Ricordate tutti la Mercedes W13 del 2022, la prima dopo il radicale cambiamento regolamentare che introdusse nuovamente l’effetto suolo sulle monoposto di Formula 1? Bene, quella vettura si presentò con un concept radicale “zeropod” ovvero con pance laterali ridottissime ma qualcosa tra simulazione, galleria del vento e pista non andò per il verso giusto. La direzione intrapresa dai tecnici della Stella a tre punte non era corretta. Con Scott Mansell e Willem Toet, a distanza di qualche anno, andiamo a scoprire cosa non funzionò!
In questo articolo vi proponiamo oggi un’interessante spiegazione del perché un errore sia costato alla Mercedes il dominio in Formula 1. È una storia molto affascinante sulla galleria del vento del Team Mercedes che, fino all’anno prima, aveva dominato le scene del mondiale F1. Quando nel 2022 la F1 passò alle monoposto ad effetto suolo, la Mercedes si presentò con il suo radicale progetto “zeropod“. Sin dall’inizio però si capi che qualcosa non era andato per il verso giusto.
Il progetto sembrava molto efficiente nelle simulazioni in galleria del vento ma in pista poi si rivelò tutt’altro. La causa principale di quel flop ce la spiega Scott Mansell, fondatore di Driver61 che con con Willem Toet, ex Aerodinamico di Benetton, Ferrari e Sauber che sono andati alla ricerca di cosa non andò per il verso giusto.
Il problema ritengono sia stato principalmente il “rolling road” della galleria del vento, ovvero il tappeto mobile che scorre sotto la monoposto, una volta collocata nel wiind tunnel.
Toet sostiene che:
– Le gallerie del vento di F1 utilizzano tappeti mobili per simulare le condizioni della pista
– Questi tappeti sviluppano modelli di usura nel tempo
– Cambiamenti anche solamente dell’1% possono modificare i dati e portare a enormi differenze
– Le squadre potevano contare su 40 test in galleria del vento alla settimana e il team campione del mondo anche di meno
Mercedes fece quindi una scelta interessante, optando per un tappeto più liscio per ridurre l’usura e richiedere meno cicli di calibrazione. Una mossa dettata anche dal numero di ore in galleria del vento, inferiore a quello degli avversari. Quello che sulla carta poteva sembrare una mossa intelligente, si rivelò poi un “disastro”.
Secondo Toet, la superficie più liscia creò uno strato limite aerodinamico più sottile rispetto a quanto poi avveniva in condizioni reali, il che significò che i dati della galleria del vento non corrispondevano alla realtà, una volta che la monoposto venne portata in pista. Il risultato? Due anni di lotta con il porpoising e con prestazioni incoerenti.
La lezione, prosegue Mansell nel suo post su LinkedIn, è affascinante: a volte cercare di essere più efficienti (meno cicli di calibrazione) può portare a problemi più grandi su tutta la linea.
Si tratta di un classico compromesso ingegneristico: efficienza a breve termine vs precisione a lungo termine (short-term efficiency vs. long-term accuracy).
Anche le migliori squadre possono essere colte di sorpresa da decisioni apparentemente poco significative. E a Mercedes costò parecchio l’aver intrapreso una strada sbagliata all’inizio di un importante cambio di regolamento.
Fonte: https://www.circusf1.com/2025/04/f1-mercedes-w13-le-vere-cause-del-flop-del-progetto-zeropod.php