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Italia, il Ct De Giorgi a Sky: “Non dobbiamo porci limiti”. Sabato l'esordio col Canada

Tutto pronto per il via del Mondiale di volley (in programma su Sky) che si disputerà tra Polonia e Slovenia dal 26 agosto all’11 settembre. Il Ct dell’Italia Ferdinando De Giorgi ci ha raccontato l’avvicinamento, le speranze e gli obiettivi degli azzurri campioni d’Europa in carica in vista del grande appuntamento. L’esordio della nostra nazionale, inserita nel Gruppo E con Canada, Turchia e Cina, sarà sabato 27 agosto contro il Canada (ore 21.15, diretta Sky Sport Arena).

Che percorso di avvicinamento è stato?

“E’ stato un percorso buono. A Cavalese abbiamo fatto il lavoro più intenso, dal punto di vista fisico e tecnico. Poi le due partite contro Stati Uniti e Giappone ci sono servite per preparare al meglio l’avvicinamento al Mondiale”.

Dove può arrivare questa squadra?

“Penso innanzitutto che non dobbiamo porci dei grandi limiti. Questo è un gruppo nuovo, c’è stato un bel cambio generazionale che ci fa ben sperare, perché l’anno scorso con l’Europeo abbiamo fatto in poco tempo qualcosa di straordinario: è un segnale che la strada intrapresa è corretta. La sfida adesso è rimanere ad alto livello, sapendo che ci sono avversarie molto quotate. Le finali sono un momento di crescita per noi. In Nations League, nelle gare contro Francia e Polonia, abbiamo trovato due squadre molto forti che ci hanno messo in difficoltà, che ci hanno fatto vedere alcuni aspetti in cui dobbiamo migliorare, noi non siamo stati brillantissimi. Però credo siano anche fasi fisiologiche di una squadra che vuole puntare in alto”.

Il concetto e la figura del leader per lei?

“Il leader può essere anche giovane. Non è detto che debba essere per forza ‘anziano’. Il leader in una squadra come questa significa essere di esempio. Noi abbiamo due giocatori (il capitano e il vice capitano), Giannelli e Anzani, che hanno un pochino più di esperienze di competizioni sia a livello di club che di nazionale e rappresentano già un buon punto di riferimento. Ma la cosa che mi piace di questo gruppo è che è in una fase di crescita e sviluppo. Poi, c’è spazio per tutti per prendersi le responsabilità”.

Un commento su Michieletto?

“Lui è un giocatore che quando gioca bene lo ‘senti’. Quello che deve imparare nel proprio processo di crescita è la gestione dei momenti più complicati. Non è che uno deve fare ogni volta la partita della vita per vincere. C’è una squadra con degli equilibri e all’interno dei momenti della partita deve anche imparare a gestire alcune cose che vanno e alcune che non vanno, proprio per essere sempre utile alla squadra”.

Qual è il problema numero uno per un allenatore?

“Il problema di tutti gli allenatori è trovare la continuità, che è l’aspetto più complicato da creare in ogni squadra. Fondamentalmente la continuità è fatta dallo standard di gioco che riesci a mettere in campo. L’importante è non scendere sotto un certo livello”.

Un giudizio sulla formula del torneo e sul girone dell’Italia?

“Cosa devo pensare. E’ un po’ particolare, perché dopo le tre partite non sai cosa aspettarti (accedono agli ottavi le prime due di ogni girone e le migliori quattro terze: gli accoppiamenti della fase a eliminazione diretta saranno definiti in base alla classifica delle sedici formazioni ancora in gara, n.d.r.). Noi incontriamo tutte squadre contro le quali devi giocare una buona pallavolo per non avere problemi. Sono buone squadre, non di primissimo livello, ma se permetti a loro di giocare, le situazioni si complicano. Io non sono per fare calcoli, diventa uno spreco di energie micidiale. Se vuoi arrivare devi giocare bene. Meglio concentrarsi sulle cose che devi fare”. 

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