Abbiamo avuto la possibilità di fare una chiacchierata con Gian Carlo Minardi sui temi più dibattuti della stagione in corso ma anche sulla nuova edizione dell’Historic Minardi Day, che si terrà presso l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola dal 27 al 28 aprile 2019.
Laura Di Nicola: Noi di Circus Formula Uno siamo ogni anno fra gli entusiasti partecipanti di questa manifestazione, un evento in cui anche gli sconosciuti sono trattati da amici, dove chi sta abitualmente dall’altra parte del televisore ha l’occasione di “fare un salto” emotivo molto importante, in un clima allegro da gita. Vogliamo dire qualcosa sulla nuova edizione dell’Historic Minardi Day? Quest’anno sarà anche in concomitanza con un anniversario importante…
Gian Carlo Minardi: Mi fa molto piacere che dica queste cose perché questo è il motivo per cui è nato il Minardi Day. Il format sarà sulla stessa linea del 2018 ma lo allunghiamo, in collaborazione con Formula Imola e IF Touring, fino al primo di maggio perché sarà il venticinquesimo anniversario della morte di Ayrton. Sono due date fisse che gli appassionati del motorsport, indipendentemente da Minardi o no, possono segnarsi perché stiamo cercando di migliorare quello che è stato fatto nei primi tre anni. Speriamo di dare soddisfazione a chi ci verrà a trovare, cercheremo di superarci!
LdN: Abbiamo parlato di qualcosa che deve ancora avvenire, ma parliamo anche dei temi più dibattuti della stagione di Formula Uno in corso. Siccome vogliamo che quest’intervista sia diversa dalle solite, iniziamo dalla fine: a fine stagione, appunto, una delle figure più esemplari ma anche controverse della Formula Uno recente lascerà il Circus per approdare oltreoceano. Stiamo parlando di Fernando Alonso, che Minardi conosce bene e del quale ha spesso parlato nei suoi editoriali seguitissimi sul web. Cosa lascia Alonso e cosa potrà trovare nel Nuovo Mondo?
GCM: “Io penso che vada a fare qualcosa che gli piace fare, quindi lo rende sereno. Credo che sia un pilota che abbia avuto tutto dal motorsport, forse pochi titoli perché ne meritava di più, commettendo anche degli errori che hanno fatto sì che questi titoli siano stati poco numerosi in confronto ai suoi avversari, che ritengo più deboli rispetto a lui. Detto questo, se tutto va per il verso giusto, andrà a fare qualcosa che pochi nella vita come piloti sono riusciti a fare: vincere Le Mans, vincere il Mondiale Piloti (di Formula Uno, n.d.r.) e vincere la 500 Miglia di Indianapolis. Io credo che abbia tutte le caratteristiche per farlo: l’abbiamo visto nel suo primo esperimento da rookie, quando a 29 giri dalla fine stava compiendo un’impresa! Il nome di Fernando porterà lustro e ulteriore conoscenza della Formula Indy nel mondo, mentre la Formula Uno perde un personaggio, un due volte campione del mondo che è molto sul pezzo. L’abbiamo visto a Singapore: dopo i top 6 c’è lui, con una gara esemplare e dei tempi fantastici; considerata la macchina che ha, c’ha messo del suo. Un pilota che a 37 anni è ancora integro in un top team poteva dare ancora qualcosa di valido. E vorrei aggiungere una cosa a proposito di quando si parla di caratteri difficili: tutti i campioni di qualsiasi sport hanno un carattere difficile o comunque non facile da gestire. Sta in chi li deve gestire ottenere il 100% delle loro capacità, metterli in condizione di massimizzare la bravura e la competenza. Se non ci si riesce, mi farei due domande”.
LdN: La Formula Uno sta per trovarsi senza uno dei suoi veterani (Alonso), mentre l’altro, vale a dire Kimi Raikkonen, ha trovato con Sauber una via per proseguire la sua eterna giovinezza nel Circus. Nei giorni scorsi lei ha paragonato questa scelta alla vicenda dell’indimenticabile Michele Alboreto. Possiamo spiegare ai più giovani e ricordare ai meno giovani qualche episodio, oltre a commentare questo nuovo scenario nel valzer dei sedili del campionato 2019?
GCM: “È semplicissimo: Michele ha iniziato la sua carriera professionistica quando Minardi l’ha preso dalla Formula 3 dov’era campione europeo, per portarlo in Formula 2 nel lontanissimo ’81, dove ha vinto anche una gara e ha fatto anche una pole per Minardi; poi in Formula 1 ha girovagato tutti i team blasonati, fra cui anche la Ferrari, e ha chiuso la sua carriera sulle ruote scoperte, purtroppo solo sulle ruote scoperte perché voleva vincere Le Mans, proprio con la Minardi, portando a casa anche dei punti. Ho fatto questo paragone perché la carriera velocissima di Raikkonen è nata in Formula Renault, poi in Formula Uno con la Sauber, poi per è passato subito alla McLaren e a fine di una carriera direi brillante, con un titolo vinto, torna a chiudere la sua storia dove è iniziata. Questo è il primo punto positivo. Il secondo punto positivo è se Raikkonen, come si dice in termine calcistico, non sia andato a “svernare” gli ultimi due anni in Sauber ma sia andato lì per fare da fratello maggiore a un giovane pilota emergente, a proposito del quale aspettiamo tutti un annuncio. Questo sarebbe un colpo fantastico per la Ferrari, che ha organizzato il tutto, e per la Sauber, perché porta a casa un pilota con esperienza che può essere di grande importanza soprattutto nell’allevare un giovane pilota, che, magari, se gli arriverà qualche volta davanti potrà mettersi in luce e spiccare il volo verso lidi più propizi. Aggiungo anche che io nel lontanissimo ’86 presi De Cesaris affiancandogli Nannini per formare una coppia con un pilota maturo, esperto e un giovane rampante. Feci bingo perché Nannini si consacrò un grosso pilota e Andrea De Cesaris fu molto d’aiuto per far crescere la squadra”.
LdN: Passiamo, allora, dai veterani ai giovani. Per una Ferrari che ingaggia un promettente Leclerc e una McLaren che promuove un giovane e velocissimo Norris, abbiamo altri casi di giovani presi dai programmi giovanili e gettati nel tritacarne della Formula Uno, per poi essere messi da parte…
GCM: “I programmi giovanili sono un bene e speriamo che continuino a crescere. Purtroppo ci sono pochi posti in Formula Uno, quindi molti di questi giovani faranno strada in altre formule. Quello che stiamo facendo come Scuola Federale ed FDA è allevare dei ragazzi che stanno dando sviluppi: Leclerc, Giovinazzi, Fuoco sono ragazzi che hanno fatto grossi salti per arrivare al professionismo. Adesso c’è da fare l’ultimo salto: Leclerc ce l’ha fatta ed è un grosso risultato per tutto il movimento. Al contrario, per esempio, la RedBull, che aveva messo in pista un sacco di piloti, purtroppo bruciandone qualcuno, sta vivendo un momento di crisi perché non ha sufficienti rimpiazzi per Toro Rosso in un anno particolare; ci sono degli altri giovani, invece, che si sono già affacciati alla Formula Uno, i vari Ocon o Vandoorne, che adesso sono in difficoltà. La verità è che purtroppo abbiamo solo venti macchine e la stessa opportunità di Raikkonen “porta via” il posto a un giovane. Ho letto tante cose, anche da Toto Wolff, sull’ipotesi di inserire la terza macchina. A proposito, pur piacendomi come idea generale, rifletterei su un altro problema che rischia di diventare di attualità, cioè il rischio di produrre monoposto-cloni. Oggi noi abbiamo 4 costruttori: Ferrari, Mercedes, Renault e RedBull, che considero un costruttore anche se ha origine d’altro genere, i quali potrebbero mettere in griglia di partenza cloni delle proprie macchine – Haas è già un clone – costringendo realtà come Williams o McLaren a essere relegate dal decimo, dodicesimo posto in su. Questo deve far riflettere. È vero che una terza macchina riservata obbligatoriamente ai giovani potrebbe essere uno sfogo valido, ma parallelamente bisogna fa sì che si ritorni almeno a una situazione di 26 macchine in griglia, altrimenti molti scenari rimarranno chiusi”.
LdN: A chi la vede dall’esterno e con un occhio non professionale, dal divano, pare che fra i team vinca la generalizzata paura che il giovane talento venga “scippato” dalla concorrenza, per cui si corre ad accaparrarselo prima degli altri, correndo il rischio di un esordio prematuro. Penso al caso-Verstappen, per esempio.
GCM: “Questo no perché ci sono dei contratti ben precisi. Nel caso di Verstappen, il contratto prevedeva che se un top team l’avesse cercato lui avrebbe potuto svincolarsi, per cui la RedBull ha pensato bene di prelevarlo dal suo team satellite e farlo esordire giovanissimo. I contratti sono abbastanza fermi: è ovvio che è difficile obbligare un pilota ad andare in un team dove non vuole stare, come pure è vero che chi ha già acquisito un sedile, magari dimenticandosi dei sacrifici che ha fatto per arrivare fin lì, può rendere difficile l’arrivo di un giovane in un team. Come nel caso dell’ingaggio di Leclerc, che credo sia il frutto di complicate trattative all’interno del team perché forse Vettel non lo voleva in Ferrari, e questo è Gian Carlo Minardi a dirlo, così come non ha voluto Ricciardo”.
LdN: Non è facile trovare la ricetta per un giusto ricambio generazionale in Formula Uno, quindi.
GCM: “Non è facile, però secondo me se non ci si mette attorno a un tavolo a pensarci diventa sempre più difficile. E il famoso Working Group o Formula One Commission in questo ha prodotto poco, se non delle cose negative”.
LdN: “Questa non è più Formula Uno!” è una frase che si legge nel suo commento sull’ultimo Gran Premio di Singapore, una gara-simbolo della deriva della Formula Uno attuale: corse decise dalle gomme, con monoposto che si attestano su un ritmo da endurance, tempi in corsa lievitati rispetto alle qualifiche, i cui unici motivi di interesse possono derivare solo da eventi come guasti, incidenti o cambiamenti meteo. Quale potrebbe essere una soluzione per ridare a questo sport quello che forse negli anni ha perso?
GCM: “Non è facile dare un colpo di bacchetta magica. Bisogna lavorare molto e tutti insieme, provare a fare insieme dei cambiamenti per far sì che questa Formula Uno diventi appetibile oppure che ci spieghino chiaramente cosa stia accadendo. Alle gomme, ai consumi. Abbiamo assistito a una variazione di nove, dieci secondi (fra giro in qualifica e giro in gara, n.d.r.). Non è ammissibile. Queste erano le differenze fra una F1 e una F2: non è accettabile, soprattutto se non ci danno spiegazioni”.
LdN: Visto che siamo in chiusura, una domanda secca: chi vince il Mondiale?
GCM: “Credo che sarà il quinto mondiale per Hamilton, ma mai dire mai. Mancano ancora 6 gare e può succedere di tutto”.
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