MILANO – Una nuova sfida sportiva per Gigi Datome, che dopo cinque stagioni in Turchia, al Fenerbahce, indossa la maglia dell’Olimpia Milano. A consegnarli la canotta biancorossa numero 10, nella presentazione ufficiale svoltasi all’Armani Teatro del capoluogo lombardo, è stato il general manager Christos Stravopoulos: “Oggi è un giorno importante per l’Olimpia, ricominciamo ufficialmente la stagione. Voglio dare il benvenuto a Gigi Datome: ha tutte le caratteristiche di leadership, esperienza e atletismo che potranno servire alla nostra squadra e che cercavamo, e lui del resto è venuto con grande entusiasmo”. Un concetto ribadito fin da subito dallo stesso cestista azzurro: “Sono veramente felice di essere qui, anche se il più è da farsi. Tante le motivazioni che mi hanno portato qui, adesso sotto con il lavoro. Milano in questi anni è cresciuta molto, sotto tutti i punti di vista come società, ambizioni, struttura. Avevo sempre dentro di me la voglia di vincere con una squadra italiana: Armani, Olimpia, Milano, rischio magari di andare sul retorico. C’è Ettore Messina come coach, ci sono compagni di squadra di altissimo livello, insomma i motivi sono tanti. Dobbiamo essere pronti per tutto, dobbiamo saper gestire, il roster doveva essere di 15 giocatori viste le esigenze tra campionato ed Eurolega”.“Qui per competere per grandi obiettivi”Datome ha quindi parlato dell’attesa per la definizione della trattativa. “L’ho vissuta bene, ho aspettato di capire certe cose, volevo fare i passi giusti per lasciare un club a cui ero molto legato e che ringrazio, per uscire nel modo giusto. C’erano dei tempi da aspettare, sapevo che si sarebbe fatto perché c’era intenzione, non avevo alcuna fretta. Sono contento che tutto sia stato fatto nella maniera corretta. Un parallelo con il ritorno in Europa dalla Nba? Dopo l’esperienza Nba cercavo condizioni delle condizioni di gioco che mi consentissero di competere per grandi obiettivi e dopo la Turchia spero che questo avvenga anche qui. La scelta deriva dal fatto di voler vivere la quotidianità della palestra con determinati target”. E in tal senso il 32enne nato a Montebelluna sa quel che si porta dietro per alzare il livello delle ‘Scarpette Rosse’. “Penso che ogni giocatore deve portare al club il proprio bagaglio di esperienza. Sicuramente questi cinque anni al Fenerbahce mi hanno insegnato molto e spero di aiutare la squadra ad arrivare a certi livelli, dove è importante anche il vissuto di determinate partite”.“Cambiare è uno stimolo di crescita personale”Il trasferimento da Istanbul a Milano significa anche passaggio da Obradovic a Messina. “In passato ho avuto la fortuna di essere allenato da Messina in Nazionale, un po’ ci conoscevamo già e ci conosceremo meglio. Mi ha preso per essere me stesso, parlare di leadership è difficile dopo un solo allenamento, non sono cose che si stabiliscono a tavolino… Il mio utilizzo? Un giocatore vuole giocare sempre, stare in panchina non mi piace. Deciderà Ettore dove, come e quanto farmi giocare. Intanto spero che la prossima stagione si giochi e si finisca. Sono curioso di riprendere, sarà un’Eurolega di grandissimo livello perché tanti giocatori hanno avuto molto tempo per prepararsi al meglio. Per quel che riguarda Obradovic, abbiamo avuto un dialogo molto forte: gli ho comunicato la mia decisione, l’ho ringraziato per questi anni, sapevamo entrambi che questo giorno sarebbe arrivato, ho chiamato tutti. Era doveroso ringraziarlo, adesso però c’è una nuova sfida. Hines voleva uscire dalla sua confort zone, lo stesso discorso vale per me e il cambiamento fa sempre bene anche a livello di crescita personale: sono sicuro che Milano sia stata la scelta giusta”.“In questi mesi ho lavorato sul mio corpo come mai prima”Ricordando magari anche l’accoglienza ricevuta lo scorso anno dopo la gara col Fenerbahce quando tanti tifosi lo avevano acclamato fuori dal Forum di Assago. “I tifosi mi hanno sempre trattato bene, per certi versi i tifosi di Milano mi hanno sorpreso. Avendo individuato l’Olimpia come percorso tecnico, poi motivi extra hanno confermato una scelta che spero sia giusta”, riconosce l’ala, uno dei personaggi testimonial del basket italiano: “La responsabilità l’ho sempre sentita in vita mia, ho avuto la fortuna di giocare in Nazionale, di essere il capitano, ora vesto la maglia di Milano, un club storico. Personaggio non so, però, spero si parli di me per quello che faccio in campo, non perché leggo i libri…”. Datome spiega inoltre quale è stato l’impatto di questi mesi di stop sulla sua condizione fisica. “Ho visto in questa estate la possibilità di lavorare sul mio corpo come mai fatto prima visti gli impegni con la Nazionale. Ho sfruttato l’occasione per lavorare sul mio corpo, spero di avere dei benefici. Passato l’estate tra riposo e lavoro specifico, ora sono contento di allenarmi col gruppo perché ero stanco di allenarmi da solo”.“Italia? Viviamo una situazione storica particolare”Infine ad un atleta che non si limita a parlare solo di sport è normale chiedere quale immagine ha avuto dell’Italia, dall’estero, e se non sia preoccupato per alcuni aspetti del nostro Paese, legati non solo allo sport. “Viviamo una situazione storica particolare, la speranza è che la pallacanestro nel suo piccolo possa aiutare la gente a pensare ad altro e faccia divertire le persone. Da fuori come la vedevo? Un bellissimo posto, tutti adorano l’Italia, molti la adorano più da fuori che da dentro, io sono un privilegiato… Per quanto concerne la pallacanestro ho visto un campionato che aveva perso un po’ di vigore in termini di budget e appeal, dallo scorso anno il torneo però ha ripreso vigore e ancora di più credo sarà così quest’anno. La passione non è mai venuta meno – conclude Datome – e me la ricordo bene”. LEGGI TUTTO