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    Basket, Deangeli: “La laurea non basta. Idolo? Kalinic”

    Quattro vittorie consecutive, 5 nelle ultime 6. La Pallacanestro Trieste è ripartita quasi in contemporanea con l’acquisizione del 90% da parte del gruppo americano Cotogna Sports Group diretto da Richard de Meo. Del resto in città la pallacanestro è un modo di essere e di vivere. Non a caso il capitano è il tirestino Lodovico Deangeli, appena 22enne. I ragazzi di valore si capiscono anche da come si esprimono. Deangeli cos’è cambiato? «Direi nulla, semplicemente un gruppo nuovo ha avuto bisogno di tempo per affiatarsi. Adesso siamo davvero uniti, giochiamo l’uno per l’altro. Poi siamo arrivati a una preparazione delle partite dettagliatissima, si va in campo con un quadro più che preciso». Non ha inciso l’arrivo dei proprietari Usa? «Per l’ambiente sì. I 4.273 spettatori presenti domenica saranno stati spinti dai risultati, ma non soltanto. E avere un pubblico folto che ti incita è un aiuto». E cosa è cambiato in Deangeli? «Marco Legovich: gioco così grazie a lui. Non è soltanto il capo allenatore adesso, ma l’assistente che la scorsa stagione quando giocavo poco si fermava dopo gli allenamenti a lavorare con me, a parlare. O che veniva prima per aiutarmi, migliorare i fondamentali. Ha sempre creduto in me, già quand’ero ragazzino. Poi voglio pensare che i minuti conquistati siano anche per merito mio». Tanti triestini hanno giocato ad alto livello e pure in città. Ci dica cosa significa per lei. «Una sensazione incredibile, ancor più perché ho iniziato da tifoso. A 10 anni venivo al palasport con mamma Ambra. Ora sono qui e ne parlavo proprio nei giorni scorsi con gli altri triestini in squadra, Bossi e Ruzzier: ogni giocatore ambisce al massimo, vuole crescere. Ma queste emozioni in un palazzetto colmo e nella propria città sono uniche nella vita. Non so nemmeno esprimerle appieno». La sua ambizione? «È scontato sostenere di voler giocare al più alto livello possibile. Allora dico che vorrei alla fine non avere rimpianti, poter essere sicuro di avere dato tutto me stesso nella pallacanestro». Lei può giocare in due-tre ruoli. Quale sente più suo? «Sono un’ala piccola, un “3”. Fin da ragazzino ho giocato da lungo, perché ero alto, ma guardandomi capisco di non avere muscoli e peso, invece ho statura e piedi veloci per giocare da “3” e mi trovo a mio agio. È stato quel matto di Matteo Boniciolli, un allenatore che vede e immagina le cose, a darmi la possibilità di giocare in questo ruolo a Udine, dov’ero andato grazie a lui insieme con il mio amico Matteo Schina. È stata la svolta. Certo, devo lavorare tanto: migliorare in qualità e quantità». È evidente, lei ha studiato: cosa? «Liceo Linguistico. E in febbraio mi laureo in Scienze Motorie, poi mi iscriverò alla Magistrale, magari nella stessa facoltà, ma devo decidere in quale settore. Mi piacerebbe avere accesso all’insegnamento, però anche il ramo manageriale è stimolante. Sempre online perché giocando non si può fare altrimenti. E un po’ la presenza mi manca». Cestisti studenti ci sono sempre stati, ma ora siete in aumento. «Primo motivo: soltanto chi ha una carriera decennale in Eurolega può permettersi poi di campare senza cercare altro. Secondo: viviamo nella globalità e il mio mentore Daniele Cavaliero mi ha sempre detto che non si può vivere di sola pallacanestro anche se io sono un maniaco. Mi ricordava la massima di Mourinho: “se sai solo di calcio, non sai niente di calcio”. E insomma, se uno che andavo ad applaudire da bambino, che ammiro e che ha fatto venti anni di A, giocato in Nazionale, te lo dice, ebbene viene spontaneo seguirne il consiglio. Non ultima, c’è mamma Ambra, quando stavo finendo le giovanili ed ero carico a mille mi ripeteva all’infinito: “però ti iscrivi all’Università”. Senza lei non ce l’avrei fatta». Figlio unico? «No, ho un fratello del 2006. Giuseppe gioca nelle giovanili e insegue questo sogno, ha la stessa passione. Sono contento, soltanto non vorrei che si sentisse costretto a seguire le mie tappe». Lei ha mai dubitato di non coronare il sogno? «No, piuttosto sono arrivato a chiedermi perché tutti quanti mi dicessero che non ce l’avrei fatta. In realtà il mio percorso non è stato semplice. Da ragazzo mai un raduno nazionale, mentre a Trieste altri erano chiamati, come il mio avversario di domenica, Dellosto. E dopo aver firmato il primo contratto con Trieste sono andato in prestito a Biella, ma mi sono subito rotto la mano e poi giocavo pochissimo. Volevo smettere, è arrivato il covid e credo mi abbia salvato. Ripensandoci coach Galbiati invece mi ha aiutato e insegnato tantissimo. Forse non ero pronto, ero molto professionale, lo sono fin da bambino. Ma non professionista». Si è definito maniaco del basket. Idoli? «Nikola Kalinic. Certo, se guardi Jayson Tatum e sei abbagliato, sai prtò che non è imitabile. Invece Kalinic è un 2,03, non molto atletico, con un tiro costruito in anni di lavoro. Ma ora fa canestro. E sa fare tantissime cose. Se ti tiene per tante stagioni Obradovic e poi ti vuole Jasikevicius, insomma è un esempio». LEGGI TUTTO

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    Basket, il futuro avanza: lo dimostra Napier e lo spiega Baiesi

    C’è mercato e mercato. E ci sono stranieri di valore e altri assai meno, tanto essere subito dimenticabili. Milano ha presentato al suo pubblico Shabaz Napier, ex Nba, giocatore e uomo vincente nonostante un fisico all’apparenza non da predestinato dei canestri. È l’undicesimo straniero stagionale dell’Olimpia che ha finito i tesseramenti. Ma non è questo il punto. È piuttosto il numero di giocatori che servono per completare una stagione doppia. Non puoi fermare il mercato, è vero, ma si può rendere più sostenibile. E se l’Armani e pure la Virtus vivono nella realtà di Eurolega, per quanto sovradimensionata certo diversa dall’Italia, il nostro movimento deve trarre insegnamenti. A che servono i vari Invernizzi (ci scusi, prendiamo il suo nome a caso), se i risultati di Treviso e lo spettacolo, la qualità del gioco non cambiano? La risposta è nota a tutti. Di più c’è che magari i vari, troppi stranieri non di assoluto livello possono attirare il pubblico una volta per curiosità. E stop. Un giocatore italiano, ancor più se giovane, può invece creare più empatia nel pubblico, interesse. E nel frattempo può crescere e aiutare il movimento.Sullo stesso argomentoL’Eurolega del futuro e le italianeBasket

    Ha ragione Baiesi

    Tutto questo, detto e ripetuto, per sostenere che ha stra-ragione Daniele Baiesi, inizialmente corrispondente da Bologna per Tuttosport e ora uno dei direttore sportivi più preparati e bravi in Europa. Rilasciando un’intervista per il ritorno a casa, al Corriere di Bologna – con il Bayern Monaco allenato dal geniale super coach Trinchieri – Baiesi ha detto: «Arriverà un momento in cui le squadre di un certo livello dovranno aggregarsi ai campionati nazionali nei playoff, come succede già in Serbia. Capisco che agli altri club facciano comodo gli incassi con le big, ma non si può fare oscurantismo che è l’opposizione del progresso. Abbiamo la testa nel 2023 e i piedi nel 1980». Condividiamo tutto. Il futuro avanza e se non ti adegui perdi terreno. Invece i top club potrebbero aiutare gli altri in modo diverso, contribuire per esempio per la formazione dei talenti. E i club potrebbero essere obbligati a investire sui settori giovanili. Troppo semplice? LEGGI TUTTO

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    Nba, successi per Milwaukee, Cleveland e Memphis

    NEW YORK (Stati Uniti) – Tre le partite dell’Nba giocate nella notte italiana. Solito exploit per Giannis Antetokounmpo che trascina al successo i Milwaukee Bucks contro New Orleans. Il cestista greco marca la differenza già nel primo quarto di gioco quando infila 18 punti: al suono della sirena saranno in totale 50 punti. I Bucks vincono per 135-110, i Pelicans incassano l’ottava sconfitta consecutiva. Le statistiche sono tutte dalla parte dei padroni di casa che dominano nei rimbalzi, e portano a casa una percentuale al tiro del 55%.
    Cliveland domina contro i Clippers
    Successo casalingo anche per i Cleveland Cavaliers che battono i Los Angeles Clippers per 122-99; anche qui, il margine maturato nel primo quarto di gara è significativo (+16) e rappresenta un tesoretto che i padroni di casa implementano nel terzo periodo fino ad arrivare a un parziale di +40 grazie anche a Cedi Osman che fa il pieno nei tiri da tre infilandone sette su sette.
    Guarda la galleryNba, Golden State campione e Curry Mvp: è festa Warriors
    Memphis si impone in rimonta
    Nella terza sfida, spicca la clamorosa rimonta dei Grizzlies che partendo da un parziale di – 19 arrivano al successo sul fil di sirena (112-110) contro gli Indiana Pacers. Per i padroni di casa di Memphis arriva la vittoria che va a interrompere la serie negativa di cinque sconfitte consecutive. I Grizzlies sfruttano la serata di grazia di Ja Morant che chiude con una tripla doppia: il suo ruolino personale segna 27 punti, 15 assist e 10 rimbalzi.
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    Basket, Olimpia e Virtus si riscattano. Tortona non molla

    MILANO – Riscatto Olimpia dopo la quinta sconfitta consecutiva in Eurolega. La squadra di coach Messina si scuote in campionato e torna a vincere, travolgendo Trento per 78-65. Tiene il passo la Virtus Bologna di Scariolo, che batte Verona per 87-82. Resta aggrappata alle prime posizioni anche Tortona, corsara a Treviso per 87-79. Travolgente Trieste, che domina Napoli per 85-68. Non sbaglia Brindisi, che supera ReggioEmilia per 81-74. Infine Sassari, che travolge Pesaro per 110-74. LEGGI TUTTO

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    Basket, Varese vince il derby lombardo. Scafati colpo a sorpresa

    VARESE – Nell’anticipo di gala della 17ª giornata di Serie A, Varese si aggiudica il derby lombardo con Brescia per 80-72. Grandi protagonisti Brown e Owens, con 16 e 15 punti a testa. Non bastano a Brescia i 14 punti di Gabriel. In classifica Varese è ora quinta con 20 punti appaiata con Pesaro, Brescia è undicesima dopo il quarto ko di fila.
    Scafati ribalta Venezia e vede la salvezza
    Nel secondo anticipo di serata, bel successo di Scafati, che ribalta il risultato con Venezia, imponendosi per 89-85 e conquistando una vittoria pesantissima in chiave salvezza. Okoye eroe della serata con la bellezza di 25 punti, Umana che resta comunque in zona play-off. 
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    Gevi Napoli, la carica di Michineau: “Iniziamo ad essere una famiglia”

    NAPOLI – Due vittorie negli ultimi tre turni di campionato hanno rilanciato il Napoli Basket che dopo il cambio di allenatore sembra aver invertito la rotta, come conferma il play della squadra David Michineau. “Finalmente iniziano ad arrivare risultati importanti – sottolinea il cestista – sono cambiate tante cose in questi mesi, al di là dell’arrivo del nuovo allenatore. Stiamo lavorando meglio sui dettagli, sia in settimana che durante le partite. Nel successo ottenuto contro Milano, tutti hanno dato qualcosa in più e ci siamo sentiti tutti allineati verso l’obiettivo: stiamo diventando una famiglia”.

    A caccia di riscatto

    “La squadra è pronta per disputare una seconda parte di campionato importante – continua il playmaker – vogliamo fare bene, senza guardarci alle spalle. Sono molto fiducioso: per la prossima trasferta di Trieste, ma sarà necessario restare uniti. All’andata perdemmo una sfida molto importante, servirà scendere in campo con determinazione per prendere i due punti che abbiamo lasciato nella partita di Napoli”.

    Guarda la galleryDa Kobe Bryant a Jordan: il murales per il campo da basket di NeymarAcquista ora il tuo biglietto! Segui dal vivo la partita. LEGGI TUTTO

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    Basket, il debutto di Sarr e le domande che bisogna porsi

    Nella giornata in cui le big ad eccezione di Tortona devono porsi domande perché dimostrano che l’Europa e il doppio impegno pesano eccome, nella giornata in cui Milano certifica i propri problemi offensivi anche in Italia per la prima volta, ebbene il basket italiano ha altri dubbi su cui riflettere. Li pone Elhadhji Dame Sarr, ragazzo di quasi due metri, 16 anni, nativo di Oderzo, che si è trasferito al Barcellona per crescere. Non è il primo italiano e altri verranno. Sarr è lì con Adrian Mathis figlio di Donta, pure lui italiano, hanno già debuttato nelle Nazionali, dunque sono italiani anche per le strane regole del basket Fiba che la Fip dovrebbe combattere in attesa che il nostro Paese accetti i cambiamenti, lo Ius Soli (magari non solo sportivo). Ebbene Sarr a 16 anni è stato lanciato al debutto in Acb da coach Jasikevicius. A 24” un piccolo premio, il probabile riconoscimento al lavoro del ragazzo in palestra. Così Sarr a 16 anni e sette mesi è il secondo più giovane debuttante nella storia del Barcellona.

    Sarr, come Maikcol Giuliano Perez (che è ancora all’Orange1) è cresciuto a Bassano del Grappa, Academy come la Stella Azzurra che non fa questione di passaporti, né di vittorie nei campionati giovanili. Produce giocatori, li allena e alleva al professionismo. In parte lo sta facendo anche il College Borgomanero dove però si punta ancora di più sugli italiani. Però ovunque gli italiani bravi emergono. Alla Stella Azzurra sono emersi tanti talenti, citando gli ultimi all’onore delle cronache, Matteo Spagnolo e Abramo Canka che dai vicoli di Genova si ritrova a Ucla, l’Università della storia del basket.

    Sperando che Leo Okeke non si perda in comportamenti fuori dal campo, la chiave per i ragazzi è il lavoro dove ci si concentra sulla maturazione. Allora i club di A investano davvero. O attraverso una regola tipo quella della Bundesliga, siano costretti a mettere una parte del budget sui ragazzi. Oggi si ritrovano i ct dei principali sport a Roma, su idea del presidente Petrucci. Ci aspettiamo si parli anche di ragazzi e del futuro. LEGGI TUTTO