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    Scintille tra Iannone e Razgatlioglu: botta e risposta al veleno in Superbike

    Dopo le polemiche esplose al termine di Gara-2, Andrea Iannone ha deciso di rompere il silenzio e rispondere direttamente a Toprak Razgatlioglu. Il pilota turco della BMW, infatti, aveva puntato il dito contro il portacolori del team Go Eleven, accusandolo di aver fatto una partenza anticipata e di aver esagerato nella bagarre nei primi giri della corsa. “Perché ha contrattaccato anche se aveva una penalità da scontare? Ah già, è pilota Ducati. Ha fatto un bel lavoro, con Bulega non l’avrebbe fatto, anche se un cruscotto che segnala la penalità sono sicuro che ce l’abbia”, aveva dichiarato infastidito Ratzagatlioglu al termine della gara, riferendosi a Iannone (e in parte ad Andrea Locatelli, finito anch’egli nel mirino del turco per alcune manovre considerate troppo aggressive).  LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Marc Marquez operato con successo alla scapola destra

    MADRID – Dopo una visita di controllo per valutare la lesione alla scapola destra, Marc Marquez è stato operato con successo presso l’Ospedale Ruber Internacional di Madrid, come ha reso noto la Ducati attraverso un comunicato ufficiale. Lo stesso team medico che aveva seguito il pilota sette giorni fa ha constatato che la frattura del coracoide e la lesione dei legamenti non mostravano segni sufficienti di stabilizzazione dopo una settimana di immobilizzazione. Per questo motivo, “a fronte del rischio di instabilità residua, si è deciso di procedere con un intervento di stabilizzazione chirurgica e con la ricostruzione dei legamenti acromioclavicolari”, si legge nella nota della casa di Borgo Panigale. LEGGI TUTTO

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    Superbike,Bulega può ancora sognare il Mondiale  

    Toprak Razgatlioglu mette il 21° mattoncino stagionale verso il bis mondiale con la Bmw (terzo personale dopo quello del 2019 con la Yamaha) in Superbike prima di salire in MotoGP (Yamaha Pramac), ma Nicolò Bulega reagisce e porta il campionato ancora vivo all’ultimo round in programma questo fine settimana a Jerez, nel sud della Spagna. La domenica portoghese dell’Estoril segna ancora un botta e risposta dei due assoluti protagonisti d LEGGI TUTTO

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    8 Ottobre 2000, il perfect day della Scuderia Ferrari

    Ci sono degli eventi che hanno un potere evocativo talmente elevato che ognuno di noi è in grado di dire dove si trovasse o cosa stesse facendo quando sono avvenuti: l’11 settembre 2001 o il 9 novembre 1989, oppure – per gli sportivi – il 9 luglio 2006, il 13 luglio 2025 o… l’8 ottobre 2000, oggi 25 anni fa.
    Quando i colori dell’arcobaleno tinsero finalmente i cieli di Maranello in Italia era l’alba di una uggiosa domenica, mentre dall’altra parte del mondo, a Suzuka, Michael Schumacher tagliava il traguardo vincendo il titolo piloti colmando un’attesa di 21 anni. Ricordo dov’ero, cosa indossavo, il volume del televisore tenuto basso per non svegliare i vicini, il silenzio della casa, l’interminabile trasmissione pre-gara che non voleva saperne di finire, il troppo sonno che impediva di capire le spiegazioni sui dati emersi dal warm-up mattutino, le discutibili magliette della presentatrice Luana Ravegnini, il non sapersi decidere fra piangere e ridere durante quel dannato ultimo giro. Ci sono giorni in cui persone distanti anni luce da te fanno qualcosa che rende la tua vita più bella anche solo per un giorno, che ti fanno dimenticare la tua deprimente vita universitaria, il tuo perenne 2 novembre sentimentale, le amiche che ti usano come taxi e le facce a punto interrogativo dei tuoi genitori che ti guardano barcamenarti nei tuoi 21 anni, loro che a quell’età già avevano famiglia, mentre tu picchi i pelouche quando sbagli a ripetere gli argomenti degli esami. L’8 ottobre 2000 la mia vita è stata invidiabile e bellissima, grazie a Michael Schumacher e alla Scuderia Ferrari.
    Niente streaming, niente live su blog, niente contenuti spezzettati, niente repliche, soggettive, replay istantanei o ansia condivisa nella timeline di qualche social network: se volevi vedere il Gran Premio c’era la diretta Rai, la pay tv per quelli che si davano le arie e se volevi condividere la trasmissione con qualcuno lo invitavi a casa oppure gli telefonavi, chè i cellulari non li avevano mica tutti, e poi gli sms si pagavano. Se volevi unirti al dibattito, andavi al bar, oppure commentavi la Gazzetta dello Sport con gli amici all’università e magari ti riusciva di rimorchiare qualche belloccio perché – accidentaccio! – una ragazza tifosa appassionata di tecnica era quasi una rarità. Per conferme chiedete a qualcun altro, però, perché evidentemente io ero difettosa.
    Se potevi affidarti a un valido modem a 56k, potevi dire la tua nei primordiali forum che le principali testate giornalistiche iniziavano a tenere aperti per avere un contatto diretto con gli appassionati, magari qualche famoso giornalista poteva notare il tuo commento e risponderti. Io ero Laurouge – sic!- e nessuno famoso o non, m’ha mai filato di striscio.
    Io avevo soltanto una raccolta di giornali sportivi, una bandiera taroccata che appendevo a mo’ di lenzuolo steso ad asciugare – per l’ilarità del vicinato – e una bandierina molto più che taroccata della Ferrari turbo ’87 che porto nella mia macchina da quasi 30 anni, oltre a una figurina da collezione di Riccardo Patrese, che negli anni ha avuto una vita propria. Che tenerezza, pensando al merchandising selvaggio che si vede oggi!
    Se ripenso a cosa provavo 25 anni fa, non ricordo né ansia né patema, ma consapevolezza. Perché eravamo vicini, perché le 3 stagioni precedenti non erano state solo un supplizio di Tantalo, ma un lento e inesorabile procedere verso l’obiettivo, culminati dal Costruttori vinto l’anno prima: per qualche strana ragione, io, ragazzina all’inseguimento dell’autostima, avevo l’incrollabile certezza che quella era la volta buona, che tutto sarebbe finito o tutto sarebbe ricominciato daccapo. Il mio diario delle gioie, del resto, parlava chiaro: da qualche anno tenevo una specie di conteggio dei momenti felici, la quasi totalità dei quali erano vittorie della Ferrari che, nel corso degli anni, erano via via aumentate; si trattava di statistica, non ti semplice tifo: la vittoria, quella che aspettavamo da 21 anni, sarebbe arrivata. E la cosa era molto romantica, se si pensava che io l’ultima vittoria, nel 1979, l’avevo vista dalla culla: nel mio caso, si poteva dire davvero che l’attesa era durata una vita.
    Che cosa è rimasto di quella vita 25 anni dopo? Ho i capelli rossi che ho tanto desiderato a vent’anni, ho smesso di cercare di rimorchiare i bei ragazzi parlando di motori da quando ho beccato quello giusto diciannove anni fa, da un famoso giornalista sono riuscita a farmi offrire caffè e cornetto in un bar di corso Buenos Aires, ho l’autografo di Patrese su quella celebre figurina e scrivendo su di un blog non sono diventata una scrittrice acclamata, ma ho incontrato tanta gente alla quale voler bene, una seconda famiglia. È un bel po’ di tempo che non mi esce qualche lacrima “sportiva”, ma più di uno s’è commosso leggendo le cose che scrivo.
    Cosa è rimasto di quelle sensazioni, dopo 25 anni, al cospetto dell’attuale Ferrari? L’amarezza e la sconcertante certezza che le cose sono destinate a rimanere così per chissà quanto altro tempo. Non c’è supplizio di Tantalo nella Ferrari del 2025, ma horror vacui, la strisciante sensazione che, mentre gli altri innovavano, costruivano dal nulla, cadevano e si rialzavano, si dissipava un patrimonio di saper fare che, unito a un’incrollabile volontà, eccellenze tecniche e un super pilota di ghiaccio dal cuore molto tenero, ci aveva portato a ridicolizzare la concorrenza per anni. Ma il passato glorioso è ora una gabbia dorata, il presente è un gratta e vinci a vuoto e la polvere sui poster celebrativi la cosa più concreta. Il futuro? Un rassegnato “vabbè”.
    Sullo sfondo, la Formula Uno è un carrozzone che si autodefinisce spettacolare dove le uniche cose che non fanno un rumore bestiale sono i motori delle macchine.
    L’8 ottobre 2000 è una di quelle giornate perfette, just a perfect day, come dice la canzone, che sei fortunato a condividere con qualcuno che ami, ma che ti scaldano il cuore anche se sei da solo. Da qualche parte una bandiera ancora impregnata di aria salmastra, una collezione di ritagli di giornale, un poster impolverato e una lista di momenti memorabili mai più allungata aspettano di essere tirati fuori o che valga ancora la pena di sostituirli con qualcosa di nuovo. LEGGI TUTTO

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    Marc Marquez racconta i momenti drammatici: “Mi hanno tagliato un osso per rimetterlo a posto…”

    Il trionfale ritorno di Marc Marquez al vertice della MotoGP ha catturato l’attenzione di Dazn. Il suo percorso di rinascita è stato celebrato in un documentario “Marc, More Than a Return”. Lo stesso Marquez, pluricampione, rivive i momenti più duri del suo cammino, come il quarto intervento all’omero del braccio destro, eseguito negli Stati Uniti. “Tagliare un osso per riattaccarlo, solo per continuare a gareggiare, l’ho fatto per rispetto di me stesso e amore per questo sport”, confessa. E dopo aggiunge: “Questo campionato è come un sogno. Molto speciale e meritato, considerando tutto quello che ho passato”. La sfortuna però ha bussato alla sua porta di recente: adesso deve fare i conti con un problema alla spalla. Nulla rispetto a quello che ha dovuto subire negli anni passati.   LEGGI TUTTO

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    “Si racconta solo una parte della storia…Grazie Ferrari”: Hamilton torna a parlare

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    Ferrari, caos, tensioni, scuse e retroscena: Leclerc guarda già altrove

    Si stava meglio quando si stava peggio, signora mia, quando c’era quello che ripeteva: dobbiam capire. Perché la propedeutica di fronte al problema, o ai problemi, era lineare: individuazione, comprensione, correzione. 

    Oggi i guai non li scopri uno per uno: grandinano. E la tendenza è esattamente contraria rispetto a un anno fa: lo sviluppo della macchina non è stato un punto di forza per Maranello, ma la radice scoperta in cui si è ripetutamente inciampato. Non pervenuto il frutto del lavoro dell’iper-specialista Loic Serra. 

    Ferrari, un rendimento in picchiata

    Andando avanti nella stagione, passando prima dalla regola contro la flessione delle ali anteriori (molto ben dribblata dalla Mercedes, come s’è visto a Singapore) e poi dalla sospensione posteriore della SF-25 rivista dopo mesi di lavoro, il rendimento delle Rosse è peggiorato. La curva è andata in picchiata – mesta coincidenza – da quando il contratto di Fred Vasseur è stato prolungato di altri tre anni: era il 31 luglio e da allora sono state corse cinque gare, la cui classifica avulsa parla da sola. La Ferrari con soli 50 punti (10 a GP), doppiata da McLaren (134), Mercedes (105) e quasi anche da Red Bull (98), ha avuto un rendimento non troppo più brillante rispetto a Williams, Aston Martin e Racing Bulls.

    Ferrari, l’ultima grana

    I freni roventi e la continua raccomandazione ai piloti di andare piano per raffreddarli sono stati solo l’ultima grana tecnica, nel quadro di una macchina che non ha carico aerodinamico e per andare veloce deve viaggiare a pancia bassa, però più tanto non si può, altrimenti si finisce squalificati come in Cina. Inquietante è la percezione di una squadra in cui non funziona più nulla: Leclerc punta il dito sulla macchina, Hamilton sulla squadra (divisione dei reparti, procedure, protocolli di lavoro). I tecnici si dannano e Vasseur è giunto al sesto mese di lettura delle scuse: tra i consueti richiami al «buon passo di gara», al «potenziale inespresso» e alla «mancata esecuzione», domenica ha detto che «Lewis era fantastico ma ha spinto così tanto da aver surriscaldato i freni». Insomma il bug della Ferrari sarebbe l’eccesso di perfezione, già citato dopo la doppia squalifica di Shanghai.

    Aria tesa a Maranello, tensioni al box

    Tutto questo rovina ulteriormente il clima in squadra, con l’emergere di nuove tensioni. Sabato dopo le qualificazioni i toni tra Vasseur e un tecnico apicale si sono inaspriti in una discussione molto tesa: da Maranello trapela che l’interlocutore fosse Matteo Togninalli, capacissimo capo dell’ingegneria di pista. 

    Tra gli stessi tecnici c’è chi ce l’ha con Leclerc per le sue critiche senza sconti alla monoposto e a come questa viene gestita. Charles domenica notte senza infingimenti: «La Mercedes ha fatto grandi passi avanti come Red Bull ne aveva fatti qualche gara fa, noi invece no; difficile in queste condizioni essere ottimista e pensare che la situazione possa cambiare negli ultimi GP».

    Ferrari, il nuovo ciclo tecnico

    Ora dal suo entourage trapela la volontà di spostare la sede delle grandi decisioni dal cuore alla testa: il nuovo ciclo tecnico in arrivo non può essere sprecato e dunque si parla con diverse squadre in ottica 2027, giacché il pilota non può compromettere l’intera sua carriera per amore della Scuderia. Le scelte matureranno solo nel 2026 e ciò vale per tutti i piloti, che prima di dare una direzione al loro futuro vogliono vedere la validità dei nuovi progetti. Le possibili varianti di mercato costituiscono oggi un fitto reticolo, al centro del quale ci sono la Mercedes – si dice in grande vantaggio nella progettazione del nuovo motore – e la sua cliente McLaren. 

    Ecco: spaventa che, in tanto sperdimento tecnico, a Maranello questo gruppo con queste idee, in questo clima cupo e teso, con questo team principal, stia progettando la macchina che deciderà i destini ferraristi dei prossimi cinque anni.  LEGGI TUTTO

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    Marquez che sfortuna, frattura alla spalla confermata: quali gare salterà in MotoGp

    Le sensazioni a caldo, subito dopo l’incidente con Bezzecchi nel Gp di Indonesia, sono purtroppo state confermate, anche se a Marc Marquez, poteva anche andare peggio. Il campione del Mondo della MotoGp è volato subito da Mandalika a Madrid per sottoporsi a controlli più approfonditi alla spalla destra lesionata nella caduta e gli esami hanno confermato una piccola frattura ed una lesione legamentosa. LEGGI TUTTO