TORINO – Ma sarà vero che sei squadre sono a rischio sforamento del budget cap? L’insinuazione è di qualche giorni addietro ed è arrivata da Christian Horner, team principal della Red Bull. Non elegantissimo che sia lui a dirlo, visto a tutt’oggi la sua squadra è l’unica che ha infranto il tetto di spesa e l’unica che per questo ha stata penalizzata. Però il sasso nello stagno lo ha lanciato. A questo punto è venuto facile a Mattia Binotto raccogliere la provocazione e rilanciare: «Sento anche io le voci del paddock, leggo anche io siti e media. Non so se ci siano sei squadra a rischio, ma se davvero esistessero posso dire che la Ferrari non è tra quelle, visto che noi abbiamo agito in maniera da evitare qualsiasi sforamento. Però il dubbio viene, specie se si vedono squadra che continuano a sviluppare sino alla fine». Nessun nome, ovviamente. Ma basta guardare il rendimento delle ultime gare per capire se si allude alla Mercedes.
La questione dell’efficienza
La questione, a questo punto, non è solo di allusioni o insinuazioni, ma di metodo. Bisogna che la Fia, grazie anche all’esperienza che ha accumulato in questo primo anno di vigenza del regolamento finanziario, non impieghi tutto il tempo che ha impiegato nel 2022 per mettere a fuoro le infrazioni del 2021. Lo chiedono un po’ tutti, anche se è la Ferrari a farsi interprete di questa esigenza: «Bisogna che si aumenti il numero degli ispettori – dice ancora Binotto – e che la Fia impieghi più risorse. Se ci sono state infrazioni, è necessario saperlo molto prima». Ma intanto a Maranello hanno finito i soldi da tempo (preferendo, va detto, concentrare le proprie attenzione sulle auto del 2023). Mentre altri sembrano non avere problemi di questo genere. Come mai? Sarà solo una maggiore efficienza? Il dibattito è aperto.
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