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La leggenda di Jim Clark: il mito più sottovalutato della storia della F1

Ci sono uomini, in questo mondo, che hanno bisogno di farsi in quattro per entrare nei libri di storia. Tra gesta sportive passate in secondo piano e caratteri poco inclini alle logiche dello spettacolo. Uno di questi è sicuramente Jim Clark, nato in Scozia il 4 marzo 1936, esattamente 86 anni fa. Una vita, quella dello Scozzese Volante, legata inizialmente al mondo della terra, dell’agricoltura, trasformatasi velocemente in passione pura per la benzina e per il suono dei motori. Un modo, quello dell’automobilismo, per dare spazio al suo estro.

Elegante e posato come solo come certi britannici possono vantare di essere, una volta entrato nell’abitacolo di una vettura dotata di motore, il buon Jim si trasformava. Una furia dentro le sue bellissime e innovative Lotus anni ’60 firmate Colin Chapman. Macinava pole position e vinceva. No, anzi, non vinceva: dominava. Clark uccideva le gare, lasciando nulla agli avversari, se non un distacco abissale da guardare con spavento e ammirazione alla fine della gran premio.

Il binomio Clark-Lotus è iconico, con due titoli mondiali conquistati, quelli del 1963 e del 1965, quest’ultimo coronato anche dallo splendido successo alla 500 miglia di Indianapolis. Ma i numeri sono ancora più impressionanti: su 72 gare disputate, lo scozzese ne ha vinte 25, con 33 pole position e 28 giri veloci. Un dominio vero e proprio, per quello che è stato, a tutti gli effetti, il miglior pilota anni ’60 della Formula 1. Con un enorme asterisco da tenere in considerazione.

E’ davvero incredibile constatare la facilità, oggi giorno, di non annoverare Jim Clark tra i miti di questo sport. Colpevolmente, non lo si conosce come si dovrebbe. Non ha vinto tanti titoli, non gli piacevano gli obiettivi dei fotografi e non era a suo agio davanti alla telecamera. Nonostante ciò, più si studiano le sue prestazioni in pista, più viene fuori la figura di un pilota con il pedigree della leggenda, non solo di un fuoriclasse. Tant’è che che personaggi del calibro di Juan Manuel Fangio ed Ayrton Senna lo hanno investito come miglior pilota della storia della Formula 1. Due nomi qualunque.

Ed eccolo l’asterisco: chissà quante altre gesta ci avrebbe regalato Jim se non se ne fosse andato così in anticipo, proprio come Senna. A soli 32 anni e nel pieno della sua carriera, Clark perde la vita andandosi a schiantare contro un albero in una gara di F2 sul vecchio Hockenheim. Così, sotto la pioggia battente, coperta dal chiasso dei motori. Come ha vissuto, Jim Clark se n’è andato: in silenzio, in punta di piedi. Lasciando a tutti gli appassionati di questo sport una responsabilità: a volte serve andare a fondo e non rimanere in superficie per scovare una luce inaspettata. Quella dello Scozzese Volante è lì, a disposizione di chi ha occhi per guardarla.

Fonte: https://www.circusf1.com/2022/03/la-leggenda-di-jim-clark-il-mito-piu-sottovalutato-della-storia-della-f1.php


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