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    Il valore di chi ha la palla tra le mani

     / Basket / Serie AAl via la nuova stagione del campionato di pallacanestro di Serie A, all’insegna di un egregio equilibrio e molteplici sorprese che fanno presagire una stagione tutt’altro che scontataPiero Guerrini30 LEGGI TUTTO

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    Picchi: “Tortona, è un anno speciale. Vogliamo competere”

    L’intervista al Presidente Marco Picchi
    Presidente Marco Picchi, sarà un anno speciale per Tortona.
    «Sicuramente, lo abbiamo desiderato e atteso per molti anni, oggi cominciamo a vederlo. Abbiamo l’auspicio di giocare nella nuova casa il girone di ritorno. C’è grandissimo fermento in città, l’attesa si respira. Con le tecnologie di oggi qualche filmato s’intravede, ma c’è la voglia di entrare, di viverlo il palasport. Stiamo proseguendo in questa campagna abbonamenti un po’ ibrida, nel percorso che anche quest’anno ha visto aumentare gli abbonati, i ragazzini che si iscrivono al minibasket, le società affiliate. È un lavoro che va fatto poco alla volta, però credo che nel tempo pagherò più di tutti. Se penso quanti eravamo sugli spalti e come società, nel settembre 2014 a Voghera contro Recanati, l’inizio della migrazione perché arrivati in A2 Silver, ebbene sento che in 10 anni abbiamo fatto un lavoro enorme. C’erano circa 500 persone e ci sembravano tantissime. Credo che domenica contro Cremona sfioreremo le 3000. Uno dei risultati più bella di questa storia». Nella crescita vanno considerati gli investimenti sul settore giovanile, con i risultati che già sono arrivati. Finale Next Gen e finale U19, per dire.
    «Siamo onorati di essere tra le 5 società scelte di Legabasket per approfondire il tema delle seconde squadre, evidentemente siamo considerati come uno dei club virtuosi. Di fatto abbiamo una B di Basketball Lab. Il lavoro di Andrea Ablatico in questi anni si tocca con mano. In questa stagione anno abbiamo gruppo U17 molto interessante, allenato da Vanni Talpo, che fa parte dello staff azzurro. Stiamo diventando sempre di più un polo attrattivo, innanzitutto per il nostro territorio, anche se non possiamo fermarci questo e alla provincia di Alessandria. Inoltre abbiamo messo sotto contratto 5-6 giocatori reduci dall’U19 e dalla seconda squadra prestandoli in B confidando che crescano: penso a Errica, Baldi, Tandia, Tambwe. Oltre a Loro in A2 a Orzinuovi». Un anno speciale anche perché avrete anche il Derthona femminile in A1.
    «È stato molto importante il lavoro del movimento femminile che gli amici del Bcc hanno fatto in questi anni con passione e lungimiranza lportando la società di Castelnuovo dalle serie minori alla Serie A. Ci auguriamo che il movimento femminile sia da traino per una città che vuole vivere di basket». Obiettivi stagionali.
    «Lo hanno detto tutti in questo precampionato. Il livello di Serie A si è indubbiamente alzato. Credo basti una banale riflessione: le due neopromosse arrivano con ambizioni fortissime, in particolare Trapani. E diamo per scontato che tutte vogliano provare a fare un po’ meglio e che Milano e Virtus spingono a crescere. Noi, mantenendo i pedi per terra, come insegna il dottor Gavio, abbiamo una buonissima squadra, uno staff tecnico di primissimo ordine. Vogliamo continuare a essere protagonisti: raggiungere i playoff come in questi 3 anni, tornare alla Final Eight di Coppa Italia nella nostra regione. E non ultimo, credo sia giunto il momento di fare buoni risultati in Europa: al secondo anno di partecipazione alla Bcl vogliamo fare più strada possibile. Forse non abbiamo preso i titoloni per colpi a effetto sul mercato ma siamo contenti». Parliamo allora della squadra.
    «Prima di tutto è profonda, pronta per la doppia competizione. Dodici giocatori veri importanti, tutti possono penare di essere protagonisti. E di chiara matrice italiana. Abbiamo italiani che vorremmo diventassero giocatori franchigia. Abbiamo scelto il 6+6 pur avendo 5 soli stranieri. Credo che andremo dove ci porteranno i nostri italiani, una scelta che rivendichiamo». Avete preso americani in rampa di lancio dopo ottime esperienze europee
    «In comune hanno di essere ancora giovani, reduci da grandi stagioni in Germania, Polonia, Lituania, di grande potenziale, talento, con voglia di intraprendere un percorso con noi e continuare a crescere. Kuhse e Vital devono essere i due che sparigliano, di maggior talento. Gorham l’abbiamo inseguito a lungo e poi è stato seguito da altri dopo aver vinto il titolo lituano contro lo Zalgiris. E siamo certi che nemmeno Kamagate abbia colto il proprio potenziale». LEGGI TUTTO

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    Trento, Bayehe si presenta: “Posto giusto per la mia carriera”

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    Finale playoff, Olimpia batte Virtus: Milano avanti nella serie scudetto

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    Bologna-Milano, leader Belinelli: “La mia Virtus porta in campo un cuore grande”

    Non fosse per la barba un po’ imbiancata, sarebbe difficile (impossibile?) credere a ciò che racconta la sua carta d’identità: «È vero, non ho 38 anni, ho ingannato tutti: sono 28…». Oltretutto gli anni con il “4” finale sono sempre speciali per Marco Belinelli, a livello sportivo e non soltanto: vent’anni fa la prima finale-scudetto, con la Fortitudo, dieci anni dopo le NBA Finals e lo storico trionfo con i San Antonio Spurs, il 2024 ha regalato a Beli prima la 2ª figlia – Deva Vittoria – e poi la finale-scudetto con la Virtus, da affrontare da MVP del campionato. Uno status a cui l’eterno ragazzo di San Giovanni in Persiceto cerca di tenere fede ogni giorno: «Marco è circondato da un’aura – la definizione di coach Luca Banchi – è un’eccellenza e come tale si fa riconoscere in campo e fuori, e lo fa in modo naturale, senza doversi mettere in evidenza. Caratterialmente non è necessariamente loquace, ma nei suoi comportamenti riconosco il carisma e la capacità di essere un riferimento per gli altri. La sua è una leadership carismatica: una qualità difficile da trasmettere, ma che va assecondata». Un leader che parla da trascinatore, come quando – in stile Kobe Bryant – per indicare i compagni dice “i miei giocatori”.
    L’intervista a Belinelli
    Marco, cosa significa la 4ª finale consecutiva contro Milano? «È la grande rivalità da quando sono tornato dagli Stati Uniti, abbiamo vinto nel 2021, abbiamo perso le ultime due finali, e quel pensiero è ben presente. Quando, venerdì sera, abbiamo chiuso la semifinale contro Venezia, la mente è andata subito alla finale dell’anno passato. Chi era qui già 12 mesi fa, credo abbia una voglia particolare».
    In cosa è cambiata la Virtus, con Luca Banchi al timone? «Siamo una squadra che combatte e che ha grande cuore. Vogliamo dare il 110%, come spesso riusciamo a fare, perché conosciamo l’importanza di questa serie. Abbiamo il vantaggio del fattore campo, abbiamo dato tanto per guadagnarci la possibilità di giocare davanti ai nostri tifosi, mi auguro sia determinante».
    Chi toglierebbe a Milano? «È la squadra da battere, con almeno un grande giocatore in ogni ruolo, inoltre vengono da sei successi di fila e stanno giocando ora il miglior basket della loro stagione. E c’è sempre Ettore Messina, che è una garanzia. Se dovessi fare un nome, forse direi Shavon Shields, perché è l’elemento contro cui abbiamo sofferto di più. Ma sappiamo di poter compiere un buon lavoro contro di lui, il nostro reparto esterni non ha niente da invidiare a nessuno. Ho tanta fiducia nei miei giocatori».
    “I miei giocatori”, come diceva Kobe Bryant: è il segno della sua padronanza della situazione. «Mi è venuto naturale… La realtà è che voglio bene ai miei compagni, siamo una grande famiglia, so quello che succede nell’arco di una stagione, nei momenti difficili, quando perdi, o vivi un quarto in cui giochi male e avverti le critiche attorno. È il nostro mondo, un giorno sei un eroe, un altro sei una pecora. Ma sono legato ai miei compagni, perché so quanto lavorano sodo per portare i trofei a Bologna».
    Nella sua lunga carriera NBA, da chi ha imparato di più sotto l’aspetto della leadership? «Ho cercato di prendere qualcosa da tutti coloro che univano voglia di vincere, intelligenza e umiltà, ma restando sempre me stesso. Potrei citare Manu Ginobili, ma poi come farei a dimenticare Tim Duncan? Certo, non parlava tanto, ma gli bastava un’occhiata… ».
    Vent’anni fa disputava la prima finale-scudetto, dieci anni fa conquistava il titolo NBA, oggi gioca una finale da MVP: come racconterebbe la sua evoluzione? «Penso che l’aspetto fondamentale sia un comune denominatore: la voglia di andare in campo, vincere ed esprimere il mio talento è sempre stata la stessa. A ciò si aggiunge la voglia di essere un buon esempio per tanti ragazzini. Questo è alla base di un’annata che per me è iniziata presto, perché ho anticipato la preparazione, ed è stato determinante. E di fianco ho trovato una squadra con tanto, tanto cuore». LEGGI TUTTO

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    Venezia FC: te la sei meritatA

    I fioi sono saliti in serie A. Dopo due stagioni d’assenza, il Venezia FC torna nel massimo campionato italiano. La vittoria di questa sera con la Cremonese, 1-0 rete di Gytkjaer permette ai lagunari di vincere i play off promozione. Complimenti alla squadra del presidente  Duncan Niederauer, al tecnico Paolo Vanoli, al direttore sportivo Filippo Antonelli, ai giocatori e a tutto lo staff dirigenziale dei lagunari.
    Una promozione che parla anche un po’ san donatese, il capitano Marco Modolo è un nostro concittadino, e a lui più di tutti, va la nostra gioia per il traguardo appena raggiunto. Ce ne andiamo in serie A, ce ne andiamo in serie A; cosi cantavano i tifosi al Penzo questa sera.
    Un’impresa straordinariA. LEGGI TUTTO

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    Playoff scudetto, Reggio Emilia sorprende Venezia. Baldasso lancia Tortona

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