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    Halep: “Nessun ritiro, sono ancora molto motivata”

    Simona Halep, due titoli Slam

    Mentre anche in Romania impazza una piccola “Raducanu mania”, si è parlato molto sulla stampa locale di un possibile ritiro di Simona Halep dal tennis Pro. Non immediato, ma viste le sue recenti nozze, la separazione dallo storico coach Cahill ed i vari infortuni patiti in stagione, alcuni media accreditati hanno iniziato a ventilare questa ipotesi.
    Impegnata nel torneo di casa, il Transylvania Open a Cluj, Simona ha iniziato bene con una secca vittoria su Elena Ruse, a cui ha lasciato solo tre games. Nel dopo partita, la ex campionessa di Wimbledon si è tolta qualche sassolino dalla scarpa. Ecco alcuni estratti delle sue parole
    “Molte persone hanno parlato del mio ritiro, ma non ho mai detto che avrei smesso di giocare dopo la festa di matrimonio”, ha detto Halep. “Sono ancora molto motivata e amo ancora il tennis. Mio marito è sempre accanto a me e sono felice di stare in campo e giocare. Il fatto di essermi sposata non c’entra niente sul futuro della mia vita sportiva”.
    “Sto migliorando, giorno dopo giorno. Mi sento più sicura nel corso delle partite. Penso che sto iniziando a sentire di nuovo il mio miglior gioco. Certo non è mai facile ritrovare il ritmo e le giuste sensazioni dopo tanto tempo senza giocare. Ora sono concentrata solo su quello che sento oggi, e posso dire di sentirmi bene. Gli infortuni sono alle spalle, quindi sto cercando di prendere positivi da ogni partita”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Leonardo Mayer annuncia il ritiro dal tennis professionistico

    Leonardo Mayer nella foto

    Il tennista argentino Leonardo Mayer in una dichiarazione attraverso i social ha annunciato il ritiro dal tennis professionistico all’età di 34 anni.
    Leo Mayer ha vinto due titoli nel circuito maggiore (Amburgo 2014 e 2017) e ha raggiunto il suo best ranking nel 2015, quando raggiunse il numero 21 del mondo.L’argentino è stato uno dei giocatori più importanti nella storica vittoria in Davis della formazione albiceleste nel 2016.
    Negli Slam ha raggiunto gli ottavi di finale a Wimbledon (2014) e Roland Garros (2019), è stato al secondo posto nel ranking junior nel 2005 (vincendo il doppio junior al Roland Garros con Emiliano Massa) e ha un record in carriera in singolare di 179 vittorie e 197 sconfitte. LEGGI TUTTO

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    Ciao, e grazie, grande Paolo Lorenzi (di Marco Mazzoni)

    Paolo Lorenzi, classe 1981

    “È stato il viaggio più bello della mia vita. Ogni volta in campo era un sogno diventato realtà”.
    Parole e musica di Paolo Lorenzi, che con la sconfitta nelle “quali” di US Open chiude la sua carriera da professionista.  A quasi 40 anni il senese (nato a Roma) esce di scena con la stessa classe, leggerezza e quel sorriso che ha accompagnato le più grandi vittorie e, ancor più importante, anche le peggiori sconfitte. Sì, perché saper perdere, saper imparare dai momenti difficili analizzando ogni partita con lucidità e umiltà, ed aver la forza di ricominciare con ancor più determinazione e convinzione di potercela fare è merce rara. È esattamente l’abisso che separa la grande persona e sportivo dai mediocri, da chi si lagna di non avercela fatta accampando scuse, non prendendosi responsabilità. Lorenzi è stato un Gigante in tutta la sua lunga carriera proprio per il modo in cui ha saputo viverla, superando montagne invalicabili e andando oltre i propri limiti. Ce l’ha fatta perché ha vissuto tutto questo sentendosi come uno che vive un sogno, uno che ha lottato con tutto se stesso per cavalcare quell’onda che lo attirava più di ogni altra cosa, ripagando la possibilità di vivere il proprio sogno con sudore e fatica. In una semplice parola: Lorenzi è stato un Esempio, per tutti.
    Paolo prima che un ottimo tennista è un grande uomo, l’ha dimostrato in campo e fuori mille volte. È un ragazzo umile, sincero, rispettatissimo da tutto l’ambiente del Tour e sempre benvoluto. Ho avuto il piacere di conoscerlo, bastano poche parole e qualche sguardo per aver la conferma di che razza di persona sia. Colto, arguto, è uno che pensa prima di parlare, pensa veloce e non ti dice mai cose banali. Non uno è che biascica “gioco dove vuole Mister”, no. Lorenzi ha sempre un pensiero interessante, che sia sul tennis o altro. Ogni sua partita è stata una piccola enciclopedia di acume tattico per massimizzare i propri mezzi e mettere in difficoltà l’avversario. In questo sta molta della sua grandezza, umana e sportiva, perché il buon Paolo è stato tutt’altro che baciato dal “talento” tecnico. Ma nonostante tutto possiamo affermare serenamente che ce l’ha fatta. Ha scalato montagne invalicabili, ha sputato sangue nei circuiti minori, diventando enorme in quello Challenger dove ha vinto 21 titoli. Ma è riuscito a dire la sua anche nel Tour maggiore, dove si è tolto l’enorme soddisfazione di vincere a Kitzbuhel e toccare un best ranking di n.33. Impensabile quando fece i primi passi sul tour.
    Non ricordo quando lo vidi giocare per la prima volta, ma avrà avuto già almeno 24 anni, in qualche Challenger in Italia. La prima impressione che ebbi fu a dir poco negativa sul piano tecnico. Col diritto la palla non gli andava proprio, l’apertura del gesto era spropositata, lo forzava a centrare la palla sempre in ritardo e mai con decisione lontanissimo dalla riga di fondo, con traiettorie lente e prevedibili. Per non parlare del servizio, una sorta di catapulta al contrario che lo costringeva a “mettere l’elmetto” per ripararsi dalla bordata in risposta del rivale. Ma lui con l’elmetto c’era nato, perché è sempre stato prontissimo alla pugna, a rimettere ogni palla oltre la rete ed in campo a costo di immolarsi. Questo mi aveva intrigato di lui, l’attitudine e la voglia di sprintare in ogni difesa, come di buttarsi avanti dopo aver sfiancato l’avversario. Era lucidissimo nel capire il momento per l’attacco e la posizione sulla rete era discreta, perché fisicamente pareva “una bestia”, resistente e fortissimo. Il rovescio spiccava, colpito bello pulito, sicuro nel cross e assai pericoloso quando si avventurava in un lungo linea improvviso. In quel lontano 2005 il tennis italiano viveva un bel momento di “stallo”, con i soli Volandri e Starace a tirare la carretta oltre la top 30. Che quel Lorenzi, posizionato oltre il n.250, con tutte quelle lacune tecniche, potesse diventare un “fattore” per il tennis azzurro sembrava ardito. Davvero nessuno si curava di lui.
    Non è importante oggi ripercorrere i tanti passi della sua lunga vita sul tour. È fondamentale invece sottolineare come passo dopo passo Lorenzi sia cresciuto in modo esponenziale, riuscendo a migliorare in modo clamoroso ogni aspetto del suo tennis. Mattone dopo mattone, da un piccolo fortino ha costruito un’Alhambra stupefacente, arrivando a meritarsi il diritto di giocare i grandi tornei, gli Slam, e pure di giocare parecchie partite alle pari contro i migliori. Una su tutte. Lo ricordo nitidamente a Roma contro Nadal sul Centrale. Rafa era “quello vero”, il tiranno del rosso. Paolo l’ha sfidato senza alcuna paura, reggendo in modo misterioso contro il suo diritto, riuscendo a neutralizzare per buona parte del match lo spin allora vigorosissimo del “Rey” e attaccandolo appena possibile. Lorenzi giocò una delle partite più “garibaldine” ed efficienti che io abbia mai visto nella mia vita, tanto che lo sguardo torvo di Rafa in diversi punti persi, e l’aver portato cotanto rivale a dover giocare al 100% per superarlo, vale quanto una grandissima vittoria. Lorenzi quel giorno Monumentale. Ma lo è stato in tantissime occasioni, anche su campi non coperti dalla tv o in Challenger in giro per il mondo.
    Lorenzi è stato come i migliori vini (da senese, poi…), è migliorato invecchiando. Ha preso sempre più fiducia dei propri mezzi, ha lavorato in modo incredibile per affinare corpo e testa, ha limato sino alla fine aspetti tecnici che parevano impossibili da stravolgere. Ha passato oltre 7 anni di fila nei top 100 ed ha raggiunto il best ranking il 15 luglio 2017 (raggiungendo poco dopo gli Ottavi a US Open, miglior piazzamento in uno Slam), a 35 anni “suonati”, se non è classe e testa questa non so cosa lo sia… È stato un esempio per l’intensità che è riuscito ad esprimere in campo, lottando contro avversari troppo più attrezzati sul piano tecnico o fisico, ma senza mai darsi per vinto, entrando sempre in partita con l’idea giusta per provare a vincere. Ha battuto tutto il mondo in lungo e in largo andando a giocare una quantità di tornei enorme, infaticabile, per racimolare punti preziosissimi ad entrare negli Slam e nei grandi tornei.
    Paolo Lorenzi è patrimonio del nostro tennis e del nostro sport. È un ragazzo che coltiva molti interessi, d’ora in avanti potrebbe fare mille cose e ha tutto quel che serve per farle benissimo. Ma mi auguro fortemente che resti nel mondo del tennis, che metta a servizio dei giovani la sua enorme esperienza e capacità di analisi, di lavoro, tattica e mentale. È una vera Treccani 2.0 di come si sopravvive nei mari agitatissimi del tennis Pro, trovando anche nelle peggiori tempeste la rotta migliore per scappare verso il sole. Il tennis azzurro sta vivendo un momento magico, ma proprio nei momenti magici si deve costruire il futuro. Non possiamo assolutamente permetterci di perdere un “ammiraglio” così capace, intelligente e lucido.
    Grazie di tutto Paolo, per la montagne di ore che ho passato ammirandoti in campo, sorprendendomi ogni volta.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Max Biaggi saluta Valentino Rossi: “Mai stati amici. Ora rideremo insieme”

    ROMA – La notizia del ritiro di Valentino Rossi a fine stagione ha scosso l’intero mondo della MotoGp. In tanti, tra colleghi, ex e semplici appassionati hanno condiviso il loro messaggio per il Dottore. Tra questi c’è Max Biaggi, che ha condiviso tante gare da rivale con il numero 46. “Oggi credo sia giusto condividere con voi il mio pensiero sul ritiro di Valentino – si legge in un post su Facebook -.So che oggi per lui è stato un momento difficile, perché purtroppo l’ho già vissuto qualche anno fa. Uno sportivo non vorrebbe mai vivere il giorno del ritiro e la storia dello sport è piena di esempi di questo tipo. Anch’io mi sono tormentato molto, prima di scegliere di smettere di correre, ma poi mi è venuto naturale decidere. Valentino ed io abbiamo animato una delle rivalità più belle del motociclismo, senza mai fingere di essere amici. Semplicemente eravamo due acerrimi rivali, che lottavano per raggiungere lo stesso obiettivo. Credo per questo che fosse naturalmente impossibile essere amici”.
    Il tributo di Biaggi
    “Quando sei un vincente non accetti di arrivare secondo e quando succede prepari subito la prossima battaglia per primeggiare. Personalmente ho molta nostalgia di quei momenti – prosegue il messaggio di Biaggi, che riserva solo parole di elogio per l’ex rivale -. Ragazzi capisco che per voi che mi seguite da una vita possa essere destabilizzante sentire queste parole, ma credetemi nel corso della vita i punti di vista cambiano. Oggi sono padre, vado in moto per divertimento, vedo correre dei ragazzi nel mio team e quando penso alle scaramucce tra me e Vale ho nostalgia e mi sento felice di aver vissuto quei momenti con quella profonda intensità! Voglio augurare una Buona Vita ad un mio Grande Avversario con il pensiero che magari un giorno potremo trovarci insieme a sorridere nel ricordo di quei momenti”. LEGGI TUTTO

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    Gauff positiva al Covid, addio Olimpiadi 2021

    Dopo la “tegola” in casa Italia per l’infortunio di Matteo Berrettini e l’addio al sogno Olimpico, stanotte una pessima notizia arriva dagli USA. La giovane Cori Gauff è risultata positiva al test Covid prima di partire per Tokyo, quindi è stata costretta ad isolarsi e rinunciare ai Giochi Olimpici. È stata lei stessa a darne […] LEGGI TUTTO