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    Ciclismo, Tour e tamponi: solo martedì i risultati dei test

    LA ROCHELLE – Giornata campale per il Tour, anche se oggi non si correrà. Negli hotel delle squadre, concentrati intorno a La Rochelle, e via email a tutti i corridori arriveranno gli esiti dei tamponi anti-Covid ai quali ognuno dei rimasti in gara deve obbligatoriamente sottoporsi. Oltre agli atleti, devono essere testati anche i membri degli staff delle 22 squadre, in tutto circa 650 persone. C’è però una novità importante. Il Tour ha predisposto una sorta di secondo giro di test per colori i quali dovessero essere trovati positivi al Covid. Questa seconda tornata, quasi fossero delle controanalisi, verrà effettuata entro martedì mattina e i risultati saranno disponibili prima delle 10. In questo modo verrebbero evitati con buone probabilità di successo i casi di falsi positivi, un fatto accaduto di recente a diversi corridori, tra i quali Leonardo Basso e il canadese Hugo Houle, quest’ultimo in corsa al Tour con la maglia della Astana. Una tutela per i corridori, ostaggio nelle giornate pirenaiche delle manifestazioni d’affetto troppo ravvicinate dei tifosi, buona parte dei quali privi di mascherina, o con mascherine indossate nel modo sbagliato. Loro, i corridori, sono molto attenti: prima del via indossano mascherine che poi vengono ritirate da un addetto e deposte in un grande sacco. Dopo il traguardo gli uomini dei team porgono altre mascherine agli atleti, che quindi non affrontano un metro di strada extra-corsa privi di protezione. Anche sul palco delle premiazioni grande attenzione. Primoz Roglic ha indossato da solo la maglia gialla, una prassi divenuta indispensabile.Ciclismo LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: Roglic conquista la maglia gialla. La seconda sui Pirenei è di Pogacar, si ritira Aru

    Pirenei, atto secondo: cambia la maglia gialla. La prende Primoz Roglic, secondo sul traguardo di Laruns. La tappa la vince un altro sloveno, Tadej Pogacar. Già sul tratto più duro Col de Marie-Blanque aveva acceso la miccia. E’ stato poi quello più fresco in una volata senza tattiche e astuzie, dove contava solamente spingere. E se non ci fosse stata la tappa del vento, in cui ha pagato l’inesperienza dei 22 anni… Non parla però solo sloveno questo Tour. Egan Bernal c’è: stavolta per non patire i cambi di ritmo, spesso è messo personalmente a tirare. Crescita di condizione evidente per il vincitore del Tour dello scorso anno. La seconda sui Pirenei, che anticipa il primo giorno di riposo, dice anche che Landa quando la strada sale c’è sempre, che Quintana è ancora carente sui dettagli, che i francesi Martin e Bardet ancora possono dire tanto, che Rigoberto Uran zitto zitto guadagna punti, che Adam Yates pur non crollando è rientrato nei ranghi. E che Marc Hirschi è corridore veramente tosto. Anch’egli 22enne, svizzero come Cancellara, l’ultimo di quelle parti a vincere una tappa alla Grande Boucle. “E’ il Kylian Mbappé del ciclismo”, lo ha definito il buon Fabian alla stampa transalpina. E lui continua a rispondere. A Nizza è stato battuto solo da Alaphilippe. Stavolta fa vedere cose ancora più importanti: inizia ad attaccare in discesa subito dopo il primo GPM, viene raggiunto, riparte, resta solo, si illude, viene ripreso all’ultimo km. Morale ferito, eppure il primo a rilanciare in volata: è terzo, ma i tempi per una impresa sono maturi.Tanti spunti nel giorno in cui Pau viene celebrata per la 72esima volta sede di tappa, un rito iniziato nel 1930. Fu uno dei due Tour di Andre Leducq (uno capace di vincere grazie a un pedale di fortuna offerto da uno spettatore quando tutto sembrava perduto). Quel giorno però si parlò italiano: vittoria di Alfredo Binda, in maglia gialla Learco Guerra. Tempi lontanissimi, lo certifica il Col del la Hourcere. E’ una primizia per il Tour: 11,1 km all’8,8%, Fabio Aru però non lo metterà nel libro dei ricordi. Abandon: radio corsa sentenzia una situazione precaria che, a parte un guizzo dei giorni scorsi durato esattamente 7 km, era apparsa chiara. Nel dna del sardo non ci sono tracce di quell’Aru che seppe conquistare 3 anni fa la maglia gialla. La crisi, il ritiro, tutto ci può stare: però forse la scelta di partecipare ad una corsa come il Tour poteva essere valutata con maggiore attenzione. E Pogacar, come se non bastasse, perde una pedina preziosa. Durissimo il commento di Giuseppe Saronni, che nella formazione emiratina ha un ruolo dirigenziale, ha analizzato duramente la situazione ai microfoni di Rai 2: “Aru ci ha deluso. Ha dei problemi, anche psicologici. Non reagisce alle prime difficoltà: va giù, non ha quel carattere. Dobbiamo fare delle valutazioni su chi ha deciso di portarlo al Tour de France“. Cenni di cronaca ulteriori. Partenza a tutta, difficile trovare spazio per la fuga. Poi ci riesce Hirschi. Dietro la Jumbo monopolizza: Dumoulin ormai fa il gregario a Roglic, ma questo si era già capito. La tappa è dura ma non durissima. Se decide sul Col de Marie Blanque, prima categoria, 7.7 km all’8.6%. Pogacar attacca, ma ormai hanno capito che è pericoloso. Con lui vanno Roglic, Landa e Bernal. Dietro Quintana, i francesi, Uran non mollano. Hirschi cerca una crono disperata per resistere, ma i sogni sfumano sul più bello. E la Slovenia fa ancora festa: “Ringrazio il team, hanno fatto un gran lavoro – spiega Pogacar -. Dopo una tappa così dura è pazzesco aver vinto proprio qua per la prima volta al Tour. Sono contento di questa prima settimana, abbiamo sbagliato solo la tappa in cui c’è stato il ventaglio”. Parola a Roglic: “E’ stato davvero difficile oggi,ma ho visto i miei compagni motivati. A quel punto ho capito che poteva essere una buona giornata. E’ stato davvero un buon lavoro, fin dal km 0. La maglia gialla è sempre stata il mio sogno, la dedico alla mia famiglia, sono molto orgoglioso”.ORDINE D’ARRIVO1. Tadej Pogacar        (Slo, UAE-Emirates)      in 3h55’17″2. Primoz Roglic        (Slo, Jumbo-Visma)              s.t.3. Marc Hirschi         (Svi, Team Sunweb)              s.t.4. Egan Bernal          (Col)                           s.t.5. Mikel Landa          (Esp)                           s.t.6. Bauke Mollema        (Ned)                     a    0’11″7. Guillaume Martin     (Fra)                           s.t.8. Romain Bardet        (Fra)                           s.t.9. Richie Porte         (Aus)                           s.t.10. Rigoberto Uran       (Col)                           s.t.11. Nairo Quintana       (Col)                           s.t.15. Adam Yates           (Gbr)                     a    0’54″16. Miguel Angel Lopez   (Col)                           s.t.17. Tom Dumoulin         (Ned)                           s.t.33. Thibaut Pinot        (Fra)                     a    9’28″CLASSIFICA GENERALE1. Primoz Roglic         (Slo, Jumbo-Visma)       in 38h40’01″2. Egan Bernal           (Col, Ineos-Grenadiers)   a     0’21″3. Guillaume Martin      (Fra, Cofidis)            a     0’28″4. Romain Bardet         (Fra)                     a     0’30″5. Nairo Quintana        (Col)                     a     0’32″6. Rigoberto Uran        (Col)                            s.t.7. Tadej Pogacar         (Slo)                     a     0’44″8. Adam Yates            (Gbr)                     a     1’02″9. Miguel Angel Lopez    (Col)                     a     1’15″10. Miguel Landa          (Esp)                     a     1’42″14. Tom Dumoulin          (Ned)                     a     3’22″15. Richard Carapaz       (Ecu)                     a     3’42″24. Thibaut Pinot         (Fra)                     a    28’32” LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour: le smorfie di Pinot, corridore da romanzo

    Loudenvielle – Oggi inizia un’altra carriera per Thibaut Pinot. La prima, quella che si è interrotta bruscamente ieri sul Port de Balès, gli ha riservato una tale dose di sfortune da renderlo un personaggio ormai da romanzo, al di là del bene e del male che è comunque riuscito a compiere in bicicletta: il non moltissimo che ha vinto, tra cui tappe a Giro, Tour e Vuelta e un Lombardia, e il moltissimo che avrebbe potuto vincere, con le qualità che ha. Ma quelle, da sole, non bastano. Men che meno in uno sport spietato come questo.Stavolta è stata la caduta di Nizza a bloccarlo. Ha un ematoma sulla schiena e non riesce a spingere in salita. Aveva provato a mascherare il tutto, poi sul Balès, nemmeno in cima e nemmeno dopo un particolare forcing di questo o quell’altro, si è lasciato andare. Si è trovato la squadra attorno ed è scivolato via via fino ai 19 minuti incassati, e il tempo l’ha passato chiacchierando con i compagni e facendo smorfie di dolore. Le sue solite. Quelle che lo renderanno un’icona. Tibo indietro, Tibo e un altro Tour che se ne va. L’ha finito solo due volte. Questo non è finito, ma è come se lo fosse. Quello buono sembrava lo scorso, dopo la vittoria sul Tourmalet, con Madiot in estasi mistica e la Francia pronta ad aprire Champagne in cantina dal 1985. Niente da fare. Una botta al manubrio col ginocchio in una tappa di pianura. Altre lacrime e altre smorfie, e i compagni intorno. E così nel 2017, nel 2016 e nel 2013. E così al Giro 2018, quando prese la polmonite tra Bardonecchia e Cervinia. Lo portarono in ospedale ad Aosta. L’Italia poteva costargli la pelle, l’Italia che ama: ha un tatuaggio in italiano, “Solo la vittoria è bella”, era un ragazzo quando vinse il Giro della Valle d’Aosta e la Settimana Bergamasca.Ciclismo LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: a Peters la prima sui Pirenei. Adam Yates resta in giallo, crollo di Pinot e Alaphilippe

    Il Tour inizia a mostrare la sua cattiveria. Vero, la prima sui Pirenei lascia in maglia gialla un ottimo Adam Yates e i distacchi tra i primi restano sostanzialmente lillipuziani. Ma verdetti e sensazioni non mancano. Roglic fa parte delle seconde: è quello che sembra avere la forma migliore. Ormai il capitano della Jumbo indiscusso è lui, Dumoulin non ne ha più di tanto e farà il gregario. Tra i colombiani, Nairo Quintana (pur con qualche timidezza di troppo) sembra tornato ai livelli di qualche stagione fa. Bernal invece, pur non perdendo nulla, continua a soffrire sulle accelerazioni. Molto bene Pogacar, vittima del vento nel giorno precedente, che mostra la rabbia del riscatto e guadagna una manciata di secondi: “E’ stata una buona giornata per me – spiega il giovane scalatore sloveno – nel tratto in discesa ho recuperato 40″ andando più veloce che potevo”. I verdetti in larga parte riguardano i francesi. Sul Port de Balés, seconda ascesa di giornata, va in scena l’ennesimo calvario di Thibaut Pinot. Vederlo destreggiarsi nel vento, senza goffagini, nella tappa precedente, aveva indotto in errore. Invece la smorfia della resa, sofferta e fragile, è di quelle già viste tante volte nei grandi giri. Sul Peyresourde, terza ascesa prima della picchiata verso il traguardo, alza bandiera bianca Julian Alaphilippe: scatta, ma è l’attacco alla baionetta contro chi ha bombe e mitragliette… Anche lui fuori dai giochi.Narrata finora, la giornata sembra infausta per i padroni di casa (a proposito, anche sul fronte italiano sono dolori. Si sono ritirati Rosa e Nizzolo). Ci sono però un paio di salvatori della patria. Il primo è il vincitore di tappa, di gran lunga il più bravo dei fuggitivi di giornata. Nans Peters: è di Grenoble, tanto che tra i suoi alias c’è il ‘Guerriero delle Alpi’. Intanto si prende i Pirenei, facendosi spazio nella schiera di quelli che vincono poco ma bene: è la seconda vittoria in carriera, la prima nello scorso Giro d’Italia, nella tappa di Anterselva. Peters vince anche perché Ilnur Zakarin, il più pericoloso tra i compagni di fuga, è assalito dai tormenti quando la strada scende. Le picchiate dalle cime pirenaiche sono poco raccomandabili, e lui al Giro d’Italia quasi si ammazzò scendendo dal Colle dell’Agnello. Stavolta in 5/6 curva dà la sinistra sensazione di un replay, se la cava ma alla fine la tappa gli scivola di mano. Gli altri salvatori francesi sono due intellettuali: Guillaume Martin e Romain Bardet. Quest’ultimo sembrava sparito dal radar dopo tante delusioni, ci rientra guizzo finale (un paio di secondo presi a Yates) che fa ben sperare. Per chiudere, dai verdetti torniamo alle sensazioni. Domenica altra tappa ‘seria’, con il Col de Marie Blanque nel finale. Potrebbe essere il momento giusto per dare un primo volto al cattivo del Tour.ORDINE D’ARRIVO1. Nans Peters (Fra, AG2R-La Mondiale) in 4h02’12″2. Tom Skujins (Lat, Trek-Segafredo) a 47″3. Carlos Verona (Esp, Movistar) s.t.4. Ilnur Zakarin (Rus) a 1’09″5. Neilson Powless (Usa) a 1’41″6. Ben Hermans (Bel) a 3’42″7. Quentin Pacher (Fra) s.t.8. Soren Kragh Andersen (Den) a 4’04″9. Tadej Pogacar (Slo) a 6’00″10. Romain Bardet (Fra) a 6’38″11. Miguel Angel Lopez (Col) a 6’40″12. Adam Yates (Gbr) s.t.13. Egan Bernal (Col) s.t.16. Primoz Roglic (Slo) s.t.17. Nairo Quintana (Col) s.t.30. Tom Dumoulin (Ned) a 8’47″38. Julian Alaphilippe (Fra) a 18’07″45. Fabio Aru (Ita) a 19’44″64. Thibaut Pinot (Fra) a 25’23″CLASSIFICA GENERALE 1. Adam Yates (Gbr, Mitchelton-Scott) in 34h44’52″2. Primoz Roglic (Slo, Jumbo-Visma) a 3″3. Guillaume Martin (Fra, Cofidis) a 9″4. Romain Bardet (Fra) a 11″5. Egan Bernal (Col) a 13″6. Nairo Quintana (Col) s.t.7. Miguel Angel Lopez (Col) s.t.8. Rigoberto Uran (Col) s.t.9. Tadej Pogacar (Slo) a 48″10. Enric Mas (Esp) a 1’00″15. Tom Dumoulin (Ned) a 2’20″17. Richard Carapaz (Ecu) a 2’40″26. Julian Alaphilippe (Fra) a 11’42″29. Fabio Aru (Ita) a 18’10″30. Thibaut Pinot (Fra) a 18’56” LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: bis di Van Aert in una tappa dominata dal vento

    LAVAUR – È bastato un po’ di vento per dare uno scossone a un Tour de France che nelle sue primissime uscite aveva regalato più sbadigli che sussulti. Un assalto in due puntate che ha prima escluso buona parte dei velocisti e poi creato sconquassi tra gli uomini di classifica. Il merito del primo agguato va alla Bora-Hansgrohe di Peter Sagan, che al minimo sentore di vento laterale ha impresso un ritmo folle alla carovana, spezzando il gruppo in tre tronconi già in avvio di tappa per tagliare fuori gli sprinter. Il secondo golpe lo ha condotto la Ineos, giocando in contropiede dopo aver frenato il tentativo solitario dell’incorreggibile Thomas De Gendt: Landa e Pogacar sono le vittime illustri di un’azione coordinata con il solito Julian Alaphilippe, fantasioso da par suo. Il lavoro della Bora-Hansgrohe, però, non ha portato alla vittoria di Peter Sagan, rimasto spettatore di una volata ristretta: sulla parte destra della carreggiata si è stagliata la figura furtiva di Wout Van Aert, che conferma il suo momento di grazia imponendosi sul traguardo di Lavaur dopo aver lavorato con la squadra per proteggere dalle imboscate i capitani Dumoulin e Roglic.LA CRONACA DELLA TAPPAIl primo agguatoMentre Cosnefroy e Schar volavano sulle prime rampette di giornata per mettere in cascina punti per la maglia a pois, la Bora-Hansgrohe coglieva al balzo l’occasione per mettere a ferro e fuoco il gruppo: nessuna chance per i due attaccanti e plotone diviso in tre tronconi. A inseguire quello di testa, il tentativo disperato e infruttuoso della Deceuninck di riportare in corsa la maglia verde Sam Bennett, che a fine giornata ha dovuto cedere lo scettro della classifica a punti a Sagan, architetto con i suoi compagni di squadra dell’accelerazione letale. Ewan, Viviani, Bol, Nizzolo e le altre ruote veloci si sono subito arrese a una giornata infausta, osservando da lontano il corso degli eventi. A infiammare il gruppo a metà tappa ci ha pensato il tentativo solitario, visionario come da copione, di Thomas De Gendt: lo si attendeva nella frazione vinta da Lutsenko, invece il belga della Lotto-Soudal ha cercato di sfruttare la “giornata libera” regalatagli dalle difficoltà di Ewan per sorprendere tutti con un attacco solitario sferrato a una novantina di chilometri dal traguardo. Ma l’occasione per il ristretto gruppo di testa era troppo ghiotta, e non appena le ruote del belga sono state riagguantate, a 35 km dall’arrivo, è partito il contropiede.L’azione della IneosIl primo a suonare la carica è stato Kwiatkowski, una fucilata che ha colto di sorpresa Landa – forse tradito anche da un mini tamponamento di qualche chilometro prima, che aveva costretto all’affannato rientro Pello Bilbao e Mohoric – e la maglia bianca Pogacar. La seconda sparata, direttamente a firma Alaphilippe, ha ulteriormente frazionato il plotone: nel gruppetto di fondo era presente Richie Porte, in quello di mezzo anche Bauke Mollema. La Ineos, intenta a trainare gli altri verso Lavaur, per la terza volta nella storia designata come traguardo di tappa dopo i successi di Rik Verbrugghe e Mark Cavendish, ha però perso per strada Carapaz, e a nulla è valso il sacrificio di Castroviejo: il vincitore dello scorso Giro d’Italia è stato ben presto ripreso dal “gruppo Pogacar”. Tutti in fila per Sagan, dunque, e invece lo slovacco ha clamorosamente deluso le attese: tredicesima piazza per la nuova maglia verde, bruciato anche da uomini di classifica come Bernal (nuova maglia bianca ai danni di Pogacar) e Yates. Ci ha provato, invano, Julian Alaphilippe, comunque uno dei grandi protagonisti di giornata. A trionfare in questa volata anomala davanti a Boasson Hagen e Coquard è stato il “solito” Van Aert, che si conferma uomo ovunque della Jumbo-Visma: secondo successo personale, terzo di squadra. Il nativo di Herentals non è certo il tipo che si fa ingannare da una folata di vento.Ordine di arrivo1 VAN AERT Wout (Team Jumbo-Visma)2 BOASSON HAGEN Edvald (NTT Pro Cycling) s.t.3 COQUARD Bryan (B&B Hotels – Vital Concept) s.t.4 LAPORTE Christophe (Cofidis, Solutions Crédits) s.t.5 STUYVEN Jasper (Trek – Segafredo) s.t.6 VENTURINI Clément (AG2R La Mondiale) s.t.7 HOFSTETTER Hugo (Israel Start-Up Nation) s.t.8 BERNAL Egan (INEOS Grenadiers) s.t.9 YATES Adam (Mitchelton-Scott) s.t.10 VALVERDE Alejandro (Movistar Team) s.t.Classifica generale1 YATES Adam (Mitchelton-Scott) 30h36’00”2 ROGLIC Primoz (Team Jumbo-Visma) +3″3 MARTIN Guillaume (Cofidis) +9″4 BERNAL Egan (INEOS Grenadiers) +13″5 DUMOULIN Tom (Team Jumbo-Visma) +13″6 QUINTANA Nairo (Arkea) +13″7 BARDET Romain (AG2R La Mondiale) +13″8 LOPEZ Miguel Angel (Astana) +13″9 PINOT Thibau (Groupama) +13″10 URAN Rigoberto (EF Pro Cycling) +13″ LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: il Covid e la maglia gialla, i corridori hanno fretta

    MILLAU – Il Covid, ce n’eravamo quasi dimenticati. Ci ha pensato un profilo social molto seguito, Pro_tour_cycling, a ricordare a tutti che questo Tour è sotto scacco e che la pandemia potrebbe presto o tardi metterla lei la maglia gialla. La lettura è fantasiosa: se lunedì, il primo giorno di test obbligatori per tutti, tre corridori, non necessariamente della stessa squadra, dovessero essere trovati positivi al Covid, il Tour si fermerebbe ma non verrebbe annullato. Farebbe fede e albo d’oro la classifica di quel momento. Ossia quella di domenica sera, quella scaturita dalla tappa di Laruns. Fantasiosa e priva di fondamento, questa lettura, come lo sarebbe qualunque altra. Perché non c’è un regolamento ad hoc e Prudhomme, Aso e chi per loro non hanno uno strumento tecnico-giuridico cui fare riferimento. Tanto che se il Tour dovesse essere fermato e non assegnato, la questione potrebbe essere posta dalla squadra del corridore in maglia gialla in quel momento al giudizio di qualche tribunale dello sport nazionale o internazionale, come il Tas.Ciclismo LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Ciccone positivo al covid: salterà la Tirreno-Adriatico

    Giulio Ciccone è risultato positivo al test Covid-19: lo ha comunicato la Trek-Segafredo. Il test è stato effettuato il 31 agosto in conformità alle norme UCI in vista della sua partecipazione alla Tirreno-Adriatico, al via il 7 settembre. La corsa era un obiettivo importante per Ciccone, soprattutto nella sua preparazione al Giro d’Italia.L’ultima corsa di Ciccone è stato il Campionato Italiano, dopo il quale ha raggiunto il ritiro in altura programmato con la squadra. L’ultimo contatto di Ciccone con i compagni di squadra è avvenuto il 23 sera a cena durante la quale, come prassi del team, è stato mantenuto il distanziamento sociale. Come tutti i membri della squadra presenti in ritiro, Ciccone ha soggiornato in camera singola. Nell’ambito del protocollo Covid-19 interno alla squadra, tutti i corridori e lo staff presente hanno fatto dei test con tamponi all’arrivo. Tutti, compreso quello di Ciccone, erano risultati negativi. Successivamente, a causa di sintomi di stanchezza evidenziati dal corridore, lo staff medico ha preferito che il corridore tornasse a casa a Chieti per seguire un programma di allenamento individuale rispetto a quello previsto in ritiro a Passo San Pellegrino. Quindi, nel test del 31 agosto, svolto in ottemperanza al regolamento dell’UCI in vista della sua partecipazione alla Tirreno-Adriatico (test dei -6 giorni), è emersa la positività.  Lo stesso giorno sono stati testati anche i corridori e lo staff in ritiro, i cui esiti sono stati negativi.Un ulteriore test per corridori e staff è stato svolto oggi, in conformità con il regolamento UCI (test dei -3 giorni) per la loro partecipazione alla Tirreno-Adriatico. Trek-Segafredo fornirà il massimo supporto a Ciccone in attesa della sua completa guarigione. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: Lutsenko vince il salita. Adam Yates mantiene la maglia gialla

    Tirato fuori d’urgenza dalla doccia dopo il traguardo di Privas, con il volto oscurato dalla mascherina, non era apparso chiaro il grado di godimento di Adam Yates per avere conquistato la maglia gialla. In fondo tutto era nato da un regalo di Alaphilippe, da quella borraccia usata in territorio vietato. Capita, e poi è un momento un cui le borracce al Tour vanno di moda: neanche 24 ore dopo un’altra, vacante sull’asfalto, per poco non costa una spalla a Dayer Quintana, il fratello di Nairo. Vi sale sopra con la bici e finisce pesantemente a terra. “Prendere la maglia gialla così non piace a nessuno”, aveva detto Yates. Ora, dopo il Mont Aigoual, può sentire più suo il primato. Il britannico si destreggia senza tremare sul filo dei secondi di una classifica che più provvisoria non si può, respingendo le velleità altrui, misteriose in quanto rimaste nelle intenzioni. L’unico a rosicchiargli qualcosa è proprio Alaphilippe, che in vista del traguardo ha un sussulto che sa di rimpianto. Per il francese un piccolo secondo in cassaforte.Non cambia la classifica, ma cambia il palmares di Aleksej Lutsenko. E’ uno di quei corridori che di fughe importanti ne ha cercate parecchie in carriera, alcune peraltro portate a termine. Stavolta azzecca la migliore possibile di diventa il secondo kazako a vincere una tappa della Grande Boucle. Per trovare l’altro, bisogna andare indietro 10 anni, ad Alexander Vinokourov, attualmente padre padrone dell’Astana, il più vincente e discusso (fedina doping tutt’altro chelinda) alfiere del ciclismo kazako. .”Oggi ne abbiamo parlato prima della partenza nella riunione con Vinokurov – svela il trait d’union il vincitore – avevo già un distacco di circa sei minuti e dunque avevo programmato questa fuga”.In un Tour privato delle cime storiche, il Mont Aigoual non brilla per nobiltà. Un solo contatto con il Tour, datato 1987: passò in testa Silvano Contini, bel talento mai completamente espresso nonostante una Liegi e un secondo posto al Giro dietro re Hinault. La maglia gialla fa cambiare abitudini ad Adam Yates: lui è solito correre nelle retrovie, stavolta è ‘costretto’ a stare davanti per evitare sorprese. Considerando quanto fatto dalla Ineos di Bernal alla Jumbo di Roglic, poteva starsene anche dietro.Il clou arriva un po’ prima dell’ascesa finale: Col de la Lusette (11,7 km con punte dell’11%). E’ qui che la fuga di giornata dirime i propri dubbi. Oltre a Lutsenko, ne fanno parte Herrada, Roche, Cavagna, van Avermaet, Powless, Boasson Hagen, e il nostro Daniel Oss (piccolo segnale d’Italia, l’altro è prodotto da uno scatto di Aru, che se ne sta per un po’ da solo davanti al gruppo dei migliori prima di rientrare nei ranghi). La mezza sorpresa è una assenza: manca Thomas De Gendt, uno che si solito in queste situazioni ci entra sempre o quasi. Il personaggio è invece Powless: si tratta del primo nativo americano al Tour. E’ della tribù Oneida, significa Popolo della Pietra Eretta. Powless, che compie anche gli anni (24) si fa prendere troppo dall’entusiasmo, rompendo definitivamente gli equilibri. Lutsenko invece è un navigatore di lungo corso, sa gestirsi e resta presto solo soletto. L’unico che prova a dargli fastidio è Herrada, ma quando scatena la caccia è tardi. E Lutsenko fa il salto di qualità: “Questa è una vittoria molto importante per me, al Tour è la consacrazione di un corridore. Sono molto contento, ho lavorato molto per trovare questa vittoria”.ORDINE D’ARRIVO1. Alexey Lutsenko (Kaz, Astana) in 4h32’34″2. Jesus Herrada (Esp, Cofidis) a 55″3. Greg Van Avermaet (Bel, CCC Team) a 2’15″4. Neilson Powless (Usa) a 2’17″5. Julian Alaphilippe (Fra)a 2’52″6. Bauke Mollema (Ned) a 2’53″7. Michal Kwiatkowski (Pol) s.t.8. Egan Bernal (Col) s.t.9. Richard Carapaz (Ecu) s.t.10. Adam Yates (Gbr) s.t.11. Tadej Pogacar (Slo) s.t.13. Nairo Quintana (Col) s.t.14. Thibaut Pinot (Fra) s.t.15. Tom Dumoulin (Ned) s.t.21. Primoz Roglic (Slo) s.t.25. Miguel Angel Lopez (Col) s.t.37. Fabio Aru (Ita) a 3’01″CLASSIFICA GENERALE 1. Adam Yates (Gbr, Mitchelton-Scott) in 27h03’57″2. Primoz Roglic (Slo, Jumbo-Visma) a 3″3. Tadej Pogacar (Slo, UAE-Emirates) a 7″4. Guillaume Martin (Fra) a 9″5. Egan Bernal (Col) a 13″6. Tom Dumoulin (Ned) s.t.7. Esteban Chaves (Col) s.t.8. Nairo Quintana (Col) s.t.9. Romain Bardet (Fra) s.t.10. Miguel Angel Lopez (Col) s.t.12. Thibaut Pinot (Fra) s.t.16. Julian Alaphilippe (Fra) a 15″19. Alejandro Valverde (Esp) a 34″20. Richard Carapaz (Ecu) a 41″29. Fabio Aru (Ita) a 3’45” LEGGI TUTTO