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“La F1 non è più uno sport per vecchi”, dicevano gli stolti!

La Formula 1 sta vivendo, per quanto concerne i piloti, un momento storico particolarmente fertile e vivace. Tra veterani della categoria e giovani arrembanti di indubbi talento e futuro, il livello è innegabilmente elevato.

Ciò che colpisce agli occhi dell’immaginario collettivo è la varietà di età dei piloti oggi impegnati in F1. Si va, infatti, dai 20 anni di Yuki Tsunoda ai 41 di Kimi Raikkonen. Oltre 20 anni di differenza tra il debuttante giapponese ed il campione del mondo 2007 finlandese che, nello sport, possono tracciare un solco assai profondo.

Raikkonen, tuttavia, non è il solo pilota ad esibire un dato anagrafico particolarmente importante: Fernando Alonso ha 39 anni, Lewis Hamilton già 36.

Si tratta di età, invero, che sovente sanciscono la fine di una qualsivoglia carriera sportiva. Eppure, l’età avanzata — soprattutto nello sport del motore — non sempre costituisce un ostacolo. Soprattutto oggigiorno.

Una miglior preparazione atletica e l’allungamento delle aspettative di vita, infatti, agevolano la durata delle usuranti carriere sportive professionistiche. Insomma, che un 40 enne del 2021 sia ancora in grado di guidare al limite una monoposto di F1 o una MotoGP (Valentino Rossi ne è un esempio lampante) non deve stupire più di tanto.

Andando a ritroso nel tempo, ci si accorge di quanto l’età avanzata, in passato, non sia mai stata considerata un problema. Le carriere dei piloti, infatti, iniziavano mediamente più tardi rispetto ad oggi e, pertanto, l’approdo alle massime competizioni avveniva in età più adulta e matura.

Le aspettative di vita, tuttavia, non erano lunghe quanto quelle contemporanee. I 40 anni di un tempo, dunque, non erano equivalenti ai 40 anni di oggi. Anche nell’aspetto fisico, un Kimi Raikkonen, oggi quarantunenne, appare un ragazzino se raffrontato ai pari età degli Anni ’50, ’60, ’70, i cui volti erano segnati da fatica, guerre e rughe.

Le statistiche svelano gustosi dati.

Luigi Fagioli è il più anziano vincitore di un GP iridato di Formula 1. Il 1 luglio 1951, infatti, l’immarcescibile pilota di Osimo vince il XXXVIII Grand Prix de l’ACF (Reims, Francia) all’età di… 53 anni! Dominare l’Alfa Romeo 159, ai 53 anni del 1951, non deve essere stata una passeggiata…

Alle spalle di Fagioli, troviamo un altro italiano: Giuseppe Farina si aggiudica il GP di Germania 1953 (Nürburgring, Ferrari 500 F2) all’età di 46 anni. A testimoniare la consuetudine dei piloti dell’epoca di rimanere in attività anche in età “avanzata”, concorrono altre vittorie conseguite negli Anni ’50.

Juan Manuel Fangio vince il GP di Germania 1957 (Nürburgring, Maserati 250F) all’età di 46 anni. Piero Taruffi, dal canto suo, domina il temuto circuito svizzero di Bremgarten e la Ferrari 500 F2 quando ha già compiuto 45 anni.

Quarantenni terribili, possiamo dire. Jack Brabham vince il GP del Sudafrica 1970 (Brabham BT33-Cosworth) a 43 anni e 11 mesi, Sam Hanks — su Epperly Indy Roadster-Offy — fa sua la 500 Miglia di Indianapolis del 1957 (corsa ancora inserita nel calendario del Mondiale Piloti) a 42 anni, Nigel Mansell si aggiudica il GP d’Australia 1994 (Adelaide, Williams FW16B-Renault) a 41 anni, Maurice Trintignant (Cooper T45-Climax) e Graham Hill (Lotus 49B-Cosworth) vincono rispettivamente i GP di Monaco 1958 e 1969 quando hanno già compiuto 40 anni.

Kimi Raikkonen, in attività, può sfoggiare statistiche invidiabili. Su tutte, l’aver vinto un GP di F1 all’età di 39 anni (USA 2018, Ferrari SF71H), in compagnia di altri nomi illustri dell’automobilismo mondiale, quali Clay Regazzoni (Gran Bretagna 1979, Williams FW07-Cosworth), Lee Wallard (Indy 500 1951, Kurts Kraft-Offy) e Carlos Reutemann (Belgio 1981, Williams FW07C-Cosworth).

Conseguire i titoli mondiali è stato, per anni, affare dei piloti ultraquarantenni e ultratrentenni.

Juan Manuel Fangio conquista il primo titolo iridato all’età di 40 anni (1951) e l’ultimo (1957) a 46 anni. Giuseppe Farina ha 43 anni e 10 mesi quando si laurea campione del Mondo nel 1950, Jack Brabham 40 quando — nel 1966 — bissa il successo del 1960, Graham Hill 39 quando — nel 1968 — si aggiudica il suo secondo ed ultimo iride, la medesima età esibita da Nigel Mansell quando, nel 1992, centra quel titolo in più occasioni sfuggitogli di mano.

Anche Mario Andretti, Alain Prost e Damon Hill possono esibire palmares iridati alla soglia dei 40 anni: Andretti fa suo il Mondiale 1978 a 38 anni, Prost vince il quarto ed ultimo titolo a 38 anni suonati, il figlio di “baffo” trionfa, nel 1995, all’età di 36 anni.

Il panorama delle più importanti corse automobilistiche, in tal senso, ci regala altre perle in fatto di età dei piloti.

Al Unser, nel 1987, si aggiudica la sua quarta ed ultima 500 Miglia di Indianapolis. Dopo quelle conquistate nel 1970, 1971 e 1978, il campione statunitense porta al successo la sua March 86C-Cosworth DFX del Penske Racing all’età di 47 anni e 360 giorni. Grazie a questo trionfo, Al Unser batte il record sino a quel momento detenuto da Bobby Unser, capace di vincere la corsa dell’Indiana (1981, Penske PC9B-Cosworth, Penske Racing) all’età di 47 anni e 93 giorni.

Emerson Fittipaldi, iridato in Formula 1 nel 1972 e 1974, conquista la sua seconda Indy 500 nel 1993 (la prima vittoria risale al 1989): ha 46 anni e 169 giorni, la vettura è la Penske PC22-Ilmor/Chevrolet 265C del Team Penske.

Anche la 24 Ore di Le Mans può vantare un primato a dir poco sorprendente. Nel 1949, infatti, Luigi Chinetti non solo guida per circa 23 ore, ma si aggiudica la corsa (praticamente da solo) alla veneranda età di 47 anni.

Mario Andretti è, senza dubbio, tra i piloti di vertice a vantare una tanto vincente quanto infinita carriera. Il campione italoamericano, oggi di 81 anni, ha militato in CART sino al 1994, quando ha già 54 anni. La sua ultima vittoria nel campionato nordamericano risale al 1993.

La sua carriera, però, prosegue: nel 1995, 1996, 1997 e 2000 prenderà parte ad altrettante edizioni della 24 Ore di Le Mans (peraltro ben figurando), le quali fanno seguito a quelle disputate nel 1966, 1967, 1982, 1983 e 1988. Nel 2000, Andretti ha 60 anni: i suoi compagni di equipaggio sono Jan Magnussen e David Brabham, la vettura è la competitiva ma impegnativa Panoz LMP-1 Roadster LMP900.

Verosimilmente, sarà sempre più frequente avere nuovamente a che fare con piloti di F1 (e non solo) ultratrentenni e ultraquarantenni. Campioni? Si vedrà.

Largo ai giovani! Anzi no.

Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/1iTJ97WShjI/la-f1-non-e-piu-uno-sport-per-vecchi-dicevano-gli-stolti.php


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