Thiem: “Spero di tornare competitivo per vincere gli Slam, altrimenti smetterò”
Dominic Thiem
Dominic Thiem ha finalmente brillato all’ATP 250 di Gijon, in corso questa settimana in contemporanea al torneo indoor di Firenze. Per suo stesso dire quella contro Sousa è stata la sua miglior prestazione dopo l’infortunio al polso che l’ha costretto a un lungo stop e una difficile riabilitazione. L’avversario non era tra i più temibili, ma è piaciuto assai il tennis del viennese. Erano mesi e mesi che l’austriaco non riusciva a produrre un tennis così consistente, offensivo e carico di quella potenza, intensità ed energia che l’avevano portato ai vertici della disciplina, con la vittoria a US Open e le finali raggiunte a Parigi e Australian Open.
Intervistato dal quotidiano iberico AS, Dominic ha parlato a 360° del suo momento, di quanto sia stato difficile ritrovare il suo miglior tennis e dei suoi obiettivi. È consapevole che sarà molto difficile, ma vuole tornare competitivo negli Slam, altrimenti crede sia meglio farsi da parte. Ecco alcuni estratti del suo pensiero.
“Finalmente il polso sta bene. Tornare al 100% mi è costato molto, sono stato molto tempo senza giocare al meglio. Il diritto era sparito, da essere un colpo molto buono era crollato quasi zero, mi ci è voluto molto lavoro per riaverlo. Ora sono su una strada molto buona”.
Per molti osservatori rovescio era il suo punto di forza, anche se lui non la pensa proprio così: “Il rovescio? Penso che sia migliorato un po’ nell’ultimo mese, il che è importante per me perché anche se il mio rovescio è sempre stato un buon colpo, nella fase migliore della mia carriera costruivo il punto e cercavo più il vincente con il diritto. E dopo l’infortunio tutto questo non ha più funzionato. Quindi ho dovuto chiedere molto di più al rovescio. Era l’unico colpo con cui riuscivo a fare la differenza. Ora che a poco a poco la spinta sta tornando, può essere un’ottima combinazione per me”.
Ricordano a Dominic che in passato ha battuto Roger, Rafa e Novak cinque volte ciascuno. Passare da quel livello alle sconfitte nei primi turni in così poco tempo deve esser stato difficile da digerire… “Sono momenti molto diversi. La mia carriera è divisa in due, prima e dopo l’infortunio. La prima parte è stata incredibile. Sono stato in grado di battere tutti i migliori, vincere molti tornei, persino un Grande Slam. E poi è arrivato l’infortunio e la mia traiettoria si è fermata. La fase attuale da un certo punto di vista è un’esperienza molto interessante perché devo essere in grado di competere di nuovo con tanti ragazzi in gamba, cercando di arrivare a giocarmela contro i migliori e questo è un bene. Ovviamente le partite e le vittorie contro Federer, Nadal e Djokovic mi stanno aiutando, perché sono state una bella esperienza e mi ricordano che giocatore ero, dove voglio tornare”.
“Tornare a lottare per uno Slam? È quello che voglio, ho la convinzione di potercela fare. Altrimenti rinuncerei alla mia carriera. Ero in al vertice, tra i primi tre in classifica. Ho la sensazione di essere in grado di lottare ancora per i grandi titoli, per gli Slam e di poter battere chiunque. Altrimenti, tutto questo duro lavoro non avrebbe senso per me. Spero l’anno prossimo di poter tornare a quel livello, ora che sto finalmente bene”.
Stare tanti mesi senza giocare gli è costato molto, ha perso la motivazione: “Quando giochi male, le cose non vanno, è difficile tenere alta la motivazione e tornare in giorno in campo senza vedere miglioramenti. Per me è stato difficile. Non vedevo molto tennis quando sono stato costretto ai box, era difficile non stare là con gli altri. Tutto questo sembra alle spalle”.
“Ritiro? No, seriamente non c’ho mai pensato. Sono ancora molto giovane, penso di aver davanti a me altri anni positivi”.
“Alcaraz? È il più giovane numero uno della storia e vincitore degli US Open da teenager, è un tennista eccezionale. Sta cambiando il tennis, perché a New York e in altri tornei lui era sempre lì, in attacco, andando a rete, giocando ogni punto senza paura e con ritmi altissimi. Penso che questo sia qualcosa di nuovo”.
Non sarà facile per Thiem ritrovare quella combinazione di intensità, forza e determinazione che l’hanno portato sul trono di New York e super competitivo in tutti i grandi tornei. Anche nei suoi anni migliori, la sensazione che esprimeva il suo tennis è sempre stata quella di una notevole “fatica”. Ha chiesto di tutto di più alla sua testa e al suo fisico per arrivare al livello di Novak e compagni, spremendo ogni goccia di quel che aveva. Tanta forza, abnegazione, ma poca fluidità e tempo sulla palla, quindi per generare velocità c’ha sempre messo forza, fatica, intensità, scambiando fin troppo e quindi facendo chilometri e chilometri. Ha migliorato il suo tennis negli anni, crescendo soprattutto al servizio, ma non è mai davvero riuscito a passare da quel tennis muscolare di pressione e intensità ad un gioco più rapido e meno dispendioso nella ricerca del punto e anche in difesa. Bravissimo nell’arrivare con i suoi mezzi tra i migliori del mondo, ma la storia del gioco insegna che quando hai un tennis che ti spreme così tanto, arrivi a toccare l’apice e poi sei costretto a fermarti, ritrovare quella estrema motivazione per tornare a quei livelli è molto, molto difficile. Glielo auguriamo, perché Thiem nei suoi anni migliori è stato protagonista grandi battaglie contro Roger, Rafa e gli altri, regalando grande spettacolo.
Marco Mazzoni LEGGI TUTTO