Al termine dell’avvincente stagione 2018, è tempo di bilanci per tutti nell’ambiente della F1, a partire dai team, passando dagli opinionisti per arrivare ai tifosi. Tra i commentatori, molto interessante è il commento fatto dall’ingegner Giancarlo Bruno sul sito FormulaPassion. Bruno, presente nel Circus negli anni ’90 all’interno della Scuderia Italia, per poi diventare ingegnere di pista di Gabriele Tarquini nelle competizioni tursmo, è un volto noto agli appassionati, in quanto commentatore tecnico dei GP alla RAI dal 2008 al 2017, per poi passare a TV8.
Nel suo commento, fa notare come la progressione della Mercedes negli ultimi GP non abbia lasciato scampo alla Ferrari, proprio come successo nel 2017. Nonostante il miglioramento della Rossa rispetto all’anno passato, infatti, le Frecce d’Argento, da Hockenheim in poi hanno fatto segnare sei vittorie contro le due targate Maranello, e il conteggio dei punti mondiali segna un netto 310 a 236 a favore degli anglo-tedeschi. Ma quali possono essere le cause di una tale supremazia nella seconda parte di stagione? L’ing. Bruno porta il discorso in due direzioni principali: una tecnica, mentre l’altra è più “ambientale” e riguarda il box rosso. Cerchiamo di vederle entrambe.
La tecnica: aggiornamenti e velocità nelle curve a 90° non all’altezza. E quei fori aperti e richiusi sulle Mercedes…
Bruno identifica due problematiche tecniche fondamentali: la prima riguarda gli aggiornamenti che non hanno sortito in alcun modo gli effetti sperati. In particolare quelli portati sul fondo della vettura sono stati inefficenti e hanno arrestato quella ondata di miglioramenti che era partita già dal primo GP in Australia. Al contrario, da Zeltweg in poi la scuderia di Brackley ha continuato a progredire sia sotto l’apetto prestazionale che sotto quello dell’affidabilità, che proprio in Austria aveva toccato il suo minimo con il doppio ritiro patito.
La seconda tematica tecnica portata dall’ingegnere riguarda la velocità nelle curve a 90° a percorrenza medio-lenta. Nelle piste dove queste sono presenti in abbondanza (segnatamente Singapore, Sochi e Abu Dhabi) la Ferrari ha patito un divario maggiore rispetto agli altri circuiti. Su queste piste, dove la trazione diventa fondamentale, le Rosse hanno accusato un distacco medio dai rivali di circa 5 decimi sul giro in qualifica. Che questi distacchi non si siano poi verificati in gara è figlio del fatto che mediamente durante il GP si sia girato 7/8 secondi più lenti delle qualifiche, dove si tende ad esasperare molto di più il giro. Trovare la causa non è assolutamente facile: si tratta, infatti, di una serie di concause che vanno dal differnziale all’erogazione della potenza della power unit fino alla configurazione aerodinamica. Certo è che a Maranello si dovrà lavorare su questi aspetti per poter lottare anche su questo tipo di piste.
C’è poi l’aspetto dei cerchi forati della Mercedes, di cui tanti hanno parlato e scritto. L’ing, Bruno sottolinea come questa soluzione non porti vantaggi tanto in qualifica quanto in gara, evidentemente evitando la formazione del blistering che tanto aveva influito sulle prestazioni del team di Brackley fino a Spa, GP in cui la soluzione è stata implementata. Al di là della regolarità o irregolarità dei fori, Bruno fa notare come sia grave il fatto che la FIA non sia intervenuta in maniera univoca sulla questione. Tombazis, referente tecnico della Federazione, ad Austin aveva accettato i fori (parlando di “irregolarità limitata”, concetto non ben specificato), salvo poi farli chiudere poco prima della gara. In Messico, il collegio degli Stewards aveva rinviato la questione alla Commissione Tecnica, e ad oggi stiamo ancora aspettando un verdetto definitivo. La Mercedes non ha certo vinto titolo Piloti e Costruttori, ma da parte della Federazione occorre maggiore chiarezza e reattività, per non perdere credibilità nei confronti di chi guarda il GP.
L’ambiente Rosso: Seb contro tutti?
Nel valutare la sconfitta della Ferrari, l’ing. Bruno pone l’accento anche sulla mancanza di serenità che a volte è trapelata dal box rosso. La Formula Uno, si sa, è uno sport di squadra, e per ottenere il risultato voluto è necessario che tutto il team voghi nella stessa direzione. In particolare dopo la gara (e soprattutto le dichiarazioni di Vettel) di Monza, quell’unità di intenti che aveva caratterizzato la Scuderia fino ad allora è sembrata vacillare. “Ho capito di dover gareggiare contro tre macchine, compreso Raikkonen, il mio compagno di squadra. Non mi aspetto aiuti da nessuno”, disse il tedesco alla fine del GP d’Italia, dove in realtà l’errore macroscopico lo aveva fatto lui tentando una chiusura impossibile su Hamilton alla Roggia e andando in testacoda. Resta comunque strano il cambio d’atteggiamento di Vettel, che fino ad allora aveva tessuto le lodi di Kimi, spingendo per un suo rinnovo in ottica 2019. Forse il mancato prolungamento del contratto di Kimi può essere una delle cause del malumore (se davvero questo esiste, attenzione!) del tedesco, che ha dimostrato di essere molto sensibile all’ambiente intorno a lui.
Concludendo, l’ing. Bruno fa notare che è difficile prevedere se ci saranno cambiamenti ai massimi livelli, tenendo conto anche della presunta diatriba interna che opporrebbe Arrivabene a Binotto, peraltro più volte smentita dal Team Principal. Spetta invece ai tecnici cercare di risolvere quelle problematiche che hanno afflitto la vettura soprattutto nella seconda parte della stagione: se la nuova macchina dimostrerà di essere sempre competitiva, sicuramente eventuali malumori o “mal di pancia” interni avranno meno possibilità di venire a galla!