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Avere trent’anni, per Daniele Mazzone, significa entrare in una dimensione fatta di certezze, consapevolezze, di somme e sottrazioni, di bilanci e obiettivi. Parlare con Daniele è sempre stato, per chi scrive questo colloquio, un motivo per uscire dalla canonica intervista di cartello, per confrontarsi con ciò che si è diventati e con le dinamiche degli eventi che hanno portato ad essere altro rispetto al passato. Daniele racconta la pallavolo molto bene, ma analizza anche se stesso rispetto al farne parte. E lo fa senza risparmiarsi la sua proverbiale sincerità e la trasparenza che magari, agli occhi di molti, non sempre paga:
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Le dirette su Twitch con suo fratello Paolo raccoglievano centinaia di appassionati.
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Lei dà l’idea di essere un perfezionista. Non è il pallavolista da cazzeggio.
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Un periodo per lei che coincide con alcune importanti affermazioni di Siena contro Piacenza, Cisterna e Padova. Siena c’è?
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L’esonero di Montagnani è stato uno spartiacque?
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Si è chiesto perché una squadra così facesse fatica a vincere la domenica?
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Ora tutte hanno paura di trovarvi sulla propria strada.
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La vera pecca è stato l’infortunio di Giulio Pinali. Mi dice che cosa si prova nel momento in cui si vede un compagno di squadra subire qualcosa di quel tipo? C’è immedesimazione?
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Nei momenti difficili come questi, gli amici contano?
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Chi la pensa come lei?
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Mi dice a che punto della sua carriera è arrivato?
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