobbiamo giocare con quel formato. Dobbiamo essere nel formato meno negativo possibile per consentire ai migliori giocatori di giocare. È così che la concorrenza diventa sempre più grande”. LEGGI TUTTO

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    Davis: Kosmos non avrebbe pagato i giocatori impegnati nelle finali 2022

    David Haggerty con Gerard Pique

    Dopo il “botto” di ieri sera, con la rivelazione (via FFT) della rottura dell’accordo tra ITF e Kosmos per continuare insieme il percorso organizzativo della Coppa Davis dal 2023, arrivano le prime rivelazioni sui motivi che hanno provocato la clamorosa rottura. Come ipotizzato, il problema è strettamente economico.
    Secondo quanto riporta l’Equipe, sono state le ripetute difficoltà di pagamento di Kosmos a causare la fine della partnership. Le perdite finanziarie a carico della società di Piquè si conterebbero in decine di milioni di euro. Qualche mese fa, Kosmos avrebbe chiesto all’ITF una dilazione per pagare i 6 milioni di euro dovuti nell’immediato.
    “Kosmos è stata messa alla porta perché, come previsto da molti esperti quattro anni fa, ha perso molti soldi e non è stata in grado di pagare ciò che aveva promesso”, ha rivelato una fonte vicina al caso.
    Il buco creato sarebbe così grande da aver impedito a Kosmos di pagare quanto promesso (e stipulato via contratto) ai giocatori delle otto squadre presenti a Malaga lo scorso novembre durante la fase a eliminazione diretta della Coppa Davis (Italia, Stati Uniti, Germania, Canada, Australia, Olanda, Croazia e Spagna). Lo stesso vale per quanto dovuto al fisco. Vista la situazione di insolvenza, queste pendenze sono a carico dell’ITF, costretta ad estinguere questi debiti.
    Se così stanno le cose, si spiega facilmente come si è arrivati a quest’improvvisa e traumatica rottura, che rimescola completamente le carte in tavola e rimette in gioco il futuro tecnico ed economico della Davis. Sembra che non ci siano i tempi tecnici per cambiare formato, date e programma per il 2023 (tutto sarà a carico della ITF), ma è sicura una svolta nel 2024. Questo sarà certamente uno dei temi caldi della stagione, quel che ne sarà della Davis. Verrà cercato un altro partner a la Kosmos? O l’ITF tornerà in primo piano assumendosi in toto il rilancio della competizione?
    Oltre a queste, la vera domanda che è lecito porsi è la seguente: visto che il piano prospettato da Kosmos (valanghe di dollari di guadagni) era parso subito alquanto azzardato alla maggior parte degli analisti finanziari, come è possibile che l’ITF abbia deciso di accettare? Non devono essere ore facili per il presidente Haggerty, fautore di una rivoluzione finita davvero male…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Clamoroso: ITF interrompe con effetto immediato il rapporto con Kosmos e organizzerà la Davis 2023 in autonomia

    Coppa Davis

    Arriva una notizia clamorosa sulla Coppa Davis (di cui proprio oggi abbiamo parlato con una proposta di rinnovamento).
    La ITF ha deciso di interrompere il rapporto di collaborazione con la società Kosmos per l’organizzazione della Coppa Davis con effetto immediato. Quindi già dall’edizione 2023 la società di proprietà di Gerard Piqué, che ha prima stravolto e quindi organizzato la competizione dal 2019 con un nuovo format molto discusso, è estromessa dalla Davis. Sarà la stessa ITF ad occuparsi della gestione di questa stagione e già si parla di un formato diverso per il 2024. Per quella di questa stagione ancora non è trapelato niente.
    Erano in corso trattative per il rinnovo della partnership, che a quanto pare non sono andate a buon fine. Kosmos si lamentava dei mancati introiti, il mondo del tennis di una manifestazione che non aveva affatto convinto. Il rapporto era quindi insoddisfacente, nonostante le dichiarazioni più di facciata che altro di Haggerty, presidente ITF. Proprio Haggerty è a fine mandato e pare difficile la sua rielezione visto quanto aveva scommesso su questa rivoluzione.
    “È una grande vittoria per il tennis” esclama il presidente della FFT Gilles Moretton.
    Seguono aggiornamenti, aspettando una nota ufficiale da parte della ITF. LEGGI TUTTO

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    “La Davis che vorrei”, una proposta per un nuovo format della storica competizione a squadre

    Coppa Davis, prima edizione 1900

    L’amico Roberto Commentucci ha scritto un lungo post social nel quale parla dell’annosa questione della riforma della Coppa Davis. Amata, odiata, osteggiata, sognata… la vecchia “cara insalatiera” resta un patrimonio del nostro sport (e non solo), oltre che – lo ricordiamo – la più antica manifestazione nazionale a squadre all sport. L’ultima riforma del 2019 targata Kosmos con l’avallo dell’ITF non ha sortito gli effetti sperati: quasi tutti sono rimasti scontenti, si è ancora lontani da un evento davvero rinnovato, forte e convincente. In tanti hanno storto il naso soprattutto per l’aver perso il fattore casa, elemento che rendeva le sfide uniche, “caldissime”, ad alta tensione risvegliando lo spirito nazionale e, talvolta, sovvertendo anche i pronostici. Commentucci, grande appassionato e collaboratore della FIT in vari ambiti, presenta un’idea di riforma profonda, di sicuro interesse, traendo spunto dalla recente United Cup, che almeno a livello puramente tecnico è parsa assai più convincente. La proponiamo ai nostri lettori, sperando possa essere un piccolo punto di partenza per un dibattito sereno e costruttivo. (LT)

    La nuova Coppa Davis targata Piquè (da tre anni è organizzata dalla sua società di management sportivo, la Kosmos) non piace a nessuno. Non piace agli appassionati (in tantissimi hanno dichiarato di aver smesso di seguire la manifestazione dopo il cambio di formato); non piace al pubblico dei paesi ospitanti (che prova un interesse molto relativo per i match dove non è impegnata la squadra di casa); non piace agli sponsor (che, ufficialmente per via del Covid, non stanno staccando gli assegni miliardari promessi da Piquè e dai suoi alla ITF e alle Federazioni Nazionali che deliberarono la riforma); non piace ai giocatori di vertice, molti dei quali continuano a disertare la manifestazione, anche qui alla faccia delle assicurazioni di Piquè, secondo cui la nuova formula avrebbe garantito la presenza dei migliori; non piace agli addetti ai lavori e ai tecnici, che imputano alla formula troppo scarna (due singolari e un doppio decisivo) la scarsa capacità di rispecchiare fedelmente i valori in campo, assegnando un peso enorme a una specialità, quella del doppio, che nel tennis vero è sempre più marginale.
    In questo disastroso contesto, ecco arrivare la United Cup, manifestazione a squadre mista organizzata da ATP e WTA, che invece registra, alla sua prima edizione, un notevole successo mediatico e tecnico. Ora, si può discutere all’infinito se essa sia o meno una esibizione, e su che valore abbia il titolo che assegna (desta perplessità, in particolare, il doppio misto di spareggio, una gara tecnicamente poco significativa e poco attendibile).
    Tuttavia, non c’è dubbio che i giocatori hanno aderito con grande entusiasmo, che l’impegno è stato massimo, che ci tenevano tutti da morire (basta vedere le lacrime della numero 1 del mondo Swiatek dopo la sconfitta contro Pegula o quelle della Sakkari battuta dalla nostra Martina Trevisan) e che il prossimo anno la partecipazione di tennisti di vertice sarà ancora migliore. A mio parere, dalla United Cup si possono trarre spunti su come migliorare il formato attuale della Davis, che è diventato davvero complicatissimo, anche da spiegare. Ci provo di seguito.

    L’attuale formato della Coppa Davis. Un abominio sportivo
    Attualmente la Coppa Davis, a cui partecipano oltre 150 paesi, vede regole di svolgimento degli incontri diversificate tra le diverse fasi della manifestazione e tra i diversi Groups in cui sono suddivisi i paesi. Il tradizionale formato casa-trasferta (incontro a eliminazione diretta ospitato da uno dei due paesi) viene utilizzato per tutte le serie minori (World Group II, III, IV e V) e nel match preliminare del World Group I (che si disputa a febbraio e a cui partecipano 24 paesi) per decidere i 12 che si qualificano, assieme a 4 wild cards, per giocare nella fase a gironi di settembre (il cd. Group Stage, 4 gironi da 4 squadre, che nel 2023 si terranno a Bologna, Glasgow, Amburgo e Valencia). Le prime 2 classificate di ogni girone partecipano poi alla fase finale in sede unica a 8 squadre, che si tiene in novembre (anche quest’anno a Malaga).
    Riassumendo, quindi, attualmente la Coppa Davis impegna in totale 3 settimane di calendario:
    la prima settimana di febbraio per i 12 match a eliminazione diretta del World Group I;
    la terza settimana di settembre per i 4 gruppi da 4 squadre della Group Stage;
    la terza settimana di novembre per la fase finale a 8.
    La differenza fondamentale fra i match a eliminazione diretta con la formula casa-trasferta e quelli disputati nell’ambito dei gironi è che mentre i primi prevedono 5 incontri (quattro singolari e un doppio, sia pure al meglio dei tre set) quelli che si disputano nelle fasi a gironi, per poter risparmiare tempo, sono giocati con due soli singolari e un doppio.
    Ne consegue che proprio nelle fasi calde della manifestazione, quando la posta in palio è più importante, la formula diventa più aleatoria, e meno efficace nel misurare i veri valori, perché con tre soli match basta un infortunio, o un episodio, a spostare gli equilibri, per non parlare del peso esagerato assegnato al doppio. Una mezza lotteria, come quando nel calcio si va ai rigori. Una autentica assurdità sportiva.

    Una proposta per un vero campionato del mondo a squadre
    A mio modestissimo parere si potrebbe fare in questo modo:
    Un World Group I limitato a sedici squadre, che parte con un tabellone in linea come nella vecchia Davis: ottavi e quarti a eliminazione diretta con la formula casa-trasferta, da disputare a febbraio e a settembre; finalissima a 4 squadre a fine novembre in sede unica. In questo modo, l’occupazione del calendario resterebbe invariata e non ci sarebbero motivi di lite con la ATP.
    Il World Group 2 sarebbe a 32 squadre. Dopo due turni a eliminazione diretta, le migliori 8 disputerebbero uno spareggio promozione con le perdenti al primo turno del World Group I, che si terrebbe in novembre, nella stessa settimana della finalissima a 4 squadre. Le serie inferiori resterebbero invariate.
    Tutti i match si disputerebbero su 4 singolari e un doppio, su due giornate di gara (sabato e domenica) al meglio dei tre set con tiebreak. Tuttavia, la novità più importante sarebbe la seguente: tutti i match del World Group I, quelli della finalissima a 4, e quelli degli spareggi per salire nella massima serie, sarebbero disputati con 4 singolari giocati da 4 tennisti diversi (per il doppio, potrebbero essere schierati altri due specialisti diversi dai singolaristi) giocati secondo il seguente ordine: nella prima giornata i match fra i numeri 3 e i numeri 2, nella seconda i match fra i numeri 1 e quelli fra i numeri 4, e poi il doppio.
    Per i Gruppi inferiori, invece, sarebbe mantenuta la formula classica, che prevede i 4 singolari incrociati con due soli giocatori, dal momento che non sono molti i paesi in grado di schierare 4 tennisti competitivi: imporre la stessa formula a nazioni dove il tennis è meno sviluppato potrebbe disincentivarne la partecipazione (su questo vedi dopo).
    Far giocare 4 singolari a 4 giocatori diversi, con match due set su tre, renderebbe anche molto più agevole e meno usurante la disputa della fase finale a 4 giocatori; giovedì e venerdì ci sarebbero le due semifinali, sabato e domenica la finalissima (e si potrebbe anche prevedere la finalina fra le perdenti), perché tutti i giocatori avrebbero un giorno di riposo fra i loro match di singolo. La sede della finale a 4 sarebbe individuata con la stessa procedura di selezione seguita per l’organizzazione delle ATP Finals, ma verrebbe cambiata ogni due anni, per evitare che uno stesso paese finisca per giocare sempre la finale in casa (vedi Spagna…).

    Vantaggi e fattibilità
    Prevedendo l’obbligo di schierare 4 singolaristi diversi, sarebbe esaltato il concetto della Coppa Davis come autentica competizione di squadra, atta a misurare in modo preciso la forza effettiva del movimento tennistico di un paese, la sua estensione, la sua profondità, la sua qualità media. Ne sarebbe meglio rimarcata la diversità rispetto ai tornei individuali, dove il vincitore può nascere ovunque, in Norvegia, a Cipro e nello Sri Lanka: nel Campionato del mondo a squadre a vincere dovrebbero essere solo i paesi con un grande movimento. Sarebbe limitato il peso del fattore campo, che era uno degli elementi di maggior fascino ma anche di minore credibilità tecnica della vecchia Davis: con 4 singolaristi diversi, non basta avere, che so, due forti specialisti della terra battuta (o dell’erba) per battere una squadra magari più forte ma meno specializzata, come tante volte avvenuto in passato. Ne sarebbe incentivata anche l’azione delle Federazioni nazionali, che sarebbero chiamate a lavorare per costruire un numero maggiore di buoni professionisti e per ampliare la loro base di agonisti.
    Ne uscirebbe grandemente rafforzata la credibilità della competizione, che assegnerebbe un titolo mondiale riconosciuto universalmente come legittimo. E sicuramente l’interesse degli appassionati, così come è avvenuto per la United Cup, aumenterebbe moltissimo, portandosi dietro il sostegno degli sponsor e degli acquirenti di diritti televisivi.
    Per capire se una formula di questo tipo è sostenibile, ho fatto una piccola ricerca, atta a verificare quanti sono i paesi che hanno almeno quattro giocatori nei primi 300 della classifica ATP. La scelta della soglia del 300 è arbitraria, ma fino a un certo punto: è più o meno la classifica minima richiesta per entrare nei tornei Challenger, e si basa sull’assunto che se un tennista gioca regolarmente i Challenger nel tennis attuale ha senza dubbio un livello di gioco molto alto, tale da permettergli di non sfigurare anche contro tennisti di classifica migliore.
    Ho poi sommato i rank dei primi 4 giocatori di ciascun paese, costruendo così una graduatoria di merito sulla base della quale si potrebbero designare le teste di serie della manifestazione (più basso il numero, più forte è il paese).

    Ecco quello che è venuto fuori:
    1 – Spagna
    1 Alcaraz
    2 Nadal
    13 Carreno Busta
    21 Bautista Agut
    Somma rank: 37

    2 – Stati Uniti
    9 Fritz
    17 Tiafoe
    31 Korda
    35 Paul
    Somma rank: 92

    3 – Italia
    14 Berrettini
    16 Sinner
    19 Musetti
    44 Sonego
    Somma rank: 93

    4 Russia
    7 Medvedev
    8 Rublev
    20 Kachanov
    59 Karatsev
    Somma rank: 94

    5 – Regno Unito
    12 Norrie
    27 Evans
    42 Draper
    49 Murray
    Somma rank: 130

    6 – Argentina
    25 Schwartzman
    30 Cerundolo
    43 Baez
    57 Cachin
    Somma rank: 155

    7 – Serbia
    5 Djokovic
    29 Kezmanovic
    54 Krajinovic
    70 Djere
    Somma rank: 158

    8 – Francia
    44 Rinderknech
    46 Mannarino
    51 Moutet
    52 Monfils
    Somma rank: 193

    9 – Australia
    22 Kyrgios
    24 De Minaur
    78 O’Connell
    84 Thompson
    Somma rank: 208

    10 – Germania
    12 Zverev
    76 Otte
    94 Altmaier
    128 Hanfmann
    Somma rank: 310

    11 – Canada
    6 Aliassime
    18 Shapovalov
    98 Pospisil
    207 Galarneau
    Somma rank: 329

    12 – Olanda
    35 Van de Zandschulp
    95 Griekspoor
    111 Van Rijithoven
    133 Sels
    Somma rank: 374

    13 – Croazia
    17 Cilic
    26 Coric
    144 Gojo
    234 Serdarusic
    Somma rank: 421

    14 – Repubblica Ceka
    81 Lehecka
    97 Machac
    109 Vesely
    140 Kopriva
    Somma rank: 427

    15 – Slovakia
    50 Molcan
    114 Gombos
    136 Klein
    137 Kovalik
    Somma rank: 437

    16 – Giappone
    36 Nishioka
    92 Daniel
    145 Watanuki
    197 Uchida
    Somma rank: 470

    17 – Svizzera
    56 Huesler
    118 Stricker
    148 Wawrinka
    157 Riedi
    Somma rank: 479

    18 – Cile
    85 Garin
    100 Tabilo
    152 Jarry
    230 Barrios Vera
    Somma rank: 567

    19 – Polonia
    10 Hurkacz
    77 Majchrzak
    245 Zuk
    260 Michalski
    Somma rank: 592

    20 – Portogallo
    82 Sousa
    112 N. Borges
    201 Ferreira Silva
    232 Elias
    Somma rank: 627

    21 – Belgio
    53 Goffin
    129 Bergs
    218 Coppejans
    254 Geerts
    Somma rank: 654

    22 – Ungheria
    87 Fucsovic
    162 Piros
    173 Maroszan
    275 Valkusz
    Somma rank: 697

    23 – Bulgaria
    28 Dimitrov
    189 Andreev
    196 Kuzmanov
    297 Lazarov
    Somma rank: 710

    24 – Brasile
    71 Monteiro
    166 Meligeni
    211 Pucinelli De Almeida
    300 Dutra da Silva
    Somma rank: 748

    Come si vede, le squadre che possono permettersi di “reggere” una Davis con 4 singolaristi diversi sono tante, e sono attualmente ben 24. È quindi del tutto fattibile ipotizzare un tale requisito per poter partecipare al World Group I, la “Serie A” della competizione, limitata a 16 squadre.
    Sarebbero possibili incroci molti affascinanti: pensate a un possibile primo turno Canada – Argentina, ad esempio. Gli accoppiamenti sarebbero:
    Schwartzmann – Auger Aliassime
    Cerundolo – Shapovalov
    Baez – Pospisil
    Cachin – Galarneau
    Sulla terra rossa probabilmente non ci sarebbe storia, ma anche sul veloce l’Argentina potrebbe giocarsela alla grande, e contro il paese detentore della competizione.
    Certo, non si tratta di una riforma facile da introdurre: occorrerebbe in primis spiegare a Piquè e a Kosmos che i gironi nel tennis vanno limitati il più possibile, perché l’essenza di questo sport si basa sull’eliminazione diretta. LEGGI TUTTO