Ha vinto alla grande Max Verstappen il Gp del Messico ma, domenica scorsa, in effetti la gara è stata vinta dal pubblico. Da quei fantastici tifosi sulle bellissime tribune della pista in tripudio per Sergio Perez ma, prima di tutto, per la F1. Anche gli anni precedenti, infatti, da queste parti la gente ha sempre accolto con enorme entusiasmo e gioia il circo della velocità, segno di un amore viscerale per questo sport e di una preziosa cultura automobilistica sportiva dall’importante passato e che il lungo digiuno dalla massima formula non ha per nulla scalfito.
È grazie a piazze illustri e dalla grande tradizione come Mexico City, Monza, Imola, Spa, Zandvoort (tanto per fare degli esempi) che la F1 offre una bellissima immagine di sé stessa. Non è solo, infatti, una questione di curve e rettilinei ma è anche e soprattutto il contesto che determina il successo di una competizione. Lo scenario immortalato dagli sfolgoranti colori degli spettatori messicani capaci di esprimere un tifo incredibile per la gloria locale ad ogni passaggio è stato il miglior spot per la F1.
Un ulteriore esortazione a non trascurare mai questo aspetto per continuare a dare linfa vitale ai teatri di gara che hanno fatto e fanno la storia del motorsport formulistico, essendone di fatto i luoghi sacri. La F1 non può esistere senza di loro perché riceve quella spinta vitale che la rende unica e dal nome ben preciso: la passione.
Solo in queste località stupende in cui sono state scritte pagine epiche si riconoscono e apprezzano tutti i valori della F1 capendo bene cosa essa significa per ogni appassionato della Terra. Ecco, domenica il pubblico del circuito intitolato a Ricardo e Pedro Rodriguez lo ha ricordato alla Fia, a scuderie, piloti, a noi. Lo ha fatto nel migliore dei modi dando libero sfogo a quella spontanea e semplice esplosione di ardore che regala bellezza. W la F1!
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