Un boom di richieste per le bici. Lo è stato nel 2020 (per il mercato italiano è stato calcolato almeno il +20% sul 2019, con oltre 2 milioni di pezzi venduti secondo le prime stime) e lo sarà anche nel 2021. E sebbene questi numeri facciano ben sperare per il futuro del settore, Ancma si dice preoccupata per l’allungamento dei tempi di consegna da parte dei fornitori asiatici di componenti, oltre all’aumento dei costi di trasporto via mare, alla mancanza di container, alle difficoltà e ai rallentamenti nella logistica portuale. Insomma, tutte conseguenze del Covid-19.
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La richiesta cresce ma anche le difficoltà
L’insieme di questi aspetti si materializza in difficoltà per il settore delle bici che deve combattere con le conseguenza della pandemia: i mesi di stop che ha subìto la produzione di parti e componentistica in Cina e nell’intero Far Eas si fanno sentire soprattutto adesso, in contemporanea a una richiesta che cresce sempre di più. Nonostante questo, Ancma sottolinea “l’impegno che il comparto sta mettendo nel soddisfare la crescente domanda di biciclette, malgrado le difficoltà”. Sono circa le 250 imprese del settore, in prevalenza PMI, che offrono in Italia occupazione a più di 12.000 addetti fra diretti e indiretti.
Problemi e rallentamenti sulla rete vendite
“Sul breve periodo questo si può ripercuotere sulla rete di vendita con possibili rallentamenti nelle consegne, ma è evidente che quanto sta succedendo apre a nuove sfide e a prospettive di sviluppo della produzione di componentistica direttamente sul suolo nazionale, dove si concentrano know-how e capacità”, proseguono da Ancma. Un orizzonte questo che ha bisogno di un “sostegno sussidiario da parte del Governo con un intervento deciso sul costo del lavoro e con un supporto agli investimenti di un settore che è in fase di ulteriore crescita e che può creare ancora occupazione e valore per il Sistema Paese”.
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