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    Sinner sfiderà Djokovic ad Adelaide il 29 gennaio

    È appena uscito l’ordine di gioco della esibizione “A Day at the Drive“, che si svolgerà ad Adelaide il prossimo 29 gennaio. Jannik Sinner sfiderà nel primo match della giornata il n.1 Novak Djokovic. L’incontro è previsto per l’1 pm di Adelaide. A seguire giocheranno Serena Williams vs. Naomi Osaka. A conclusione della sessione pomeridiana, […] LEGGI TUTTO

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    Jannik Sinner in campo ad Adelaide con le super star nella esibizione “A Day at the Drive”

    Jannik Sinner, n.36 ATP

    Il prossimo 29 gennaio ad Adelaide si “scalderanno i motori” pochi giorni prima dell’avvio del tribolato Australian Open 2021 con l’esibizione “A Day at the Drive”. In campo Jannik Sinner, insieme ad un gruppo di campioni impressionante: Serena Williams, Rafael Nadal, Novak Djokovic, Dominic Thiem, Simona Halep, Naomi Osaka e la beniamina di casa Ash Barty, per un totale di ben 67 titoli Slam vinti dai campioni.
    L’esibizione si svolgerà su due sessioni di gioco con una piccola presenza di pubblico, nel pieno rispetto delle severe norme di sicurezza sanitaria imposte dal governo dello Stato. In ogni sessione verranno disputati due incontri di singolare, ancora da definire gli abbinamenti dei giocatori.

    Molto felice Ash Barty, finalmente in campo dopo una lunghissima pausa per colpa della pandemia: “Non vedo l’ora di tornare ad Adelaide, ho ancora impresso il bellissimo ricordo del torneo dell’anno scorso, ripartire da qua per me sarà meraviglioso”.
    Proprio il direttore del WTA di Adelaide, Alistair McDonald, ha dichiarato: “L’anno scorso in questi giorni stavamo festeggiando la vittoria di Ash Barty nella prima edizione del torneo, siamo davvero contenti di rivederla su questo campo”. Infatti nel gennaio 2020 Barty riportò al successo un’australiana in un torneo di casa dopo ben nove anni. Quest’anno gli spostamenti nel calendario hanno portato l’evento WTA subito dopo la conclusione degli Australian Open, dal 22 febbraio.

    La presenza di Jannik, unico giovane in mezzo ai giganti della disciplina, è l’ennesima certificazione di come tutto il mondo del tennis crede nel potenziale del giovane azzurro. Sarà anche un bel test per Sinner, in vista del primo Slam stagionale. L’anno scorso, alla sua prima partecipazione, Sinner perse al secondo turno da Marton Fucsovics in tre set.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Medvedev, il tattico: “Ho bisogno di un tennis difensivo, ma non solo, l’importante è saper cambiare” (di Marco Mazzoni)

    Daniil Medvedev, vincitore del Masters 2020

    Daniil Medvedev è uno dei tennisti più attesi del 2021. Il russo ha chiuso il travagliato 2020 col “botto”, vittoria a Bercy e soprattutto alle ATP Finals, dove ha sbaragliato la concorrenza vincendo tutti gli incontri e sconfiggendo nel torneo Djokovic, Nadal e Thiem, i primi tre al mondo. Una dimostrazione di forza che gli è servita moltissimo a ritrovare fiducia dopo una stagione non così buona. Infatti fino agli ultimi due tornei dell’anno (Bercy e Masters) Daniil non era riuscito nemmeno a raggiungere una finale. Agli Australian Open era stato battuto negli ottavi da Wawrinka, quindi pochissima strada negli indoor europei. Nell’estate americana, quella della ripartenza, la semifinale a New York, sconfitto in tre set da Thiem, senza mai dare l’impressione di poter ribaltare l’incontro. Poi due uscite immediate sulla terra in Europa (incluso Roland Garros) e quindi secondo turno a San Pietroburgo, nella sua Russia e in condizioni indoor, dove il suo tennis si esalta.
    Spesso nervoso, poco efficace con la prima, Daniil non dava l’impressione di riuscire ad alzare il livello nei momenti di difficoltà, proprio dove invece aveva impressionato nel 2019. Lo conferma lo stesso giocatore in una intervista rilasciata al sito dell’ATP, in cui ha parlato della svolta a fine 2020. Ne riportiamo alcuni passaggi tra i più interessanti, insieme ad alcune considerazioni.
    “Sicuramente ho avuto dei problemi, specialmente quando non stavo giocando bene”, ha confessato Medvedev. “A volte finisco per perdere la pazienza. Non avevo raggiunto una finale nell’anno… e questo sotto tensione ti viene in mente e non aiuta”.
    “Il tennis non è uno sport facile. È difficile spiegare alcune cose che accadono … Quando sei a terra, devi trovare il modo migliore per alzarti velocemente. C’erano aspettative, io volevo solo dimostrare che sono capace di giocare un buon tennis e battere i ragazzi più bravi”.
    Ricorda con grande soddisfazione la vittoria contro Nadal alle Finals. Un match che aveva praticamente perso, con Rafa a servire per il match nel secondo set. “Quando Rafa stava servendo per la partita, una parte della mia mente stava già pensando …Va bene, tra pochi minuti uscirò da questo campo. È un vero peccato, ero in ottima forma. Mi sentivo come se non stessi giocando peggio di lui. Ho subito un break  nel secondo set, quindi sapevo che quel game era la mia ultima possibilità, ho dovuto dare tutto. Sapevo che avrebbe sentito la pressione come qualsiasi altro giocatore che sta servendo per la partita, e ne ho approfittato riuscendo a trovare delle ottime risposte. Mi sono ritrovato 5 pari, ed ora sì che la pressione era tutta su di lui, perché aveva sprecato la possibilità di chiudere la partita. Da lì in poi ho giocato sempre meglio. Questo è solo un piccolo esempio di cose che ti vengono in mente, che ti fanno concentrare sull’obiettivo e possono girare una partita praticamente persa”.

    Il non festeggiare platealmente dopo una vittoria, anche se importante, è stata una scelta ben precisa: “L’anno scorso ho deciso che sarebbe stato il mio marchio di fabbrica. A molte persone piace, ad altre no, ma è così che preferisco. Quando vinci grandi tornei o anche una bella partita contro grandi avversari e non festeggi, hai effettivamente l’opportunità di guardarti intorno e sentire tutta l’energia che sta circolando. Come artista, come giocatore di tennis, puoi sentire tutto se ci pensi, ed è bellissimo gustarsi tutto questo“.
    L’ultimo focus è relativo al suo tennis. Daniil è un tennista “tattico” nel mero senso del termine: la sua tecnica di gioco – assai personale – è del tutto funzionale al suo piano tattico. Non ci sono molti altri tennisti (anzi, non se ne vedeva da anni!) capaci di “sgonfiare” la palla con ritmi così bassi, comandare lo scambio verso angoli, rotazioni e velocità a lui congeniali e quindi strappare all’improvviso con un’accelerazione fulminante, di diritto o di rovescio, totalmente improvvisa e difficile da leggere. Abbinando quest’abilità difensiva e di contrattacco al suo servizio poderoso e alla qualità notevole anche in risposta, ecco un tennista a dir poco ostico da battere. Per tutti. Uno che non riesci sfondare, che ti fa perdere ritmo (tattica ideale contro la maggior parte degli avversari), che ti fa impazzire perché non capisci che diavolo sta per fare. Un giocatore a suo modo affascinante, perché diverso e capace di regalare grande spettacolo. Eppure alcuni gli rimproverano di essere un difensore… Interessante la sua risposta: “Il mio gioco? Se devo stare sulla difensiva, rimarrò sulla difensiva. Ma di solito contro i primi 10 giocatori restare solo in difesa non funzionerà, quindi devo cambiare tattica. Ovviamente quando mi sento bene, mi piace colpire la palla forte, soprattutto con il diritto. Ma nemmeno tirare solo forte funziona. Alle Finals ho ottenuto più punti vincenti di ogni avversario in tutte le partite che ho giocato, e che ho vinto, il che è fantastico. È la dimostrazione che il mio gioco funziona. Sono felice che le piccole cose su cui abbiamo lavorato con il mio allenatore abbiano funzionato in un contesto così importante”.
    Medvedev è indubbiamente un tennista che divide. Puoi amarne il gioco tattico, vario e bizzarro, oppure odiarne quel gesto scomposto che fa inorridire i “puristi”, come il suo sguardo spesso sprezzante. Di sicuro Daniil non lascia indifferenti. Ogni suo match contro un top player è un bel contrasto di stile perché nessuno gioca come lui. Ricordo il mio primo contatto dal vivo: Milano, NextGen Finals 2017. Mentre tutti erano (giustamente) ammaliati dalla spettacolare irruenza tecnica di Shapovalov, dalla consistenza di Chung e dalla furia di Rublev in accelerazione, personalmente rimasi stupefatto dal potenziale di Medvedev, passato quasi inosservato ai più. Daniil ancora non sapeva stare in campo, caotico in tutti i sensi, ma riusciva a passare con totale nonchalance da palle “spaccate” per violenza pura a scambi lenti, lavorati, “rognosissimi” grazie ad un tocco sopraffino. La palla gli usciva dalle corde in modo spettacolare, non ne leggevi la direzione. Se mette ordine nel suo gioco e nella sua testa, sarà il più forte di tutti questi giovani, pensai. Il campo sta dimostrando proprio questo: Daniil è riuscito a dare un senso al proprio talento costruendosi un gioco unico e vincente.
    Vedremo se agli Australian Open sarà da corsa per il titolo. Nelle sue quattro partecipazioni non ha mai superato gli ottavi.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Il nuovo Player Council: Federer, Nadal, Murray e Simon tra gli eletti

    L’ATP ha da poco annunciato attraverso il proprio sito ufficiale i membri del nuovo Player Council 2021-2022, votato dai giocatori e dai membri dell’ATP. Alcuni giocatori sono stati rieletti per un ulteriore mandato nel consiglio, tra cui Felix Auger-Aliassime, Roger Federer, John Millman, Rafael Nadal, Kevin Anderson, Andy Murray e Bruno Soares. Il francese Gilles […] LEGGI TUTTO

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    ATP Awards: nessun italiano premiato. A Djokovic, Rublev, Alcaraz, Federer, Nadal, Pospisil e Tiafoe i premi principali. Vicente miglior coach

    Il sito ufficiale dell’ATP ha appena pubblicato i vincitori degli ATP Awards 2020. Purtroppo nessun italiano ha vinto, erano candidati Jannik Sinner, Lorenzo Musetti e Riccardo Piatti.   Ecco i vincitori nelle varie categorie: ATP n.1: Novak Djokovic (che oggi ha anche festeggiato le 300 settimane in vetta alla classifica mondiale) Comeback Player of the […] LEGGI TUTTO

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    Nadal: “La mia giornata ideale? Mare e golf”

    Rafa Nadal ha giocato poco nel travagliato 2020, ma aggiungendo l’ennesima coppa a Roland Garros ha portato il suo palmares a 20 Slam, risultato incredibile a coronare una carriera irripetibile. In una bella intervista rilascata al magazine delle Baleari “Celebrity”, Rafa ha dichiarato che agli esordi non poteva minimamente immaginare di raggiungere simili risultati. Oltre […] LEGGI TUTTO

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    Il record negativo di Nadal al Masters

    Rafael Nadal classe 1986 e n.2 del mondo

    Nel 2020 Rafa Nadal ha giocato pochissimo, ma è riuscito ugualmente a stabilire nuovi record straordinari, come il ventesimo Slam, le settimane in top10 e altri ancora. Tuttavia, con il Masters di Londra al via oggi, Rafa segna un record negativo proprio nella kermesse di fine anno.
    Infatti il campione iberico vanta il peggior rapporto tra qualificazioni alle ATP Finals e vittorie, nessuna. A differenza dei suoi grandi rivali Federer (6 vittorie) e Djokovic (5 titoli), non ha mai vinto le ATP Finals, ottenendo ben 16 pass per parteciparvi. Anche Jimmy Connors ha raggiunto 16 qualificazioni, ma ha vinto una edizione.

    In realtà quella 2020 è “solo” la decima partecipazione di Rafa, ha saltato diverse edizioni pur essendosi qualificato. Con nove partecipazioni e nessun titolo, resta ugualmente il numero più alto di presenze senza un successo finale.
    Federer vanta il maggior numero di qualificazioni, 18 (6 vittorie finali); seguono Nadal (16, zero titoli) e Connors (16, 1 titolo). A 15 qualificazioni (e 1 coppa) Agassi, quindi Djokovic con 13 pass (5 coppe) insieme a Lendl (13 e cinque titoli).
    Che il 2020 sia l’anno buono per Rafa? LEGGI TUTTO

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    Lendl: “Zverev indoor è un brutto avversario per tutti. Murray? Può smettere quando vuole”

    Ivan Lendl, ai tempi della sua collaborazione con Andy Murray

    Ivan Lendl è stato intervistato da Eurosport alla vigilia del Masters di Londra. L’ex n.1 ceco è stato uno dei tennisti di maggior successo alle ATP Finals, ma oltre al ricordo delle sue eccellenti esperienze nella kermesse di fine anno, si è focalizzato su altri temi: Zverev, Nadal e anche Andy Murray. Ecco alcuni estratti delle parole di Ivan.
    “Guardando il tennis di Alexander Zverev, si intuisce il perché su campi indoor come quello di Bercy trovi il suo miglior tennis. Zverev predilige una sorta di velocità media, come è stato a Parigi, proprio come fu a Londra due anni fa quando vinse alle Finals. La palla gli arriva alla perfezione per impattare col diritto: né alta né bassa, ideale per come la colpisce. Lui soffre quando è troppo bassa, o deve impattarla in alto. Inoltre con il suo servizio soffre il vento, ma indoor non c’è quindi può servire molto meglio. Non è un caso che quando gioca al coperto le sue percentuali di servizio siano molto più alte, e questo è fondamentale per il suo gioco. Ecco perché indoor è molto meglio che all’aperto, è uno difficile da battere per tutti”.

    Lendl ha quindi spiegato cosa ha portato il tedesco a sconfiggere Nadal a Bercy: “Ho visto un po’ di Zverev contro Rafa a Parigi, quella partita è stata assai difficile per Nadal. Non può correre intorno al suo rovescio, ha colpito più rovesci nel match di quanto non faccia di solito in una partita. Non ricava molto dal servizio, la palla arriva un po’ più velocemente e questo non gli permette di lavorare col diritto. Quando deve spingere dritto, con colpi più piatti, non può controllare i punti come fa al solito. Questo spiega i problemi di Rafa, e quelli che gli ha provocato Zverev”.
    Ultime parole per Murray, che come Zverev ha allenato (con successo) in passato. Hanno fatto molto rumore, soprattutto in UK, le parole al veleno di Mats Wilander qualche settimana fa, che poco velatamente consigliava allo scozzese di ritirarsi velocemente se non sarà in grado di tornare al massimo livello. Di parere opposto Lendl: “Prima che vincesse il suo ultimo US Open, la gente chiedeva a Sampras perché non si ritirasse… Io ho sempre detto che Sampras si era guadagnato il diritto a ritirarsi quando meglio credeva. Per me, per Andy è la stessa cosa, può giocare quanto vuole e ritirarsi quando meglio crede, e fa bene a continuare a giocare finché sente passione per lo sport e si diverte in campo”.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO