“Che ne è stato di te, Buzz Aldrin“, così recita il titolo di un libro di Johan Harstad del 2008, che sfrutta la figura del secondo uomo ad aver messo piede sulla luna dopo il celeberrimo Neil Armstrong come metafora di chi sceglie o si trova nella situazione di vivere nell’ombra di un numero uno pronto a prendersi tutti i riflettori del caso.
Questa è la storia di Valtteri Bottas che non è mai stato sulla luna in assenza di gravità, ma al contrario ha passato ben cinque anni su un’astronave, ovvero la Mercedes dell’era Power Unit, sballottato a destra e sinistra dalla forza G tra le curve dei circuiti più veloci al mondo sempre nell’ombra di ‘ The Hammer’, sua maestà Lewis Hamilton.
Ecco che nel pieno del duello epico tra Hamilton e Verstappen, che alla prima variante di Monza si saltano addosso come due leoni affamati nella savana, il brutto anatroccolo di Brackley estrae dal cilindro una prestazione sontuosa: poleman in qualifica il venerdì, o forse meglio definirlo ‘King of speed’ come ha deciso di insignire le pole position la Fia nell’esperimento del nuovo format su tre giorni; ‘Garetta di qualificazione’ (o Sprint Qualifying per i puristi) altrettanto magistralmente gestita dal finlandese che parte ultimo in gara per la sostituzione di diverse componenti sulla vettura e chiude con un ottimo terzo posto.
Certo un bronzo per il nostro Valtteri poteva essere oro almeno secondo alcuni addetti ai lavori, come Giorgio Terruzzi che lo ha definito ‘Più timido di Ciccio di Nonna Papera’ nel corpo a corpo, ma nella settimana in cui il team di Wolff l’ha accompagnato alla porta, riservandogli un posto sull’Alfa Romeo nel 2022, team motorizzato Ferrari in piena insurrezione intestina nei confronti della Scuderia di Maranello, Bottas sembra essersi abbandonato alle spalle anni di sudditanza e fredda professionalità tornando da Monza senza aver gustato lo shoe-drink di Ricciardo sul podio ma con un timido sorriso stampato sulle labbra.
La storia di Valtteri è molto simile a quella di Rubens Barrichello, piloti solidi e veloci capaci di regalare ben 4 (per ora) titoli costruttori alla Mercedes per il Finnico e 5 alla Ferrari per il pilota ‘Verdeoro’, ma anche vissuti nell’ombra non solo dei campionissimi come Lewis e Michael ma di connazionali da copertina del calibro di Mika Hakkinen e ‘Iceman’ Kimi Raikkonen per Valtteri e Senna, Piquet, Fittipaldi per Rubens.
In un mondo, come quello del Circus dove la velocità la fa da padrona sarebbe bello prendersi il tempo di dare un’ultima chance al Finlandese, in fin dei conti se lo merita, un pilota aziendalista, un onesto lavoratore la cui attitudine collide con un mondo che vive di staccate al limite, sgarbi e irregolarità di ogni genere.
Grande curiosità di vedere il giovane rampante George Russell che finalmente trova un meritato posto in Mercedes, ma anche di capire se il calore e la storia del ‘Biscione’ Alfa Romeo Sauber potranno risvegliare il pilota di Nastola, ecco che forse, i dolori del non più giovane Bottas (classe ’89) stanno realmente volgendo al termine.
Scritto da: Lorenzo Roccaro
Fonte: https://www.circusf1.com/2021/11/i-dolori-del-non-piu-giovane-valtteri.php