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Fusione FCA PSA, l'analisi degli economisti

La trattativa, le parole, le lettere, i numeri: va bene tutto, ma cosa significa davvero questa fusione avviata tra FCA e PSA che era e resta qualcosa di storico e fondamentale? Al di là del valore di tutta l’operazione, 50 miliardi di dollari (45 di euro), quali sono le prospettive concrete, sarà davvero alla pari con quel dividendo di 5,5 miliardi che verrebbe garantito agli azionisti FCA e con il CdA con 5 elementi per parte, ma guidato dal Ceo Carlos Tavares, ora n.1 PSA? Tutte domande legittime, come quella che riguarda la composizione societaria del nuovo gruppo in costruzione. 

Domande alle quali un po’ tutti gli analisti rispondono in maniera abbastanza chiara, tra questi, quelli di Equita che definiscono l’accordo «positivo perché migliora il profilo di rischio, permette di beneficiare di rilevanti sinergie industriali e di ottenere un premio nella valutazione».

E vanno anche oltre arrivando ad un’interpretazione audace ma probabilmente non del tutto infondata. «Fondamentalmente – scrivono in una nota – PSA sta comprando FCA (controllando il board) pagando un buon premio (superiore al 30%), premio che «il mercato sta già parzialmente scontando» visto come le Borse hanno reagito ai titoli di FCA, in volo sino al +9% e affossando quelli di PSA (-12%).

Un passo indietro: alla chiusura di martedì FCA valeva circa 18,5 miliardi di euro mentre Peugeot circa 22,6 miliardi. Sottraendo dal gruppo italo-americano i 5,5 miliardi del dividendo straordinario e il valore della quota di Comau, stimata da Kepler in 250 milioni di euro, e da quello francese il valore della quota in Faurecia, pari a circa 2,7 miliardi, si arriva a una «capitalizzazione di mercato teorica di 20 miliardi per PSA e di 13,25 miliardi per FCA. Sulla base di questi valori e “senza un premio”, agli azionisti di PSA sarebbe spettato il 60,15% del nuovo gruppo e a quelli di Fca il 39,85%, anziché il 50% a testa negoziato.

Così, il fatto che, nonostante la distanza tra i valori iniziali dei due gruppi, si arrivi «a un azionariato 50/50 suggerisce che PSA sta pagando un premio del 32% per assumere il controllo di FCA», rileva anche l’analista di Jefferies, Philippe Houchois, citato da Bloomberg. Detto questo, l’operazione potrebbe avere un impatto positivo anche sui rating di FCA, attualmente Ba2 (Moodys) / BB+ (S&P) and BBB- (Fitch)

Quanto alla composizione della nuova società che dovrebbe nascere dalla fusione di FCA E PSA, la holding Exor, presieduta da John Elkann, avrà il 14,2%. I tre attuali azionisti di PSA, la famiglia Peugeot, lo Stato francese e i cinesi di Dongfeng deterranno ciascuno il 5,9%. L’accordo allo studio prevede la nascita di una società paritetica al 50 e 50 e quindi ogni azionista dimezzerà la quota che possiede nelle rispettive società. Exor detiene oggi il 28,67% di FCA, quota che corrisponde in base alla normativa olandese al 41,76% dei diritti di voto.

Sempre in tema di Exor, la holding della famiglia Agnelli incasserà quasi 1,6 miliardi di euro a titolo di dividendo straordinario, nell’ambito della fusione con PSA. Sempre Equita ricorda che grazie alla maxi-cedola il debito netto di Exor si ridurrà a circa 1 miliardo assicurando alla holding “una flessibilità finanziaria che permette nuove iniziative di diversificazione”. “Positive anche le implicazioni sul profilo di rischio” in quanto il peso di FCA sul valore degli asset al netto del debito scenderà dal 27% al 20%.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori


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