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    Formula 1 2023: l’almanacco delle pessime decisioni

    AUSTIN, TEXAS – OCTOBER 19: Max Verstappen of the Netherlands and Oracle Red Bull Racing attends the Drivers Press Conference during previews ahead of the F1 Grand Prix of United States at Circuit of The Americas on October 19, 2023 in Austin, Texas. (Photo by Dan Istitene/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool // SI202310191144 // Usage for editorial use only //

    L’idea di un affresco conclusivo della stagione di Formula 1 2023 da consegnare agli archivi di Circus Formula Uno mi era balenata in mente durante una intensa sessione di proteste su TAFKAT (The App Formerly Known As Twitter*) in occasione delle libere del Las Vegas GP.

    La celeberrima chiosa che “la sfortuna non esiste, esistono solo eventi che non abbiamo saputo prevedere” si rivela nella sua devastante efficacia proprio al #LasVegasGP, dove branchi di incapaci pascolano ciabattando di caso e avversità invece di fare ammenda.Quousque tandem…
    — Laura Di Nicola (@elledinicola) November 17, 2023

    Quanto ancora e in quali favolosi modi la F1 potrà stupirci con la sua capacità di prendere pessime decisioni?
    Doveva, però, arrivare Abu Dhabi per cementarsi in me, come un chiusino della Strip nel suo asfalto incerto, la volontà di esternare, a tutti voi che mi leggete, questa ennesima, immane vieppiù ricercatissima scemenza. La località nella quale il popolo ferrarista celebra ogni anno dal 2010 la Festa della Pessima Decisione Strategica mi ha, infatti, ispirato un parallelismo: nella vita di noi tutti la Formula Uno occupa un posto speciale, il posto del cuore, tanto da condizionare le nostre abitudini e farci organizzare le giornate in funzione del suo calendario; le nostre vite, altresì, sono in molti casi un’alternanza di calma piatta e pessime decisioni – che siano determinate da uscite infelici, influenze negative, tempistiche errate o fraintendimenti poco importa: ci passiamo tutti.
    Mettendo insieme le due prospettive, mi sono chiesta: cosa verrebbe fuori se un tifoso di Formula Uno riflettesse sugli episodi della propria vita nei quali è stato la persona sbagliata, nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, assieme alla gente sbagliata, dicendo la cosa sbagliata – insomma come Michael Masi durante l’ultimo Gp del 2021 o un pilota Ferrari ogni qualvolta si chiama una strategia – mentre ripensa al campionato di Formula Uno appena concluso?
    Aggiungendo un pizzico di follia, probabilmente qualcosa di molto simile a quello che segue. Come sempre vi invito a fare di meglio – o di peggio! – se c’avete coraggio.

    IL GRANDE ALMANACCO DELLE SCUDERIE DI FORMULA UNO
    E DELLE PESSIME DECISIONI DEL 2023
    Rigorosamente in ordine di classifica

    Red Bull – Scontrarsi con dei terrapiattisti nei commenti di un post di Facebook a caso, vale a dire cercare di opporre un ragionamento logico e supportato da evidenze a complottismo e pensiero unico.
    Ce lo vedo il buon Adrian Newey – sempre sia lodato – assieme al validissimo Horner e al fumantino Marko, fronteggiare orde di soggetti, che dalle mie parti chiamiamo Voccape’, tutti intenti a dimostrare che questa imbattibile Red Bull avrà di fronte criticità, ansie da prestazioni, deficit da infrazioni del budget cap, flessioni, pericoli da parte degli avversari (la Ferrari, Alonso, Hamilton, Fiorello e Amadeus, non necessariamente in quest’ordine) a ogni millimetrica scodata di quel gran bel posteriore. Non è neanche finito questo 2023 che li ha visti dominare 22 gare su 23 che già si compete a chi la spara più grossa sul prossimo, presunto fenomeno che nel 2024 spazzerà via questo dominio al gusto di edamer mantecato nell’energy drink, rendendo difficile sin da adesso distinguere le venature cospirazioniste dalla motivata speranza.
    Mercedes – Fare come la Decca Records che scartò i Beatles, vale a dire snobbare qualcosa di sicuro successo per motivi propri.
    Capita, quando si è abituati troppo bene, quando tutto ti gira a meraviglia da troppo tempo, che il senso critico si affievolisca e non ti faccia cogliere i segnali giusti. Si potrebbe dire che tutti i guai delle truppe neroargento di Stoccarda siano iniziati da quelle disgraziatissime pance-non pance e da una certa deriva tecnica che ha portato l’imbattibile monoposto, da divoratrice di punti e record, a diventare divoratrice di gomme e delle legittime aspettative del giovane Russell. Certo, quando si hanno due super piloti e un bagaglio tecnico e organizzativo come il loro, si fa fatica, si piange, si fabbricano bamboline voodoo di certi direttori di gara, però alla fine si agguanta comunque il secondo posto. Considerata l’antifona, se uno fra il T-800 e Toto Wolf mi ghigna “Tornerò!”, tendo a prendere sul serio più il secondo che il primo…

    Ferrari – tatuarsi il nome dell’ex accanto alla scritta “For ever”, vale a dire condannarsi a rivivere il passato, impotenti verso il nuovo che avanza.
    Persino Johnny Depp ci è cascato, tatuandosi Winona Forever ai tempi della sua relazione con la collega Ryder, salvo poi cambiare fidanzata e modificare il tatuaggio in un risibile benché realistico Wino Forever. Ora, mi rendo conto che applicare il metodo della pezza peggiore del buco possa risultare indigesto a una Scuderia mitologica, che è anche un’organizzazione complessa di uomini, tecnologia, interessi e storia, ma significherebbe almeno tentare di fare qualcosa. Sono anni che assistiamo a un immobilismo tecnico e tattico, come se la Ferrari fosse Aldo del trio, quello che è sempre l’ultimo a sapere le cose. Intanto gli anni, i campionati e i destini di incolpevoli assi del volante passano, mentre i dirigenti gioiscono dei terzi posti.
    McLaren – Presentarsi a un party ignorando completamente il dress code, vale a dire trovarsi inadeguati fra i propri simili.
    McLaren sembrava essere precipitata nella festa preti e squillo de Il diario di Bridget Jones: con l’unica novità dei propri colori sgargianti, si è gettata nel campionato con due imberbi diamanti grezzi per piloti e una manciata di soluzioni sperimentali, vivendo una prima parte di campionato – e parte di quello precedente – da emarginata. Ma, come nei migliori romanzi di formazione o nella didascalia di qualunque post di un neoseparato cinquantenne su Instagram, nelle ferite si è radicato il riscatto e la scuderia di Woking ha raggiunto un ragguardevole obiettivo: dimostrare a blasonati rivali che si può migliorare in corso di stagione e giocarsela alla pari pur partendo svantaggiati, con il budget cap. Che è un po’ come andare alla festa di qualcuno che non ci considera importanti e divertirsi più di tutti quanti.
    Aston Martin – Andare a fare parapendio soffrendo di vertigini, vale a dire convincersi a fare qualcosa per importanza e fama, pur senza esserne portati.
    Spero di non attirarmi gli strali del potentissimo Mr Stroll, ma io sono un’ex adolescente irrimediabilmente rovinata dagli anni novanta e applico ad Aston Martin il caso di Edward Lewis – il personaggio di Richard Gere in Pretty Woman: abiti in un attico perchè è il massimo, ma non te lo godi perchè soffri di vertigini, cioè spendi e spandi per attaccare sulle livree delle tue monoposto un marchio blasonato e ingaggi glorie dell’automobilismo recente in cerca di riscatto, ma poi ti perdi nella vertigine degli sviluppi mancati, dell’involuzione tecnica e delle obiettive mancanze a livello di squadra. Volere – e spendere soldi – non è potere, in molti casi della vita e in Formula Uno.
    Alpine – organizzare qualcosa all’aperto senza curarsi del meteo, vale a dire procedere senza controllare, confidando nella buona sorte.
    Cosa aspettarsi dalla scuderia che assume un pilota a sua insaputa, viene sanguinosamente smentita dallo stesso e diviene lo zimbello del web per settimane? In altri termini: come potrebbe peggiorare? Potrebbe piovere, direbbe l’ineffabile Aigor. Nel caso dell’Alpine, questo pilota potrebbe sverniciarti a bordo della monoposto di una scuderia rivale, relegandoti a battagliare per pochi punti e per la credibilità, quando ben altre erano state le premesse. Liberarsi dell’ex TP Szafnauer non pare aver portato benefici diversi dal migliorare la vita di cronisti, traduttori e blogger,che non dovranno più pronunciarne o trascriverne il nome.
    Williams – Complimentarsi con qualcuno per il/la bellissimo/a figlio/a, che è in realtà il/la compagno/a, vale a dire farsi fuorviare dal senso comune.
    James – Valtteri, it’s James – Vowles non immaginava che, già al suo primo anno da TP, avrebbe vinto qualcosa con uno dei suoi piloti e sono ragionevolmente convinta che il fatto che Logan Sargeant abbia sbancato la classifica degli sfasciacarrozze 2023 non lo lusinghi più di tanto. Anzi, mi auguro per lui e per la squadra che il suo presidente non sia uno che condivida sui suoi social il meme di Hulk che esclama I see that as an absolute win! Non è facile raccogliere i cocci di una storia clamorosa e vincente, facendo a meno del retaggio del fondatore, barcamenandosi fra poche risorse e non potendo attingere a un vivaio proprio – con plauso all’ottimo e consistente Albon. L’ansia da riscatto può essere una valida spinta a migliorarsi, purché non abbagli, portando a scegliere strade di sviluppo sbagliate. Menzione d’onore per la geniale livrea Duracell. 
    Alpha Tauri – affidare qualcosa ammiocuggino, vale a dire sacrificare il fatto bene per il fatto dai soliti noti.
    Per amore di ciò che rappresenta per me e per la libidinosa livrea speciale sfoggiata in quel di Las Vegas, in cima ai miei desideri per l’anno nuovo c’è che il passare da Franz Tost a Laurent Mekiés non diventi il nuovo passare dalla padella alla brace per Alpha Tauri, o come diavolo si chiamerà. Scusate, il lungo ferrarismo ha eroso in me ogni forma di tolleranza o pazienza. A proposito: ve li ricordate i bei tempi in cui, pur essendo dichiaratamente team satellite RedBull, erano motorizzati Ferrari o producevano in autonomia parti importanti come il cambio? O quando si distinguevano nel midfield, riuscendo anche a vincere? Certo, traumatizzare un’intera infornata di giovani piloti gettandoli negli Hunger Games prodotti da Marko non aiuta ad avere ricambio, però mi chiedo cosa sia rimasto della piccola e vitale scuderia di una volta in questa anonima simbionte della RedBull.
    Alfa Romeo – fare l’abbonamento annuale in palestra a gennaio e mollare a febbraio, vale a dire tradire i propri buoni propositi.
    Mi si nota più se vengo e resto in disparte o se non vengo affatto? Nel dubbio, faccio una comparsata veloce, miglioro le giornate dei tifosi con qualche livrea spettacolare e poi me ne vado di nuovo. Ma come? Il ritorno della Grande Leggenda della F1 Eroica! La celebrazione del Grande Cuore Sportivo! L’italia s’è destAh no scusate, divagavo. Tutto questo gran strombazzare e poi, senza un vero progetto a lungo termine che non fosse quello del marketing per appassionati nostalgici, ecco che il Grande Ritorno alle Corse è diventato il Grande Ritorno Indietro, di Corsa. La prossima volta non spacciateci per vero cuore sportivo una targhetta appiccicata su un pezzo di metallo. Menzione d’onore agli sprazzi di buona volontà dei due piloti.
    Haas – restare con il partner convinti di poterlo cambiare, vale a dire accontentarsi per ostinazione.
    Negli ultimi anni, abbiamo assistito al fenomeno della partecipazione di scuderie che sono vissute come gli imbucati ai matrimoni dei ricconi, scambiate per dossi in pista da quelli a bordo di monoposto degne di essere invitate e sempre in prima fila al buffet delle carambole alla prima curva. Ogni tanto, un languido raggio di sole, di dolorosa brevità, le illumina, come è accaduto alla Marussia del povero Bianchi a Montecarlo, rinfocolando la passione di coloro che riescono ancora a vedere la F1 come uno sport romantico. Haas è una di queste: partita con ambizioni e convinzioni ben presto falciate dall’arida realtà, passerà alla storia per aver consegnato alla gloria imperitura della hall of fame dei meme motoristici la figura di Guenter Steiner, il TP con la pacatezza di Josemite Sam, e la fenice Grosjean, non sembrando destinata a produrre altri risultati di rilievo. Che i piloti la perdonino.
    Bonus – lasciare il partner motivando il gesto con “non sei tu, sono io!”
    No, non è una frase fatta, un bieco tentativo di fuggire al confronto, una fuga egoistica dalle proprie responsabilità o l’incapacità di analizzare una situazione: Formula Uno, se ti lascio, se mi sono allontanata da te, la colpa è senz’altro mia, che non riesco a trovare del buono nei cambiamenti e non so affezionarmi ai prodigiosi arricchimenti portati al mio sport preferito dall’introduzione del Miami Gp e della Sprint Race. Non sono brava come Emanuele Pirro, che dichiara il proprio apprezzamento per l’introduzione della chicane lungo l’Hunaudières a Le Mans, avendo corso sul tragitto originale: ecco, lo vedi come ti tradisco? Sono passata anche a usare il WEC come termine di paragone!
    Non posso ingannarti: sai bene che ho guardato commossa il Las vegas Gp perchè volevo rivedere Las Vegas illudendomi di essere ancora la me che girovagava per lo Strip a bocca aperta davanti alle fontane danzanti del Bellagio. Sai bene che le gare che mi hanno effettivamente divertito ed esaltato sono state quelle in cui c’è stata azione, lotta e concretezza in pista, quelle nelle quali tutto il contorno non contava nulla, quel contorno di minchionate luccicanti che a te e agli strilloni dei quali ti sei circondata piacciono tanto. Cosa te ne fai di me, che ero una che guardava i warm up!
    Non sei tu, Formula Uno, sono io. Ti amerò per sempre, ma ti lascerò vivere la tua vita. Non cercarmi, non chiamarmi più: il vero rischio è che potrei ancora risponderti.
    *In questo acronimo i diversamente giovani riconosceranno la citazione di un immenso artista che ci ha lasciati nel 2016 e piangeranno lacrime come pioggia violacea, purple rain, proprio come gli orfani di Twitter. LEGGI TUTTO

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    Mercato F1, Terruzzi: “C’è un’offerta pronta per Leclerc” [ PODCAST ]

    Il mondiale F1 si è appena concluso e non mancano i primi rumors di mercato. Vi riportiamo la fantasia di Giorgio Terruzzi che, nel suo ultimo podcast “Terruzzi racconta la Formula 1”, parla di una delle possibili destinazioni di Charles Leclerc.Leclerc- credit: @Scuderia Ferrari Press Office“Continuo a pensare, nella mia fantasia, che, conoscendo i polli, nella testa di Lawrence Stroll c’è un’offerta pronta per Charles Leclerc, quando scadrà il suo contratto con la Ferrari”, ha commentato Terruzzi nel podcast di commento al Gran Premio di Abu Dhabi.
    Parlando di Aston Martin, Terruzzi ha poi aggiunto: “E’ uno dei team che ha più futuro, nel frattempo loro prenderanno il motore Honda”, riferendosi al 2026.
    Terruzzi racconta la Formula 1: Abu Dhabi, bilancio e premi di fine stagione LEGGI TUTTO

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    Verso Abu Dhabi: Mercedes vs Ferrari ma non solo. Tutti i verdetti da assegnare

    Che il mondiale avesse preso la direzione di Milton Keynes era un qualcosa di cui ne avevamo la consapevolezza già dopo la notte del Bahrain. Ciò non ha escluso però l’aprirsi di numerose chiavi di lettura alle spalle dell’alieno Max. La lotta per il ruolo di seconda forza quest’anno ha assunto più che mai un ruolo di primo di piano. I cambiamenti dei valori in campo che si sono susseguiti nel corso della stagione, hanno permesso di giungere al tramonto del mondiale con diversi scenari ancora aperti.
    Il primo verdetto in attesa di assegnazione è quello legato al confronto fra la Mercedes e la Ferrari per il secondo posto nella graduatoria dei costruttori. Pochi probabilmente un mese fa avrebbero scommesso su un side by side alla vigilia dell’ultima tappa. La mancata partenza in Qatar di Carlos Sainz, la squalifica di Charles Leclerc ad Austin, seguita dal risultato dolce-amaro di Città del Messico e dal DNS del monegasco in Brasile, sono eventi che avevano fatto presagire un finale tutt’altro che incoraggiante per la rossa.
    La Classifica Mondiale Costruttori F1 2023, prima di Abu Dhabi
    Classifica Mondiale Costruttori F1 2023, Las Vegas (Gara)
    La stella a tre punte dal canto suo poteva contare invece su un trend positivo intrapreso sul finale di un 2023 di cui Toto Wolff può comunque salvare ben poco. Le parole pronunciate, se non tuonate, dall’azionista della Mercedes due settimane fa, avevano offerto un’immagine tutt’altro che serena della situazione del team. “La peggior gara da quando siamo in F1”, aveva affermato dopo Interlagos. Un esito complicato da digerire che si è aggiunto ad eventi come il crash fratricida di Lusail, la squalifica di Lewis Hamilton ad Austin, la poca competitività emersa a Las Vegas ed errori strategici che non sono mancati.
    Il grande weekend del Cavallino a Las Vegas ha così mescolato definitivamente le carte, rimettendo la rossa nelle condizioni di potersi aggiudicare il ruolo di runner up fra i costruttori. Se nei primi due terzi di campionato erano stati i valori in campo a determinare la prevalenza di un team sull’altro, la sensazione è che nel finale di stagione siano stati i passaggi a vuoto a dar forma alla classifica che vediamo oggi. Un fattore che, indipendentemente da chi si aggiudicherà un ruolo che resta di consolazione, deve far riflettere entrambe le scuderie nell’ottica di un’auspicata lotta per il titolo.
    Chi invece potrà dirsi soddisfatto indipendentemente dalla posizione in cui chiuderà il campionato, è Andrea Stella. Il team principal della McLaren è l’artefice di un clamoroso cambio di passo a stagione in corso, che ha permesso alla scuderia di Woking di mettersi nelle condizioni di chiudere al quarto posto. Il team non può alloggiarsi sugli allori, visto che le lunghezze di vantaggio sull’Aston Martin sono soltanto undici. La preoccupazione emersa nella qualifica di Las Vegas affiancata alla ritrovata competitività dell’Aston nelle ultime due tappe, fa si che lo scenario resti aperto fino all’ultima bandiera a scacchi.

    Seppur si tratti di posizioni non di primo pelo, anche sul fondo della griglia c’è la voglia di prevalere, soprattutto nell’ottica dei compensi economici che assumono un valore da non sottovalutare. E’ il caso di Williams e AlphaTauri, divise da sette punti nella lotta per il settimo posto in classifica. A sua volta l’Alfa Romeo si trova nel sandwich del team di Faenza, cinque punti più avanti, nonché di una Haas che ha quattro lunghezze in meno dell’Alfa e che vorrebbe evitare di perdere il duello con l’altro team cliente di Maranello.
    Lottare per una posizione diversa da quella di leader è un qualcosa disdegnato dall’istinto del pilota. Piloti che quest’anno più che mai si sono trovati a fare i conti con la dittatura del binomio Verstappen-Red Bull. In questo scenario assume una posizione d’orgoglio il derby spagnolo fra Carlos Sainz e Fernando Alonso per il quarto posto in classifica piloti. Non sono necessari particolari calcoli cervellotici, i due sono entrambi a quota 200 punti e chi arriverà davanti prevarrà sull’altro. Non bisogna escludere però Lando Norris, a distanza di cinque lunghezze, che spera di avere la meglio fra i due litiganti. Più distante Charles Leclerc, che avrebbe bisogno di tredici punti in più di Sainz per aggiudicarsi il confronto in famiglia. Un derby di casacca più tirato è quello di cui sono protagonisti i due alfieri di casa Alpine. Pierre Gasly si gioca infatti l’undicesima posizione nel mondiale con quattro lunghezze di vantaggio sul compagno e connazionale Esteban Ocon.
    La Classifica Mondiale Piloti F1 2023, prima di Abu Dhabi
    Classifica Mondiale Piloti F1 2023, Las Vegas (Gara) LEGGI TUTTO

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    F1, Alonso esalta Aston Martin: “Il cambio di squadra ha dato i suoi frutti”

    Alonso: “Una piacevole sorpresa”
    “Per me l’Aston Martin è stata una piacevole sorpresa. Abbiamo lottato per il podio in questa prima metà della stagione e sono molto felice di questo. E’ stato bello capire che, dopo alcuni cambiamenti deludenti, questa volta il cambio di squadra ha dato i suoi frutti. Vorrei raggiungere la mia trentatreesima vittoria in Formula 1, sarebbe davvero bello riuscirci”. Queste le dichiarazioni del pilota dell’Aston Martin, Fernando Alonso, rilasciate nel corso di una recente intervista concessa alla rivista GQ. LEGGI TUTTO

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    F1, GP del Brasile: Alonso show e poco altro

    A due settimane dal tanto atteso show di Las Vegas, è arrivata in Brasile un’altrettanto attesa vittoria del solito Max Verstappen. Ma a dare spettacolo nel nulla sportivo di Interlagos ci ha pensato, ancora una volta, il mitico Fernando Alonso.credit: Aston Martin F1 Team

    L’asturiano, al tramonto di un gran premio che ha rappresentato la fotografia più nitida di un mondiale desolante e insipido, ha arpionato un terzo posto che sembrava ormai perduto, quando a un giro dal termine si è visto sorpassare da Sergio Perez.Chissà quanti appassionati, assopiti sul divano, avrà risvegliato Fernando con il suo controsorpasso ai danni del messicano (al quale nulla gira nel verso giusto ultimamente) proprio alle battute finali del gran premio.
    Che siano state le voci di un possibile ritiro del 42enne spagnolo oppure i rumors di un approdo in Red Bull nel 2024 poco importa, è stato bello vedere ancora una volta la zampata di un vecchio leone, un gesto tecnico che è valso due ore di agonia totale. A dimostrazione del fatto che Fernando è un pilota da clonare, per il suo talento e per la sua tenacia.
    Insomma, menomale che c’è Alonso, perché tolto lo shock del ritiro di Lerclerc nel formation lap, causa problema idraulico, che vale al monegasco un soggiorno obbligato a Lourdes, parole dello stesso Charles e tolta anche la falsa partenza del GP, che ha visto l’incidente tra Albon e Magnussen con conseguente red flag, la tappa in Brasile si iscrive di forza alla lista dei gran premi più noiosi dell’anno.

    Per quanto riguarda il resto della griglia, nulla da dichiarare. Una gara senza alcun sussulto né lampo individuale, nella quale Verstappen ha dato l’ennesima dimostrazione di forza (come se ce ne fosse necessità). Norris ha ribadito il trend di crescita della McLaren. Mentre Mercedes e Ferrari, nobili decadute, hanno fatto più di un passo indietro: la prima per motivi di un set up della vettura totalmente sbagliato, la seconda per il problema di affidabilità occorso a Charles e per un distacco che ha separato Sainz dal leader di ben 50 secondi.
    Fa specie pensare, che a tenere banco in un Circus che non diverte affatto debba pensarci il più vecchio, il veterano Fernando Alonso.Quello che ormai è triste notare, è che a due anni dal cambio di regolamento e dall’applicazione del Budget cap, con parallelo aumento del numero di gare e dei nuovi format Sprint, l’idea della Formula spettacolo si stia dimostrando un boomerang gigantesco. Ora spazio allo show di Las Vegas, sperando che anche lì il buon Fernando possa inventarsi qualcosa di magico. LEGGI TUTTO

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    Linee eleganti e fascino irresistibile: ecco la bici Aston Martin da 20mila euro

    La collaborazione
    La J.Laverack Aston Martin .1R utilizza una fusione di anse in titanio parametriche e stampate in 3D e tubi in fibra di carbonio scolpiti. Questo garantisce un telaio che non solo offre una buona miscela di risposta e comfort, ma stabilisce anche nuovi standard di eleganza e bellezza su due ruote. Oliver Laverack, co-fondatore di J.Laverack Bicycles, ha dichiarato che “la collaborazione con il team di Aston Martin ha permesso di sviluppare nuove idee e innovazioni, la cui applicazione ha creato una bicicletta più avanzata di qualsiasi altra attualmente disponibile sul mercato.”
    Poi prosegue: “Lavorando in collaborazione con Aston Martin non solo abbiamo portato le nostre biciclette in titanio a nuovi livelli, ma abbiamo anche sbloccato una vera e propria innovazione all’interno dell’industria ciclistica, creando una bicicletta con livelli impareggiabili di artigianalità e ingegneria delle prestazioni. Ogni componente è stato progettato per essere parte del tutto e per sposarsi perfettamente con gli elementi adiacenti, raggiungendo un grado di integrazione insuperabile, che pone le basi per il design senza bulloni della J.Laverack Aston Martin .1R”.
    La J.Laverack Aston Martin .1R
    Possiamo intanto dire che la J.Laverack Aston Martin .1R è caratterizzata da linee pulite. Le pinze dei freni integrate a quattro pistoncini hanno richiesto lo sviluppo di un’attrezzatura di prova su misura, di conseguenza, sull’intera bicicletta, non è visibile un solo cavo o tubo flessibile. La .1R non solo adotta la maestria progettuale dei programmi di supercar e hypercar di Aston Martin, ma beneficia anche dei vertici dell’ingegneria delle biciclette da strada.
    Marek Reichman, vicepresidente esecutivo e direttore creativo di Aston Martin, ha dichiarato che “la J.Laverack Aston Martin .1R è essenzialmente una hypercar in titanio su due ruote. La genialità semplice e intelligente sta nel modo in cui abbiamo fuso i progressi ingegneristici della moto con la purezza del design delle prestazioni per offrire un’esperienza di guida visceralmente esaltante. Il risultato è una forma distintiva, nata dalla tradizione e dalla tecnologia e realizzata a mano utilizzando solo i materiali più avanzati, che si addice al pedigree e alla natura lungimirante delle nostre due iconiche aziende britanniche.”
    Ogni proprietario sarà invitato presso la sede Aston Martin di Gaydon dove avrà luogo un allestimento completo con i fondatori di J.Laverack, che offrirà infinite possibilità di personalizzare la propria .1R. I clienti potranno poi selezionare le stesse palette di colori e le stesse finiture disponibili sulle auto Aston Martin, dando così la possibilità a chi volesse di abbinarci auto e moto. Nel frattempo, ognuno sarà in grado di specificare la versione che desidera di una .1R grazie all’integrazione della bicicletta da strada nel configuratore online di Aston Martin. Oltre alla sella e al nastro del manubrio, questo strumento digitale consente agli utenti di specificare individualmente il colore dei tubi, dei naselli, delle forcelle, dell’attacco manubrio, del reggisella e delle gocce del manubrio.
    Per chi volesse, la fibra di carbonio può essere lasciata nuda per mettere in risalto il suo materiale. Accenti come le calotte del movimento centrale, le pinze dei freni e i centri dei dischi dei freni hanno un rivestimento ceramico che può essere evidenziato in bronzo o attenuato in nero. La bicicletta infine sarà data con una propria custodia, in alluminio o in carbonio, che fungerà sia da soluzione da viaggio sia da luogo in cui esporre la .1R in modo appropriato. Ogni valigia da viaggio .1R includerà poi una pompa da pista abbinata, con manici rivestiti in Alcantara o in pelle.
    Nel dettaglio
    J.Laverack Aston Martin .1R è stata progettata con l’obiettivo di garantire prestazioni ed esperienza di guida. L’uso di quattro pistoni invece dei soliti due conferisce una maggiore progressione e sensibilità alle leve. Il telaio della .1R mostra una miscela simile di forma e funzione: utilizzando una combinazione di titanio Ti 6Al/4V, noto per le sue qualità di guida vivace, e di fibra di carbonio per fornire la rigidità necessaria, la .1R ha una reattività che piacerà ovunque, dal ruvido acciottolato delle Fiandre alle impennate dei Pirenei.
    Inoltre, i badge metallici di questa bicicletta, incastonati sotto la vernice, hanno una misura di appena 40 micron di spessore e impiegano lo stesso processo utilizzato per il badge dell’Aston Martin Valkyrie, che è stato soprannominato lace wing. Il design delle ruote della hypercar si intravede in miniatura nei tappi dei pistoni in titanio dei freni della bicicletta, mentre se si ispezionano le coppe lavorate sul movimento centrale filettato della .1R si noterà un parallelismo con i dadi centrali delle ruote della Aston Martin Valkyrie.
    Altri dettagli che meritano attenzione sono gli steli forati, che rispecchiano la linea di demarcazione laterale di una Aston Martin DB12, pur lasciando lo spazio necessario per il passaggio interno dei tubi dei freni; passando ai perni passanti in titanio, questi hanno uno spessore delle pareti di soli 0,7 mm in alcuni punti. I clienti, infine, potranno scegliere tra i tre gruppi a 12 velocità utilizzati dai professionisti dell’UCI World Tour. Che si preferisca Shimano Dura-Ace Di2, Campagnolo Super Record Wireless o SRAM RED eTap AXS, la J.Laverack Aston Martin .1R può essere costruita di conseguenza.
    Le sue ruote AERA Components Æ|55 sono un’esclusiva della .1R, con cerchi tubeless in carbonio profondi 55 mm e con una larghezza interna di 22 mm. Sono allacciati con 28 raggi Sapim CX-Ray che continuano la combinazione di colori neri sulle ruote, così come i mozzi che sono stati progettati specificamente per la .1R e sono lavorati in alluminio aerospaziale ad alta resistenza prima di essere rifiniti in un colore nero brevet personalizzato. Continental ha anche creato una versione speciale in nero stealth da 30 mm dei suoi pneumatici GP5000S TR, che sono la larghezza ottimale per i cerchi in carbonio appositamente realizzati, e offrono una buona miscela, come dicevamo sopra, di velocità e comfort. La J.Laverack Aston Martin .1R fa il suo debutto pubblico al Rouleur Live di Londra oggi giovedì 2 novembre e il suo costo è di 20mila euro.
    Se hai un’auto di questi colori sei a rischio incidente: l’indagine LEGGI TUTTO

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    F1, Alonso valuta l’addio all’Aston Martin: due clamorose opzioni per il futuro

    Alonso, quale futuro?
    Stando a quanto riportato dal giornalista spagnolo Albert Fabrega e da quello polacco Daniel Bialy, il futuro di Fernando Alonso in Formula 1 sta diventando molto incerto. Se fino a qualche settimana fa la presenza dello spagnolo nella griglia del 2024 sembrava certa, ora qualcosa potrebbe davvero cambiare. Se il due volte campione del mondo decidesse di lasciare l’Aston Martin avrebbe a sua disposizione due opzioni: la prima sarebbe quella del ritiro dalle gare, mentre la seconda potrebbe portarlo addirittura in Red Bull per sostituire Sergio Perez al fianco di Max Verstappen. Entrambe gli scenari, qualora dovessero verificarsi, avrebbero del clamoroso. LEGGI TUTTO

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    F1, rumors: Fernando Alonso in Red Bull nel 2024

    Se li chiamano rumors, dal latino rumor: “chiacchiera”, un motivo ci sarà. Ma la voce fatta uscire dal giornalista polacco Daniel Bialy che vedrebbe un Alonso non solo fuori dalla Aston Martin, ma addirittura in quota Red Bull (al posto di Perez nel 2024) avrebbe del clamoroso.credit: Aston Martin F1 TeamLa bomba di mercato sembra da una parte frutto nonché conseguenza diretta delle voci che si sono rincorse nelle ultime settimane, secondo le quali l’Aston Martin sarebbe in procinto di un passaggio di testimone, con un Lawrence Stroll ormai sempre più lontano dal Paddock. Dall’altra parte appare un po’ come una di quelle congetture totalmente infondate, buttate lì nel pentolone di un mondiale finito, senza sapore né pepe.
    Alonso in Red Bull, a quasi 43 anni, è uno di quelli scenari di fantamercato capace di far gola anche al più composto tra gli appassionato o gli addetti ai lavori. Soltanto l’idea di un possibile dualismo tra il pilota asturiano e l’ormai tre volte campione del mondo Max Verstappen è entusiasmante. Pesa il carattere dei due, pesa la storia, con quel precedente, quel duello fratricida che nel 2007 esplose in Mclaren tra Hamilton e proprio lo stesso Fernando Alonso. Una guerra intestina che poi finì per favorire Kimi Raikkonen, campione del mondo quell’anno. Certo è passato giusto qualche lustro da quella scomoda convivenza, ma il ricordo è più che limpido. Proprio questo fattore ci fa pensare che la Red Bull difficilmente possa puntare su uno con il carattere di Fernando, andando a rischiare di intaccare il meccanismo perfetto creatosi negli ultimi anni a Milton Keynes.

    Bisogna anche riconoscere a Fernando una sorta di maturazione caratteriale, che si è notata proprio tra le fila dell’Aston Martin, dove ha spesso interpretato il ruolo di fratello maggiore del compagno, nonché figlio del proprietario, Lance Stroll.
    Nelle prossime settimane capiremo se si tratta di una classica boutade oppure di una vera e propria prospettiva, una rivoluzione capace di innescare un effetto domino che si andrebbe poi ad abbattere su tutta la griglia. LEGGI TUTTO