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    Laver Cup 2021, l’anno della verità (di Marco Mazzoni)

    Domani si alzerà il sipario sull’edizione 2021 della Laver Cup, esibizione tennistica lanciata nel 2017 dal team manageriale di Roger Federer (su idea del campione elvetico) e diventata in pochi anni un evento molto seguito a livello globale. Un piccolo caso, che si è imposto di forza (e con la forza dei dollari…), tanto da essere riconosciuta dallo stesso calendario ATP, anche se non assegna punti per il ranking.
    L’edizione che sta per scattare al TD Garden di Boston, casa dei mitici Celtics del basket NBA, sarà molto diversa dalle precedenti poiché in campo non scenderà Roger Federer, il vero “padrone di casa” e giocatore con il maggior seguito al mondo, ma nemmeno Rafael Nadal e Novak Djokovic. Nelle edizioni finora disputate non era mai accaduto. La loro sarà un’assenza enorme, pesantissima, poiché il traino dei Big 3 è stato decisivo al successo della Laver Cup, come del resto per ogni torneo in giro per il globo negli ultimi lustri. Per questo sarà molto interessante vedere il risultato del campo a livello di spettacolo e soprattutto tirare le somme alla fine del weekend, perché questa Laver Cup 2021 testerà la forza della manifestazione per il futuro.
    La sensazione è che un “Federer sano” potrebbe giocare la LC anche a 50 anni… e chissà, magari anche un Nadal ritiratosi sui lussureggianti green di golf nelle Baleari, ma se la Laver Cup vuole andare avanti, costruendo anno dopo anno una storia e credibilità duratura, deve dimostrare di essere forte, divertente ed attraente anche e soprattutto grazie alle nuove leve, ai campioni del presente.
    Quest’anno il Team Europe è composto da Medvedev, Tsitsipas, Zverev, Rublev, Berrettini e Ruud, oggettivamente il meglio possibile su piazza, esclusi i tre supercampioni. Il Team World schiera Shapovalov, Auger-Aliassime, Schwartzman, Isner, Opelka e Kyrgios. Una squadra oggettivamente più debole e forse con minore appeal, ma con due statunitensi per agevolare il pubblico di casa, “show-time” Shapo, l’emergente Felix, la sostanza di Diego e il discusso funambolo Kyrgios, che in un contesto rilassato e festaiolo come quello di una esibizione è come le olive nel Martini. Oltretutto sarà curioso un potenziale match tra Ruud e Kyrgios, visto che i due non se le sono mandate a dire via social per tutto l’anno, battibeccando a più riprese… Vedremo se i capitani Borg e McEnroe opteranno per questa partita o meno.
    Ogni anno durante la Laver Cup l’universo degli appassionati si è diviso. Una parte sostanziosa snobba l’evento, relegandolo ad una sorta di circo ricchissimo, non interessati nemmeno a vedere con sereno distacco quel che offre il campo e criticando aspramente l’enorme battage mediatico e commerciale che sostiene e promuove l’evento. L’altra parte invece si è fatta ammaliare e convincere, tra le stelle in campo, match giocati con discreto spettacolo e leggerezza, e soprattutto grazie a trovate molto interessanti e diverse da quel che si ammira durante i tornei ufficiali del tour Pro (format, colori, regia, capitani e squadre inquadrate continuamente durante i match, oltre al tipo di tennis prodotto).
    La Laver Cup è nata dal niente, ma con una idea forte, che “regge”. È nata grazie alla visione del tennista più idolatrato ed un budget faraonico, che ha permesso di organizzare una macchina quasi perfetta, il meglio su piazza, riuscendo a mettere in scena uno spettacolo notevole. Che piaccia o no, questa è la verità. È uno spettacolo tennistico, non è il tour Pro. Non c’è la rabbia e durezza di incontri infiniti con scambi all’ultima palla. Si gioca “diverso”, e questo è apprezzato da una certa fetta di pubblico che preferisce un tennis più rapido, leggero, offensivo o comunque meno feroce agonisticamente, rispetto alla media dei grandi e piccoli tornei, dove ci si “scanna” per un’ultima rincorsa o arrotata micidiale per far sbagliare l’avversario. Qua si entra sul puro gusto personale, quindi tutto è lecito e opinabile, ma è indubbio che per molti appassionati un match fatto di tocchi e palle al limite è più attraente rispetto ad una perfetta esecuzione di schemi efficaci ed efficienti, ma un po’ uguali a se stessi e soprattutto prevedibili.
    I tennisti chiaramente sono attori alla Laver Cup, giocano con un piglio ed intensità differenti. Però soprattutto nell’ultima edizione disputata, la maggior parte degli incontri sono stati assolutamente divertenti e a loro modo anche combattuti. Non col coltello tra i denti, ma quando hai di fronte uno dei tuoi principali rivali, perdere – anche senza punti in palio – non piace affatto… C’era una certa tensione, ma più sana e meno esasperata. Il pubblico l’ha percepito ed apprezzato, molto, tanto che i dati degli ascolti tv della LC19 sono stati enormi, a livello globale.
    Inoltre la regia televisiva è eccellente, l’atmosfera creata con quel campo nero è unica e affascinante. Il format dei match è ottimo, perché le partite scorrono via veloci (e tanti spettatori non restano 4 ore incollati ad una maratona…), e c’è anche l’effetto team che trascina il pubblico e gli stessi giocatori. Il ruolo dei capitani alla fine è piuttosto marginale, ma vedere Nadal e Federer che catechizzano Zverev ai cambi di campo, beh, per il pubblico vale il prezzo del biglietto.
    Ripeto: si parla di una ricca, perfetta, splendida esibizione. Il tennis è quello degli Slam, della storia, del tour. Ma c’è anche quest’offerta, interessante, molto ben confezionata, che permette di ammirare i migliori in un contesto diverso, patinato ma rilassato. Personalmente ero parecchio scettico al primissimo annuncio e prima dell’edizione 2017, quella del lancio. Anno dopo anno il format si è perfezionato e lo spettacolo è addirittura cresciuto. Il mitico doppio con la coppia Roger-Rafa resterà indimenticabile, e molte partite sono state divertimento purissimo. Niente è paragonabile alle emozioni di una finale di Wimbledon e di tanti altri tornei ufficiali, ma perché snobbare e “deridere” una Laver Cup, quando riesce a concentrare divertimento, tennis leggero e veloce, diverso e affascinante? Vedremo se i giovani, senza i Big 3 a far loro da balia, riusciranno a trasmettere al pubblico le stesse emozioni. Non resta che seguirla da domani.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Olya Sharypova accusa Zverev di violenza domestica, Sasha “non è vero”

    Sasha Zverev

    Giornate a dir poco turbolente per il top10 tedesco Alexander “Sasha” Zverev. Dopo la rivelazione della prossima paternità con la ex fidanzata Brenda Patea, un’altra “fiamma” di Zverev esce allo scoperto, stavolta con accuse molto gravi.
    Olya Sharypova (a fianco di Sasha per quasi due anni, trascorsi in un tira e molla discretamente turbolento) ha inizialmente pubblicato sul proprio profilo Instagram un lungo post, in cui ha parlato di una sua relazione molto difficile, dalla quale ha avuto la forza di scappare. Senza fare alcun nome, ha raccontato di aver avuto un pesante litigio col compagno, che ha finito per sbatterle la testa contro il muro, tanto da terminare a terra. Nonostante il bruttissimo episodio, è rimasta a fianco del fidanzato perché sentiva di amarlo e che avrebbero potuto superare la cosa. A New York accadde un secondo episodio, ancor più grave: un’altra aggressione da parte di lui, che stavolta tentò anche di soffocarla con un cuscino. Tutto questo senza citare il nome del fidanzato violento.
    La vera “bomba” esplode poco dopo, quando Sharypova rilascia una lunga intervista al sito russo Championat in cui esce allo scoperto facendo il nome di Zverev, stavolta con molti più particolari sulla terribile notte di New York. Riportiamo alcuni estratti: “Durante US Open quel giorno passeggiavo con Dasha Medvedeva (moglie di Daniil Medvedev) e un altro amico. Eravamo in ritardo e Sasha si è arrabbiato. Quando arrivai a casa abbiamo litigato. Ho scritto su Instagram che ha cercato di soffocarmi con un cuscino e torcermi le braccia. Provai a scappare dalla stanza dell’hotel, ma lui non me lo permise. Poi sono riuscita a liberarmi e scappai a piedi nudi col telefono. Mi nascondevo nell’hotel ma lui mi ha scovata. Eravamo vicino all’entrata secondaria, piangevo e volevo scappare ma e lui voleva che tornassi in camera. Parlammo ma ho capito per ormai non c’era dialogo. Avevo paura, volevo scappare ma Sascha mi ha spinto contro il muro dicendomi che a nessuno sarebbe importato di me. Per fortuna è arrivato qualcuno, mi sono intrufolata alla gente e sono scappata fuori, a piedi nudi per strada. Fortunatamente avevo il telefono, ho chiamato un amico che mi ha ospitato dalla sua famiglia. Tutte le mie cose erano rimaste in hotel. Sascha mi ha telefonato e scritto diverse volte, io non volevo vederlo ma ho pensato che dovevamo parlare. Sono tornata in hotel. Chattavo con Sascha e abbiamo ricominciato a insultarci. Ero seduta nel bagno dell’hotel a piangere, quando lui è arrivato e ha lanciato le mie cose nella lobby dell’hotel. Non c’era il mio passaporto, non potevo andarmene da New York. Il giorno dopo è venuto alla casa del mio amico per fare pace. Non eravamo soli, abbiamo potuto parlare. Abbiamo ripreso la nostra relazione, durante US Open ero seduta nel suo box durante le partite, anche alla Laver Cup e in Cina. Poi ci siamo lasciati”.

    Sharypova ha confessato al portale russo di aver tenuto per sé questa brutta storia per paura, e che praticamente nessuno ne era al corrente, nemmeno l’amica Dasha Medvedeva o la famiglia di Sasha. Ha poi affermato di non aver scelto di parlare adesso, appena “esplosa” la notizia della paternità di Zverev, ma che è stato solo un caso. A conferma della sua versione ha rilasciato al portale russo gli screenshot delle chat, affermando “Voglio che Sascha capisca che ogni azione ha una reazione. Non ho testimoni, tutto è accaduto nel nostro privato, ma sono pronta a qualsiasi test che lo possa dimostrare”.
    L’intervista ha fatto velocemente il giro del mondo, così che nella tarda serata di ieri Zverev ha finalmente rotto il silenzio, scrivendo una nota sui propri canali social, in cui affronta le due vicende personali che lo riguardano. Ecco le sue scarne dichiarazioni: “Gli ultimi giorni sono stati una bella sfida per me. Diventerò padre a 23 anni. E non vedo l’ora che arrivi il bambino. Anche se io e Brenda non stiamo più insieme, abbiamo una buona relazione e mi prenderò le mie responsabilità come padre. Insieme ci prenderemo cura di questa creatura che sta crescendo. Non voglio dire nient’altro sulla questione perché è una cosa che riguarda la mia vita privata. Sono sicuro che io e Brenda gestiremo la cosa senza che i media siano ulteriormente coinvolti. Quindi, ci sono le infondate accuse della mia ex ragazza Olya Sharypova, che ho letto sui media oggi. Questo mi ha fatto molta tristezza. Ci conosciamo da quando eravamo bambini e abbiamo condiviso insieme moltissime cose. Mi dispiace molto che lei abbia rilasciato questa nota pubblica. Perché le accuse sono semplicemente false. Abbiamo avuto una relazione, ma è finita molto tempo fa. Perché Olya stia facendo ora queste accuse, non lo so. Spero solo che troveremo un modo per affrontarci di nuovo in maniera rispettosa e ragionevole”.
    Vedremo se la vicenda avrà altri strascichi. Al momento, nessuno dei due protagonisti ha parlato di denunce o altre vie legali.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO