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Da Cantagalli a Gardini: i figli d’arte sulle orme dei padri

Ufficio Stampa Lube

I “figli di papà” alla riscossa. I tanti campioni che tra gli anni 80 e 2000 hanno segnato la storia della pallavolo italiana ora ricoprono ruoli dirigenziali e tecnici. In campo al loro posto ci sono i figli. Giovani di belle speranze pronti a raccogliere il testimone di papà. Chi all’estero, con l’avventura del college, chi in squadre di Superlega, chi passando dalla porta di servizio della serie A2.

SFIDA – Da Civitanova parte la scalata di Diego Cantagalli. Il figlio di Bazooka è il capofila della pattuglia di figli d’arte presenti in Serie A. Il 19enne opposto, impegnato in questi giorni con la maglia azzurra all’Europeo Under 20, dopo una stagione in A2 con il Club Italia torna all’ovile, nella società dove è cresciuto, e sarà lui il vice Sokolov (in avvio di stagione dovrebbe essere il vice Simon prima che il cubano torni a fare il centrale con il rientro del bulgaro). E il figlio di Luca avrà anche la soddisfazione di sfidare papà Luca che quest’anno ricoprirà il ruolo di vice allenatore di Julio Velasco all’Azimut Modena.

DA CISCO A CESCO – Chi grazie al talento sta sopperendo ai centimetri è Francesco Recine. Il 19enne schiacciatore è figlio del dt di Perugia Stefano Recine, un pilastro della pallavolo italiana da giocatore negli anni 70-80. Francesco in questa sessione di mercato sembrava pronto per approdare in Superlega (era stato accostato a Ravenna) ma poi la scelta è ricaduta per una nuova stagione col Club Italia dove potrà continuare nel suo processo di crescita. Un talento che combatte con un misure non da colosso: 183 centimetri.

VERSO IL COLLEGE – Tra i giovani figli d’arte il più atteso è Davide Gardini. Come papà Andrea, il suo numero di maglia è l’1 ma a differenza del centrale che ha vinto tutto con la Generazione dei Fenomeni gioca da schiacciatore e nel prossimo anno è pronto a una sfida intrigante: quella del college americano. Davide ha infatti preso una borsa di studio sportiva per giocare a Brigham Young University.

Nell’ultima rassegna continentale europeo Under 18 si è invece fatto conoscere un possibile nuovo talento per il movimento azzurro. Si tratta di Alessandro Michieletto. Mancino, 16 anni, i primi passi mossi nel ruolo di libero, proviene dalla Diatec Trentino del fenomeno Giannelli. E Alessandro è il figlio di Riccardo, oggi team manager dei trentini, negli anni 90 da giocatore a Parma club nel quale vinse molti trofei.

STESSO RUOLO – Il confronto più duro è quello tra papà Paolo Tofoli e il giovane Alessandro che nello stesso ruolo di regista, dopo l’avventura con il Club Italia, l’anno scorso ha sfiorato la promozione in A2 con la maglia di Cinquefrondi (in provincia di Reggio Calabria). Gavetta in A2 che sta seguendo anche Pietro Margutti, figlio di papà Stefano, schiacciatore nella Ravenna che ha vinto tutto con i fenomeni americani Timmons e Kiraly. Per lui, dopo l’avventura con il Club Italia, l’anno scorso c’è stata l’avventura a Brescia con anche la parentesi playoff mentre nel 2018-2019 la maglia da indossare sarà quella di Gioia del Colle. Magari in attesa di un’occasione nel massimo campionato.

ATTESO RITORNO – Ma se la corte dei giovani figli di papà è ricca di belle speranze, in A-2 si riabbraccia un figlio d’arte che in Italia ha già vinto tutto. Alla corte del Roma Volley arriva l’ex azzurro Michal Lasko, uno dei grandissimi della pallavolo nazionale e internazionale. Nato a Breslavia (in Polonia), classe `81, opposto mancino di 202 cm naturalizzato italiano, è figlio d’arte perché il padre Lech ha giocato nel campionato italiano. Per lui 13 campionati italiani tra A1 e A2 (ha vinto uno scudetto, una Coppa Italia e una Coppa dei Campioni oltre a un Europeo con la maglia azzurra) prima del trasferimento prima in Polonia e poi in Cina e Russia. I figli di papà sono pronti a dimostrare di valere almeno quanto i padri.


Fonte: http://www.volleynews.it/feed/


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