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    Svetlana Gatina, nuovo fenomeno dalla Russia: “Le mie abilità in ricezione mi rendono speciale”

    Un inizio da favola con affaccio su un futuro da protagonista e un presente tutto da vivere. Impossibile continuare a far finta di niente, anche per chi pensava ad un inserimento graduale e senza traumi di sorta nella nuova squadra. Svetlana Gatina, schiacciatrice classe 2003 della Dinamo-Ak Bars Kazan, è diventata grande e ce lo ha dimostrato nella prima parte della stagione 2024-2025 con prestazioni brillanti, caratterizzate da precisione in attacco, solidità in ricezione, efficacia al servizio e tanta consapevolezza dei propri mezzi. Insomma, c’è la netta sensazione che questa giovane stella (figlia e sorella d’arte) – che si è raccontata in esclusiva ai microfoni di Volley News – possa veramente lasciare un segno indelebile nella storia della pallavolo russa e non solo.

    Svetlana, per cominciare raccontaci le tue sensazioni dopo i primi mesi della tua avventura alla Dinamo-Ak Bars Kazan.

    “Devo ammettere che all’inizio è stato un po’ emozionante. È normale sentirsi così quando si arriva in una nuova squadra e si incontrano nuove compagne. Tuttavia, sono felice di far parte di questo club e spero di contribuire a conquistare nuovi titoli“.

    Foto Dinamo Kazan

    In realtà, il primo titolo è già arrivato, visto che a ottobre avete vinto la Supercoppa di Russia. La tua prestazione in quell’occasione è stata determinante: MVP, top scorer, miglior ricettrice e miglior battitrice. Insomma, una partita memorabile?

    “Ero molto orgogliosa della squadra dopo quella partita e felice per la vittoria e il trofeo conquistato. In particolare, ero soddisfatta della crescita a muro, un aspetto che considero molto importante per me“.

    Quali sono le tue impressioni dopo le prime partite di campionato?

    “Attualmente siamo al primo posto in classifica. Come tutte le squadre, commettiamo degli errori, ma siamo sempre determinate a ottenere il miglior risultato possibile in partita e a lavorare sugli aspetti da sistemare in allenamento“.

    Secondo te, dove può arrivare la Dinamo-Ak Bars Kazan quest’anno?

    “Gli obiettivi sono sempre molto ambiziosi. Questo significa puntare a vincere la Coppa nazionale e diventare campioni di Russia“.

    Che tipo di schiacciatrice sei?

    “Mi sono sempre considerata una giocatrice con una buona ricezione. Credo che le mie abilità in questo fondamentale mi rendano speciale“.

    Foto Dinamo Kazan

    Il tuo stile di gioco ricorda quello di qualche giocatrice, del passato o del presente?

    “Non saprei dire a quale giocatrice assomigli di più. Tuttavia, ho sempre apprezzato lo stile di gioco di Natalia Pereira durante il suo periodo alla Dinamo Mosca“.

    Quando chiedi agli addetti ai lavori di te, tra le qualità che emergono frequentemente ci sono l’etica del lavoro e la mentalità. Parlaci un po’ del tuo mindset.

    “Durante le partite, cerco semplicemente di mantenere la concentrazione e di avere sempre sangue freddo. Questo atteggiamento mi aiuta nei momenti più stressanti“.

    Cosa ti porti dietro dalle tue esperienze allo Sparta Nizhny Novgorod e al Proton Saratov?

    “Sono molto grata agli allenatori che hanno condiviso con me questo percorso, trasmettendomi la loro esperienza e concedendomi il tempo necessario per abituarmi al campionato e crescere come giocatrice“.

    Invece, guardando al futuro, quali obiettivi ti sei posta?

    “Non ho mai giocato in club stranieri o in campionati esteri. Sarebbe molto interessante scoprire le differenze o trovare eventuali somiglianze“.

    Foto Dinamo Kazan

    Come sei al di fuori della pallavolo? Cosa ti piace fare quando non sei in palestra?

    “Durante il campionato, dedico tutte le mie energie all’allenamento e al recupero, il che mi impedisce di dedicarmi ad attività che non siano legate alla pallavolo. In generale, mi piace leggere. È sempre emozionante immergersi nella vita e nelle esperienze di un’altra persona, osservare la realtà attraverso i suoi occhi e conoscere la sua storia“.

    Come descriveresti il tuo carattere?

    “Sono una persona tranquilla, a volte un po’ irascibile, laboriosa e determinata“.

    In una intervista di qualche settimana fa, tua sorella Ekaterina ci ha svelato che “la lezione più significativa che mi ha insegnato mio papà è di non mollare mai: se ci si impegna, prima o poi si otterrà un risultato“. Nel tuo caso, qual è la cosa più bella che ti ha trasmesso?

    “Sono d’accordo con mia sorella. Vorrei solo aggiungere che mio padre mi ha fatto comprendere l’importanza di impegnarmi per diventare ogni giorno la migliore versione di me stessa“.

    Foto Dinamo Kazan

    Chiudiamo con domande e risposte rapide, a istinto.

    Attacco o difesa? “Attacco“.

    Monster Block o Super Spike? “Super Spike“.

    Vittoria per 3-0 o partita thriller decisa al tie break? “È una domanda difficile… Le vittorie per 3-0 sono sempre molto piacevoli, mentre le partite decise al tie break sono emozionanti e intriganti“.

    Allenamento per la forza o Cardio? “Senza dubbio, allenamento per la forza“.

    Una parola che assoceresti al tuo club, la Dinamo-Ak Bars Kazan. “Potenza“.

    Un aggettivo per descrivere le tue sorelle Ekaterina ed Elena. “Ekaterina: amichevole. Elena: responsabile“.

    Chi è la tua più grande fonte di ispirazione? “Mio papà“.

    La tua citazione preferita? “Se vuoi essere felice, sii felice (frase di Lev Tolstoj, ndr)”.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Gaia Giovannini in esclusiva: “L’oro olimpico? Tre mesi dopo ho ancora i brividi”

    Spesso basta un attimo per cambiare la propria vita. Questione di piccoli dettagli: una scelta ponderata può portare a grandi benefici ed è anche così che svolta una carriera. La piena maturazione tecnica e mentale che incontra il giusto ambiente, allenatori che credono in te e la fame di arrivare sono gli altri elementi necessari. L’ultimo anno è stato quello della sterzata per Gaia Giovannini: il salto in una nuova dimensione dove tutte le componenti precedentemente citate si sono allineate alla perfezione. Un arco temporale in cui sono racchiuse tappe dense di significato, come l’esordio assoluto con la maglia della nazionale e la vittoria della medaglia d’oro alle Olimpiadi.

    Ed è proprio dall’esperienza a Parigi 2024 che inizia la nostra intervista alla schiacciatrice originaria di San Giovanni in Persiceto, che dalla scorsa stagione è uno dei pilastri della Megabox Ondulati del Savio Vallefoglia.

    foto Fipav/Tarantini

    Gaia Giovannini, campionessa olimpica con la nazionale italiana femminile di pallavolo: ti fa ancora effetto sentirlo dire, o ti sei abituata? Insomma, sei riuscita a realizzare tutto quello che avete fatto?

    “Sì, mi fa ancora un grande effetto. A distanza di tre mesi, ho realizzato quello che è successo e mi vengono i brividi al solo pensiero“.

    Se ripensi al vostro percorso a Parigi, qual è la prima istantanea che ti viene in mente?

    “Forse è una risposta un po’ scontata, ma direi la vittoria in finale. Allo stesso tempo, però, credo che ogni momento sia stato magico e fondamentale. Tutte le partite hanno avuto la loro importanza, in particolare quella contro la Serbia“.

    foto FIPAV/Tarantini

    Come si vive la finale olimpica? C’è chi dice che bisogna immaginarla come una partita qualunque.

    “È quello che abbiamo cercato di fare. Arrivate a quel punto del torneo, è normale avvertire nervosismo e tensione; tuttavia, abbiamo cercato di mettere da parte queste emozioni e trasformarle in grinta e determinazione, qualità che ci hanno contraddistinto contro gli Stati Uniti. Eravamo consapevoli di giocare la finale olimpica, ma alla fine possiamo dire di esserci godute la partita“.

    Quali sono stati i punti di forza che vi hanno permesso di essere dominanti alle Olimpiadi?

    “È stato fondamentale pensare a una partita alla volta. In questo modo siamo riuscite a concentrarci meglio sul presente. Inoltre, si percepiva una forte coesione tra di noi in campo, poiché eravamo unite da un grande obiettivo comune“.

    Prima della partenza per Parigi, avete avuto un colloquio individuale con il CT Velasco. Avete parlato di qualcosa in particolare?

    “Abbiamo svolto questo colloquio individuale principalmente per condividere i nostri pensieri, esprimere come ci sentivamo e comunicare a Julio ciò che volevamo dirgli“.

    foto Volleyball World

    Cosa ti porti dietro dall’estate azzurra? Il fatto di aver dato un contributo importante ai successi della nazionale in VNL e alle Olimpiadi ti ha dato maggiore consapevolezza dei tuoi mezzi?

    “L’esperienza con la nazionale mi ha trasmesso molti valori e, senza dubbio, mi ha aiutato ad avere maggiore fiducia in me stessa e nelle mie capacità“.

    Quando militavi nelle file dell’Anderlini in Serie B2 o ti sei confrontata per la prima volta con la Serie A vestendo la maglia di Montale, immaginavi di poter raggiungere risultati così importanti? Quando hai capito di avere le carte in regola per giocare in nazionale?

    “Non pensavo di riuscire a ottenere risultati così importanti nella mia vita. Tuttavia, indossare la maglia azzurra è sempre stato un mio obiettivo. Ci è voluto tempo, ma ho sempre creduto di potercela fare, prima o poi“.

    Pensi di avere più talento o dedizione?

    “Penso di possedere entrambe le qualità, ma forse ho un po’ più di dedizione; infatti, ho sempre dato il massimo per cercare di raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissata“.

    foto Volleyball World

    Ci sono stati dei momenti durante la tua carriera in cui hai vacillato nella sicurezza di voler fare la pallavolista professionista?

    “Quando ero più giovane non avevo piena consapevolezza di quello che volessi realmente fare. Diventare una pallavolista professionista è stato il risultato del percorso che ho seguito. Tuttavia, è sempre stato uno dei miei desideri“.

    Veniamo alla tua esperienza nelle Marche. Come ti trovi alla Megabox Ondulati del Savio Vallefoglia e cosa ti piace maggiormente di questo club?

    “Mi trovo molto bene a Pesaro, a Vallefoglia e con la società. Credo che la Megabox sia un club che ogni anno mira a migliorarsi, e per me questa è una qualità importante“.

    foto Rubin/LVF

    Come descriveresti la squadra di quest’anno?

    “Penso che siamo una bella squadra. Ci impegniamo sempre molto durante la settimana e ho la sensazione che tutte desideriamo migliorarci e dare il massimo, sia a livello individuale che come squadra“.

    Quali sono le tue impressioni dopo le prime giornate di campionato? Sei soddisfatta del rendimento di Vallefoglia?

    “A questo punto del campionato, le impressioni sono positive. In campo si percepisce il nostro affiatamento e la nostra grinta; stiamo lavorando intensamente per farli emergere in tutte le partite. Ovviamente, ci sono ancora alcuni aspetti da migliorare, ma dal mio punto di vista siamo sulla strada giusta“.

    Un’ultima curiosità. Come la vivi se la tua squadra non raggiunge il risultato sperato o tu non metti in campo la tua migliore prestazione?

    “Quest’anno non la vivrei benissimo, perché credo nelle nostre potenzialità. So che possiamo fare ancora meglio di quanto si sia visto finora e, perciò, stiamo lavorando duramente ogni giorno“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Bongaerts: “Vi racconto la mia Turchia, l’Olimpiade e… le serie crime in compagnia”

    Di solito, quando una squadra viene ricostruita quasi completamente, affidata a un nuovo allenatore e magari ha attorno una discreta pressione, si è giustamente portati a pensare che sia obbligatorio dare tempo al progetto per attecchire. Normalmente funziona così: sono necessari dei mesi prima di cominciare a valutare gli effetti dei cambiamenti, e di conseguenza i risultati. Però, a volte, nella pallavolo succede che si venga sorpresi da una scintilla che riesce immediatamente ad appiccare un incendio.

    In questa prima parte di stagione è successo al Galatasaray Daikin di Guillermo Naranjo Hernandez, trascinato da una giocatrice che ormai ha fatto il definitivo salto di qualità e spiccato il volo: stiamo parlando della palleggiatrice olandese Britt Bongaerts, che si è raccontata in esclusiva ai microfoni di Volley News.

    Partiamo dall’ultimo capitolo della tua carriera. Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a scegliere il Galatasaray?

    “Quando ho ricevuto la proposta di giocare per il Galatasaray, non ho avuto dubbi: è stata una decisione semplice, dato che si tratta di un club prestigioso e ambizioso. Inoltre, la Sultanlar Ligi turca è attualmente uno dei migliori campionati del mondo. Queste sono state le motivazioni principali che mi hanno portato a scegliere il Galatasaray“.

    Come ti trovi in Turchia? Ti stai adattando allo stile di vita, al cibo, alla lingua e alla cultura locale?

    “Posso dire che finora la Turchia mi è piaciuta moltissimo. Tutte le persone che ho incontrato sono state accoglienti. Istanbul, poi, è una città enorme e offre infinite opportunità di svago. Ci sono molti bei luoghi da scoprire, ottimi ristoranti e bar. Nel tempo libero, mi piace passeggiare sul lungomare, bere caffè e fare un po’ di shopping. L’unica difficoltà riguarda la lingua, ma sto facendo del mio meglio per impararla“.

    Dopo le prime partite, i tifosi del Galatasaray ti considerano importante quanto Victor Osimhen, calciatore accolto con grande entusiasmo la scorsa estate. Ti aspettavi che questa avventura iniziasse così bene?

    “Sono davvero felice di come abbiamo iniziato la stagione. Essendo un gruppo completamente nuovo, è difficile definire le aspettative. Tuttavia, credo che il nostro segreto sia giocare da squadra, il che rende molto divertente scendere in campo con le mie compagne. Speriamo di poter continuare su questa strada“.

    In che modo il lavoro con coach Guillermo Naranjo Hernandez sta influenzando il tuo gioco?

    “Mi piace molto lavorare con Guillermo. Per diversi anni ho affrontato le sue squadre e ora sono felice di trovarmi finalmente dalla stessa parte della rete. Ritengo che sia un allenatore esperto, in grado di cogliere molti dettagli che mi hanno aiutato a migliorare sia dal punto di vista tecnico che tattico, senza però limitare la mia libertà di espressione in campo“.

    Quali sono gli obiettivi del tuo club per questa stagione?

    “Quest’anno siamo impegnati su diversi fronti. Sappiamo che il livello di competitività del campionato turco è molto elevato, dato che ci sono molte squadre forti. Inoltre, stiamo partecipando alla Challenge Cup e ci siamo qualificate per il secondo turno della coppa nazionale. In tutte e tre le competizioni, cercheremo di esprimere il nostro massimo potenziale e a fine stagione valuteremo i risultati ottenuti“.

    Secondo gli addetti ai lavori, il Galatasaray e la Reale Mutua Fenera Chieri ’76 sono le grandi favorite per la vittoria della Challenge Cup. Pensi anche tu che sarà una palleggiatrice olandese ad alzare il trofeo?

    “Sarebbe fantastico se una palleggiatrice olandese vincesse il trofeo (ride, ndr)! Se riuscissimo a superare i prossimi turni e Chieri facesse altrettanto, ci incontreremmo nella semifinale. Tuttavia, dobbiamo procedere con cautela, partita dopo partita, poiché il traguardo è ancora lontano. La speranza è che la squadra continui a giocare come ha fatto finora“.

    Dopo aver vinto due campionati tedeschi consecutivi, stai giocando ad alti livelli in una delle migliori leghe del mondo e ti stai affermando anche con la nazionale olandese. Si può considerare questo il miglior momento della tua carriera fino ad ora?

    “È difficile da dire. In questo momento mi sento molto bene, ma continuo a lavorare duramente e cerco di migliorare le mie abilità ogni giorno. Spero di proseguire su questa strada“.

    Ti va di fare un passo indietro e tracciare un bilancio dell’estate con la nazionale olandese? Pensi che avreste potuto fare meglio alle Olimpiadi?

    “Partecipare alle Olimpiadi è sempre stato il mio sogno. Abbiamo vissuto un’estate dura e intensa, ma sono felice e orgogliosa di aver raggiunto il mio obiettivo e aver ottenuto il pass per Parigi 2024. Purtroppo, la rassegna olimpica non è andata come speravamo. Abbiamo avuto l’opportunità di qualificarci per i quarti di finale e siamo state molto vicine a raggiungere questo traguardo, anche se alla fine non ce l’abbiamo fatta. Ci sono sicuramente alcuni aspetti che avremmo potuto gestire meglio. Tuttavia, sono molto orgogliosa della nostra squadra e di ciò che abbiamo realizzato quest’estate“.

    Quali sono le tue aspettative per il futuro dei Paesi Bassi? Sei fiduciosa per il Campionato del Mondo 2025?

    “Credo che la nostra nazionale sia una squadra abbastanza giovane e dal grande potenziale. Negli ultimi due anni, grazie a Felix (Koslowski, ndr), abbiamo fatto notevoli progressi. Speriamo quindi di proseguire su questa strada in vista del Campionato del Mondo“.

    Infine, qualche domanda per conoscerti meglio. Che persona sei fuori dal campo?

    “Sono una persona molto legata alla famiglia, che per me è qualcosa di estremamente importante. Sono zia di una bambina di nome Noè e mi piace trascorrere del tempo con lei. Non è sempre facile stare lontano da casa per gran parte dell’anno, quindi ogni volta che ne ho l’opportunità, cerco di dedicare più tempo possibile alla mia famiglia e ai miei amici“.

    C’è qualcosa che la gente potrebbe non sapere di te?

    “Oh, questa è una domanda difficile. Sono piuttosto aperta su tutto, quindi non so cosa la gente non sappia di me. Forse che mi piace mangiare, ma odio cucinare. Fortunatamente, vivo in una grande città come Istanbul, dove ci sono molti ristoranti e posti da cui poter ordinare cibo“.

    Un’ultima curiosità. Sei appassionata di musica, libri, serie TV e film?

    “Mi piace guardare serie e show televisivi nel tempo libero. Ho appena finito di vedere ‘Monsters’ sui fratelli Menendez. Durante l’estate, seguo sempre documentari crime con la mia compagna di stanza, Marrit Jasper; preferisco guardarli in compagnia piuttosto che da sola! Tuttavia, non mi tiro mai indietro quando c’è un buon reality show. Inoltre, mi piace leggere storie vere e ascoltare qualsiasi genere musicale, a seconda del mio umore”.

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    Fukudome si racconta: dalla passione per gli anime all’arrivo in Italia alla Vero Volley

    Sarà sicuramente capitato almeno una volta che qualcuno vi abbia chiesto: “Conosci quella persona?”. Vi sarà anche capitato almeno una volta di rispondere una cosa del tipo: “di nome” o “per sentito dire”. Sono in realtà due modi per dire che non la conoscete affatto e non ci avete mai avuto nulla a che fare. Prima della stagione 2024-2025, quella persona era Satomi Fukudome, un libero classe 1997 che forse qualcuno aveva sentito nominare; un nome che in qualche modo suonava familiare a chi segue la V-League o la nazionale giapponese, ma che per molti altri di fatto identificava una sconosciuta. Ecco, quella giocatrice ora ha un volto, una voce, un numero di maglia e soprattutto un talento molto interessante che sta mettendo in evidenza con la Numia Vero Volley Milano.

    Proviamo a conoscerla meglio in questa intervista esclusiva.

    Satomi, per cominciare raccontaci qualcosa di te.

    “Mi considero una persona piuttosto competitiva per natura. Adoro guardare anime (ovvero la trasposizione animata dei manga giapponesi, ndr) e trascorro gran parte del mio tempo libero dedicandomi a questa attività“.

    foto Instagram @310mi_14

    Come riassumeresti la tua carriera pallavolistica prima di arrivare a Milano?

    “Ho iniziato a giocare a pallavolo in terza elementare, seguendo le orme di mia sorella maggiore. Ho continuato a praticare questo sport durante le scuole medie, il liceo e l’università. Infine, ho giocato per quattro stagioni con le Denso Airybees nella V-League“.

    Come hai capito che era arrivato il momento giusto per lasciare il Giappone e trasferirti in Italia?

    “Volevo giocare all’estero perché credevo che mi avrebbe aiutato a crescere sia come pallavolista che come persona. Sentivo che era il momento giusto, considerata la mia età. Così ho preso questa decisione“.

    Quali sono le prime impressioni sulla tua esperienza in Italia?

    “In campo, devo abituarmi alle traiettorie e alla velocità della palla. Fuori dal campo, invece, mi sto adattando allo stile di vita italiano e sto studiando inglese“.

    Quali sono le differenze tra Italia e Giappone per quanto riguarda le partite e gli allenamenti?

    “Nel campionato giapponese, le partite si svolgono principalmente in modalità back-to-back (quando una squadra gioca due o più partite consecutive senza giorni di riposo, ndr). Inoltre, ho notato che le sessioni di allenamento in Italia sono meno ‘segmentate’ rispetto a quelle a cui ero abituata in Giappone“.

    Alla Vero Volley hai trovato compagne di squadra provenienti da Italia, Serbia, Belgio, Paesi Bassi, Francia, Grecia e Bulgaria. Come ti trovi a stare insieme a persone di culture così diverse?

    “È piacevole perché sto imparando molte cose nuove“.

    Sei già andata alla scoperta delle città di Milano e Monza?

    “Non ho ancora avuto l’opportunità di visitarle, ma mi piacerebbe farlo“.

    Quali sono i tuoi obiettivi con la Vero Volley quest’anno?

    “Il mio obiettivo è vincere il campionato. Per raggiungere questo traguardo, mi impegnerò a dare il massimo contributo alla squadra“.

    foto Vero Volley

    Cosa ne pensi delle tue prime partite con la nuova squadra?

    “Ero molto nervosa, specialmente in occasione della prima partita. Penso che ci siano alcuni aspetti del gioco in cui potrei migliorare, quindi non vedo l’ora di affrontare le prossime sfide“.

    In che modo questa esperienza in Italia ti può aiutare a crescere come giocatrice? Quali aspetti del tuo gioco speri di migliorare?

    “Questa esperienza mi consente di esplorare elementi che non avrei potuto sperimentare nel campionato giapponese, come la potenza, la velocità e le altezze raggiunte dalle attaccanti. In generale, sono convinta di poter crescere sotto ogni punto di vista“.

    foto Instagram @310mi_14

    Ti va di tracciare un bilancio della tua esperienza a Parigi 2024 con la nazionale giapponese?

    “Anche se abbiamo esibito uno stile di gioco molto giapponese alle Olimpiadi, penso che abbiamo trovato un’atmosfera particolare e sperimentato una tensione a cui non siamo riuscite ad adattarci completamente“.

    Quali sono i tuoi sogni per il futuro?

    “Il mio obiettivo è partecipare alle Olimpiadi di Los Angeles tra quattro anni. Sono consapevole che, per raggiungerlo, devo focalizzarmi sulla mia crescita, a partire da questa stagione in Italia“.

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    Aleksic, il miglior muro della Serie A1: “Il lavoro è la chiave del successo”

    Per descrivere il valore di una pallavolista è importante tener conto diversi aspetti: oltre al ruolo, alla tecnica, alle prestazioni in campo, è importante considerare il concetto di status. È chiaro che alcune giocatrici abbiano uno status superiore rispetto alle altre, del resto una fuoriclasse è tale se ha grandi qualità, ovviamente, ma anche per il carisma, e la leadership.Un aspetto da considerare è che tutte queste doti possono manifestarsi fin dall’inizio di una carriera, in modo subito visibile, quasi prepotente: senza scomodare Tijana Boskovic, si può pensare all’impatto sulla pallavolo internazionale di Ekaterina Antropova, Arina Fedorovtseva e Ana Cristina. Altre, invece, arrivano a un certo status più silenziosamente, con il passare del tempo, si guadagnano l’etichetta di top player grazie all’allenamento, all’esperienza, allo sviluppo delle proprie doti e all’evoluzione del proprio gioco.A questo secondo gruppo appartiene Maja Aleksic, che ha cominciato a mostrare una netta superiorità sulle altre centrali grazie a un lavoro silenzioso e incessante, passato quasi sottotraccia fino alla stagione 2023-2024, quando ha vinto il premio di “Best Blocker” della Serie A1 italiana e si è guadagnata la chiamata della Igor Gorgonzola Novara.Proviamo quindi ad analizzare l’ascesa della giocatrice serba in questa intervista esclusiva.foto Igor VolleyMaja, quali sono le tue sensazioni per la nuova avventura a Novara? Come hai reagito quando ti hanno detto che uno dei migliori club in Italia voleva ingaggiarti?“Mi trovo molto bene a Novara. È un club ben organizzato, con grandi professionisti. La mia reazione è stata così positiva che siamo riusciti a raggiungere rapidamente un accordo, e ora sono qui”.Come hai capito che la Igor era il club giusto per te in questo momento della tua carriera? Hai un obiettivo particolare a livello personale?“A Novara ho l’opportunità di allenarmi e giocare con ottime pallavoliste, e perciò considero la Igor il club ideale per me in questo momento. La determinazione delle mie compagne di squadra, che si impegnano ogni giorno durante gli allenamenti, è ciò che mi motiva di più. Onestamente, non ho obiettivi individuali; per me, gli obiettivi della squadra sono prioritari e vengono al primo posto”.Dove può arrivare Novara in questa stagione? Quali sono le vostre aspettative?“Il nostro obiettivo è vincere la CEV Cup. Naturalmente, siamo focalizzate anche sul campionato italiano, dove ci sono sempre molte avversarie di alto livello. Tuttavia, mi piacerebbe vedere la mia squadra esprimersi al meglio anche contro le migliori formazioni del mondo. Siamo una squadra giovane, con giocatrici di età simile, e sono convinta che possiamo costruire uno spirito di gruppo davvero forte, in grado di portarci a realizzare grandi cose in futuro”.Com’è lavorare con una leggenda della pallavolo come Lorenzo Bernardi? Ti ha dato qualche consiglio particolare in questi primi mesi?“Lavorare con Lorenzo è un’esperienza unica. È sempre propenso a dare il massimo per la squadra, presta attenzione a ogni dettaglio e cerca di aiutarci in tutto. È difficile individuare un consiglio specifico, poiché con lui si impara qualcosa di nuovo ogni giorno”.foto Rubin / LVFGrazie alle tue ottime prestazioni hai vinto il premio di “Best Blocker” della Serie A1 2023-2024. Qual è il segreto delle tue abilità a muro?“Non credo ci siano segreti. Ogni giorno lavoro e mi impegno a dare il massimo, e cerco di rimanere sempre concentrata. Inoltre, ascolto attentamente i suggerimenti che ricevo”.Ho chiesto a ChatGPT quali sono le qualità più importanti per una centrale. L’intelligenza artificiale ha risposto: “Tempismo, altezza, quota raggiunta con il salto e rapidità”. Cosa aggiungeresti a questa lista?“Aggiungerei quanto detto in precedenza, in particolare l’importanza di lavorare quotidianamente e mantenere sempre la concentrazione”.foto Giacomo ComoliCosa hai imparato giocando all’estero? In che modo le esperienze in Romania, Francia e Italia ti hanno formato?“Prima di tutto, devo dire che giocare lontano da casa è qualcosa di particolare e che le mie esperienze in vari paesi hanno contribuito a plasmare sia la persona sia la pallavolista che sono oggi. Ho cercato di portare con me solo gli aspetti positivi, imparando da ogni giocatrice e da ogni allenatore che ho incontrato. Si può sempre apprendere qualcosa da tutti. Questa è la cosa più bella, non solo per quanto riguarda la pallavolo, ma anche per la vita”.In campo mostri sempre grande calma, tranquillità, serenità e pura gioia nel giocare a pallavolo. Sei d’accordo? Raccontaci un po’ del tuo mindset.“Sì, mi piace molto giocare e competere. Certo, non è sempre stato facile. Ogni giocatore attraversa periodi negativi durante la propria carriera. Tuttavia, lavorare su se stessi e cercare di trarre il massimo da questi momenti è la chiave del successo. Molti anni di pallavolo ad alto livello mi hanno insegnato a mantenere la calma e a perseverare, anche quando le cose non vanno come vorrei”.Ti va di tracciare un bilancio della tua esperienza a Parigi 2024 con la nazionale serba?“In questo momento preferirei non parlare della nazionale. L’estate è ormai alle spalle e ora sono completamente focalizzata sul mio club”.foto Instagram @aleksic_majaDove ti vedi nel giro di qualche anno? Quali obiettivi hai fissato per la tua carriera?“Non sono una giocatrice che si preoccupa troppo del futuro. Cerco di concentrarmi sul presente e di godermi le esperienze che sto vivendo ora”.Chiudiamo con domande e risposte rapide, a istinto. Monster Block o grande punto in attacco?“Monster Block, senza dubbio!”.Piatto preferito?“Direi qualsiasi tipo di piatto serbo”.Attività preferita al di fuori della palestra?“Mi piace viaggiare”.Meta preferita per le tue vacanze?“Grecia, non importa dove”.Quali sport ti piace seguire, oltre alla pallavolo?“Basket e tennis”.La tua più grande ispirazione nella vita?“Le persone a me care”.La tua giocatrice preferita che ha giocato a Novara in passato?“Ce ne sono tante: Stefana Veljkovic, Sanja Malagurski, Tijana Malesevic… Insomma, tutte le serbe!”.Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Buon sangue non mente: Ekaterina Gatina, figlia di Oleksiy Gatin, si racconta a VolleyNews

    Il talento è naturale o ci sono dei fattori ereditari a determinarlo? La domanda è un classico tormentone dei club del mercoledì sera per appassionati del genere.C’è chi sostiene che il dono è trascendente, ossia derivante da una congiuntura mistica che ha illuminato il predestinato. L’altro “partito”, invece, afferma che certe qualità sono immanenti, qualcosa che viene trasmesso come i capelli biondi o gli occhi scuri. Nel dibattito, potremmo dire che ultimamente le vicende della pallavolo russa hanno fatto segnare un punto a favore dei sostenitori della seconda teoria.Infatti, tra le giocatrici più interessanti e futuribili della Superleague 2024-2025 troviamo Ekaterina Gatina, figlia di Oleksiy Gatin (ex giocatore passato anche da Ravenna, Bologna, Macerata, Falconara, Ancona, Taranto e Roma).Se la mela non cade lontana dall’albero, il caso della schiacciatrice classe 2004 della Dinamo Metar – che si è raccontata in un’intervista esclusiva a VolleyNews – e delle sue sorelle Elena (Dinamo Anapa) e Svetlana (Dinamo Kazan) risulta paradigmatico.Ekaterina, per cominciare ci racconti com’è nata la tua passione per la pallavolo?“Provengo da una famiglia di pallavolisti, quindi penso che la scelta di praticare questo sport sia stata naturale“.Quanto è stato importante tuo padre Oleksiy nella tua vita e nella tua carriera sportiva? Qual è il miglior insegnamento che ti ha trasmesso?“Mio padre è, senza dubbio, una persona molto importante per me. La lezione più significativa che mi ha insegnato è di non mollare mai: se ci si impegna e si dà il massimo in un’attività, prima o poi si otterrà un risultato“.foto Dinamo MetarAnche le tue sorelle sono pallavoliste professioniste. Come descriveresti il tuo rapporto con Elena e Svetlana? E com’è giocare contro di loro?“Io e le mie sorelle abbiamo iniziato a praticare la pallavolo insieme, nello stesso momento. Possiamo quindi dire che siamo abituate sia a giocare insieme sia a essere separate da una rete: in campo siamo prima di tutto giocatrici. Nella vita al di fuori della pallavolo, invece, siamo sorelle come tante altre“.Come riassumeresti la tua carriera fino a questo momento? Hai vissuto qualche momento indimenticabile?“Essendo ancora giovane, non c’è molto da riassumere. Tuttavia, posso affermare di aver accumulato una buona esperienza, prima nei campionati giovanili e poi nella Vischaya Liga A (seconda serie russa, ndr). Ci sono stati molti momenti memorabili, ma faccio fatica a sceglierne uno in particolare… Ogni momento, a suo modo, è stato il migliore“.Arrivi da stagioni molto positive alla Lokomotiv Kaliningrad (U20 e seconda squadra). Come valuti questa esperienza?“Sì, in effetti sono state cinque stagioni brillanti. Eravamo una squadra giovane, ma ben organizzata. Ci è sempre mancato qualcosa nella fase finale del campionato; però, nel complesso, è stata un’esperienza positiva che mi ha permesso di crescere sia tecnicamente che mentalmente“.foto Dinamo MetarVeniamo all’ultimo capitolo del tuo percorso pallavolistico. Come hai capito che la Dinamo Metar era il club giusto per te in questo momento della tua carriera?“Ho scelto la Dinamo Metar perché, nelle ultime stagioni, è stata tra i sei migliori club in Russia. Inoltre, è una squadra nota per la sua combattività e la capacità di giocare alla pari con le grandi del campionato“.Dove può arrivare la Dinamo Metar quest’anno?“L’obiettivo della prima fase del campionato è sicuramente ottenere il pass per i playoff. Una volta raggiunto questo traguardo, ci impegneremo a dare filo da torcere a tutte le avversarie che troveremo sul nostro cammino nella seconda fase“.Se dovessi descriverti come giocatrice a chi magari non ti ha mai visto giocare, come lo faresti?“Trovo un po’ difficile descrivermi, ma credo di essere una giocatrice sempre concentrata e determinata“.Quali sono i tuoi sogni per il futuro?“Il mio sogno nella pallavolo è diventare una giocatrice forte e potente, e vorrei anche acquisire esperienza a livello internazionale. Spero che tutto ciò si avveri“.Un’ultima curiosità: chi è Ekaterina Gatina fuori dal campo?“Sono una ragazza che ama ascoltare diversi generi musicali, guardare serie TV, leggere libri e fare passeggiate in città. Tuttavia, dopo gli allenamenti, non sempre ho abbastanza energie da dedicare a queste attività“.Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Ester Serafini, un’altra italiana in Francia: “La pallavolo? Una scuola di vita”

    Quando si parla di pallavolisti italiani emigrati all’estero per la stagione 2024-2025 si pensa subito ai vari Francesco Recine, Jiri Kovar, Caterina Bosetti, Sylvia Nwakalor, Anna Nicoletti, Raphaela Folie, e via dicendo. Nomi di spicco, insomma, le cui avventure in terra straniera incuriosiscono ed appassionano parecchio, come giusto che sia.

    È bene sapere, però, che esiste anche una folta schiera di giocatori che milita nelle squadre dei college americani o nei campionati europei “minori”, senza godere di considerazione alcuna da parte di appassionati o addetti ai lavori.

    Per questo, noi abbiamo deciso di farvi conoscere la storia di Ester Serafini, palleggiatrice toscana classe 2001 che quest’anno veste la maglia del CSM Clamart nella seconda serie francese.

    Per cominciare ci racconti chi è Ester Serafini, cosa rappresenta per lei la pallavolo e come ha scoperto il suo talento per questo sport.

    “Sono una ragazza di 23 anni, pallavolista e studentessa universitaria. Ho già conseguito la laurea in Scienze dell’Educazione e attualmente studio per diventare biologa nutrizionista. Gioco a pallavolo da quando avevo 6 anni. È stato mio padre a farmi scoprire questo sport portandomi a vedere alcuni allenamenti. Nella mia famiglia, però, non ci sono pallavolisti. Fin da subito mi sono innamorata del volley, e così, all’età di 14 anni, ho iniziato a trasferirmi lontano da casa per inseguire il mio sogno. Cosa rappresenta per me la pallavolo? Sicuramente una scuola di vita. Questo sport mi ha fatto crescere moltissimo, sia come giocatrice sia come persona”.

    C’è una giocatrice alla quale si è ispirata per il suo ruolo di palleggiatrice o a cui si ispira ancora adesso?

    “Ci sono molti giocatori e giocatrici che ammiro, ma per quanto riguarda il mio ruolo, la fonte di ispirazione è stata Eleonora Lo Bianco. Ho sempre apprezzato il suo modo di giocare e la sua tenacia”.

    Quali sono state le tappe più importanti del suo percorso pallavolistico?

    “Ho iniziato a giocare ad Aulla, il paese in cui vivo, e ho trascorso gran parte delle giovanili a Santo Stefano nel Valdimagra Volley. All’età di 14 anni, mi sono trasferita a Trento per vivere la mia prima esperienza lontano da casa con l’ATA Volley in Serie B1. Ho avuto l’opportunità di giocare per un anno in una società molto ambiziosa, l’Amatori Atletica Orago, e poi sono passata alla V36 Plus Chiavenna. Qui ho avuto Ivan Iosi come allenatore, e sotto la sua guida sono cresciuta notevolmente. Infine, prima di trasferirmi in Francia, ho vissuto due stagioni molto importanti in Serie A2: una a Mondovì e l’altra all’Itas Trentino, con cui ho raggiunto la promozione in A1”.

    Foto Fabio Cucchetti

    Come mai dopo l’esperienza all’Itas Trentino in Serie A2 ha deciso di trasferirsi in Francia? Come valuta la stagione 2023-2024 con l’US Villejuif?

    “Quando ho ricevuto questa proposta, non ho voluto lasciarmela sfuggire, poiché l’idea di vivere un’esperienza all’estero mi aveva sempre affascinato. Alla fine, posso dire che la mia stagione a Villejuif è stata molto positiva e mi ha aiutato a crescere. Oltre a essere stata un’esperienza meravigliosa dal punto di vista sportivo, ho avuto la possibilità di confrontarmi con un nuovo paese e una nuova lingua”.

    Invece com’è nata l’occasione di trasferirsi al CSM Clamart? Quali ragioni l’hanno convinta a continuare a giocare in Francia?

    “Durante la scorsa stagione, ho ricevuto una chiamata da questa squadra di Élite (la seconda serie francese, ndr) e non potevo dire di no. Fin dal primo momento, ho avuto una bella impressione: è una società seria, ambiziosa e con una grande cultura del lavoro. L’organizzazione è eccellente, poiché siamo seguite da quattro allenatori, due preparatori atletici e un fisioterapista. Dunque, a convincermi a restare in Francia è stata la volontà di lavorare e di fare bene di questo club. Inoltre, trovavo interessante la possibilità di trascorrere un altro anno all’estero, in una città come Parigi, e di continuare a imparare il francese”.

    Un bilancio delle prime settimane della stagione 2024-2025? Quali sono gli obiettivi del Clamart?

    “La nostra stagione è partita con due vittorie per 3-1, una contro Pays Viennois e l’altra contro Vitrolles. Abbiamo obiettivi importanti, ma siamo consapevoli che non sarà un campionato semplice. Infatti, accederanno ai Playoff le prime tre squadre di ciascun girone, e solo una di queste sarà promossa in Ligue A. In generale siamo una squadra giovane, ma con qualche giocatrice di esperienza. Abbiamo molta voglia di fare bene e sono sicura che continueremo a lavorare sodo per ottenere buoni risultati”.

    Visto che è una grande appassionata di cucina e gestisce una pagina Instagram chiamata “Cuciniamo Sano”, quale piatto sceglierebbe per descrivere la sua nuova squadra?

    “Domanda veramente difficile. Però, penso che un bel risotto alla zucca possa rendere l’idea di che squadra siamo. È un piatto realizzato con ingredienti semplici, ma dal sapore molto deciso e intenso, con una nota dolce data dalla zucca. Facile da preparare, anche se richiede tanta precisione e attenzione ai dettagli. E, alla fine, riesce a soddisfare il palato di tutti!”.

    Al di fuori del campo, come procede? Ci parli un po’ della vita a Clamart.

    “Clamart è una città tranquilla, e mi ritengo molto fortunata a viverci, dato che si trova a pochi minuti da Parigi. Questo mi permette di trascorrere il mio tempo libero nella capitale francese, un posto che adoro perché ti dà l’opportunità di fare e vedere tantissime cose”.

    Se dovesse individuare le differenze nel modo di vivere la pallavolo in Francia rispetto all’Italia quali sarebbero?

    “Non ci sono molte differenze, poiché, in fin dei conti, lo sport è lo stesso. Tuttavia, posso dire che all’interno della palestra c’è un clima diverso: si percepisce un ambiente molto familiare e, basandomi sulla mia esperienza finora (che non è molto ampia), la pallavolo viene insegnata in modo meno tecnico. Gli esercizi di ripetizione, precisione e tecnica vengono spesso combinati con attività meno standardizzate che stimolano la mente. Per quanto riguarda il livello, invece, dipende molto dalla squadra in cui si gioca, un po’ come accade in Italia”.

    Foto Jonathan Lemire

    A suo parere, quali sono i primi passi che bisogna intraprendere per approcciare al meglio un’esperienza all’estero?

    “Quando sono partita, parlavo pochissimo francese. Posso quindi affermare che la voglia di fare e di mettersi in gioco è più che sufficiente per intraprendere questo tipo di esperienze”.

    Quali sono i suoi sogni per il futuro, dentro e fuori dal campo?

    “Ho diversi sogni nel cassetto, ma preferisco tenerli per me. Posso dire che, fuori dal campo, sono attualmente molto concentrata sui miei studi universitari e, come ho già accennato, mi piacerebbe diventare biologa nutrizionista. Per quanto riguarda la pallavolo, non mi pongo limiti. Punto a migliorare e a crescere sia come sportiva che come persona. E i risultati, se dovranno arrivare, arriveranno”.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Simone Lee fissa l’obiettivo di Vallefoglia: “Giocare sempre al massimo delle nostre possibilità”

    La Megabox Ondulati del Savio Vallefoglia di coach Andrea Pistola è stata una delle squadre di Serie A1 femminile che più ha cambiato pelle quest’estate. Oltre ad aver riformato quasi tutto il parco italiane con le aggiunte di Francesca Michieletto, Sonia Candi, Alice Torcolacci, Chiara De Bortoli e Alice Feduzzi – che si sono unite a Gaia Giovannini e Alice Degradi – la dirigenza marchigiana ha cambiato volto anche al reparto straniere. Solo Viktoriia Kobzar ha mantenuto il proprio ruolo nel roster biancoverde proseguendo il percorso di crescita iniziato l’anno scorso; al centro è arrivata Camilla Weitzel, da cui ci si aspetta grande cinismo in attacco e tanta sostanza a muro; in posto 2 ci sono grandi aspettative per Erblira Bici e Maja Storck; in cabina di regia la novità delle ultime settimane si chiama Rada Perovic (al momento Pia Kästner è out per un’operazione alla schiena), mentre in banda ci si affida al talento offensivo di Simone Lee.

    A poco più di una settimana dall’inizio del campionato, proviamo a capire che aria si respira in casa Megabox con questa intervista esclusiva alla schiacciatrice statunitense, che sta vivendo la terza avventura in Italia della sua carriera.

    foto Instagram @simone.a.lee e @wank_lukas

    Simone, innanzitutto congratulazioni per il tuo matrimonio! Com’è andato? In generale, come hai trascorso l’estate?

    “Ti ringrazio per le congratulazioni. È stato un giorno meraviglioso, uno dei più belli della mia vita, che ho condiviso con la mia famiglia. Durante l’off-season, mi sono dedicata all’organizzazione del matrimonio, agli allenamenti, alle uscite in bicicletta e ai viaggi“.

    Hai seguito il torneo di pallavolo femminile alle Olimpiadi di Parigi? Cosa ne pensi della medaglia d’argento vinta dagli Stati Uniti?

    “Ho seguito il percorso degli USA alle Olimpiadi e penso sia fantastico vedere il nostro paese rappresentato ai massimi livelli. Per la squadra femminile statunitense, raggiungere la finale è stata un’impresa straordinaria. Vincere una medaglia olimpica è sempre un grande traguardo“.

    Il tuo percorso in nazionale ha avuto alcuni alti e bassi. Ti aspettavi una chiamata per gli impegni di quest’estate dopo che nel 2023 avevi fatto molto bene alla Pan American Cup Final Six e alla Pan American Cup? Tornerai a vestire la maglia a stelle e strisce in futuro?

    “Non so come sarà il mio futuro con la nazionale. Molte cose sono al di fuori del mio controllo. Pertanto, continuerò a impegnarmi al massimo durante le stagioni con il club e vedremo cosa accadrà“.

    Ufficio Stampa Imoco

    Veniamo all’ultimo capitolo della tua carriera con la Megabox Ondulati del Savio Vallefoglia. Quali sono le tue sensazioni per questa nuova avventura?

    “Sono molto felice di far parte di questa squadra. Ho sempre ammirato l’etica del lavoro delle giocatrici che hanno militato qui. Quando mi è stata offerta l’opportunità di giocare per Vallefoglia, ho pensato che fosse una soluzione straordinaria. Non vedo l’ora di impegnarmi e lavorare con le mie compagne, lo staff e la dirigenza per rendere questa stagione fantastica“.

    Come sono andate le prime settimane alla Megabox?

    “Le mie prime settimane a Vallefoglia sono state positive. La preparazione è stata utile per conoscere le nuove compagne di squadra e lo staff, e ha acceso in noi il desiderio di lottare per un obiettivo comune. È stato bello vivere questo momento della stagione“.

    foto Megabox Volley Vallefoglia

    C’è stata qualche compagna di squadra che ti ha aiutato ad ambientarti?

    “Ritengo che tutte le ragazze siano state fondamentali e mi abbiano fatto sentire benvenuta nel club. Molte di noi sono nuove in questa squadra, e credo che il mix tra giocatrici confermate e appena arrivate abbia dato vita a un gruppo divertente, coeso, che lavora sodo“.

    Quali sono le tue aspettative per questa stagione? Dove può arrivare Vallefoglia?

    “L’obiettivo per questa stagione è che la squadra giochi sempre al massimo delle sue possibilità, lotti su ogni pallone e non si arrenda mai. Nel roster abbiamo attaccanti forti e potenti, e credo che questa qualità, unita alla volontà di andare su ogni palla, possa portarci lontano. Sono convinta che raggiungeremo grandi traguardi“.

    Ti piace vivere in Italia? Come trascorri il tuo tempo libero?

    “Mi piace lo stile di vita in Italia. Ho avuto la fortuna di abitare in luoghi molto belli e di sperimentare la quotidianità delle piccole città: dai mercati alla ‘siesta’, apprezzo davvero ogni aspetto della vita. Per staccare dalla pallavolo, amo andare in spiaggia (ovviamente quando fa caldo), leggere sul balcone di casa e percorrere lunghe strade panoramiche in auto“.

    Nella tua carriera hai giocato in Italia, Turchia Germania e Giappone, per un totale di 7 club diversi in 8 stagioni da professionista. Non avresti preferito una maggiore “stabilità”?

    “Ho avuto la fortuna di giocare in molti paesi del mondo, ed è stato qualcosa di meraviglioso. Quando ero all’inizio del mio percorso, desideravo vivere ogni tipo di esperienza da giocatrice professionista. Ora, però, credo che un po’ di stabilità possa essere piacevole. Non so cosa mi riserverà il futuro, ma sono curiosa di scoprirlo“.

    foto Megabox Volley Vallefoglia

    Ripensando alla tua carriera, cosa ti rende più orgogliosa? Hai qualche rimpianto?

    “Sono orgogliosa della mia carriera fino a questo punto, ma ancora di più del fatto che continuo a fare ciò che amo. Essere un’americana, o comunque una giocatrice straniera, comporta la difficoltà di stare lontano dalla famiglia, dagli amici e da una vita che si conosce bene. Le lezioni di vita e le esperienze che ho acquisito, affrontando sacrifici e nuove sfide, mi hanno reso una persona e una giocatrice migliore. Non ho grandi rimpianti, ma sono convinta che ci siano sempre aspetti su cui posso migliorare. Nella vita ci sono momenti in cui si vince e momenti in cui si impara. Sicuramente ho imparato molto, ma non cambierei nulla del mio percorso“.

    Hai già realizzato tutti i tuoi sogni riguardanti la pallavolo o ne stai inseguendo ancora qualcuno?

    “I sogni e gli obiettivi legati alla pallavolo sono cambiati durante il mio percorso di crescita come giocatrice. In questo momento desidero continuare a svegliarmi ogni giorno e sentirmi orgogliosa di ciò che ho realizzato. Inoltre, voglio migliorare ulteriormente il mio gioco. Intendo continuare a competere a questi livelli e farò tutto il possibile per riuscirci“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO