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Sono gli occhi di Oreste Cavuto a rivelare la profondità del suo animo. Sono occhi così empatici che si rischia di rimanere immersi nelle sue storie e nella sua vita, e di essere trascinati all’interno di un mondo che non ha mai lo stesso ritmo. In quegli occhi, anche Zvlata, una persona per lui molto speciale, di cui sceglie di parlare per la prima volta, deve aver visto qualcosa di molto speciale.
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Da dove è nata questa storia?
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Di lei dicono che ha il potere di rendere speciale un momento o di far sentire speciali le persone.
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È vero che Trento ha un’arma in più, ossia è una squadra nel vero senso del termine?
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Cosa si aspetta da questo ritorno?
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Mi dica di più.
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A Trento dimostra sempre di avere una parola e un gesto per tutti.
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Ha scritto che Trento è casa. Cosa c’è dentro quella parola?
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Della sua vera casa, la terra d’Abruzzo, cosa le manca di più?
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A casa ha una tifosa molto speciale.
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Dicevamo di Civitanova. Uscire in Gara 5 tra gli applausi come è stato?
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Non è finita. C’è il 22 maggio. Una data per lei importantissima.
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