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    Gli “Skapigliati” di Grottazzolina si scusano con Arasomwan: “Gesto isolato e infelice”

    Anche la tifoseria della Yuasa Battery Grottazzolina prende posizione sul caso degli ululati razzisti contro Martins Arasomwan durante la partita di domenica sul campo della Consar Ravenna. Dopo la ferma condanna dell’episodio da parte di entrambe le società, il gruppo degli “Skapigliati“, la tifoseria organizzata di Grottazzolina, ha espresso in un comunicato le proprie scuse all’atleta, alla squadra ospitante e a tutto il pubblico presente al Pala De Andrè.

    “Siamo molto rammaricati e dispiaciuti – si legge nella nota del gruppo – per le urla a sfondo razzista partite da alcuni sostenitori in maniera autonoma, urla che peraltro gli organizzatori del nostro tifo presenti hanno cercato subito di interrompere. Gli stessi autori si sono subito giustificati dicendo che non era assolutamente loro intenzione offendere in maniera razzista il giocatore, ma si trattava solo di un gesto di esultanza per la battuta sbagliata, e purtroppo le urla stesse sono state invece interpretate erroneamente come razziste, come ribadito dai nostri tifosi presenti nei confronti dei tifosi avversari. A prescindere da questo, comunque, ce ne scusiamo nuovamente con tutti“.

    “A Grottazzolina, nelle diciassette stagioni di Serie A sin qui disputate – rivendicano i tifosi – hanno vissuto tantissimi atleti di colore, cubani e di altre nazionalità, e la nostra comunità si è sempre distinta per la calorosa accoglienza rivolta a tutti, indistintamente dal colore della pelle o dalle culture di appartenenza. In tutta la storia del nostro gruppo, fondato nel lontano 1990, sia nelle partite casalinghe che in trasferta non siamo mai stati protagonisti di episodi di razzismo o discriminazione nei confronti di atleti di colore di squadre avversarie“.

    “Ribadendo la condanna per quanto accaduto – si conclude il comunicato – vogliamo difendere il nostro gruppo del tifo ‘Skapigliati’ affinché un gesto isolato e infelice non infanghi il nostro nome. Non siamo e non saremo mai una tifoseria razzista, perché odiamo il razzismo in ogni sua manifestazione“.

    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    F1, Domenicali: “Non ci si inginocchierà più prima delle gare”

    ROMA – Il gesto di inginocchiarsi per esprimere la propria contrarierà al razzismo non farà più parte della campagna ufficiale di sensibilizzazione della Formula 1 #WeRaceAsOne. A seguito della morte di George Floyd, la FIA aveva lanciato l’hashtag e fatto sì che i piloti si inginocchiassero durante i weekend, un gesto simbolico a cui però ora Stefano Domenicali, presidente e CEO del Circus, vuole dare un seguito: “Non siamo qui per fare politica – ha detto l’imolese – ma dobbiamo far sì che i simboli lascino spazio a iniziative concrete”. Sono infatti state prorogate fino al 2025 le borse di studio dedicate a studenti svantaggiati in alcune università italiane e britanniche.
    Le parole di Domenicali
    Tra gli attivisti più ferventi del movimento antirazzista nel paddock c’è Lewis Hamilton. Sin da subito, il sette volte campione del mondo ha preso a cuore questa battaglia che lo riguarda – purtroppo – anche da vicino. Ed è proprio a lui che Domenicali rivolge queste parole: “Rappresenta per lo sport e per tutto il mondo una risorsa incredibile. Sono sicuro che abbia ricaricato per bene le batterie in vista del 2022”. Secondo la testata “Motorsport-total.com”, l’inglese è stato già informato di questo cambio di rotta nella politica di inclusione della Federazione e sarebbe d’accordo, pur riservandosi la facoltà di utilizzare altri mezzi per manifestare il proprio pensiero. LEGGI TUTTO

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    F1, Domenicali annuncia: stop all'inginocchiamento prima delle gare

    ROMA – La campagna della Formula 1, #WeRaceAsOne, non comprenderà più l’inginocchiarsi prima delle gare. Il gesto è nato negli Stati Uniti a seguito della morte di George Floyd, con la FIA che aveva lanciato questo hashtag e lasciato che i piloti si inginocchiassero durante i weekend. Un simbolo a cui però ora Stefano Domenicali, presidente e CEO del Circus, vuole dare un seguito più tangibile: “Non siamo qui per fare politica – ha detto l’imolese – ma dobbiamo far sì che i simboli lascino spazio a iniziative concrete”. Sono infatti state prorogate fino al 2025 le borse di studio dedicate a studenti svantaggiati in alcune università italiane e britanniche.
    Su Hamilton
    Tra gli attivisti più ferventi del movimento antirazzista nel paddock c’è Lewis Hamilton. Sin da subito, il sette volte campione del mondo ha preso a cuore questa battaglia che lo riguarda – purtroppo – anche da vicino. Ed è proprio a lui che Domenicali rivolge queste parole: “Rappresenta per lo sport e per tutto il mondo una risorsa incredibile. Sono sicuro che abbia ricaricato per bene le batterie in vista del 2022”. Stando a quanto riporta “motorsport-total.com”, il pilota della Mercedes sarebbe già al corrente di questa variazione e avrebbe accolto bene la decisione del Circus. Hamilton però dovrebbe continuare ad avvalersi di altri canali per far trasparire le proprie opinioni su questo delicato argomento. LEGGI TUTTO

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    “Torna a giocare al Sud”: cori offensivi contro Giovanni Minelli a Pordenone

    Di Redazione Neanche in un mondo sempre più consapevole dell’importanza dell’inclusione e della lotta alle discriminazioni la nostra società – e lo sport che ne fa parte – riesce a lasciarsi alle spalle l’odioso fenomeno degli insulti razzisti. Anzi, a volte finisce per portare alla luce tipologie di intolleranza che si speravano ormai dimenticate, come quella tra Nord e Sud del paese, o più genericamente tra diverse regioni e territori d’Italia. È successo durante una partita di Serie C maschile a Pordenone, dove il pallavolista salernitano Giovanni Minelli è stato bersagliato per tutta la gara da cori offensivi legati proprio alla sua origine meridionale. La brutta vicenda è stata riportata integralmente dal quotidiano La Città: gli episodi di razzismo sono avvenuti nel corso della gara tra Piera Martellozzo Futura Pordenone e AR Fincantieri Monfalcone (terminata, per la cronaca, sul 3-2), quando i supporter della squadra di casa hanno preso di mira il numero 14 ospite: “parla in italiano“, “tornatene a casa” e l’immancabile epiteto “terrone“. È lo stesso Minelli a raccontare com’è andata: “Per dare una scossa alla squadra, ho provato a dare un po’ di carica parlando ai miei compagni in dialetto. Quella frase, purtroppo, non è passata inosservata e da allora una ventina di spettatori, tra cui anche i genitori di alcuni ragazzi, mi hanno bersagliato senza sosta. All’inizio ci ho anche sorriso, pensavo fossero semplici sfottò. Poi però la cosa è continuata con toni completamente diversi, mi chiamavano ‘terrone’ e con altri epiteti che mi hanno distrutto mentalmente. Dall’inizio del terzo set all’ultimo punto del tie break è stato un continuo, senza che nessuno si schierasse a mio favore. È stato umiliante“. L’episodio di discriminazione è stato segnalato anche dai direttori di gara nel loro referto, ma la sanzione irrogata dal Giudice Sportivo non ha fatto che alimentare la delusione del giocatore campano: la società di casa è stata punita con una modesta ammenda di 30 euro per il “comportamento offensivo dei propri tifosi”. Minelli si è sfogato con un post su Facebook: “Direi alla Fipav Friuli Venezia Giulia che con questi soldi non ci pago neanche i biglietti per tornare giù a mangiare le pizze, come mi consigliavano i sostenitori più ‘discreti’“. (fonte: La Città) LEGGI TUTTO

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    Sanja Djurdjevic squalificata per due turni dopo il gesto razzista contro la Thailandia

    Di Redazione La Commissione Disciplinare della FIVB ha emesso la sua sentenza sul caso di Sanja Djurdjevic, il libero della Serbia che durante il match di VNL femminile contro la Thailandia si era rivolta a una compagna di squadra compiendo un gesto razzista nei confronti delle avversarie (mimando gli “occhi a mandorla”). La giocatrice è stata squalificata per due giornate: ha saltato la gara di ieri contro il Belgio e farà altrettanto sabato con il Canada. Inoltre la Federazione serba ha ricevuto una multa di 20.000 franchi svizzeri (circa 18mila euro) che la FIVB utilizzerà per finanziare programmi contro la discriminazione. Immediatamente dopo l’episodio, che ha avuto enorme risonanza in tutto il mondo, Djurdjevic si era scusata direttamente con le giocatrici thailandesi e successivamente con un post sui social network. Anche la Federazione serba aveva espresso le proprie scuse. (fonte: Volleyball World) LEGGI TUTTO

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    Cancun: insulti razzisti a Cherif, la condanna della FIVB

    Di Redazione La FIVB ha espresso la sua ferma condanna per gli insulti razzisti denunciati da Cherif Younousse, beacher del Qatar di origini senegalesi, a margine dei tornei del World Tour 4 Stelle in corso nella “bolla” di Cancun in messico. Nei giorni scorsi Cherif, che con il compagno di squadra Ahmed ha raggiunto la finale in entrambe le tappe fin qui disputate, aveva denunciato via Instagram di essere stato oggetto di espressioni offensive da parte di un cameriere dell’albergo in cui è alloggiato. In particolare, avendo chiesto che non gli venisse servita carne di maiale (essendo di religione musulmana), il giocatore si era sentito rispondere “Scimmia, vuoi carne di scimmia?“. L’episodio si è ripetuto per ben due volte nel corso delle due settimane della tappa, secondo quanto raccontato dall’atleta e confermato dall’indagine della Federazione internazionale. La FIVB ha definito il comportamento dello staff dell’hotel “inaccettabile” e ha ribadito la sua politica di “tolleranza zero contro tutte le forme di discriminazione“, assicurando che il membro del personale responsabile delle offese è stato allontanato dalla manifestazione. Secondo il comunicato emesso dalla Federazione internazionale, sia Cherif sia la Qatar Volleyball Association si sono dichiarati soddisfatti dei provvedimenti presi. (fonte: Fivb.com) LEGGI TUTTO