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    Melli: “A Milano si gioca sempre per vincere, poi penserò ai Mondiali”

    Melli si comincia contro Pesaro. Se si volge indietro, si aspettava tante difficoltà visti i cambiamenti in organico?«Vedo che di strada ne abbiamo fatta tanta, ma si è raccolto molto poco. Abbiamo sofferto tanto, sportivamente parlando. Mi aspettavo difficoltà, un periodo di adattamento, ma infortuni e difficoltà non aiutano. Ora è il momento di guardare avanti, non indietro».

    È bastato l’arrivo di Napier a far girare la stagione?«È stata una concomitanza di eventi, Napier un’addizione importante nel momento in cui non avevamo il playmaker di ruolo. Poi abbiamo infilato una serie di vittorie in Eurolega che ci hanno dato un po’ di spinta. Prima gli infortunati non avevano aiutato. Con un paio in meno non avremmo infilato 9 sconfitte di file e con 2-3 vittorie ce la saremmo giocata. Ma i se e i ma non portano da alcuna parte e comunque ci sono stati cambiamenti in squadra al di là degli infortuni».

    Tutti aspettano Milano-Virtus.«Sbagliatissimo, innanzitutto perché sarebbe la terza serie playoff e ci sono ottime squadre in crescita di rendimento. Siamo arrivati primi e avremmo il fattore campo su tre serie potenziali, anche se negli ultimi anni non è servito. Pensare a una serie alla volta è un imperativo, non una frase fatta».

    Impressioni su questa Serie A.«Avere vissuto un’ultima giornata con tante posizioni in gioco certifica un campionato equilibrato, dunque avvincente, non per forza bellissimo».

    Logan e Delfino decisivi a 40 anni. Lei ha come obiettivo Los Angeles 2028, conferma?«Possiamo ufficializzarlo, poi bisogna vedere se ci riesco, se sarò in condizioni di realizzare il sogno. Il motivo è Los Angels, dove mia madre disputò i suoi Giochi nel 1984: sarebbe una chiusura romantica. La fine perfetta sarebbe battere mamma, argento con gli Usa nel volley. A quel punto mi ritirerei davvero. Ma scherzo eh».

    Punti forti e deboli di Milano.«Punto di forza è la profondità, in una serie playoff in cui si gioca spesso, avere tanti giocatori di alto livello aiuta. Possiamo migliorare in tutti gli aspetti, ma forse di più nell’approccio a certe gare, ad alcune scelte, insomma nella lettura dei momenti della partita. Dobbiamo essere più cinici».

    Una vittoria di Milano è il pubblico: oltre 9mila in Eurolega e oltre 7mila 800 in A, dati incredibili.«Il pubblico è incredibile. È venuto a sostenerci anche quando eravamo inguardabili. Per quanto, abbiamo sempre lottato ed è questo uno dei motivi principali per cui mi spiace si sia raccolto così poco. Ci abbiamo sempre tenuto tutti, ma non riuscivamo a esprimerci. Un altro motivo per cui mi spiace è legato proprio al pubblico perché Milano offre tante alternative e possibilità di disperdersi da parte degli spettatori anche nello sport. Inter e Milan in semifinale di Champions, il volley ad alto livello».

    Perché porre grande attenzione ai quarti con Pesaro?«Perché non ha nulla da perdere, è una squadra di talento e con gerarchie ben precise. Può venire qui a giocare con la mente libera».

    Varese, Verona poi retrocessa e Trento impiegano italiani e giovani: un segnale?«Non credo che queste squadre facciano a caso, spero sia stato un segnale per altre società, che possano esempi Virtus. Del resto al di là di Verona, per cui ci sono altri motivi, non è con gli italiani si perda, anzi. Esprimo un senso di appartenenza diverso, legittimo e normale sia così. Andrebbe incentivato chi ci prova».

    Ora guardiamo al Mondiale con sorteggio positivo.«È vero, ma siamo ai Mondiali. È vero che avremmo voluto scegliere un sorteggio simile. Ma non basta. L Filippine hanno Clarkson, la Repubblica Dominicana forse Carl Anthony Towns, l’Angola ha tanto atletismo. Poi paradossalmente, se si affronta una big nella prima fase, non la si può ritrovare fino in fondo. Questo per dire che dovremo essere molto preparati».

    Come avete vissuto voi azzurri l’attenzione verso Banchero?«Benissimo, se fosse venuto, bene. E se non verrà, bene lo stesso. Non dipendiamo da lui nel bene e nel male. Ovvio che sia meglio avere la sua qualità, ma nessuno di noi ci ha pensato. Piuttosto, sarà un vantaggio partire dal nucleo dell’Europeo perché ci può dare la consapevolezza di quello che si può fare. Però dovremo andare con la mentalità degli underdog, perché fisicamente siamo sempre meno attrezzati degli altri».

    Lei è ormai leader conclamato di Milano, anche all’esterno.«Non lo so, io penso a giocare a basket, a essere il miglior giocatore e il miglior compagno di squadra possibile. Non so che percezione ci sia di me fuori, nel basket italiano. A me interessa cosa pensino di me i gruppi in cui gioco. Forse in azzurro sono un po’ più riferimento per l’esperienza».

    Com’è la vita da papà?«Una meraviglia totale, è bellissimo, nulla è paragonabile. E non mi pesano le trasferte, perché preferisco la qualità del tempo dedicato. E la meraviglia totale intendo il sentimento che si prova, la sensazione unica, nemmeno descrivibile. Poi quando vedi la piccola che ti imita in qualche gesto, è finita. In casa non si guarda la tv, fa eccezione il basket. E allora lei si siede e accavalla le gambe come me. E io…».

    E lei si scioglie. La riportiamo in campo. Scudetto o fallimento?«A Milano lo scudetto è sempre l’obiettivo, a prescindere. Giusto che sia così. Però non è scontato vincere, lo ripeterò sempre. Ed è una gioia grande. Vincere lo scudetto sarebbe una bella mano per mettere la stagione in un’ottica migliore. Vincere un trofeo. Per quanto riguarda il fallimento non sono d’accordo completamente con Antetokounmpo. Capisco il momento e il motivo per cui l’ha detto. Ma il fallimento nello sport come nella vita esiste. Fa parte di una crescita, e non c’è niente di male. Ma se non ci fosse il fallimento, non ci sarebbe il successo. Si impara e si migliora fallendo e sbagliando. Importante, come ha detto Giannis, è avere dato tutto». LEGGI TUTTO

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    Melli e Fontecchio trascinano l'Italia alla vittoria contro l'Ucraina

    RIGA (Lettonia) – All’Arena Riga l’Italia supera l’Ucraina 97-89 portando a casa il primo successo nella seconda fase delle qualificazioni ai Mondiali 2023. Protagonisti della partita Nicolò Melli (17 punti e 6 rimbalzi) e Simone Fontecchio (20 punti). Difficile primo tempo per gli Azzurri che chiudono sotto 45-34 concedendo il 65% da 2 da parte degli avversari e, complessivamente, soffrendo l’aggressività dell’Ucraina. Nella ripresa i ragazzi di Pozzecco reagiscono dominando 38-22 il 3° periodo, con tripla sulla sirena di Gallinari, e prendendo le redini del match (72-68). I padroni di casa non demordono ma a 65″ dalla conclusione Fontecchio realizza il gioco da 3 punti per il +8 (93-85) che chiude i conti. LEGGI TUTTO

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    L'Italia reagisce nella ripresa: Ucraina sconfitta 97-89

    RIGA (Lettonia) – L’Italia di Gianmarco Pozzecco vince all’Arena Riga contro l’Ucraina per 97-89 con 20 punti di Simone Fontecchio e 17 di un monumentale Nicolò Melli. Inizio di partita complicata per gli Azzurri che all’intervallo inseguono di 11 punti (45-34) soffrendo molto nell’area (65% da parte degli avversari) e complessivamente la maggior aggressività dell’Ucraina. Nel 2° tempo arriva la reazione: l’Italia fa suo per 38-22, con tripla sulla sirena di Gallinari, il 3° periodo entrando negli ultimi 10′ sul 72-68 e nell’ultima frazione doma l’Ucraina. A 65″ dalla sirena finale Fontecchio confeziona il decisivo gioco da 3 punti per il +8 (93-85) che manda i titoli di coda. Per i ragazzi del Poz primo successo nella seconda fase delle qualificazioni ai Mondiali 2023. Sabato si torna in campo al PalaLeonessa di Brescia per il 2° match del Gruppo L contro la Georgia. LEGGI TUTTO

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    Finale scudetto. Melli e Milano avanti, con più energia e lucidità

    TORINO – Le immagini (appassionati, giocatori, tecnici, tutti), le prepari (gli allenatori) e poi raramente vanno come previsto. Qualcuno avrebbe detto: “sono i playoff, bellezza”. Di sicuro le serie eancor più di finale, le amiamo come si amano le serie tv. Perché sono racconti ricchi di colpi di scena, imprevedibili e sorprendenti. Uno si aspetta che Milano vinca con la proverbiale difesa-emblema di una squadra con anima e identità corale. E invece l’Armani Exchange nel clamoroso 94-82 di gara-3 sulla Virtus Segafredo Bologna ha infilato appunto 94 punti, colpendo i bianconeri con le armi proprie dei felsinei: contributo generalizzato, rendimento delle stelle, gioco poggiato nei pressi del ferro, attaccando in post e sui tagli a centro area di Melli. La stessa Milano che nei momenti difficili della stagione ha manifestato problemi offensivi, irrigidimenti. E che nelle prime due gare di finale – pur passando una volta a Bologna – aveva segnato 66 e 68 punti. Ma già in tutti i playoff era apparsa più fluida. La medesima Milano che aveva attentato alle strutture dei ferri della Fiera bolognese in gara-1 e 2 (13 e 26,9 per cento da tre punti), ha realizzato il 47,8 dei tentativi da oltre l’arco. Insomma, a chi non l’ha vista potrebbe essere sembrata una partita al contrario. E invece no. Invece nei playoff oltre agli accorgimenti tattici contano un paio di altri fattori, variabili inconoscibili: gli individui e le condizioni fisiche e mentali del collettivo. Milano è in vantaggio 2-1 perché Nicolò Melli ha deciso di attaccare anche individualmente, chiudendo con 22 punti in 20. Stavolta aggressivo in ogni possesso per mettere in difficoltà Shengelia (che ne aveva messi 22 per celebrare il rinnovo biennale in gara-2), o colpire Alibegovic. E con lui, dopo l’avvio straordinario di Shields e Datome, ecco apparire Jerian Grant, nipote, figlio e fratello d’arte Nba, considerato a lungo in stagione un ingaggio sbagliato. Invece giocatore di qualità difensiva, tenuta e nell’occasione anche intraprendente, per 14 punti chiave.La condizione poi conta e soltanto all’interno delle squadre è nota, perciò le serie finali a capo di stagioni interminabili, non sono leggibili. Milano l’anno scorso era evaporata nella Final Four di Eurolega. Adesso Bologna sembra avere meno energie dopo il trionfo in Eurocup. Pajola e Weems, elementi cardine, sembrano esausti dopo aver tirato la carretta oltre 9 mesi. Hackett è stato stellare, Teodosic è stato attaccato in ogni momento da una Milano in questo aspetto chirurgica come le squadre Nba.Ettore Messina dopo il sucesso ha parlato di semplice capitolo di una serie probabilmente lunga. Se Milano la spunterà domani sera alle 20.30 (tv Rai Sport ed Eurosport 2) nel Forum di nuovo stracolmo di 12.300 magliette e anime rosse, ebbene sul 3-1 crediamo che possa essere assai breve. Ma le finali sono impronosticabili, lo abbiamo appena detto. Ah, il ct Pozzecco ha abbracciato Tommaso Baldasso, esempio di abnegazione e faccia tosta. Come dodicesimo azzurro sempre capace di farsi trovare pronto, un pensierino sul ragazzo torinese e torinista lo faremmo per questa estate. Come lo ha fatto Messina che ha scoperto di poter ruotare 10 giocatori e ottenere risposte positive da tutti. LEGGI TUTTO

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    Olimpia Milano, ecco il colpo: ufficiale il ritorno di Melli!

    MILANO – Adesso è ufficiale, Nicolò Melli è un giocatore dell’Olimpia Milano! A 6 anni dall’ultima volta che indossò i colori meneghini l’ex Dallas e New Orleans ha deciso di sposare l’ambizioso progetto di Ettore Messina firmando un contratto triennale: “L’avevo detto che era un arrivederci, Milano. C’è ovviamente molta felicità nel ritrovare dopo sei anni un club che ha rappresentato tanto nella mia crescita: qui sono arrivato ragazzino, qui ho giocato le prime sfide ad alto livello, qui ho ottenuto il primo indimenticabile successo, lo scudetto – aggiunge – Torno diverso come giocatore, grazie alle belle esperienze ad alto livello fatte all’estero, e anche alle vittorie conquistate con altri club” sono state le prime parole.
    Olimpia Milano, firmato Giampaolo Ricci
    Melli: “Spirito vincente immutato”
    Tante cose sono cambiate dall’ultima volta che Melli ha giocato a Milano (con la quale ha anche vinto uno scudetto), queste le sue impressioni su una piazza che conosce bene: “È diversa anche Milano, rispetto a quella dalla quale sono partito: nei giocatori, nello staff tecnico, nella dirigenza stessa, che insieme alla proprietà vorrei ringraziare per quanto fortemente mi hanno cercato e voluto. Di immutato, però, ci saranno lo spirito vincente di una società che aspira sempre al massimo e la passione di una tifoseria che non vede l’ora di essere di nuovo al fianco della sua squadra: anche per queste ragioni, tornare dopo sei anni è molto stimolante”. LEGGI TUTTO

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    Ufficiale, Nicolò Melli torna all'Olimpia Milano

    MILANO –  Nicolò Melli torna ad essere un giocatore dell’Olimpia Milano, ufficiale il suo ritorno con tanto di contratto triennale.Melli ha vestito i colori dell’Olimpia dal 2010 al 2015 vincendo anche uno scudetto, dopo le preziose esperienze all’estero tra Germania (Bamberg), Turchia (Fenerbache) e Nba tra Pelicans e Mavericks, il figliol prodigo è tornato a casa convinto dal progetto di Ettore Messina: “L’avevo detto che era un arrivederci, Milano. C’è ovviamente molta felicità nel ritrovare dopo sei anni un club che ha rappresentato tanto nella mia crescita: qui sono arrivato ragazzino, qui ho giocato le prime sfide ad alto livello, qui ho ottenuto il primo indimenticabile successo, lo scudetto – aggiunge – Torno diverso come giocatore, grazie alle belle esperienze ad alto livello fatte all’estero, e anche alle vittorie conquistate con altri club” sono state le sue prime parole.
    Olimpia Milano, ecco Pippo Ricci
    Melli: “Milano diversa, spirito uguale”
    Un Melli che ritrova una squadra e una società nuove rispetto alla sua prima esperienza in biancorosso: “È diversa anche Milano, rispetto a quella dalla quale sono partito: nei giocatori, nello staff tecnico, nella dirigenza stessa, che insieme alla proprietà vorrei ringraziare per quanto fortemente mi hanno cercato e voluto. Di immutato, però, ci saranno lo spirito vincente di una società che aspira sempre al massimo e la passione di una tifoseria che non vede l’ora di essere di nuovo al fianco della sua squadra: anche per queste ragioni, tornare dopo sei anni è molto stimolante”. LEGGI TUTTO