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UNRAE, richiesta al Governo: “Misure per l'auto”

Che non fosse un anno facile, il mondo dell’auto lo sapeva da inizio 2020. La spada di Damocle del limite delle emissioni imposto dall’UE (95 gr/Km di Co2) per la gamma di ogni costruttore, con le inevitabili multe che arriveranno nel 2021, era temuta, ma conosciuta. L’incubo attuale, no: dai concessionari chiusi (come ogni attività commerciale), alla produzione bloccata in quasi tutta Europa. Nulla di paragonabile al dramma quotidiano che si sta vivendo in tutta Italia e ormai quasi in tutto il mondo, ma volendo guardare avanti, a quando si potrà ricominciare a vivere, lo scenario dell’automotive italiano e internazionale, preoccupa, e non poco.

A descrivere il panorama attuale ci aiuta Michele Crisci, Presidente dell’Unrae, l’Associazione che raduna le Case estere e che ogni giorno assiste all’impensabile (fino allo scorso 3 marzo) spettacolo dell’immobilismo totale, una contraddizione in termini per un mondo che storicamente viaggia a velocità supersonica per produrre, distribuire, vendere.

Come in guerra

“Una cosa mai vista. Penso sia la prima volta dopo la guerra che la nostra industria subisca una serrata, giustissima per carità, ma così globale. La scorsa settimana la chiusura dei concessionari, ora lo stop alla produzione di quasi tutti i costruttori. Nel giro di pochi giorni siamo passati dai trasportatori che non volevano entrare in Italia per paura del virus o per paura di rimanere bloccati in quarantena, al nulla totale: prima tutto fuori controllo, ora controllo totale, ma in negativo. E questo vale anche per tutta la filiera, a cominciare dai ricambi”.

Avete cominciato a fare il calcolo dei danni?

“Stiamo cercando di capire, forse è troppo presto per parlare, ma un’idea abbiamo iniziato a farcela. Già prima della deflagrazione del virus, il mercato tra gennaio e febbraio aveva mostrato un calo di vendite intorno al 7,3% e noi avevamo ottimisticamente calcolato un’altra perdita del 10% considerando l’effetto virus pre-pandemia, per una proiezione di 1 milione e 600mila immatricolazioni a fine anno (nel 2019 erano state 1,9 mln ndr). Solo che quello che è successo nei primi giorni di marzo ha di fatto consumato tutta la dote e ci siamo trovati subito a -300.000 vetture vendute. Considerando che a marzo siamo fermi a 27.000 immatricolazioni (martedì solo 3…!) mentre a marzo 2019 ne avevamo vendute 195 mila e che nulla fa pensare possa cambiare qualcosa ad aprile, il trend attuale ci dice che, se non succede altro e siamo velocissimi a far ripartire tutto il meccanismo, potremmo tornare indietro agli anni ‘70, quando toccammo il minimo storico di 1 milione e 300mila immatricolazioni. Sempre se tutto va bene”.

Un quadro da non far dormire la notte…

“È tutto il sistema, come tutto il Paese, sotto scacco. Il turismo fermo produce meno noleggi, le aziende rinviano le flotte, per non parlare del blocco della distribuzione, troppo spesso dimenticata che vale 160.000 addetti, con il posto di lavoro a rischio”.

Richiesta di aiuto

In tutto questo non ha citato il Governo: cosa vi aspettate?

“Adesso bisogna aspettare che rallenti e si fermi l’emergenza sanitaria. Poi arriverà il momento di un confronto anche con il nostro settore che produce un gettito per le casse dello Stato valutabile intorno al 10% del PIL. Un settore che non può continuare ad essere sottovalutato, piuttosto va rilanciato con misure coordinate e intelligenti. Perchè, ad esempio, è giusto pensare a ridurre l’inquinamento con incentivi per le auto elettriche ma non bisogna mai dimenticare che quel settore per quanto in crescita vale solo il 2% del mercato. Mentre è più importante pensare ad un rilancio globale, un intervento articolato, ragionato e sostanzioso”.

Nel dettaglio?

“Serve un piano triennale che coinvolga cittadini e aziende. Per i privati è necessario agevolare il rinnovo del parco circolante, sempre in maniera virtuosa utilizzando il sistema della rottamazione. Mentre nei confronti delle aziende, per una volta bisognerebbe seguire l’esempio di quello che accade in Europa, perchè non si possono prendere solo le linee negative dell’UE. C’è bisogno di un regime fiscale agevolato e adeguato, tipo il supermmortamento che tanto bene ha funzionato anche tra i veicoli commerciali. Abbiamo continui contatti in corso con il Ministero dei Trasporti e quello dello Sviluppo Economico. Aspettiamo solo ci sia un clima di maggiore tranquillità nel Paese, poi accelereremo. Non servono palliativi, ma medicine pesanti, perchè la situazione è grave e nessuno si può permettere altre emergenze”.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori


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