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Le Castellet 1985, il Mistral ruggisce per l’ultima volta


Domenica 24 giugno 2018, una data importante nella storia della Formula 1: il GP di Francia fa il proprio ritorno dopo ben nove anni di assenza. Era il 22 giugno 2008 quando, infatti, il tracciato di Magny-Cours ospitava il XCIV Grand Prix de France, ultima edizione – ad oggi – del GP di Francia di Formula 1.

A far da cornice al gradito ritorno non più Magny-Cours – protagonista dal 1991 al 2008 – bensì il circuito di Le Castellet-Paul Ricard. La prima edizione del GP di Francia al Le Castellet risale al 1971; la F1 riabbraccia, dopo l’edizione corsa nuovamente a Clermont-Ferrand nel 1972, questo tracciato nel 1973, nel biennio 1975-1976, nel 1978, nel 1980, nel biennio 1982-1983, in una alternanza con un altro storico teatro di corse e uomini, il circuito di Dijon-Prenois. Dal 1985 e sino al 1990, il Le Castellet è scelto quale palcoscenico stabile per il GP di Francia di Formula 1.

Nelle nove edizioni corse in modo non continuativo dal 1971 al 1985, il tracciato di Le Castellet misura 5,810 km. Dal 1986 al 1990, la lunghezza e la poesia del circuito vengono brutalmente ferite: 3,813 km e rettilineo del “Mistral” drasticamente accorciato mediante l’eliminazione del tratto che va dalla “Esse de la Verrerie” alla curva “Saint-Beaume” e l’impiego, quindi, della “Esse de l’Ecole” a congiungere “La Bretelle” alla “Ligne Droite du Mistral“.

Il rettilineo delMistral” è, senza dubbio, il tratto simbolo – assieme alla Signes, curva da fare in pieno, successiva proprio al Mistral e che va a precedere il lungo tornate Beausset – del circuito Le Castellet. Lungo 1800 metri, questo iconico rettilineo verrà spezzato, nell’imminente GP, dalla cosiddetta Chicane Nord. L’edizione del 1985, pertanto, è l’ultima in cui il rettifilo del Mistral viene impiegato nella sua intera ed originaria configurazione. 1800 metri di pura velocità.

È il 7 luglio 1985 quando si disputa il LXXI Grand Prix de France. Sono previsti 53 giri, per un totale di 307,930 km. Le prove del sabato sono segnate dall’incidente occorso a Nigel Mansell: il pilota inglese, ancora con i postumi dell’infortunio patito in occasione del GP a Detroit ed ora vittima di una foratura alla veloce curva Signes, perde il controllo della propria Williams FW10-Honda Turbo. L’urto con le barriere, ad una velocità di circa 320 km/h,  è violento ed una ruota finisce sul suo casco: Mansell sviene. Fortunatamente, riporterà solo una commozione cerebrale che, tuttavia, non gli consentirà di prendere parte alla corsa.

La pole-position va a Keke Rosberg, anch’egli su Williams FW10-Honda (1’32”462 alla media di 226,2 km/h). La Lotus 97T-Renault Turbo di Ayrton Senna completa la prima fila (1’32”835, media oraria di 225,3 km/h). In seconda fila, la Ferrari 156/85 di Michele Alboreto (1’33”267, media di 224,2 km/h) e la McLaren Mp4/2B-Porsche di Alain Prost (1’33”335, media oraria pari a 224 km/h).

La battaglia tra Rosberg, Piquet (Brabham BT54-BMW Turbo) e le due McLaren Mp4/2B-Porsche Turbo di Niki Lauda ed Alain Prost è vibrante. Il campione del Mondo del 1982 comanda la gara nei primi 10 giri, braccato da Senna e Piquet. Intensa la lotta tra i due acerrimi rivali brasiliani: Piquet, forte di una Brabham particolarmente veloce e in palla, supera il giovane talento della Lotus sul “Mistral”. Le Lotus di Senna ed Elio De Angelis, dopo un inizio di gara convincente e pimpante (il romano tiene a bada le McLaren con grinta e quella malizia che oggi, purtroppo, sarebbe vietata dai regolamenti…), iniziano a calare e a lamentare, prima la #12 di Senna infine la #11 di De Angelis, problemi di natura tecnica. Il brasiliano – dopo essersi fermato ai box in corrispondenza del 10° giro per problemi al cambio ed esser, quindi, precipitato nelle ultime posizioni – è costretto definitivamente al ritiro quando il V6 Renault della sua nera e oro Lotus, a “Signes”, esala l’ultimo respiro. La rottura del motore francese, in fiamme, inonda di olio le gomme posteriori della Lotus, innescando una tanto spettacolare quanto incruenta uscita di pista. De Angelis, dal canto suo, è autore di una gara regolare che gli conferirà un buon 5° posto – ma con beffa finale… – alla bandiera a scacchi. Frattanto, un Piquet veloce e arrembante raggiunge e poi scavalca un combattivo Rosberg. Dall’11° al 53° ed ultimo giro, Piquet non mollerà più la testa della corsa.

La gara è viva ed incerta, complice anche il gran caldo che imperversa sul tracciato del sud della Francia. Nei primi 10 giri di corsa, si registrano già cinque ritiri frutto di altrettante rotture meccaniche: le due Ligier JS25-Renault Turbo di Jacques Lafitte e Andrea De Cesaris per rottura rispettivamente del turbocompressore e della trasmissione, la Ferrari 156/85 di Michele Alboreto (rottura del motore in fondo al rettilineo del “Mistral”, all’ingresso della curva “Signes”) e la RAM o3-Hart di Philippe Alliot per problemi alla pressione del carburante. A tal proposito, degna di nota la presenza di un commissario in mezzo alla pista, all’imbocco della Curva Signes, a segnalare la pista scivolosa e la presenza di filler, posto sull’asfalto per assorbire l’olio perso dal V6 Turbo Ferrari di Alboreto. Scene epiche oggi irripetibili…

Entusiasmante, mentre il fuggitivo Nelson Piquet comanda la corsa, il duello per il 2° posto tra Rosberg, Lauda e Prost. Questa battaglia a tre, tuttavia, è spezzata dal ritiro del campione austriaco passato da poco il 30° giro: cambio rotto e addio podio. Rosberg, trascorso il 40° giro, è costretto ad una sosta ai box per cambiare le gomme, ormai duramente stressate. Grazie agli pneumatici nuovi, e approfittando di un problema al V6 Porsche della McLaren di Prost, il pilota finlandese può scatenarsi: fa segnare il giro più veloce in gara (giro 46) in 1’39″914 alla media di 209,3 km/h, raggiunge Prost, infine lo passa all’ultimo giro. Piquet gestisce il vantaggio accumulato e va a vincere il GP di Francia in 1h 31m 46.266s (media di 201,3 km/h), a precedere Rosberg e Prost rispettivamente di 06.660s e 09.285s. Deludenti le Ferrari: il ritiro di Alboreto è appena lenito dal 4° posto acciuffato nei chilometri finali da Stefan Johansson ai danni di un egregio Elio De Angelis in debito di potenza. 6°, e ultimo dei piloti in zona punti, Patrick Tambay su Renault RE60B. Il primo dei doppiati è Marc Surer su Brabham BT54, 8° al traguardo.

All’indomani del GP di Francia, Alboreto mantiene la testa del Mondiale: 31 punti contro i 26 di De Angelis e Prost. Un Mondiale, come sappiamo, la cui magia si interrompe, per la Ferrari ed il compianto pilota italiano, sul più bello…

1985. Ultimo anno in cui le F1 hanno potuto “aggredire” nella sua interezza il celebre, temuto e rispettato rettilineo del “Mistral”. Un anno in cui motori sovralimentati ed aspirati potevano fronteggiarsi a viso aperto. Il consumo massimo a gara è limitato a 220 litri, il peso minimo delle vetture fissato a 540 kg. Solo la Tyrrell 012 di Stefan Bellof, in quel GP di Francia 1985, è spinta da un propulsore aspirato: un Cosworth DFY di 3000cc che, ormai, nulla può contro gli esuberanti motori Turbo, specie in un tracciato in cui la potenza del motore risulta determinante. Ed è proprio in quell’anno che la Tyrrell passa ai motori Renault Turbo: la 014 di Martin Brundle, infatti, è equipaggiata con il V6 francese EF4B, la medesima unità montata, in occasione del GP di Francia, dalla Renault di Derek Warwick e dalle due Ligier.

La vittoria di Piquet in quel GP di Francia 1985 coincide con l’ultimo trionfo della Brabham in Formula 1. 35 successi totali, dal 1964 – Dan Gurney, GP di Francia a Rouen-les-Essarts, Brabham BT7-Climax Brabham Racing Organisation – al 1985, ancora in terra francese. Non solo. La Pirelli torna a vincere un GP di F1: non accadeva dal GP d’Italia 1957. Quello di Piquet è il primo dei tre successi colti dal gommista italiano al ritorno nelle competizioni dopo l’abbandono a fine 1958, gli ultimi tre in regime di concorrenza libera: Francia 1985, Messico 1986 (Berger, Benetton B186-BMW), Canada 1991 (Piquet, Benetton B191-Cosworth).

La configurazione che vedremo nell’imminente GP di Francia ricorda molto da vicino quella originale, fattore che gioca a favore della riscoperta di questo bel tracciato. Rivisti, tuttavia, i tratti in corrispondenza della “Bendor” (ora senza variante), della “Le Pont” (più lenta), della “Esse de la Verrerie” (più chiusa, quindi più lenta) ed il segmento finale delle ex “La Chicane-L’Ecole”, ora reso più tortuoso. L’aggiunta della chicane, a spezzare il “Mistral”, non solo farà sì che il tracciato raggiunga la ragguardevole lunghezza di 5,842 km ma sopirà un poco l’epicità di un rettilineo capace di scrivere pagine di automobilismo.

Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/eS3hJDtqKmQ/le-castellet-1985-il-mistral-ruggisce-per-lultima-volta.php


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