Il Messico è una terra che emana fascino e mistero, sia per la ricchezza di storia e di tradizioni uniche delle sue antiche civiltà (è la patria dei Maya e degli Aztechi) che per le meraviglie naturali condite da scenari da sogno. Ma è anche uno dei Paesi del mondo che ha dato e sta dando tanto alla F1 in termini di validissimi contributi umani e teatri di gara. A partire proprio dalla pista situata alle porte dell’immensa Città del Messico, il cui debutto nel Circus risale al lontano 1963 e su cui si disputerà domenica l’importante quint’ultima prova del Campionato.
La saga di Ricardo e Pedro Rodriguez
Sergio Perez è l’indiscusso idolo di casa da queste parti e, al volante della super competitiva Red Bull, potrà esaltarsi davanti alla sua gente che si aspetta da lui una prestazione maiuscola. E, a proposito di piloti, la trama narrativa della F1 dal 1950 ad oggi propone altri cinque rappresentanti della bandiera messicana a battagliare con tutti gli altri sulle piste del Mondiale tra risultati alterni, destini comuni molto spesso tragici ma anche e soprattutto con notevoli dimostrazioni di classe.
Su questo aspetto spiccano imperiosamente i fratelli Ricardo e Pedro Rodriguez, sicuramente i più fulgidi esponenti della scuola automobilistica messicana ai massimi livelli ai quali non a caso è stato dedicato l’impianto che ospiterà il nuovo atto del grande match Verstappen-Hamilton. Ricardo, talento naturale luminosissimo, ammaliante, protagonista in F1 a bordo della Ferrari tra il 1961 e il 1962 e vincitore della Targa Florio.
Pedro, con uno stile diverso dal fratello, meno brillante ma che ha ampliato la propria abilità step dopo step fino a diventare uno dei migliori della sua epoca, capace di imporsi al Gp del Sudafrica del 1967 e tre anni dopo in Belgio, oltre che nella 24 Ore di Le Mans e nel Campionato Internazionale Sport Prototipi per ben due anni. Avrebbero potuto vincere tantissimo entrambi ma il corso della storia ha deciso diversamente strappandoli violentemente alla vita in due paurosi incidenti.
Da Solana a Sergio Perez passando per Rebaque e Gutierrez
Nella stessa epoca storica dei fratelli Rodriguez un altro pilota messicano cercava fortuna nell’automobilismo sportivo: Moisés Solana. Otto gare in F1 tra il 1963 e il 1969 senza segnare punti e anch’egli atteso da una brutta sorte: un rovinoso crash mortale durante la cronoscalata di Valle da Bravo-Bosencheve. Dopo di loro bisogna attendere il 1977 per rivedere un altro driver griffato Messico nella massima formula. È Hector Rebaque che ha corso per 5 anni con discreti risultati al volante di Hesketh, Lotus, Brabham a fianco di Nelson Piquet e anche con una scuderia autogestita.
Con un salto di oltre 30 anni la scuola messicana trova rappresentanza grazie a Esteban Gutierrez, in evidenza con Sauber e Haas tra il 2013 e il 2016 ma anche con Ferrari e Mercedes nel ruolo rispettivamente di terzo pilota e attuale collaudatore al simulatore. Ma il cuore del Messico adesso batte per Sergio Perez. È lui il presente e il futuro con una carriera che, anni fa, sembrava quella del predestinato avendo fruttato anche l’ingaggio della McLaren e che, dopo un periodo di crisi, adesso sta rifiorendo alla grande. Al suo attivo due Gp vinti e la possibilità, quest’anno, di guidare la monoposto che sta contendendo il titolo iridato alla Mercedes di Lewis Hamilton. Niente male.
Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/qf2FunE4C-8/aspettando-il-gp-del-messico-limportante-tradizione-dei-piloti-messicani-in-f1.php