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    FIA WEC 2023: si parte con la gara di Sebring. La entry list

    Venerdì 17 marzo 2023 a Sebring prenderà il via il Campionato FIA WEC 2023. Ai blocchi di partenza Cadillac, Ferrari, Glickenhaus, Porsche, Peugeot, Toyota e Vanwall. La diretta integrale su Sky Sport (canale 253) e Sky Sport Arena, dalle ore 17:00.

    Nell’anno del centenario della 24 Ore di Le Mans, il Mondiale Endurance (WEC = World Endurance Championship) si appresta ad offrire una delle stagioni più memorabili della storia, almeno per il blasone dei partecipanti: Ferrari, Porsche, Peugeot sfideranno Toyota per la corsa al titolo iridato.
    FERRARI
    Ferrari torna nella classe regina del FIA World Endurance Championship a cinquant’anni di distanza dall’ultima apparizione sul palcoscenico più prestigioso delle corse di durata.
    Le due Le Mans Hypercar del Cavallino Rampante saranno affidate agli equipaggi formati da Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen, che condivideranno l’abitacolo del prototipo con il numero 50 sulla livrea, e da Alessandro Pier Guidi, James Calado e Antonio Giovinazzi, sulla numero 51.
    LA TECNICA – LO SVILUPPO DELLA 499P
    Dai primi bozzetti al prototipo virtuale, fino al simulatore e i test in pista, lo sviluppo di una vettura che rappresenta lo stato dell’arte delle tecnologie applicate alle competizioni attraversa diverse fasi. Un itinerario fatto d’idee condivise, verifiche tecniche e prove, come spiega Giuliano Salvi, Ferrari GT & Sports Race Cars Race & Testing Manager. “Dallo Shakedown del 6 luglio 2022 sino agli ultimi test precedenti al debutto abbiamo completato oltre 24 mila chilometri con la 499P. Dal simulatore alla pista, abbiamo applicato una nuova metodologia di lavoro per ottenere una Hypercar veloce e affidabile”.
    NUMERI E CURIOSITÀ
    1950: anno d’inaugurazione del Sebring International Raceway6,020: la lunghezza del circuito (in chilometri)12: le vittorie assolute Ferrari alla 12 Ore di Sebring (1956, 1958-59, 1961-64, 1970, 1972, 1995, 1997-1998)1972: l’ultimo titolo iridato Ferrari nella top class del Campionato del Mondo Sport Prototipi1973: ultima partecipazione Ferrari nella top class2022: Ferrari conquista i titoli iridati Costruttori e Piloti (Pier Guidi-Calado) nella classe LMGTE Pro del WEC24.000: i chilometri percorsi nei test dalla 499P499: la cilindrata unitaria del motore V6 della Hypercar Ferrari

    FIA WEC 2023 – GLI ALTRI PROTAGONISTI
    A sfidare Toyota, quest’anno al via ci saranno le seguenti case: Cadillac, Ferrari, Glickenhaus, Porsche, Peugeot e Vanwall.
    TOYOTA

    CADILLAC

    GLICKENHAUS

    PORSCHE

    PEUGEOT

    VANWALL

    FIA WEC 2023 – IL CALENDARIO DELLE GARE
    More info: fiawec.com LEGGI TUTTO

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    Alonso, l’ennesimo cambiamento che potrà dare i suoi frutti

    portrait, TS-Live, Bahrain International Circuit, GP2301a, F1, GP, BahrainFernando Alonso, Aston Martin F1 Team, poses with his crash helmet

    La carriera di Fernando Alonso è forse quella che più di tutte, nella Formula 1 moderna, è stata caratterizzata da cambi di casacca repentini quanto clamorosi. Forse anche per questo, lo spagnolo nel paddock si è fatto la nomea di accentratore, poco adatto al ruolo di team player e molto concentrato su sé stesso. E forse è sempre  per questa stessa ragione che non è mai riuscito a conquistare quell’agognato terzo titolo mondiale che insegue ormai dal 2007. Il GP del Bahrain 2023, però, sembra averci consegnato un quadro ben diverso: che sia la volta buona per l’asturiano?
    Aston Martin, il lavoro paga
    La bomba era stata sganciata la scorsa estate, quando Alonso aveva annunciato il proprio passaggio alla scuderia di Silverstone, salutando l’Alpine. In molti avevano pensato ad un vero e proprio canto del cigno, l’ultimo colpo di coda nel Circus per una carriera comunque ricca di soddisfazioni anche in tante altre categorie.
    Il risultato di Sakhir, invece, sembrerebbe dare ragione ad un Alonso terzo al traguardo e autore di un paio di manovre da mostrare nelle scuole di pilotaggio su Hamilton e Sainz. E allora, attenzione, perché stavolta la mossa di Nando potrebbe essere foriera di ottimi risultati e di quelle soddisfazioni che sono mancate in passato, e spesso per colpe non sue.
    Enstone-Woking, andata e ritorno
    Anno 2006: Fernando Alonso da Oviedo, su Renault, ha appena ottenuto il secondo Titolo Mondiale consecutivo, battendo l’Armata Rossa Ferrari guidata da Michael Schumacher. L’asturiano decide di cambiare aria, e accettare il contratto da nababbo offertogli da Ron Dennis, patron McLaren, rimasta orfana di Kimi Raikkonen, successore designato del Kaiser a Maranello.
    Il terzo titolo pare a portata di mano, ma Fernando e il suo entourage non hanno calcolato la variabile impazzita rappresentata da quel velocissimo rookie che risponde al nome di Lewis Hamilton. Ben presto l’armonia tra i due si rompe, fino alle qualifiche del GP d’Ungheria, in cui Alonso in pratica tappa Lewis ai box, impedendogli di fare il proprio ultimo tentativo di prendersi la pole.
    Non può durare, e infatti non dura. A fine stagione, dopo che il titolo ha peso la strada di Maranello, Alonso decide di tornare sui propri passi, alla Renault. Il team ha ormai perso però la propria supremazia tecnica, e il biennio 2008-2009 diventa una specie di purgatorio (condito dal crash gate di Singapore) in attesa di passare al team che potrebbe regalargli la gloria e la leggenda.

    Ferrari, la grande occasione persa
    Alonso sa che un pilota, se vuole entrare nell’Olimpo, deve vincere un titolo con la Ferrari. Ed è proprio quello che vuole fare nel 2010, quando inizia la sua avventura maranelliana. Le possibilità ci sono tutte, la macchina se la gioca alla pari con la Red Bull, ma una malaugurata gestione della strategia nell’ultimo GP di Abu Dhabi lo priverà della gioia più grande quando ormai sembrava a portata di mano.Fernando Alonso e Sebastian Vettel – Mondiale F1 2011La strada intrapresa a livello tecnico sembra quella giusta, e le aspettative sono molto alte. Purtroppo, però, negli anni successivi mai la Ferrari è in grado di dare a Fernando una vettura costantemente in grado di giocarsela con Vettel e la Red Bull. A picchi di entusiasmo unici (Silverstone 2011, Barcellona e Valencia 2012 per citarne alcuni), corrispondono ancora più delusioni cocenti e soprattutto una cronica mancata capacità di sviluppo della vettura da metà stagione in avanti, che di fatto taglia le gambe alle speranze mondiali nel 2012 e 2013.
    La storia di Alonso e la Ferrari si conclude con una delle stagioni più tristi in assoluto. Il 2014, anno di avvento dell’era turbo-ibrida, vede una SF14T brutta, lenta e inguidabile, quasi mai da podio. Fernando dice basta, e sposta l’attenzione ancora verso la McLaren, che con Honda mira a tornare grande. Non mancano i rimpianti per quello che avrebbe potuto essere e non è stato, ma Fernando è fatto così: inutile cercare di rianimare un rapporto ormai morto e sepolto con squadra e vettura.
    In McLaren il più grande buco nell’acqua
    Nel complesso, l’epoca forse più triste della carriera di Alonso in F1 è proprio quella che lo vede tornare in McLaren nel periodo meno prolifico della sua storia. È una costante di Alonso, quella di scegliere di trasferirsi in un team nel momento più sbagliato, almeno fino ad oggi. A Woking, infatti, i tempi di Dennis sono ormai passati da un pezzo, e la collaborazione con Honda si rivela foriera di problemi a non finire.Sono gli anni dei team radio passati alla storia (“GP2 Engine” su tutti) e dei continui guasti ad una macchina che sembra non volerne sapere di funzionare a dovere. Per riassaporare il gusto della competitività, deve guardare altrove, a Indianapolis (dove sfiora una clamorosa vittoria nel 2017 al debutto, prima che il motore, chiaramente Honda, vada in fumo) e a Le Mans, con la classica della Sarthe conquistata due volte con Toyota. A fine 2018, la decisione di salutare definitivamente McLaren appare inevitabile, così come quella di un periodo lontano dal Circus.
    Il ritorno con Alpine e l’avventura Aston Martin
    Dakar, Indy, Le Mans: avventure infinite e ricche di fascino, senza dubbio, ma il richiamo del Circus torna a farsi sentire con forza. Nel 2021, Alpine è un team in forte crescita, orfano di una prima guida come Daniel Ricciardo; Alonso si fa tentare, e accetta la sfida. Non andrà tutto secondo i piani, ma il biennio in Bleu ha il merito di mostrare che, a dispetto dei pareri da bar dei soliti detrattori, Fernando c’è ancora, e può lottare per qualcosa di grande.Ci crede lui, e soprattutto ci crede Lawrence Stroll che lo vuole al fianco del figlio Lance in un’Aston Martin completamente rinnovata in mezzi, uomini e struttura. È ancora presto per giudicare, ovvio, ma le premesse per un’inversione di rotta da parte di Alonso ci sono tutte. Che sia la volta buona? Che finalmente Fernando sia riuscito ad azzeccare il timing per passare nel team giusto? A fine 2023 avremo una risposta; fino ad allora, godiamoci questo splendido ultra-quarantenne che vuole continuare a divertirsi e vincere. LEGGI TUTTO

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    F1, I motivi delle dimissioni dell’aerodinamico Sanchez (Ferrari)

    David Sanchez ha rassegnato le dimissioni dalla Ferrari. Esperto di aerodinamica, ricopriva attualmente il ruolo di Head of Vehicle Concept della Scuderia di Maranello ed era in Ferrari da fine 2012.

    Dopo dieci anni a Maranello, David Sanchez, classe 1980, originario di Pézenas in Francia, ha deciso di lasciare la Ferrari. Le dimissioni, rese note ieri, non sono correlate ai risultati dei test o del primo Gran Premio stagionale in Bahrain ma sono strettamente correlate a due fattori.
    Il primo è quello che ha portato all’uscita di Mattia Binotto dalla Ferrari, maturato dopo l’estate scorsa e finalizzato tra novembre e dicembre con l’ingaggio poi di Fred Vasseur. Il secondo è quello della promozione di Andrea Stella a Team Principal della McLaren.
    L’ingegnere italiano aveva conosciuto Sanchez in Ferrari dove hanno lavorato insieme per alcuni anni, prima del passaggio di Stella in McLaren nel 2015 con Fernando Alonso. Il Team Principal della McLaren avrebbe approfittato della situazione a Maranello, per prendere contatto con alcuni ingegneri, così come ci risulta abbiano anche fatto altri team, per strapparli alla Ferrari e portarli in Inghilterra.

    Lo scorso anno la F1-75 era comunque risultata una delle monoposto meglio riuscite del lotto e il reparto aerodinamico della Ferrari era comunque entrato nel mirino della concorrenza per strappare qualche “talento”. L’uscita di Binotto e la promozione di Stella hanno di fatto favorito tutto questo. LEGGI TUTTO

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    Kimi Raikkonen farà il suo ritorno nella NASCAR

    Kimi Raikkonen farà il suo ritorno nella NASCAR sul Circuit of the Americas, il 26 marzo.

    Kimi Raikkonen si unisce a PROJECT91 per un’altra partecipazione alla serie NASCAR sul Circuit of the Americas (COTA). Si tratta della sua seconda partecipazione al campionato di stock car ameircano, dopo il debutto con il team a Watkins Glen nell’agosto dello scorso anno.
    Questa volta Raikkonen correrà con la Chevrolet Camaro #91 schierata da Trackhouse di Darian Grubb, che ha vinto il titolo della NASCAR Cup Series con Tony Stewart nel 2011.
    Sarà la prima volta che Raikkonen correrà al COTA dalla sua ultima stagione in Formula 1, due anni fa. Il circuito texano è stato anche teatro della sua ultima vittoria in F1 nel 2018, con la Scuderia Ferrari.

    “Ho trascorso un periodo fantastico nella NASCAR – ha dichiarato Raikkonen -. C’era molto da imparare in un tempo molto breve, ma tutti erano molto disponibili, la competizione era una grande sfida. Correrò su una pista che conosco bene. Voglio divertirmi, ma anche fare il meglio possibile”. LEGGI TUTTO

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    F1, Luca Colajanni è Motorsport Media Relations Advisor di Pirelli

    Pirelli ha comunicato oggi che, nell’ambito della direzione comunicazione e brand image di Pirelli, Luca Colajanni è stato nominato nuovo Motorsport Media Relations Advisor.

    Colajanni, si legge nella nota distribuita oggi dal fornitore di pneumatici, ha accumulato numerose esperienze nell’ambito della comunicazione sportiva e, in particolare, di quella Motorsport.
    Tra le principali tappe della sua carriera, iniziata come press officer dei Mondiali di Calcio Italia ’90, ci sono gli incarichi di vertice nella Scuderia Ferrari, della quale è stato tra l’altro Capo della Comunicazione e delle Relazioni esterne e in Formula One Management, nel ruolo di Capo Ufficio Stampa Motorsport. LEGGI TUTTO

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    F1, Vasseur alza la voce: “Non ci aspettavamo problemi di affidabilità”

    La Scuderia Ferrari è tornata a Maranello, dopo il non felice esordio stagionale in Bahrain. Con soli 12 punti all’attivo, grazie al quarto posto di Carlos Sainz, la delusione più grande è arrivata dal ritiro di Charles Leclerc mentre, a due terzi di gara, era in terza posizione.
    A 17 giri dal termine, il monegasco ha dovuto alzare bandiera bianca per un problema elettrico alla Power Unit che lo ha costretto al ritiro.
    Le parole di Fred Vasseur non lasciano dubbi sul fatto che, al suo arrivo, qualcuno gli aveva assicurato che i problemi di affidabilità alla Power Unit fossero superati: “Siamo delusi, e non potrebbe essere altrimenti. Sapevamo che avremmo dovuto fare i conti con il degrado gomme, mentre non ci aspettavamo problemi di affidabilità”.
    Il nuovo Team Principal della Ferrari ha “alzato la voce” oggi a Maranello, parlando di un terzo posto gettato al vento: “È un peccato per Charles – ha detto Vasseur -, perché nella prima parte di gara è riuscito a tenere un buon passo, e anche con il maggiore degrado che avevano sulla mescola Hard avrebbe potuto portare a casa un terzo posto che sarebbe stato un buon modo per cominciare la stagione”.
    La mancata affidabilità invece ha compromesso il risultato e, molto probabilmente anche i piani per i prossimi Gran Premi.

    Il Team Principal ha parlato anche della gara di Sainz: “Carlos è stato autore di una gara solida con un passo piuttosto costante, e ha fatto il massimo oggi portando a casa il quarto posto”.
    Dopo questo primo Gran Premio stagionale in Ferrari hanno sicuramente una fotografia molto più chiara della situazione e dei valori in pista: “Ora siamo consapevoli di avere una vettura buona sul giro da qualifica e sappiamo dove dobbiamo lavorare”, ha detto Vasseur che poi ha concluso dicendo: “C’è da migliorare tanto sulla gestione degli pneumatici e ovviamente è necessario fare in modo di non avere più i problemi di affidabilità che ci hanno penalizzato”.
    Il messaggio è risuonato forte e chiaro in tutti i reparti della Gestione Sportiva della Ferrari. Il lavoro è tanto e la strada è un po’ più in salita del previsto! LEGGI TUTTO

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    F1, Ferrari e Mercedes: grattacapi filosofici

    Partiamo da un assioma valido per la Formula 1 attuale: se sei convinto di essere il migliore, ma non ottieni i migliori risultati, allora vuol dire semplicemente che non sei il migliore. La brutta figura fatta alla prima uscita stagionale da Ferrari e Mercedes è frutto anche di questo. Orgoglio e testardaggine di chi crede di essere il migliore, ma in realtà non lo è affatto e anche se in prospettiva lo potesse diventare non avrebbe il tempo di dimostrarlo.4 – GP BAHRAIN F1/2023 – DOMENICA 05/03/2023 credit: @Scuderia Ferrari Press Office

    L’ha capito Aston Martin. Con Lawrence Stroll che è andato a fare la spesa per le vie del paddock e si è portato a casa un capitale umano di ingegneri provenienti dai top team, con un bacino di idee capace di ribaltare le performance della vettura in una manciata di mesi.
    Quella AMR23, che per giunta a Horner “appare familiare”. Sì perché a rivoluzionare la verdona (al 95% rispetto alla passata stagione come ha specificato il capo progettista Furbatto), c’ha pensato, tra gli altri, Dan Fallows, ex Red Bull e primo allievo del genio, Adrian Newey. Insomma nessuna “Red Bull Verde”, dopo il caso della “Mercedes Rosa”, che aveva coinvolto la RP20, lontana progenitrice dell’attuale Aston Martin, ma solo l’umiltà di appropriarsi della filosofia dominante, quella di Newey e del team di Milton Keynes.
    La panciuta Ferrari e la magra Mercedes restano legate alle loro filosofie, schiave delle loro idee, del loro blasone e della loro storia. Non capitoleranno mai, come un umile team clienti, di fronte al progetto vincente di Red Bull. Peccato che quell’umile team clienti – capitanato da un molto meno umile Fernando Alonso – abbia sverniciato tra le dune del deserto del Bahrain sia le rosse che le nere.

    La verità è che la biodiversità filosofica all’interno del paddock è il patrimonio più grande di questo sport e va preservato. Nessuno ambisce a un balance of performance (BoP) in F1, con una Red Bull zavorrata e limitata, solo per accendere la competizione al vertice. Il problema, oltre che la grande contraddizione sta nel fatto però, che chi scrive le regole per spettacolarizzare la Formula Uno, vendendola come “la più bella e seguita di sempre”, non concede alcuna arma alle scuderie inseguitrici per raggiungere i leader del mondiale.2023 Bahrain Grand Prix, Friday – LAT ImagesL’unica maniera di vincere, nella Formula Uno contemporanea, è azzeccare il cambio di regolamento tecnico che la federazione propone ogni cinque anni. Una volta che si è indovinato il disegno della vettura ci si garantisce un ciclo di 4/5 anni di vittorie. Questo perché gli avversari non hanno il tempo di sviluppare le proprie filosofie, i giorni di test all’interno dell’anno sono sempre meno e ne conesegue una minore incisività dei pacchetti di aggiornamenti portati dai team sulle proprie vetture.Oltre a ciò, chi incappa in problemi di affidabilità (difficilmente i primi) entra in un loop di penalizzazioni senza senso, che pregiudicano una stagione già di per sé complessa. Sempre più gare, ma sempre meno motori (3 Power Unit per 23 gare) e componenti sostituibili sulla vettura. Ma chi rompe il motore non è già di per sé abbastanza penalizzato dal momento che perde la possibilità di gareggiare? Ha realmente senso accanirsi, penalizzandolo anche nella gara seguente?
    E a proposito di ciò, in quello che appare, magari erroneamente, come l’alba di un dominio Red Bull, bisogna tenere a mente che la squadra di Milton Keynes è anche sotto penalità. Se una vettura penalizzata rifila 38 secondi a Fernando Alonso e quasi 50 a Carlos Sainz, allora vuol dire che a qualcuno, lì ai piani altri della Formula Uno, sfugge il concetto di penalizzazione.
    Insomma è solo la prima gara, ma il grande progetto dei padroni del motorsport, Stefano Domenicali e Mohammed Bin Sulayem, di rendere la Formula 1 una specie di serie Netflix dal vivo, con ruotate, sorpassi colpi di scena e ribaltamenti di fronte non sembra un esperimento poi così brillante, né per ora, più di tanto riuscito. LEGGI TUTTO

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    F1, Gp Bahrain: le pagelle. Verstappen e Red Bull spaziali, disastro Ferrari

    Prima gara e, di conseguenza, primi giudizi del neonato mondiale 2023 di Formula 1. Nella notte del Bahrain, sono emerse tante prime verità sul reale livello dei team. A cominciare dal dominio totale della Red Bull e di Max Verstappen, che lancia da subito una pesante candidatura per il terzo titolo consecutivo. Ma, soprattutto, la perenne fragilità di una Ferrari che torna con i piedi per terra, battuta dall’affidabilità, il degrado gomme e anche dall’Aston Martin. Scopriamo, dunque, i giudizi di questo primo appuntamento stagionale.
    VOTO 10 A VERSTAPPEN E RED BULL, PADRONI DEL MONDO
    I test lasciavano intuire qualcosa, le prove libere qualcosa in più, le qualifiche avevano illuso la concorrenza, la gara ha emesso la sua nuda e cruda sentenza: la Red Bull e Max Verstappen sono di un altro pianeta. Dominio incontrastato, frutto di una macchina perfetta per il circuito di Sakhir: gentile con le gomme, efficace in trazione, martellante nel ritmo. Completa il quadro la risalita di Perez al secondo posto dopo una brutta partenza. Insomma, inizio migliore non poteva esserci.

    VOTO 9 AD ALONSO E ASTON MARTIN, I VERI ANTI-RED BULL
    In poco più di 100 giorni si è capovolto il mondo. Da macchina che faticava a entrare nella top 10, l’Aston Martin ha tirato fuori un capolavoro di aerodinamica e gestione gomme, che in Bahrain si è esaltata sin dai test. Per molti doveva essere un bluff, invece è stata una solida realtà, e ad oggi è la vera e propria anti-Red Bull. Esaltata da un clamoroso Fernando Alonso, che ad anni 41 veste i panni di Benjamin Button e riporta le lancette del tempo indietro di 15 anni, tornando sul podio in modo strameritato (con un sorpasso shock su Hamilton). E che dire di Lance Stroll, che dopo l’infortunio si ripresenta senza un chilometro nei test con un autorevole sesto posto. Ci sarà da divertirsi.
    VOTO 8 A LECLERC, TRADITO (DI NUOVO) DALLA FERRARI
    La gara di Charles Leclerc va ben oltre il mesto 0 con cui torna a casa dal Bahrain. Da una partenza fulminante a bruciare Perez a una gestione oculata (nei limiti possibili) di un degrado gomme imbarazzante, con un ritmo nettamente superiore al compagno di squadra. Insomma, i presupposti per portare a casa un podio comodo c’erano tutti, quantomeno per mettere in saccoccia punti importanti. E invece, ancora una volta, la Ferrari lo tradisce sul più bello, abbandonandolo in mezzo alla pista, travolto da pensieri e dubbi mai risolti. La scadenza del 2024 si avvicina, e il predestinato inizia, forse, ad averne abbastanza. Dategli (davvero) una macchina.
    VOTO 7 A GASLY, BOTTAS E ALBON, PRIMI DEGLI ALTRI
    Se i primi 8 posti in classifica sembrano già assegnati, agli altri non restano che le briciole. E quelle briciole valgono punti preziosissimi per Pierre Gasly, Valtteri Bottas e Alexander Albon. Il francese archivia una qualifica horror con una bella rimonta fino al nono posto, salvando la faccia dell’Alpine; il finlandese conferma il buon feeling dell’Alfa Romeo con il Bahrain; il pilota della Williams conferma la crescita dello scorso anno, spinto da una macchina che sembra, finalmente, competitiva (ottimo anche Sargeant al debutto).
    VOTO 6 A HAMILTON, GUERRIERO MALINCONICO
    Se il 2023 della Mercedes non è iniziato come prosecuzione agonizzante del 2022, molto del merito è di Lewis Hamilton. Ad oggi le Frecce Nere sono la quarta forza del mondiale, peggio addirittura dello scorso anno. Il sette volte campione del mondo, però, mette tutto il suo talento in pista, per provare a salvare il salvabile: da malinconici il corpo a corpo spettacolare (perso) con Alonso, encomiabile la rincorsa finale (fallita) su Sainz. Fa quel che può, con un mezzo semplicemente inadeguato. Se non altro, batte nettamente il compagno di squadra.
    VOTO 5 A SAINZ, QUARTO MA BASTONATO
    Alla fine, è l’unico ferrarista al traguardo, ed è ciò che conta. Ma nel complesso, Carlos Sainz non ha destato sensazioni positive nel primo week-end stagionale. Sin dalle prove libere il confronto con Charles Leclerc è stato impietoso, contraddistinto da una differenza di rendimento abissale. Le qualifiche positive avevano fatto illudere, perché in gara ha sempre visto da lontano il compagno di squadra. Prova ad alzare il muro contro Alonso, inutilmente; riesce a difendersi dai timidi attacchi di Hamilton. Si “salva” solo il risultato: la macchina non va, ma lui deve metterci di più.
    VOTO 4 ALLA HAAS, IMPANTANATA NEL DESERTO
    Il castello di carte costruito nelle prove è crollato tutto in gara per la Haas. La qualifica strepitosa di Nico Hulkenberg aveva illuso gli uomini capitanati da Steiner, che invece hanno dovuto fare i conti con un crollo, anche solo rispetto a un anno fa. In 365 giorni si è passati da un quinto posto strepitoso di Magnussen (brutto inizio di 2023) a una triste lotta nelle ultime posizioni. Il tempo c’è, ma qualcosa va sistemato.
    VOTO 3 ALLA MCLAREN, AD OGGI ULTIMA DELLA GRIGLIA
    I test non mentivano: la McLaren è in balia della tempesta. Clamorosa involuzione tecnica di un progetto, guidato dal neo TP Andrea Stella, che è nato malissimo. La qualifica dignitosa di Lando Norris ha illuso tutti, perché in gara sono emersi tutti i limiti di una macchina lenta sul dritto e incapace di mantenere il ritmo delle avversarie più dirette. Dulcis in fundo una brutta giornata anche ai box e la scelta bislacca di far rientrare il britannico a un giro dalla fine, da doppiato. Resettare subito, o saranno dolori.
    VOTO 2 A OCON, ABBONATO ALLE PENALIZZAZIONI
    Se c’era un modo in cui non iniziare la stagione, quello perfetto l’ha trovato Esteban Ocon. Tre penalizzazioni, per un totale di 20 secondi, a far naufragare una gara nata male sin dal principio, con la rottura dell’ala che ha reso necessario il cambio del muso. Tanta confusione, mista (a dire il vero) a una certa fiscalità dei commissari di gara. Dietro la lavagna nell’alba del 2023.
    VOTO 1 ALLA FERRARI, A MURO CONTRO LA REALTA’
    Ambizioni, sogni, aspirazioni, tutte a schiantarsi contro una realtà inimmaginabile fino a 20 giorni fa. La Ferrari dal Bahrain esce con le ossa rotte, in una notte che ha riacceso campanelli d’allarme su tutti i fronti: ritmo gara, gestione gomme, e la dannata affidabilità. Già, quello che doveva essere il punto forte della SF-23, è venuto meno dopo appena 41 giri. Un disastro su tutta la linea, su cui gli uomini di Frederic Vasseur dovranno meditare approfonditamente. Vero, la stagione è lunga, ma se il buongiorno si vede dal mattino, questo 2023 rischia di trasformarsi in una nuova, lenta agonia. L’Arabia Saudita diventa già una mezza ultima spiaggia. LEGGI TUTTO