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    Monopattino a noleggio? Se vuoi un Bolt devi superare l'alcol test!

    Guidare un monopattino dopo aver bevuto un bicchiere di troppo può avere le stesse tragiche conseguenze di mettersi al volante di un’auto o di una moto da ubriachi. Il problema è frequentissimo e per questo Bolt, società di micromobilità, ha introdotto una novità: chi vuole noleggiare un monopattino della compagnia è necessario superare l’alcol test.
    Col monopattino sulla sopraelevata: immortalato dai passanti
    O bevi, o guidi
    In effetti, mettersi alla guida di un monopattino dopo aver alzato troppo il gomito, è un enorme rischio per se stessi, ma anche per chi si trova nei paraggi. Nonostante non sia un mezzo ingombrante e super veloce può infatti causare pesanti danni fisici e incidenti molto pericolosi. Per questo Bolt ha lanciato la novità dell’etilometro per monopattini. Nel momento in cui l’utente vuole utilizzare un veicolo a noleggio dovrà scansionare il codice QR sullo stesso. Immediatamente sullo schermo del telefono appariranno numerose immagini velocemente, in modo che serva una lucidità estrema per superare la “prova”. Calcolando quindi il tempo di reazione dell’utente, il veicolo si sbloccherà nel momento in cui il sistema approverà il superamento del test, in caso contrario il mezzo resterà bloccato con tanto di messaggio in arrivo sullo smartphone per ricordare le regole sulla sicurezza stradale. Per i monopattini Bolt, il test sarà attivo da mezzanotte alle 4.00 di mattina del venerdì e del sabato, almeno per ora.
    Il futuro è dei monopattini: gli italiani ormai li preferiscono all’auto LEGGI TUTTO

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    I prezzi troppo alti fermano la svolta green: le auto elettriche costano troppo

    Sono potenti, tecnologiche, belle e rispettose dell’ambiente, ma sono ancora troppo costose. Le automobili elettriche rappresentano il futuro della mobilità ma il loro prezzo è decisamente troppo alto, fattore che scoraggia notevolmente i guidatori ad acquistarle. Secondo un’indagine condotta da Areté, tali vetture dovrebbero costare almeno il 30% in meno rispetto al prezzo attuale.
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    Percentuali alla mano
    Lo studio parte dall’analisi delle modalità di spostamento degli italiani: ben il 64% si serve dell’auto privata per i propri trasferimenti abituali, solo il 6% usa i mezzi pubblici, che dalla pandemia sembrano non essersi ancora ripresi. Quasi il 20%, e il trend è in decisa crescita, si affida ai servizi di mobilità condivisa (sharing o pooling), formule che consentono di abbattere i costi del viaggio, le emissioni inquinanti e contribuiscono a decongestionare le città.
    Ibrido o elettrico?
    L’analisi evidenzia come 4 italiani su 10 hanno già guidato, anche occasionalmente, una vettura elettrica. Chi lo ha fatto ne ha apprezzato la silenziosità (indicata dal 43% del campione), il relax di guida (19%) e i consumi ridotti (19%); le stesse caratteristiche che si aspetta dalla vettura alla spina anche chi non ha ancora avuto occasione di salirci a bordo.
    Continua a crescere la propensione verso le vetture elettrificate nel nostro Paese. Anche grazie ai cospicui investimenti in comunicazione promossi dalle Case automobilistiche negli ultimi anni. Alla domanda “Se dovessi acquistare un’auto nuova quale alimentazione sceglieresti?”, ormai 1 italiano su 2 indica una vettura ibrida e ben il 38% (era il 23% solo 3 mesi fa nella precedente survey) si dichiara pronto per l’elettrico. Tra i principali motivi che guidano questa transizione figura in primis la ragione ambientale (“per non inquinare”, indicata dal 50% del campione). Seguita dalle opportunità di risparmio su consumi e costi di manutenzione (42%).
    Per acquistarla 3 su 4 sono pronti a servirsi di finanziamenti, noleggio a lungo termine e leasing. Mentre il restante 25% intende farlo con pagamento in contanti. Tra i fattori che potranno migliorare il feeling con questa motorizzazione vengono indicati in primis il pricing (ancora troppo alto e indicato da un italiano su due come ostacolo all’acquisto) e quelli collegati all’autonomia del veicolo: il 25% sarebbe spinto ad acquistare una vettura elettrica da punti di ricarica più veloci, servizi di ricarica a domicilio, minori costi di ricarica.
    Prezzi esagerati
    Una cosa è certa. Il problema centrale per la diffusione massiva dell’elettrico resta oggi il prezzo, ben oltre le capacità di spesa degli italiani.
    Il 56% degli intervistati sarebbe disposto a pagare meno di 30.000 euro per averne una. Meno di 20.000 euro, per una Citycar e tra i 30.000 e i 40.000 per una berlina piccola Premium. 
    L’analisi di Areté
    Massimo Ghenzer, presidente di Areté, ha commentato così i risultati dell’analisi effettuata: “Lo studio evidenzia come in Italia l’interesse per le auto elettriche sia ulteriormente cresciuto negli ultimi mesi. Quasi tutti valutano ormai con attenzione le motorizzazioni ibride ed elettriche per il futuro acquisto dell’auto. Resta però un ostacolo decisivo per una più ampia diffusione di questi veicoli: il prezzo. Va colmato almeno un 30% di gap tra l’attuale prezzo di mercato e le disponibilità di spesa degli italiani. Un disallineamento che sarà solo parzialmente e temporaneamente colmato dagli incentivi in arrivo. Senza un riduzione di questo gap appare oggi poco realistica un’immediata significativa crescita della quota dell’elettrico sul mercato”. 
    Una Ferrari Testarossa elettrica? Il progetto “eretico” arriva dalla Gran Bretagna LEGGI TUTTO

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    SAFE, il master mette al centro il motorsport per un futuro più verde

    Che il futuro sia sempre più green è un’idea sempre più condivisa. Basta guardare alle competizioni nate negli ultimi anni che vedono protagonisti motori a zero emissioni. Proprio lì guarda anche SAFE Racing, che ha organizzato un master per sensibilizzare ancora di più gli appassionati di velocità. Il master in “Gestione delle Risorse Energetiche”, in occasione del workshop “SAFE Racing. Innovation, technology & sustainable mobility”, ha incluso anche il messaggio di due Campioni del Mondo delle quattro ruote: Nico Roberg e Lucas Di Grassi.
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    Il master SAFE
    Organizzato da SAFE, organizzazione indipendente attiva nel campo dell’energia e dell’ambiente, il master dedicato a tecnologia e innovazione per la mobilità sostenibile ha visto gli sport motoristici sostenibili come fulcro dei propri lavori. “Uniti per combattere il cambiamento climatico” è stato il messaggio inviato da due Campioni come Nico Rosberg e Lucas Di grassi, capaci di imporsi rispettivamente nella Formula 1 e nella Formula E.
    Le categorie del motorsport che si sono convertite all’elettrico sono infatti ormai numerose, dalla Formula E, alla MotoE, arrivando alla recentissima Extreme E, di cui ha parlato il suo stesso patron Alejandro Agag: “L’idea di portare i Suv elettrici nei luoghi più estremi e remoti del mondo nasce dall’esigenza di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sui danni causati dagli effetti del cambiamento climatico, stimolando le nuove generazioni ad essere parte attiva del cambiamento”.
    Ma la rivoluzione elettrica sta andando oltre le due e le quattro ruote, coinvolgendo anche gli sport acquatici come la motonautica. A concretizzazione di ciò, la nuova categoria a zero emissioni E1 Series, riservata proprio a motoscafi a batteria. “Attraverso questa competizione – ha spiegato Rodi Basso, CEO dell’inedito Campionato – accelereremo la diffusione della tecnologia elettrica nell’industria nautica, coniugando gli enormi progressi tecnologici con l’esperienza delle corse automobilistiche”.
    Le parole dei partner
    Il padrone di casa Raffaele Chiulli, Presidente SAFE, GAISF (Global Association of International Sports Federations) e UIM (Union Internationale Motonautique), ha illustrato gli obiettivi della nascita delle nuove categorie sportive: “Attraverso le nostre iniziative non solo siamo in grado di incoraggiare l’azione, ma anche di puntare i riflettori sul contributo significativo dello sport nella promozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile”.
    Tante le voci che hanno ribadito come sia necessario continuare a investire nella sostenibilità. Francesco Venturini, Amministratore Delegato di Enel X, ha spiegato come “la sostenibilità debba essere un valore accessibile e alla portata di tutti. A tal proposito, il coinvolgimento attivo di Enel X all’interno delle competizioni motoristiche testimonia il nostro impegno nella promozione costante dello sviluppo della mobilità elettrica, a livello globale”. Gli ha fatto eco poi Stefano Besseghini, Presidente di ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente: “Dobbiamo essere consapevoli che la transizione energetica è un argomento complesso da affrontare con un approccio multilaterale e con il contributo di tutte le parti coinvolte”.
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    Volkswagen, ecco la ricarica del futuro secondo Wolfsburg

    La mobilità presente, ma anche del futuro, per milioni di persone in tutto il globo, è quella che vede protagoniste le auto elettriche. Una soluzione che cambierà (e sta già cambiando) le abitudini degli automobilisti in maniera sostanziale: da quando l’automobile si è affermata come mezzo di trasporto di massa, infatti, il rifornimento è sempre avvenuto recandosi a una stazione di servizio o a un distributore per riempire il serbatoio. Una routine destinata a modificarsi nettamente con l’elettrificazione del parco auto. Ma come cambierà, tra ricariche casalinghe, tecnologie innovative e infrastrutture dedicate il modo di “fare il pieno” al proprio veicolo? Volkswagen ha provato a delineare lo scenario che vedremo nei prossimi anni, chiedendo un parere a Martin Roemheld, responsabile dello sviluppo e degli investimenti di Elli, azienda energetica del Gruppo tedesco. Ecco cosa ha detto.
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    Secondo Roemheld, non bisognerà aspettare ancora a lungo prima di vedere una netta predominanza delle auto a batteria, con una relativa rete di ricarica adeguata: “Credo che nel 2025 tutti potranno guidare elettrico, anche senza avere a disposizione un punto di ricarica personale” ha spiegato il responsabile di Elli. Sottolineando poi come, nei prossimi anni, assisteremo a un miglioramento delle tecnologie in grado di rendere più agevole l’uso delle auto a zero emissioni: “Innanzitutto avremo veicoli con maggiore autonomia e capacità di ricarica, e l’infrastruttura per ricaricare sarà sviluppata meglio. Basteranno 15 minuti per recuperare un’autonomia sufficiente a guidare in città, anche senza avere un punto di ricarica personale, e saranno necessarie solo un paio di soste per la ricarica a settimana”.
    Ma come avverrà il rifornimento di energia? Con il metodo attuale, attraverso il tradizionale cavo, ma anche sfruttando tecnologie ancora inedite. Come la ricarica robotica, in cui la stazione è mobile e in grado di raggiungere autonomamente il veicolo, e quella induttiva, che fa a meno del cavo sfruttando una piastra posizionata nel terreno. Una soluzione, questa, già in uso sugli smartphone. “Per sfruttare questa tecnologia sarà necessario aggiornare le auto. Ci sono molte start-up impegnate in questo settore e la concorrenza è incredibile, ma al momento non c’è ancora una modalità standardizzata” ha spiegato Roemheld.
    Un altro tipo di ricarica indicato come fondamentale da Volkswagen è quella bidirezionale, che verrà implementata sulle vetture della Casa di Wolfsburg già dal 2022. Questo tipo di ricarica consente di trasmettere l’energia dalla rete all’auto, ma anche viceversa. In questo modo, l’elettricità immagazzinata nelle batterie può andare ad alimentare altre vetture, ma anche un’abitazione. “Attualmente costruiamo auto che possono immagazzinare fino a 80 kWh; una famiglia di sei persone consuma 8-10 kWh al giorno. Questo vuol dire che potrei usare l’energia dell’auto per coprire le esigenze della mia famiglia per sei giorni e guidare ancora per 100 km” ha detto Roemheld, che poi ha paragonato questa tecnologia alle fotocamere dei primi smartphone: “All’inizio erano peggiori di quelle delle fotocamere digitali, ma anche grazie all’introduzione di modelli di business collegati, Instagram per esempio, sono migliorate radicalmente in pochissimo tempo. Con la ricarica bidirezionale avremo un percorso simile”.
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    Nuove infrastrutture: i parchi di ricarica
    Un’importanza fondamentale, secondo il responsabile di Elli, lo avranno i parchi di ricarica. Ossia luoghi, al pari delle attuali stazioni di servizio per vetture tradizionali, dotate di più punti di ricarica per rifornire numerose vetture contemporaneamente. “I parchi per la ricarica rapida sono fondamentali, perché l’utente può disporre di un’infrastruttura dall’accesso facile e veloce – ha detto Roemheld – con tempi di attesa ridotti, grazie proprio alla rapidità del processo. Nelle città i parchi di ricarica occuperanno uno spazio relativamente piccolo e potranno sfruttare la conversione delle vecchie stazioni di servizio, senza bisogno di occupare altro suolo”.
    “Gli operatori delle stazioni di servizio sono molto interessati a questo modello, poiché le persone che ricaricano le loro auto rimangono più a lungo di quelle che riforniscono il carburante e quindi hanno più tempo per fare shopping” ha continuato il tedesco. Che però ha avvertito anche sulla necessità di investire fortemente sulle fonti energetiche rinnovabili, in modo da garantire che l’intero processo legato all’auto elettrica sia veramente sostenibile. “La mobilità elettrica – è l’appello di Roemheld – ha senso solo se viene gestita utilizzando energia rinnovabile. Per questo abbiamo bisogno di una rivoluzione energetica sistematica in Europa”.
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    Kia EV6 e nuova Sportage plug-in: soluzioni elettrificate attese al Salone di Monaco

    Un Salone di Monaco tutto all’insegna dell’elettrificazione. Questo è quanto annunciato da Kia che, a pochi giorni dall’apertura della kermesse, ha deciso di portare all’interno del suo spazio espositivo due modelli su cui il brand focalizzerà il suo futuro. Si tratta della nuova generazione di Sportage (realizzata in una versione plug-in hybrid specifica per il mercato europeo) e della inedita EV6 completamente elettrica.
    Nuova Kia Sportage, così cambia l’europea e ibrida plug-in
    Le novità del Marchio presenti a Monaco
    L’IAA di Monaco, primo tra i grandi saloni internazionali dell’auto tradizionali in epoca Covid, è alle porte. Tanti i Costruttori che hanno deciso di tornare a esporre e presentare le proprie vetture fisicamente. Tra questi spicca Kia, che alla kermesse bavarese ha deciso di portare due novità molto importanti per la propria gamma: la versione europea del nuovo Suv Sportage, declinato in una inedita versione ibrida ricaricabile, e l’elettrica EV6, che a Monaco farà il suo debutto nel Vecchio Continente.
    Svelata per ora solo con alcune immagini dei bozzetti e foto degli interni, la nuova Sportage rappresenta ormai un classico nella gamma Kia. Lanciato per la prima volta nel 1993, questo modello si presenterà per la prima volta in quasi 30 anni in una variante realizzata appositamente per l’Europa. Una decisione, questa, che fa capire quanto la Casa coreana punti sul nostro mercato. Le differenze rispetto al modello già presentato negli Stati Uniti dovrebbero riguardare principalmente il design, più sportivo e grintoso, e le dimensioni leggermente più contenute. La Sportage sarà inoltre dotata di una versione plug-in hybrid che costituirà il cuore dell’offerta del Suv.
    Arriva in Europa poi anche la EV6, prima elettrica del nuovo corso di Kia. Progettata sul pianale E-GMP, specifico per vetture a zero emissioni, punta tutto su una grande autonomia (oltre 500 km) e su un carattere decisamente sportivo. Tra le varie versioni disponibili infatti c’è anche la GT da 585 cavalli e 740 Nm, capace di accelerare da 0 a 100 in 3”5 e proseguire fino a 260 km.
    Test drive su EV6
    Lo spazio Kia all’IAA di Monaco sarà in Odeonsplatz, e visitabile dalle 14 alle 20 il 7 settembre, dalle 10 alle 20 dall’8 all’11 settembre e dalle 10 alle 17 il 12 settembre. Oltre a osservare le vetture in esposizione, sarà possibile testare l’elettrica EV6.
    IAA Mobility 2021, tutte le novità attese al Salone di Monaco LEGGI TUTTO

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    Scozia, l'idea è pazzesca: ecco i camion che vanno a whisky!

    La rincorsa alla miglior soluzione da adottare per ridurre l’inquinamento atmosferico sta facendo impazzire tutti. Specialmente l’industria automotive, che sempre con maggior frequenza sta adottando strategie di elettrificazione nei propri modelli.
    Tuttavia, c’è anche chi oltre ai motori elettrici, ibridi o a idrogeno ha sperimentato una nuova soluzione. Stiamo parlando della distilleria scozzese Glenfiddich, che in linea con il proprio programma di riduzione delle emissioni di CO2 della filiera produttiva, ha pensato di usare i residui della lavorazione del whisky per alimentare i per i propri mezzi. 
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    “Soluzione che migliora la vita di tutti noi”
    Al momento, la sperimentazione prevede solamente un primo gruppo di poche unità, che fanno da spola tra lo stabilimento di Dufftown ai siti d’imbottigliamento sparsi lungo la Scozia e che appartengono alla William Grant & Sons, società madre della Glenfiddich.
    La soluzione, fa sapere la distilleria scozzese, sembra al momento portare i propri frutti. Se da una parte l’adozione del biogas sta infatti riducendo l’inquinamento atmosferico di un significativo 90% rispetto al Gpl usato fino a pochi mesi fa, dall’altra anche la stessa Glenfiddich ne sta traendo beneficio grazie al risparmio ottenuto sui costi di smaltimento degli scarti di lavorazione.
    “Il processo mentale alla base di questo progetto è stato immaginare cosa potesse essere fatto per migliorare la situazione di tutti noi”, ha spiegato Stuart Watts, direttore della distilleria Glenfiddich.
    Nel futuro prevista l’intera flotta
    La buona riuscita del progetto, quindi, spiana la strada all’implementazione di tale tecnologia al resto dei 20 camion che compongono la flotta aziendale, nonché alle flotte appartenenti ad altre società. L’annuncio di Glenfiddich e di Stuart Watts, infatti, probabilmente non sarà l’ultimo di questo tipo nell’ambito dell’industria scozzese dei distillati, proprio perché la stessa Scotch Whisky Association ha da poco annunciato un piano per ridurre a zero le emissioni di CO2 entro il 2040.
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    Auto elettriche: uno studio USA rivela i rimpianti di alcuni automobilisti dopo il passaggio

    Moltissime sono le persone che negli ultimi anni stanno trovando la forza per passare alle auto con propulsione completamente a zero emissioni. Tuttavia, uno studio eseguito dalla California Davis University ha recentemente dimostrato come molte famiglie californiane che hanno posseduto in passato auto elettriche sono rimaste poco soddisfatte da tale scelta, cosa che ha generato un ritorno al termico.
    Una domanda, quindi, sorge spontanea: quante sono le persone realmente soddisfatte delle auto elettriche?
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    Il 18% è tornato sui suoi passi
    Secondo i dati raccolti, però, si è palesata una realtà poco affascinante per le auto a zero emissioni. Infatti, circa il 20% dei possessori di auto ibride plug-in e il 18% dei proprietari di vetture con propulsione completamente elettrica hanno preferito tornare alle auto con motore termico.
    Dati che potrebbero spaventare molte case automobilistiche, soprattutto quelle che nell’ultimo peridio stanno facendo dell’elettrico uno dei principali obiettivi del prossimo futuro.
    La ricarica non è comoda
    Secondo i ricercatori la scelta di tornare alle auto con motore a combustione è più che logica: “il ritorno alle auto tradizionali – spiegano – è correlato alla poca comodità della ricarica esterna, meno rapida del classico rifornimento tradizionale, ma ancora di più nel non avere a disposizione una ricarica di livello 2 soddisfacente all’interno delle mura di casa”.
    Un’altra domanda a questo punto appare chiara: come si muoveranno le Case ora che alcune persone hanno iniziato a tornare sui propri passi?
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    Genova, incidente mortale in monopattino: proseguono le indagini

    Lavora senza sosta la sezione infortunistica della polizia locale di Genova per capire cosa sia realmente accaduto nei momenti che hanno preceduto la tragica morte della 34enne alla guida del suo monopattino. Non è ancora chiara la dinamica dello scontro con l’autocarro ed è per questo che gli agenti sono ricorsi al laser scanner per effettuare le misurazioni. Grazie allo strumento di ultima generazione potrebbero ricostruire immagini tridimensionali e riuscire a capire la causa del decesso.

    Le ipotesi al vaglio
    A quanto dichiarato finora, non ci sono testimoni che hanno assistito alla scena. Solo un uomo, già ascoltato dagli agenti, ha affermato di aver visto la donna cadere, ma ha anche aggiunto di non saper spiegare con precisione per quale motivo ciò possa essere accaduto. Si stanno facendo varie ipotesi nel frattempo. Per il momento sappiamo che la donna viaggiava sulla destra, dalla parte del marciapiede. Può darsi che si sia spaventata nel veder arrivare il tir e per questo abbia sbandato? Oppure è caduta a causa di qualche difetto dell’asfalto? Dopo i primi rilievi, è spuntato un cartello per indicare una buca non lontano dalla zona dell’impatto, in via Monticelli. “Le ruote dei monopattini sono piccole – spiega una fonte investigativa – e poteva bastare molto poco a provocare la caduta che è risultata fatale”. Tra le ipotesi al vaglio, tuttavia, c’è anche quella che possa essere stata toccata dall’autocarro.
    Indagato il conducente del tir
    Gli agenti hanno ovviamente ascoltato anche il conducente del tir. L’uomo ha affermato di non aver visto la donna, ma di aver solo sentito l’urto con la ruota che poi è stato fatale, nonostante la giovane indossasse il casco. Sebbene dalle prime analisi non sembri aver compiuto manovre anomale, al momento il conducente è indagato dalla procura di Genova per omicidio stradale. Non sono state di alcun aiuto, purtroppo, le telecamere: di quelle analizzate finora, nessuna ha ripreso l’incidente. 
    Sindaco di Genova: “Servono leggi a livello nazionale”
    A parlare dell’incidente è intervenuto anche il sindaco di Genova Marco Bucci: “Io e gli altri sindaci delle città metropolitane abbiamo chiesto al governo che venga varata un’efficace regolamentazione per la circolazione dei mezzi come i monopattini elettrici. Purtroppo oggi non è compito del sindaco normare il traffico e la viabilità, ma servono leggi a livello nazionale; siamo estremamente preoccupati perché abbiamo poche possibilità di intervenire sulla situazione”.
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