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    La rinascita di Mads Jensen: “A Cuneo per tornare ad alto livello”

    Cosa non riesce ad essere Mads Jensen? Forse nulla, dato che l’asso nella manica della Puliservice Acqua S.Bernardo Cuneo può essere e sa essere tutto. Danese dal perfetto italiano, arrivato nel nostro paese per strabiliare gli occhi dei tifosi veronesi, quest’anno Mads ha deciso di accettare la proposta di una A2 ambiziosa, intenzionata a riportare finalmente uno dei vecchi templi della pallavolo là dove merita:

    “Dopo l’infortunio a Verona, che mi ha tenuto fuori dal campo per molti mesi, ho sentito l’esigenza di tornare in campo per avere ampio spazio, e la proposta di Cuneo rispondeva proprio a questo obiettivo. Comprendo molto bene che un’assenza così lunga come quella che ho affrontato, potesse in qualche modo pregiudicare la possibilità di trovare un posto in Superlega, e ho scelto di accettare un progetto in cui il mio apporto potesse essere importante per la squadra e per giocare una pallavolo di alto livello. A Cuneo sapevo di trovare un ambiente che favorisce la crescita, che per me è fondamentale“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Cuneo al terzo posto della classifica. Si lotta per il vertice, Jensen?

    “Si lotta, ma ci si diverte anche, perché è un campionato molto competitivo, nel quale si combatte giornata dopo giornata. Secondo me le partite combattute sono le più belle da giocare. Non conoscevo la A2, se non per qualche squadra che magari negli anni precedenti si trovava in Superlega, penso a Ravenna o a Siena, nostre avversarie. Mi avevano detto che poteva succedere di tutto, e infatti ci sono giornate dai risultati imprevedibili, nelle quali la classifica e la posizione contano davvero poco“.

    L’ambizione di ritrovare la Superlega da parte sua c’è?

    “Sono molto ambizioso nella vita. È naturale che le sfide mi piacciano e che se ho scelto di essere qui quest’anno è perché sono convinto che questa sfida, con la squadra, possiamo affrontarla tutti assieme. Continuando a lavorare con questa intensità sono convinto che i risultati possano continuare ad arrivare in maniera costante“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Ambizioso e determinato. Mi ha molto colpito il trattamento del suo infortunio. Lo ha condiviso e ne ha parlato con sincerità.

    “Sì, perché è stato un periodo lungo e non semplice. Nella testa si annidano mille dubbi, dal fatto di pensare a come e se si tornerà nella stessa condizione in cui hai lasciato il campo, al voler recuperare nel modo più veloce e più efficace possibile. Non è possibile avere sotto controllo tutto e fare sì che ciò che vuoi sia per forza ciò che poi accade, ma devi imparare a resistere. A Verona sono stati bravi a darmi tutto il supporto e le cure possibili. Ora ho superato la parte peggiore, sono affamato e pronto a dare il mio contributo al 100% per questa Cuneo“.

    A Cuneo è tornato uno Jensen molto cambiato. È d’accordo con me?

    “Cosa intende?“.

    La trovo più complice con i compagni, anche con la pallavolo. Si gode di più la partita, forse.

    “Sì, questo è vero. Mi godo l’incontro e il piacere di essere tornato a fare il mestiere che più amo. È anche vero che, infortuni o no, con gli anni e la maturità i cambiamenti arrivano per tutti. Io non nasco opposto, perché fino a qualche anno fa ero palleggiatore. Con gli anni si cresce, si cerca di essere completi in ogni situazione, oltre ad imparare a trovare il proprio ruolo in campo“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Gioca una pallavolo prospettica. Mi ha ricordato Nimir Abdel-Aziz, non a caso.

    “Infatti ci accomuna l’essere stati palleggiatori. Lui è un grande giocatore e il paragone mi può solo far piacere, però lui è lui e io sono io. Posso dire che ciò che noi palleggiatori dobbiamo maturare in un avvicendamento di ruolo simile è capire di dover essere pronti a cambiare il corso delle partite con il nostro gioco. È un bel cambio di mentalità, mi creda“.

    Danesissimo anche in questa affermazione. È vero che frequenta l’università in Italia?

    “Sì, studio Economia e Commercio a Verona“.

    Sarà un primo della classe, Jensen?

    “Me la cavo, dai. Il tempo per studiare non è tantissimo. Ora, ad esempio, sono nel pieno della sessione invernale“.

    Lei è uno che gioca e studia in maniera totalizzante?

    “Cerco di non focalizzarmi solo su questo, perché trovo che sia molto dura non avere alternative nella vita. Lo studio è stato il mio piano B. Qui a Cuneo, ad esempio, mi piace da morire andare in montagna. Una cosa che mi riconcilia con casa mia ed è anche un modo per stare qualche ora con i compagni di squadra quando si ha del tempo libero“.

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    Nicola Tiozzo: “Porto Viro è casa mia e la responsabilità si fa sentire”

    Quanti giocatori ci vogliono per formare un Nicola Tiozzo? Quante scuole di pensiero sono necessarie per creare una profondità di analisi come quella dello schiacciatore della Delta Group Porto Viro? Con Tiozzo ho fatto alcune delle riflessioni più interessanti sulla Serie A2 degli ultimi anni, e non è un caso che lo stesso Nicola sia diventato un elemento imprescindibile per la categoria, oltre a una delle bande nostrane più forti. Quest’anno Nicola ha scelto di tornare a casa, in Veneto e nella territorialissima Porto Viro. Un posto che per Tiozzo significa bilanci e aspirazioni, ora che per lui sono arrivati i famigerati trent’anni:

    “La prima stagione vicino a casa si è rivelata decisamente impegnativa. Anzi, se dovessi trovare un altro aggettivo, sceglierei la parola strana. A 30 anni scegli di riavvicinarti a casa, ritrovare la famiglia e i tuoi amici ogni domenica al palazzetto. Però succede anche che ti senti addosso la pressione di giocare dove è nato tutto, dove sai che la gente ti prenderà come riferimento dei momenti migliori, ma anche di quelli in cui ci devi mettere la faccia. È così che ti dimentichi di dove sei e ti immergi completamente nella concentrazione di una stagione in cui sai che in ogni caso tu dovrai sempre fare di più. Almeno, io sono fatto così. Non riesco a non sentirmi responsabile soprattutto quando Porto Viro per me significa giocare a casa mia“.

    Foto Delta Volley Porto Viro

    Tutti si aspettano Super Tiozzo la domenica. Non basta mai?

    “È un momento di vita in cui ho scelto di trovarmela addosso. Non me ne lamento, anzi, posso vivermi le persone care in maniera diretta e quotidiana, e in questa fase della mia vita lo trovo un aspetto fondamentale. Quando si ritorna a casa, dopo tanti anni di carriera trascorsi fuori, almeno dieci mesi l’anno, ti rendi conto di quante cose hai sacrificato per la pallavolo. E adesso è arrivato il momento di godersi tutto ciò che per anni ho trascurato per dare priorità alla pallavolo“.

    La pallavolo a Porto Viro è sicuramente centrale.

    “Sono ripartito dalle sensazioni, dal godermi ciò che provo entrando in campo e da qualche giornata tutto ciò che si è fatto per migliorare la situazione sta dando i suoi frutti“.

    Foto Delta Volley Porto Viro

    Squadra nuova, allenatore nuovo. Bilancio del girone di andata?

    “Abbiamo preso le misure con il campionato e siamo riusciti tutto sommato a restare in corsa per gli obiettivi della stagione. Alcuni risultati non spiegano appieno la prestazione, che è stata buona ma non ottimale. Mi riferisco ad esempio ad uno degli ultimi risultati con Ravenna. Per ciò che riguarda il gruppo, ho certamente trovato e ritrovato elementi come Sperandio, Zorzi, Carlesso, Sette e Garnica che mi hanno fatto sentire subire il sapore di casa. Il girone di ritorno è certamente quello in cui dobbiamo provare a dire la nostra molto meglio rispetto all’andata“.

    Obiettivo?

    “Play Off, certamente. Il potenziale di questa Porto Viro non è ancora al 100%, e quando saremo davvero quelli che per tutta la settimana fanno vedere ottime cose in allenamento, a mio modesto parere, non avremo paura di nessun avversaria. Possiamo batterci con tutti e possiamo avere la meglio su chiunque. Bisogna volerlo“.

    Foto Delta Volley Porto Viro

    Intanto domenica ha battuto la capolista Grottazzolina…

    “Sicuramente era una vittoria che serviva, non vincevamo in casa da un po’, ed è arrivata al momento giusto. Serviva a noi per provare ad essere più concreti e ad acquisire sicurezze quando giochiamo in casa, e al nostro pubblico che ci sostiene anche in trasferta. Quindi avanti così“.

    Chiudo con una battuta. Si dice che lei sia tornato in Veneto anche per tornare ad uno dei suoi primi amori… parlo del Beach Volley.

    “(ride, n.d.r.) Per divertirsi, certo. Però sono in fase di decisione del compagno con cui giocherò qualche tappa in estate. Non posso rivelare il nome, ma sarà una bella sorpresa. Ho scelto una persona che, come me, può diventare un riferimento sul territorio e con il quale poter costruire qualcosa lungo l’estate delle tappe, del Campionato Italiano e dei tornei B1. Vedremo, prima va conclusa al meglio questa stagione indoor. Poi a Chioggia comincerò ad allenarmi“.

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    Paolo Porro: “Finora siamo soddisfatti, ma l’obiettivo è la semifinale”

    È il Paolo Porro di sempre. Affabile, grintoso, spregiudicato nel gioco come dovrebbero essere tutti alla sua età. Ma Porro cresce, e continua a incantare la Superlega, nella quale interpreta ormai il ruolo di uno dei più importanti registi del panorama nostrano. Anche l’Allianz Milano cammina con Paolo, nonostante la battuta d’arresto in CEV Cup e quella contro Civitanova in campionato, che non pregiudicano la strada verso gli obiettivi stagionali:

    “Siamo usciti dalla Coppa e mi permetto di dire che lo abbiamo fatto con onore, contro una formazione del campionato polacco (l’Aluron CMC Warta Zawiercie, n.d.r.) che si è rivelata da subito un avversario difficile. Non è stato bello perdere 3-0 la scorsa settimana e non riuscire a porre rimedio al risultato dell’andata. Brucia un po’, ma adesso la testa è rivolta al girone di ritorno del campionato e alla Final Four di Coppa Italia. Sono due obiettivi a cui teniamo particolarmente“.

    Lo scontro diretto per il quarto posto con Civitanova non è andato per un soffio…

    “Abbiamo giocato una partita altalenante, esprimendo un buon gioco a fasi alterne. Per una questione di sottigliezze il quinto set non ci ha dato ragione. Ci rifaremo. Abbiamo Trento e la Coppa Italia a cui pensare. Lavoreremo moltissimo per fare sì che le cose possano andare al meglio“.

    A gennaio si può già tracciare un piccolo bilancio della stagione.

    “Direi che siamo soddisfatti della prima parte di campionato. Essere tra le prime cinque della classifica non era affatto un obiettivo semplice, pensando al mercato di tutte le società. Sicuramente Milano aveva uno zoccolo duro da cui partire, ma ha anche dovuto fare a meno di me e Yuki Ishikawa per alcune giornate a causa di piccoli infortuni, e nel momento in cui giocatori come lui mancano alla formazione base le gare ne risentono“.

    Ricordiamo che Milano lo scorso anno fu la sorpresa della stagione.

    “L’obiettivo di quest’anno è entrare tra le prime quattro e giocarsi la semifinale scudetto. Ci siamo ritrovati immersi in un torneo difficile, dove Trento dimostra di avere quel qualcosa in più e certamente ora è più avanti di tutti. Per il resto siamo tutte lì, e ci troveremo di fronte degli squadroni che non arretrano di un passo rispetto all’inizio della stagione“.

    Foto Allianz Milano

    Porro cresce con Milano e l’Allianz è cresciuta con Porro. Le piace questa associazione?

    “Sì, mi piace molto, perché stare a Milano mi fa sentire parte di un progetto importante, nel quale soprattutto nelle ultime stagioni ho dimostrato di aver maturato consapevolezza e responsabilità. Con Piazza lavoro bene e con la squadra stiamo progredendo ogni anno“

    Quando un presidente come Lucio Fusaro dice in un dopopartita che lei verrà ceduto solo per “cinquecento milioni di miliardi di dollari”, la cosa la fa sorridere?

    “(ride, n.d.r.) Il presidente Fusaro è una persona nota per le sue affermazioni simpatiche e sicuramente ha molta stima di me. Lo dimostra ogni anno e in varie occasioni. Quando leggo quelle dichiarazioni sì, sorrido, ma mi sento fortunato di far parte di una società in cui i vertici si esprimono in quel modo“.

    Quindi mettiamo a tacere le voci di mercato? Anche perché 500 milioni di miliardi non ce li hanno nemmeno gli Emirati…

    “Esatto!“.

    All’estate invece, intesa come Parigi 2024, qualche sera ci pensa?

    “No, sono onesto. È troppo presto, sono troppo immerso in questo momento con la stagione di Milano e voglio davvero dare priorità a questo“.

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    Kristian Gamba: “La nostra Cantù nasce dalla voglia di riscatto”

    Nelle file del Pool Libertas Cantù che quest’anno ha stupito molto più di ciò che doveva essere la norma in Serie A2, Kristian Gamba è sicuramente la punta di diamante. Oltre 400 punti messi a segno anche in questa stagione, medie da leader, ma mentalità di chi vive tutto con la giusta misura, la corretta consapevolezza e l’assenza di aspirazioni troppo arrivistiche, spesso tipiche dello sport:

    “Apprezzo molto il nostro presidente Molteni, che ci ha detto proprio qualche giorno fa di goderci ciò che ci sta capitando. Siamo tutti soddisfatti, certamente, ma stiamo vivendo questo periodo della stagione col pensiero di raccogliere ciò che ci siamo sudati per tutta la stagione in palestra“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Cantù a pochi punti di distanza dalla testa della classifica. Non lo avrebbe detto nessuno.

    “No, questo sicuramente. All’inizio della stagione, l’obiettivo della società era quello di raggiungere una tranquilla salvezza. Abbiamo iniziato a lavorare, e domenica dopo domenica, abbiamo creato la chimica giusta e affinato il gioco migliore, che ci ha permesso di centrare alcuni risultati importanti. Una volta che l’obiettivo salvezza è stato raggiunto, ci siamo accorti che quell’entusiasmo era rimasto e quella magia che si era creata anche dentro gli spogliatoi, volevamo e vogliamo tutti capire dove possa portare“.

    Ora l’obiettivo è una finale contro Vibo? O meglio la scaramanzia?

    “Guardi, non sono scaramantico e le dico che certamente vogliamo arrivare il più lontano possibile. Diversamente da altre squadre, non abbiamo alcuna pressione creata da ciò che si deve fare. Giocare con un presidente che si siede in panchina per stare con noi, tifare per noi, e ci dice di divertirti e divertire chi viene a tifare la domenica, è una boccata d’ossigeno che respiriamo tutti“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Perché funziona così bene Cantù?

    “Io credo che ognuno di noi sia arrivato qui col desiderio di riscattarsi da alcune precedenti situazioni. Mi sono accorto dai primi giorni che, oltre a trovarmi bene con tutti i compagni, c’era in tutti noi la voglia di dire qualcosa in più rispetto alla stagione passata. Abbiamo provato a farlo ed eccoci qua a parlare di questo bel momento“.

    Sognare non costa niente. Mi dica se la battuta sulla Superlega è capitato di farla negli spogliatoi?

    “Più che altro è capitato di fare delle scommesse del tipo se vinco questo, faccio questo. Che poi è una cosa tipica degli spogliatoi in cui si scherza sugli obiettivi così ambiziosi“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Dal Club Italia, passando per Motta, è finito a Cantù. È stato un percorso di crescita costante o cambierebbe qualcosa?

    “Bella domanda. Sicuramente tutto quello che mi è capitato è servito a farmi diventare il giocatore che sono oggi. Anche, ad esempio, cambiare ruolo nel primo periodo a Motta e provare a giocare schiacciatore. Una scelta imposta, della quale ho cercato di trarre tutto il beneficio possibile, anche se snaturarmi non era ciò che volevo. Per il resto sì, credo che il mio bagaglio sia migliorato di stagione in stagione“.

    Degli anni del Club Italia, c’è qualcuno che merita particolarmente ciò che ha avuto?

    “Premetto che ognuno di loro meritava tanto, direi che Francesco Recine, per il modo in cui si è allenato, la costanza, la voglia di arrivare, superando anche la barriera del non essere un colosso in termini di altezza, è quello che ha meritato di più“.

    Foto Patrizia Tettamanti/Libertas Brianza

    Dei suoi esordi cosa ricorda?

    “Che a 13 anni lasciai Aosta per andare a Cuneo. Non c’erano squadre maschili per proseguire, e io spesse volte mi trovai ad allenarmi con le ragazze. Per me partire fu una gioia infinita, per i miei fu motivo di sofferenza, anche se mi lasciarono andare, vedendomi così felice. A convincerli fu certamente Monica Cresta, che in quegli anni mi ha fatto da seconda mamma, visto che a Cuneo vivevo praticamente con lei. Fu Monica a portarmi al Club Italia, poi, ed è una persona a cui devo molto“.

    Ne è valsa la pena?

    “Sì, decisamente!“.

    Se le dico Superlega, cosa mi dice?

    “Che prima o poi punterò ad arrivarci“.

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    Sebastiano Milan: “Dopo tanti anni mi sento un giocatore voluto e apprezzato”

    La mattina successiva a quella della vittoria della Del Monte Coppa Italia A3 con la maglia dell’Abba Pineto, Sebastiano Milan posta una foto in cui ritrae il premio di miglior giocatore del torneo assieme a una pila di libri da studiare. Credo sia un’immagine che ben rappresenta uno schiacciatore che non ha bisogno di presentazioni. Un lavoratore, un atleta che prosegue incurante di tutto e di tutti nella sua ascesa da 27enne, ormai veterano di questa disciplina:

    “Questo premio e questa Coppa per me hanno significato parecchie cose. La soddisfazione di vincere un trofeo assieme a questa squadra è un orgoglio, il piacere di vincere un premio come miglior giocatore è un segno che il lavoro che ho fatto è stato impostato nel migliore dei modi. Quest’anno per me è stato molto particolare, perché mi sono sentito dopo tanti anni un giocatore voluto, desiderato da questa società e soprattutto a cui sono state affidate delle responsabilità“.

    Foto Instagram Sebastiano Milan

    Milan al centro del progetto di Pineto.

    “Quello sicuramente. Noi siamo spesso figli di scelte fatte da procuratori, dirigenti e infine dagli allenatori. È una catena che spesso si blocca, perché magari sei stato scelto da uno ma non rientri nelle scelte dell’altro. Mi è capitato, credo sia la storia di molti. Quest’anno la catena mi ha portato ad essere richiesto, voluto e apprezzato da tutti. Quando arrivano risultati come quello della Coppa, ovviamente la cosa ti inorgoglisce parecchio“.

    Posso chiederle come ha vissuto il fatto di passare dalla Superlega due anni fa alla serie A3?

    “L’ho vissuta come una scelta voluta. Avevo delle offerte in A2 per questa stagione, anche lusinghiere, per carità. Poi è arrivata la proposta di Pineto e quando ho ricevuto semplicemente non tanto il classico messaggio ‘cerchiamo uno schiacciatore’, ma ‘vogliamo te’, ho capito che, indipendentemente dal campionato che andavo a giocare, era giusto dire di sì a questo progetto“.

    Foto Abba Pineto Volley

    Una squadra costruita per la promozione, non ce lo nascondiamo. Che, soprattutto in Coppa, ha fatto vedere quanto l’esperienza faccia giocare una bella pallavolo.

    “L’abbiamo giocata. Siamo una squadra coriacea, e siamo capaci di esaltarci in alcune fasi della gara, facendo dei break importanti. Stiamo costruendo una bella identità di squadra, e ci siamo arrivati, non lo nego, anche con qualche passo falso“.

    Non si può essere infallibili in A3 con una squadra così?

    “Guardi, penso di no. È un campionato difficile, nel quale ci sono squadre attrezzate anche per giocare in un torneo come la A2. Penso a squadre come Macerata, che ha giocato una bellissima finale, Fano o Catania, che ben figurerebbero anche in serie superiori. Poi è un gioco diverso. È un campionato in cui si difende molto, in cui la fase di gioco è lunghissima e nel quale ad esempio anche io ho dovuto abituarmi a giocare in modo diverso. Alcuni colpi, faccio l’esempio, con cui avrei magari fatto punto in A2 o in Superlega, qui mi vengono difesi o toccati a muro. Capisce che quando molti di noi devono in qualche modo riadattarsi ai ritmi e alla tipologia di pallavolo giocata, capita di dover ricostruire qualcosa“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Ai play off sarete la squadra da battere.

    “Lo vediamo ogni domenica la voglia che hanno le altre squadre di vincere contro Pineto. Lo capisco e in campo viene fuori una bellissima partita. Sarà durissima, perché ripeto, ci sono un bel po’ di compagini che vogliono questa promozione. Dal canto nostro, possiamo dire che l’organizzazione e la preparazione si è mossa nella direzione di arrivare in questa fase del campionato pronti per esprimerci al meglio“.

    Troppo presto per dire cosa farà il prossimo anno?

    “(ride, n.d.r.) Assolutamente sì. Sono aperto a tutto. I conti si fanno alla fine e per ora ho la testa liberissima da questo genere di pensieri. Il mercato lo si fa a fine campionato. Anche perché mi creda, con tutti gli impegni, tra la pallavolo e lo studio, arrivo alla sera e non ho energie per elaborare altri pensieri!“.

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    Diego Cantagalli e l’esonero di papà Luca: “Difficile continuare, l’ho fatto per la squadra”

    Quando compongo l’incipit di un’intervista, cerco di distaccarmi dalle emozioni che mi abitano ogni qualvolta mi trovo davanti un atleta. Non posso non ammettere che, spesso, chi fa il nostro mestiere non deve solo nutrire la curiosità di colui che si trova dall’altra parte, ma anche avere la capacità di immedesimarsi in alcune vicissitudini di cui parlerà e delle quali è sacrosanto farsi un’idea. E non posso non pensare all’anno di Diego Cantagalli senza avere un minimo slancio di umanità mentre scrivo questa introduzione.

    Perché la storia, su cui non è necessario tornare, parla di un ragazzo che è stato capace di destreggiarsi tra una squadra allenata da suo padre Luca fino ad un certo punto della stagione, un nuovo allenatore, che è il bravo Fabio Fanuli, un fratello, Marco, che fa parte a pieno titolo della sua stessa squadra, la Conad Reggio Emilia, e una china da dover risalire. E lo ha fatto in un modo così ineccepibile che penso sia doveroso riconoscergli l’eccezionalità dello spirito e del comportamento.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Questo colloquio potrebbe quindi concludersi con un “bravo Diego“, detto in modo certamente poco ostentato; ma, per volere del diretto interessato, prosegue e spiega molto di chi sia Diego Cantagalli e di ciò che ha appreso da quando ha iniziato a muovere i primi passi in questo mondo, nel quale ha finito per essere un giocatore di peso nel suo ruolo.

    “Sono giorni in cui mi sto riprendendo da un piccolo problema alla caviglia, che la scorsa domenica mi ha un po’ bloccato, ma conto di tornare in campo già dalla prossima. Manca poco alla conclusione di questa stagione e voglio esserci perché ci apprestiamo a giocare il finale di campionato, oltre a vere e proprie finali in campo“.

    Il buon Suraci l’ha sostituita al meglio contro Ravenna. Ma la squadra senza i numeri macinati da Cantagalli diventa un’altra cosa.

    “Antonio ha fatto davvero bene, facendo un’ottima prestazione e contribuendo a conquistare assieme alla squadra due punti molto importanti per noi. Vogliamo portare a casa il bottino pieno nei prossimi incontri e cercare di distanziarci dalla penultima posizione, anche cercando di evitare lo spareggio che, in caso di meno di due punti di distanza, la penultima e la terzultima dovranno andare a giocare“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Stagione difficile, Cantagalli. Mi dica se si aspettava di concludere il campionato con la paura di poter tirare il fiato solo alla fine.

    “No, anche se vedo che nelle ultime settimane c’è un po’ più di serenità e la speranza di poter centrare l’obiettivo della salvezza ha preso il sopravvento sul momento no della stagione. Ci siamo ritrovati a lottare per qualcosa che all’inizio nessuno pensava, ma ci sono state delle squadre che dovevano girare bene e invece hanno fatto molto di più. Ho visto un campionato in cui la lotta era all’ordine del giorno ogni domenica. Noi ci abbiamo messo un po’ di più, la squadra è stata creata al fotofinish del mercato, ma adesso c’è grande voglia di arrivare alla fine, aiutandoci tutti e virando tutti dalla stessa parte“.

    Quest’anno e lo scorso ha subito qualche piccolo stop, che nel suo ruolo è fisiologico. Vedendola giocare, si capisce il motivo. Perché non si risparmia mai?

    “Perché sono stato educato a non farlo. Pallavolisticamente mi è sempre stato insegnato che fino all’ultimo punto, fino al fischio finale, in campo non basta dare il 100%, perché dall’altra parte ci può essere qualcuno che fa lo stesso tuo ragionamento. Devi fare quell’1% in più, che ti permette di fare la differenza. E poi sono così, io non riesco a giocare una gara tanto per, o a risparmiarmi, solo perché qualche volta capita che di fronte a te ci sia qualcuno con cui basta giocare benino per portare a casa il risultato“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Dopo lo scorso anno, mi dica se il desiderio della Superlega ha bussato alla sua porta.

    “Quello bussa da un po’ e non le nascondo che fare almeno un anno nella massima serie è un’aspirazione che coltivo con molta determinazione. In realtà c’è stata una proposta, ed è arrivata da Piacenza, ma non si è concretizzata perché non avrei potuto giocarmi il posto da titolare. Ed io volevo giocare, quindi sono felicemente rimasto a Reggio Emilia“.

    Devo fare l’avvocato del diavolo. Non pensa al fatto che adesso si starebbe giocando i Play Off Scudetto?

    “No, mi creda. Non mi sfiora nemmeno il pensiero. Sono contento di misurarmi con quello per cui sto giocando, con gli obiettivi che voglio raggiungere e nella squadra con la quale mi sto giocando tutto questo“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Non voglio entrare nella vicenda dell’esonero di suo padre, ma posso chiederle come si fa ad andare avanti, essendone comunque parte in causa?

    “Non posso dire che sia facile, altrimenti passerebbe un messaggio ipocrita. Non nego che ci sono stati dei momenti nel quale guardi ciò che ti succede e che succede alla squadra e pensi che a lasciare la panchina sia sicuramente Luca Cantagalli, ma certamente in primis tuo padre. Poi capisci che andare avanti fa parte non solo di te, della tua famiglia, ma anche del tuo lavoro. Lo fai per la squadra, perché la squadra viene prima di tutto e il bene di Reggio Emilia era la prima cosa a cui dovevo pensare. La società è legittimata a prendere le scelte migliori, si può avere delle idee diverse, ma si cerca di tenere la solarità e un atteggiamento professionale“.

    Quando non deve pensare, cosa fa?

    “Vado a pescare. Da sempre. Sin da piccolo, quando devo raccogliere i pensieri, sbollire la rabbia, stare un po’ in solitudine, prendo la macchina e l’attrezzatura e raggiungo qualche laghetto nei dintorni di Reggio Emilia“.

    Foto Volley Tricolore

    So che per vedere Diego felice basta portarlo in Sardegna.

    “Il mare mi rimette al mondo. La nostra casa a La Maddalena è un luogo in cui una volta all’anno ho bisogno di ricaricarmi. Ma anche la montagna mi piace molto. Soprattutto nel periodo di pesca della trota. Spero di poter fare qualche giornata dopo la fine della stagione proprio in quei luoghi che mi piacciono e nei quali amo stare con gli amici“.

    Chiudiamo con Marco, suo fratello. È orgoglioso della strada del piccolo Cantagalli?

    “Molto. Ha saputo ritagliarsi i suoi spazi ed esordire in A2 con grande professionalità e attitudine“.

    Sembra appoggiarsi molto al fratello più grande.

    “È così, perché siamo molto legati fin da piccoli. Abbiamo giocato per alcuni anni assieme nelle giovanili, poi per una decina d’anni ognuno ha costruito il suo percorso. Poter tornare a vestire la stessa maglia è stato meraviglioso. Soprattutto vederlo esordire in maniera così decisa. Lui è uno che urla più di me in campo, si fa sentire e notare. Sta facendo un bel cammino“.

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    Marco Pierotti: “Porto Viro è cresciuta, potremo dire la nostra”

    Di Roberto Zucca

    Non solo c’è ma, settimana dopo settimana, è capace di imporsi con la sola presenza. Marco Pierotti è il presente della Delta Group Porto Viro, nonché uno dei migliori schiacciatori della Serie A2, ed è stato capace di crescere assieme alla formazione veneta settimana dopo settimana. Presenza di spicco di Bergamo fino alla scorsa stagione, Pierotti ha deciso di voltare pagina e di portare a Porto Viro qualcosa di quel repertorio che lo ha sempre visto assorbire tutto il meglio del volley nostrano:

    “Ho lasciato Bergamo, condividendo appieno con la società la scelta. Per due stagioni siamo stati vicini alla vittoria del campionato, a cui tutti, società compresa, tenevamo moltissimo. Quando quel risultato, che personalmente sogno da parecchi anni, ti sfugge per poco o comunque non arriva, nonostante le premesse ci siano tutte, finisce col diventare un peso. Io ho avuto necessità di iniziare un cammino nuovo, di trovare nuovi stimoli. Il mio arrivo a Porto Viro è stato conseguente a questa riflessione“.

    Un gruppo affiatato, dentro e fuori dal campo.

    “Mi è sempre andata bene, se parliamo della formazione del gruppo. Mi ha convinto la voglia di emergere che vedevo da fuori, ricordandomi un po’ la Bergamo del mio primo anno, che era una neopromossa, ma aveva tanta voglia di venire fuori. Il roster era molto buono e ad oggi sono molto soddisfatto della scelta fatta“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Classifica che per ora vede Porto Viro tra le prime della classe. L’exploit è arrivato nel girone di ritorno.

    “È un campionato molto competitivo, tanto che, Vibo a parte, siamo un po’ tutte lì a poca distanza. Proprio per questo, essendo una delle squadre nuove, che ha cambiato di più, avevamo bisogno di trovarci, di conoscerci in campo e all’inizio abbiamo faticato un pochino più di altre compagini. Abbiamo fatto un bel passo in avanti, secondo me, a livello di gioco. Tutto dipenderà dalla griglia di piazzamento dei play off, ma certamente potremo dire la nostra. Lo si è visto lo scorso anno, ossia quando nella seconda fase, le carte si possono sparigliare“.

    A Porto Viro porta il suo essere estremamente metodico.

    “Quando mi riconoscono un atteggiamento professionale, a me fa sempre molto piacere. Aver conosciuto contesti come Modena o Vibo mi ha dato l’opportunità di entrare a contatto con un mondo e con atleti da cui ho cercato di assorbire molto, come se fossi una spugna. La mia strada è nata un po’ per caso, nel senso che a 18 anni non pensavo di arrivare a vestire la maglia di una squadra di Superlega“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    E invece siamo qui a raccontarlo.

    “Giocavo a Fano, ho iniziato lì, arrivando a completare le giovanili. Quando c’è stato il momento di capire se fare la Serie C e proseguire con gli studi, il mio allenatore dell’epoca Ennio Schiavoni mi ha stimolato per fare qualcosa di più. È arrivata inaspettatamente la proposta di Potenza Picena da parte di Ciccio Graziosi, con cui poi ho giocato per cinque stagioni della mia carriera. È arrivata anche la nazionale Under 21, con le Universiadi in quegli anni. È stato un crescendo, bello da vivere, ma con l’asticella che si alzava lentamente“.

    Dopo la gavetta, da qualche anno gioca la A2 da protagonista. A che punto della sua carriera pensa di essere?

    “Domanda difficile. La crescita maggiore l’ho maturata certamente quando sono tornato a Bergamo. Ho maturato la consapevolezza di meritarmi questa categoria e ho approcciato le cose con maggiore consapevolezza di me stesso e delle mie capacità. Non credo di essere ancora all’apice, diciamo che mi piacerebbe migliorarmi ancora e puntare a qualcosa di più“.

    Foto Delta Volley Porto Viro

    Nel frattempo Fano si gioca la A2. Magari il prossimo anno finirete con l’essere avversari.

    “Intanto sarei molto felice se Fano potesse centrare un obiettivo come la A2. C’è un bel movimento e ci sono tantissime persone che amano la pallavolo. La società è cambiata, ma alcune persone che erano lì già nei miei anni ci sono ancora. Quindi sono contento per loro e per il lavoro che stanno facendo. Chissà“.

    Dicono che sia un grande fan del tennis e del basket. Lo sport è così centrale nella sua vita?

    “Mi piacciono moltissimo e ne guardo finché posso e ho tempo libero. Sì, lo sport per me è davvero la vita. Ho scelto questo tipo di percorso e voglio provare a capire dove mi potrà portare. Certamente potrei cercare di fare qualcosa anche a livello di studi, ma ancora vorrei prendermi del tempo per capire come orientarmi. Per ora la pallavolo è l’unica cosa che voglio tenere nella testa. Per il resto c’è tempo“. LEGGI TUTTO

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    Michele Luisetto: “A Macerata sono rinato. E ora voglio la A2”

    Di Roberto Zucca

    Il sorriso di Michele Luisetto è un misuratore del suo essere. La sua personalità, così spumeggiante, è capace di trascinarti su una sorta di tappeto volante per spiegarti ciò che di bello il centralone originario di Padova, che oggi risplende nell’ambiziosa Med Store Tunit Macerata, sta conquistando:

    “Sono felice, è vero. È stato un anno in divenire, molto particolare per una serie di cose. Ho avuto un infortunio alla schiena ad inizio stagione a Brescia, ed è stato un momento davvero tosto. Ho cercato di guarire e ho riflettuto parecchio durante le settimane in cui non potevo giocare, capendo una serie di cose che nel percorso di quest’anno mi hanno aiutato tanto“.

    Me ne dica una.

    “Intanto Brescia non era il posto per me. Così è arrivata l’opportunità di scendere in A3 e arrivare a Macerata. Qui sono rinato, non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Sono grato alla società per avermi scelto e per aver creduto in me. Ho trovato un bel gruppo, e ho anche ritrovato un coinquilino come Lazzaretto, con cui avevo condiviso l’avventura a Porto Viro. Ho capito che devo essere soddisfatto di ciò che ho conquistato e di quello che ho. Stare bene fisicamente e potersi giocare i play off a Macerata è un gran bel punto di ripartenza del mio presente“.

    Foto Pallavolo Macerata

    Macerata è delle quattro teste di serie del campionato.

    “Sì, certamente. Bisogna continuare a spingere per chiudere la regular season con il miglior piazzamento possibile. Ai play off si riscrive il campionato. Certo, chi arriva in prima posizione avrà vita più semplice, le altre allungheranno un pochino la striscia con le varie fasi. Credo però che possa succedere qualsiasi cosa, nel senso che chiunque può spuntarla indipendentemente da come si è conclusa la prima fase“.

    Lei e Lazzaretto avete dato una spinta decisiva?

    “Il roster era già buono, con degli elementi ottimi e dalla lunga esperienza anche in serie più alte. Io e ‘Lazza’ volevamo contribuire e dare una mano certamente, perché la società lo merita. Poi ovviamente le amicizie contribuiscono a creare un ambiente in cui vincere risulta più semplice, perché si rema tutti dalla stessa parte. Con Enrico abbiamo scoperto di abitare a Padova a poca distanza, e ci siamo ricordati degli anni in cui giocavamo contro nelle giovanili (ride, n.d.r.). Comunque il gruppo fa tanto, lo ammetto“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Lei è uno che fa gruppo anche nel Beach Volley.

    “Quella è la mia seconda vita. Non voglio pensarci troppo, perché altrimenti mi viene voglia di scendere in campo. Detto questo, sono stato molto fortunato anche lì, perché ho trovato un compagno come Spadoni, con cui ho iniziato a togliermi una serie di soddisfazioni, e un allenatore come Gabriele Mazzotti, con il quale ci siamo presi da subito“.

    Lo scorso anno avete dato del filo da torcere a molte coppie…

    “Abbiamo concluso il Campionato Italiano Assoluto con un piazzamento che ci ha soddisfatto. Nelle singole tappe siamo arrivati sempre in fondo e abbiamo vinto anche qualche B1. Abbiamo poi ottenuto una wild card dopo Albisola per prendere parte ad una tappa del World Tour a Cirò Marina, e siamo andati bene anche lì“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Il pensiero di fare il salto nel Beach Volley a tempo pieno lo ha fatto?

    “Mi mancherebbe troppo la pallavolo. Con Spadoni ne abbiamo parlato, ma quando arriva l’estate, mi piace certamente andare a Marina Di Ravenna, allenarmi con Giacomo e allenare il mio gruppo di corsisti perché sono maestro di Beach Volley. Poi però sento di dover tornare all’inverno fatto di pallavolo e di quello che ho costruito in questi anni“.

    Di cosa vuole riempire la sua valigia nei prossimi anni?

    “Vorrei vincere una Coppa Italia, e vorrei tornare in A2. Sento che a questo sport ho ancora molto da dare. Proverò anche a ricevere tutto ciò che questa professione vorrà ancora darmi“. LEGGI TUTTO