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Phoenix, molto più di un Challenger

“Come ho sempre fatto, mi affido al processo, lavoro duro e resto concentrato. La stagione è lunga e tornerò presto al mio massimo livello. Apprezzo tantissimo tutto il sostegno. Io e il mio team abbiamo deciso di partecipare al torneo di Phoenix la prossima settimana. Ringraziamo l’@arizonatennisclassic per averci concesso la wild card”.

In queste poche parole affidate ai social si legge tra le righe tutta la reazione “rabbiosa” del Campione Matteo Berrettini, che ha scelto di scendere di categoria e giocare il qualificato Challenger al via questa settimana in Arizona. Una scelta che riteniamo assai corretta perché a Matteo manca ritmo, mancano le migliori sensazioni, manca quella fiducia che ti fa scattare il corpo e la testa verso la palla, per colpirla sempre più forte e con accuratezza. Quando si cade da cavallo t’insegnano che l’unica medicina è rimontare immediatamente in sella e ripartire. Così Berrettini dopo la brutta sconfitta ad Indian Wells decide di rigiocare subito perché ne sente il bisogno, e pazienza se è in un Challenger, categoria che aveva abbandonato da tempo. E chissà che il caso per una volta abbia pure indirizzato “bene” gli eventi: l’azzurro questo torneo non pensava di giocarlo affatto, ma… l’ha già vinto nel recente passato. La speranza è che proprio su quei campi che già conosce Berrettini riesca a ritrovare quella “confidence” che tanto gli manca. È un Challenger, ma non sarà affatto una passeggiata per Matteo. Infatti, a ben guardare il draw, quello di Phoenix è praticamente un 250 e nemmeno dei peggiori. Del resto questo torneo non solo quest’anno porta in campo un livello molto alto. Ripercorriamo brevemente la storia del tennis a Phoenix.

Un tempo (dal 1986 al 2005) a rappresentare lo stato dell’Arizona nel calendario dell’ATP c’era Scottsdale. Ricordo da ragazzo la gioia per la vittoria di Stefano Pescosolido in finale contro Brad Gilbert. Era il 1992 e il nome di Pescosolido si inseriva in un albo d’oro incredibile in cui figuravano senza grosse eccezioni, (almeno fino agli anni 2000), nome di grandi tennisti come Agassi, Courier, Lendl, McEnroe, Ferreira, Hewitt, Philippoussis, Pernfors.

Poi dal 2005 niente più circuito ATP in Arizona fino al 2019 quando il glorioso Phoenix Country Club ha ospitato la prima edizione di un Challenger collocato strategicamente fra il Master 1000 di Indian Wells e quello di Miami. Non uno dei tanti Challenger in calendario quindi, ma un torneo unico fra quelli della sua categoria per la caratteristica di poter accogliere i delusi del primo Master 1000 sul cemento americano e di poter avere un cut off accostabile a quello di un ATP 250.

Un challenger di lusso quindi e il primo nome che compare nell’albo d’oro di questo torneo è proprio quello di Matteo Berrettini.
In un tabellone in cui le prime quattro teste di serie sono Goffin, Chardy,Millman e Kukushkin, Matteo (da numero 57 del mondo) batte nell’ordine Kovalik, Gojowczyk, Sonego, Andreozzi e si impone in finale su Mikhail Kukushkin, (in quel momento numero 43 nella classifica ATP), al termine di una partita tiratissima, con Berrettini capace di annullare un match point prima di rimontare e chiudere con il punteggio di 3-6 7-6 7-6.

Non disputato nei successivi due anni a causa del covid, il torneo di Phoenix riapre i battenti nel 2022, anno in cui le prime quattro teste di serie sono Paire, Musetti, Rinderknech e Struff. A trionfare in questa edizione è però Denis Kudla che riesce ad emergere in una parte di tabellone presidiata da Musetti, Wolf e Verdasco per poi battere in finale il tedesco Altmaier. Poca fortuna per gli italiani questa volta: Cecchinato viene sconfitto al primo turno da Verdasco e Musetti al secondo da JJ Wolf.

Trascorso un anno, il Challenger di Phoenix è di nuovo alle porte e questa volta porta con sé il titolo di primo torneo della categoria 175 in programma nel calendario ATP. Nel momento in cui scriviamo ben 12 giocatori fra i top 60 del mondo sono iscritti al torneo e lo spettacolo, siamo certi, non mancherà sui campi dello storico Phoenix Country Club.

Antonio Gallucci


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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