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Il vero valore delle 100 vittorie di Lewis Hamilton in Formula 1

Lewis Hamilton, nel bene e nel male, è una macchina da record. Grazie alla tanto fortunosa quanto caparbia vittoria ottenuta al GP di Russia, il campione inglese ha conseguito il suo centesimo “urrà” in Formula 1.

Numeri, appunto, record. In 281 Gran Premi sinora disputati, Hamilton ha conquistato 100 vittorie, 101 pole-position, 176 podi complessivi, 7 titoli mondiali (2008, 2014, 2015, 2017, 2018, 2019, 2020). Dal GP di Australia 2007 al GP di Russia 2021, Hamilton ha costruito un autentico impero (non solo sportivo), trasformando — peraltro — la sua stessa immagine: da semplice pilota a paladino trash del “politically correct” ormai solo prestato alla F1 ed in grado di muovere egli stesso i fili della F1 e del team in cui opera.

Il confronto con i campioni che l’hanno preceduto nasce sì spontaneo ma, invero, lascia il tempo che trova.

Diciamolo francamente: le 100 vittorie di Hamilton non hanno più valore delle 91 conseguite da Michael Schumacher, delle 53 di Sebastian Vettel, delle 51 di Alain Prost, delle 41 di Ayrton Senna, delle 32 di Fernando Alonso, delle 31 di Nigel Mansell, delle 27 di Jackie Stewart, delle 25 di Jim Clark e Niki Lauda, delle 24 di Juan Manuel Fangio o delle 23 di Nelson Piquet e Nico Rosberg. E l’elenco potrebbe continuare…

Anzi, considerate le epoche nelle quali essi hanno operato, il peso specifico — ad esempio — delle 14 vittorie di Graham Hill, delle 12 di Mario Andretti o delle 6 di John Surtees assume un valore probabilmente maggiore rispetto a quello caratterizzante i 100 successi ottenuti da Hamilton.

Impero, dicevamo. Ebbene, Lewis Hamilton deve la maggior parte delle sue vittorie al sodalizio con Mercedes. Nato nel 2013 ai tempi della F1 W04, questo è esploso nel 2014, allorché la F1 ha abbracciato le motorizzazioni Turbo-ibride. Dal quel 2014, la Mercedes ha monopolizzato i titoli iridati. Hamilton conquista la sua prima vittoria al volante di una Mercedes nel 2013 (GP d’Ungheria), ma dal 2014 al GP di Russia 2021 coglie una sequela di trionfi senza eguali.

È così che 79 delle sue 100 vittorie sono ottenute al volante di monoposto della scuderia anglo-tedesca con sede a Brackley. Le restanti 21 sono conseguite al volante di vetture McLaren (2007-2012), team grazie al quale Hamilton conquista il suo primo titolo Piloti (2008).

Michael Schumacher si issa al secondo posto in questa speciale classifica. 91 vittorie globali, 72 delle quali conseguite negli anni che vanno dal 1996 al 2006, quando il campione tedesco milita nella Scuderia Ferrari. I rimanenti 19 successi sono frutto del binomio con la sorprendente Benetton, scuderia che Schumacher porta al titolo iridato nel biennio 1994-1995.

Decisamente più variegato il palmarès conseguito da Sebastian Vettel. Il campione tedesco, infatti, è stato in grado di salire sul gradino più alto del podio con tre costruttori diversi: Toro Rosso, Red Bull e Ferrari. Con il team anglo-austriaco di Milton Keynes, Vettel coglie ben 38 vittorie (2009-2014); 14 i GP vinti in Ferrari (2015-2020), 1 in Toro Rosso (2008).

Ayrton Senna e Alain Prost hanno segnato la storia della F1 Anni ’80 e ’90. Ed entrambi hanno colto i rispettivi maggior successi al volante di monoposto McLaren. Il brasiliano ne centra 38 tra il 1988 ed il 1993, il francese 35 (1984-1989). Il bottino di Senna è completato dalle 6 vittorie colte ai tempi della Lotus (1985-1987). Prost, dal canto suo, può vantare ulteriori 21 GP vinti: 9 con la Renault (1981-1983), 7 con la Williams (1993), 5 con la Ferrari (1990-1991).

Se Nigel Mansell può esibire ben 28 trionfi al volante di vetture Williams (1985-1988; 1991-1994) e 3 al volante della Ferrari (team in cui milita nel biennio 1989-1990), Jim Clark vanta una carriera — per così dire — “monocolore”.

L’immortale campione scozzese, infatti, ha al proprio attivo — dal GP dei Paesi Bassi 1960 al GP del Sudafrica 1968 — 72 GP iridati, tutti al volante di monoposto del Team Lotus. Pertanto, anche le sue 25 vittorie complessive sono conseguite al volante delle rivoluzionarie “libellule” realizzate da Colin Chapman.

Nico Rosberg e Mika Hakkinen, piloti che hanno ottenuto rispettivamente 23 e 20 vittorie in carriera, fanno compagnia a Jim Clark. Se Rosberg ha conseguito tutti i suoi successi in Mercedes (2012-2016), il campione finlandese deve tutto alla McLaren, scuderia nella quale milita dal 1993 al 2001.

Se non fosse per quel clamoroso trionfo in quel di Spa-Francorchamps 1998, Damon Hill avrebbe colto tutti i suoi successi in Williams. 21 delle 22 vittorie colte dal figlio d’arte britannico, infatti, sono merito della scuderia di Grove (1993-1996).

Clark e non solo. Citando solo i piloti campioni del mondo, Alberto Ascari ha ottenuto le sue 13 vittorie al volante di vetture Ferrari, tra il 1951 ed il 1953. Destino che toccherà anche Mike Hawthorn: iridato nel 1958 con una sola vittoria, si impone in 3 GP: Reims 1953, Pedralbes 1954, Reims 1958. Sempre e solo al volante di vetture di Maranello.

Clark e non solo. Jochen Rindt, iridato postumo nel 1970, si aggiudica — in carriera — 6 GP (1969-1970), tutti al volante di vetture Lotus. Keke Rosberg, invece, legherà i suoi successi ed il suo titolo mondiale (1982) alla Williams: 5 successi colti tra il 1982 ed il 1985.

Clark, dopo Clark e prima di Clark. Phil Hill, statunitense iridato nel 1961, deve il proprio successo in F1 alla scuderia fondata da Enzo Ferrari. 3, infatti, le vittorie colte da Hill, tra il 1960 ed il 1961, tutte al volante di monoposto del Cavallino.

Ci fermiamo qui. Il mondo delle statistiche, delle vittorie e del rapporto tra piloti e costruttori è vasto, ampio, ricco di curiosità: non mancheranno occasioni di approfondimento a riguardo.

Un dato, tuttavia, salta immediatamente all’occhio: tutti i più grandi campioni di F1 hanno potuto cogliere reiterati successi solo e soltanto grazie al predominio tecnico di una qualsivoglia scuderia. Oggi è la Mercedes, ieri era la Red Bull, in passato erano Alfa Romeo, Maserati, Mercedes (atto primo), Ferrari, Cooper, Lotus, Brabham, BRM, Matra, Tyrrell, McLaren, Williams.

Tutte, quando vittoriose, hanno saputo edificare una autentica egemonia tecnico-sportiva, sovente duratura negli anni. Persino la meteora Brawn GP, nel 2009, ha potuto cogliere quell’impronosticabile titolo mondiale grazie ad un predominio iniziale capace di tagliare le gambe alla concorrenza.

Un pilota può vincere solo se supportato da una vettura competitiva, una vettura competitiva può vincere e ambire al bersaglio grosso solo se condotta da piloti vincenti.

Facilmente, Lewis Hamilton allungherà la sua striscia di vittorie, beneficiando della corrente competitività della Mercedes. Al contempo, Max Verstappen potrà incrementare il proprio bottino, attualmente pari a 17 vittorie, dall’alto di una Red Bull in stato di grazia e finalmente di nuovo in lizza per il titolo Piloti.

Vittorie e record: una narrazione sportiva ancora in divenire.

Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/NUCdFuREj8Y/il-vero-valore-delle-100-vittorie-di-hamilton-in-formula-1.php


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