Guardando al futuro della Formula 1, quello delle scuole piloti è un tema centrale. Dalle Academy dipende infatti il domani del Circus iridato, quantomeno sul fronte dei protagonisti in pista. Quello fra i reparti junior delle squadre potremmo considerarlo quasi un campionato, volto all’assicurarsi i migliori talenti in vista di un futuro ai piani alti del motorsport.
Un esempio importante ce lo fornisce la Mercedes, con la scelta di far vestire il proprio marchio al giovanissimo Andrea Kimi Antonelli. Il più giovane dei “protetti” di Toto Wolff, era stato reclutato dalla stella a tre punte quando ancora guidava i kart. Già nelle prime gare sulle formule propedeutiche ha dimostrato di avere un talento cristallino.
Ma in questo contesto ad avere la meglio sembra essere la Red Bull. La squadra che al momento guida la classifica del mondiale piloti, è da considerare leader non solo nello sfornare nuovi talenti, ma anche nella loro gestione. La griglia di partenza del 2022 ne è la dimostrazione lampante. Infatti ben otto dei venti partenti della stagione ventura, sono cresciuti sotto il simbolo del toro di Mateschitz. Una statistica che scritta in percentuale, il 40%, rende ancor meglio l’idea della solidità del programma giovani della scuderia austriaca. Una quota che incrementa se si vanno a considerare i team coinvolti, 6 su 10. Infatti oltre a Red Bull e AlphaTauri, anche Ferrari, McLaren, Aston martin e Williams, avranno nella loro line up un pilota maturato sotto lo sguardo attento di Helmut Marko. Una statistica arricchita proprio dall’ultimo team elencato, grazie all’approdo di Alexander Albon nel team di Grove.
Si tratta di una e vera e propria operazione di masterclass, rafforzata ancor di più da situazioni come quella che nelle scorse settimane ha scaturito qualche malumore fra appassionati e addetti ai lavori. Il tema delle scuole piloti è emerso infatti con un’accezione non troppo positiva, con il più promettente dei giovani piloti di casa Alpine al centro delle discussioni, Oscar Piastri. L’australiano, pur avendo alle spalle un percorso di successo (vittoria da rookie della F3 e un campionato di F2 da protagonista assoluto), con tutta probabilità non potrà fare il grande salto nell’immediato futuro.
Degli otto piloti sotto la nostra lente d’ingrandimento, il solo Yuki Tsunoda è l’unico a non essere ancora sceso in pista nelle vesti di pilota di un top team. Un ulteriore punto di forza di un programma che ha dato finora larga possibilità di arrivarne ai vertici. Piloti come Sebastian Vettel o Daniel Ricciardo, hanno visto nel main team la svolta della carriera. Ma c’è anche chi, come Pierre Gasly o Alexander Albon, che si sono visti retrocessi dopo prestazioni non all’altezza delle aspettative a breve termine di Helmut Marko. Spesso si è discusso delle modalità di gestione dei piloti, sottoposti ad un carico di pressione talvolta eccessivo, nel quale ogni dettaglio può ricoprire un peso non poco rilevante. Ne sa qualcosa Dan Ticktum, estromesso dal programma per via di una condotta che non sempre si sposava al meglio con le linee guida comportamentali.
Una delle chiavi di successo risiede proprio in questa severità che si trovano ad affrontare i giovani reclutati dall’Academy. Una conferma importante l’ha data Carlos Sainz nell’intervista rilasciata nelle scorse settimane a motorsport.com. Lo spagnolo si è detto cosciente del fatto che questo rigore è stato fondamentale nel suo processo di formazione e maturazione. Ciò sottolinea come i piloti cresciuti nell’orbita Red Bull vengano allenati e abituati al clima di pressione a cui si viene sottoposti una volta giunti ai piani alti del motorsport.
Dodici mesi fa, proprio di questi tempi, si parlava di una Red Bull costretta ad affacciarsi oltre il proprio giardino, nell’ambito del mercato piloti. Il tema era quello della ricerca della figura perfetta da affiancare a Max Verstappen. La scelta è poi ricaduta su Sergio Perez, proveniente dall’ex Racing Point. Oggi la macchina dei talenti possiamo dire che sia ripartita a massimo regime e lo ha fatto nel nome di Dennis Hauger. La giovane promessa norvegese è una vecchia conoscenza dell’Italia del motorsport. Nel 2019 aveva conquistato il titolo di campione della Formula 4 italiana, una delle serie più ambite a livello propedeutico. Nell’ultimo anno si è messo definitivamente in mostra a livello internazionale, dominando il campionato di Formula 3 da rookie. Ha disputato una stagione in cui ogni sua mossa è stata portata a termine fruttando al meglio, rivelandosi veloce, costante e consistente. Una triade di fattori che ci lascia pensare come ben presto potrebbe anche lui unirsi al club dei grandi.
Quello dei piloti Red Bull è un panorama a 360 gradi, cha va oltre la F1 e le categorie propedeutiche di maggior rilievo. Infatti, la Ferrari ha potuto conquistare il titolo a squadre al debutto nel campionato DTM, grazie all’apporto fondamentale fornito da Liam Lawson e Alexander Albon. I due si sono messi al volante delle 488 GT3 di AF Corse con i colori del brand austriaco. Si tratta di una mossa che permette alla scuola che ha già raggiunto un consistente grado di successo, di ampliare ulteriormente i propri orizzonti, fornendo sempre più garanzie a chiunque prenderà parte al programma giovani.
Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/UkITkdS_5k8/f1-la-griglia-del-2022-dimostra-la-solidita-dellacademy-red-bull.php