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    Airi Miyabe: da Osaka a Minneapolis… e ritorno, nel segno del volley

    Di Alessandro Garotta Tra Osaka, da dove proviene Airi Miyabe, e Minneapolis, sede della University of Minnesota, ci sono circa 9.900 chilometri di distanza in linea d’aria e, se esistesse un volo diretto a collegarle, il viaggio durerebbe più di 12 ore. Soprattutto, a separare la città giapponese da quella statunitense c’è un oceano enorme, il più grande al mondo. La giovane schiacciatrice, che recentemente ha terminato la sua esperienza in NCAA, lo sa, così come sa che l’oceano fra le due sponde del Pacifico non è solo geografico.  Infatti, non è facile adattarsi a un nuovo paese, a una cultura diversa. Cambiano tante cose. A volte, tutto. I suoni delle parole, gli odori della cucina, i piccoli gesti quotidiani, il modo in cui il sole avvolge le giornate o, magari, sembra scomparire del tutto. E poi ci sono le cose pratiche (a partire dalla lingua) e quelle legate alla pallavolo. Eppure Miyabe è riuscita a superare tutti gli ostacoli che le si sono presentati dinanzi e ora è finalmente pronta a tornare in Giappone per intraprendere il suo percorso da professionista – come ha raccontato in un’intervista esclusiva a Volley NEWS. Foto University of Minnesota Per iniziare, parlaci un po’ di te – le tue origini, la tua storia, i tuoi interessi. “Il mio nome è Airi Miyabe. Sono nata in Giappone da mamma nipponica e papà nigeriano; ho anche una sorella, che come me gioca a pallavolo. Da piccola amavo leggere e disegnare, mentre non mi piaceva giocare all’aria aperta. La mia famiglia non è il prototipo di ‘famiglia sportiva’, visto che i miei genitori lavorano nella moda, un settore che ha sempre attratto il mio interesse. Ora si capisce meglio perché da bambina preferivo stare in casa piuttosto che uscire a giocare. A livello scolastico ho seguito un percorso classico, in parallelo alla mia carriera sportiva. Tuttavia, dopo il diploma alla scuola superiore, ho coronato il sogno di andare a studiare e giocare negli Stati Uniti: prima ho frequentato un junior college in una piccola città dell’Idaho e poi mi sono trasferita alla University of Minnesota, dove mi laureerò tra poche settimane!“. Come è nata la tua passione per la pallavolo? “Ho iniziato a giocare quando avevo otto anni. Un’amica mi chiese di dare una mano alla sua squadra perché non c’era un numero di giocatrici sufficiente per la partita in programma quattro giorni dopo. Onestamente non volevo giocare a pallavolo, ma non potevo dirle di no. Così, accettai pensando di prendere parte giusto a un allenamento e a una partita. In realtà, poi per non mettere in difficoltà la squadra andai avanti a giocare… E ora eccomi qua: sto per intraprendere la mia carriera da professionista!“. Foto Instagram Airi Miyabe “Should I stay or should I go?“. Davanti al grande dilemma della tua carriera sportiva hai scelto di andare a giocare negli USA. Come mai? “Ho affrontato questo dilemma due volte. Nella prima occasione ero al penultimo anno di liceo e parlai con i miei allenatori dell’intenzione di andare negli Stati Uniti a giocare e diplomarmi. Nessuno era d’accordo, tranne i miei genitori. Anzi, mi risposero di non illudermi e che potevo aspirare a qualcosa di meglio. Così, piansi lacrime amare: non c’era altro che potessi fare… Affrontai di nuovo quel dilemma un paio di mesi dopo essermi diplomata ed andò diversamente, nonostante che ancora una volta l’allenatore e altre persone avessero cercato di convincermi a non andare via. Infatti, piansi di nuovo, ma a differenza della volta precedente decisi di lasciare il Giappone. Non ero del tutto felice, perché non avevo la garanzia che il mio percorso all’estero sarebbe stato un successo. Però, perché non provarci? Sarei andata in un posto dove nessuno mi conosceva o aveva aspettative smisurate su di me… Potevo essere semplicemente Airi. E soprattutto, volevo tornare a divertirmi quando giocavo a pallavolo“. In quali aspetti sei maggiormente migliorata nel tuo percorso al college? “Onestamente, sono migliorata più nella comunicazione che nel gioco: da straniera che non parlava la stessa lingua del resto della squadra, all’inizio era complicato comunicare in modo chiaro con le mie compagne, soprattutto in partita. Inoltre, ho imparato a gestire le mie emozioni al di fuori della mia comfort zone. Perciò, posso dire che, specialmente ad Idaho, sono cresciuta come persona e dal punto di vista mentale“. Foto Instagram Airi Miyabe Quanto sono state importanti per te le esperienze al Southern Idaho College e alla University of Minnesota? “Il Southern Idaho College è stato il luogo che mi ha ricordato quanto la pallavolo fosse divertente. E il primo posto degli Stati Uniti che ho potuto chiamare ‘casa’. Inoltre, l’incontro con Heidi e Jim mi ha davvero svoltato la carriera. Heidi era l’allenatrice nella mia prima stagione; purtroppo, poi è venuta a mancare ed è stata sostituita da Jim, suo marito e precedentemente vice-allenatore. Sono stati loro ad insegnarmi ad amare gli altri e a battersi per la propria gente. Per quanto riguarda la University of Minnesota, non posso che sottolineare quanto abbia apprezzato questa esperienza, che mi ha aiutato a diventare una persona e una giocatrice migliore. Devo ammettere che sono stati anni molto belli, ma anche difficili. Infatti, non mi era mai capitato di piangere in allenamento perché insoddisfatta: tutte le giocatrici qui sono davvero forti e talentuose, e qualche volta è capitato che l’autostima non fosse al massimo. Però, è stata proprio questa dinamica a farmi crescere e a rendermi migliore. E ovviamente sono stati importanti anche gli allenatori, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Perciò, nel complesso, darei un voto molto positivo ai miei cinque anni negli Stati Uniti: venire qui è stata la miglior decisione che abbia mai preso!“. Quali sono stati gli ostacoli più grandi che hai dovuto affrontare negli USA? “Come accennato prima, direi che la barriera linguistica è stata senza dubbio l’ostacolo più grande. Per superarla ho dovuto accettare di sbagliare ed essere ‘vulnerabile’. È stato davvero l’unico modo per poterne uscire. Un’altra difficoltà ha riguardato come comunicare agli altri il mio stato d’animo o le mie opinioni. Infatti, i giapponesi spesso sono troppo cordiali e tendono a non dire quello che pensano realmente perché non vogliono ferire i sentimenti altrui; ecco, negli Stati Uniti non funziona così. Perciò, ho lavorato molto su questo aspetto e ancora oggi sto cercando di migliorarlo“. Foto Instagram Airi Miyabe Nella stagione 2022-2023 inizierà un nuovo capitolo della tua carriera: quello da professionista. Quali sono le tue aspettative? “Onestamente, non so bene cosa aspettarmi. Sono eccitata per la nuova avventura ma allo stesso tempo nervosa: è una sensazione mista. Ho giocato negli Stati Uniti, dove la cultura sportiva è diversa, quindi sono un po’ spaventata per come sarò vista dalla gente. Inoltre, ho notato che negli ultimi cinque anni ci sono stati molti cambiamenti nel modo in cui interagisco e comunico in campo. Questo perché cinque anni è un intervallo di tempo lungo. Dunque, c’è un po’ di preoccupazione per lo shock culturale che affronterò tornando in Giappone… È anche vero, però, che sarò vicino alla mia famiglia e finalmente i miei cari avranno l’opportunità di vedermi giocare dal vivo: questo mi rende molto felice“. Come ti descriveresti come giocatrice? Hai un modello di riferimento in particolare? “Sono una giocatrice che porta energia positiva al proprio team. Magari, non sarò la più forte o quella di cui si parla di più, ma farei qualsiasi cosa per portare a casa il punto successivo o la partita. Posso giocare da opposto, da posto 4, come ricettrice, o essere una buona compagna di squadra. So bene che a volte non è facile gestire la competizione interna, ma darei qualsiasi cosa per trasmettere energia positiva e fare il massimo per la squadra, e non solo per me stessa. Non c’è una giocatrice che ammiro o considero come un modello soprattutto perché non mi interessa essere la copia di qualcuno, dentro o fuori dal campo“. Quali sono i tuoi sogni e obiettivi come giocatrice? “Non ho ancora individuato un obiettivo specifico, ma di sicuro mi piacerebbe andare a giocare all’estero! Al momento sono concentrata sulla mia tesi di laurea; poi, quest’estate, farò parte del roster della nazionale giapponese“. Una giovanissima Miyabe in campo contro l’Italia nel 2015 – Foto FIVB Il termine “hafu” – in italiano “metà” – si riferisce alle persone che hanno solo un genitore giapponese e in generale si usa per indicare la comunità multietnica in Giappone. Perché è così difficile essere “hafu”? Ti sono mai capitati episodi di discriminazione? “Ho parlato proprio di questo argomento nella mia prima tesi di laurea! Non è assolutamente facile essere ‘hafu’ e il termine stesso rivela che esiste una questione sociale. Quando viene usato ‘hafu’ in riferimento a noi della comunità birazziale, abbiamo la sensazione che vogliano ricordarci che non siamo completamente giapponesi, e quindi siamo gli ‘esclusi’. Qualcuno potrebbe ribattere dicendo che il significato reale del termine non è esattamente quello o quando è stato coniato non ci hanno pensato troppo, ma il problema del nostro paese è proprio questo! Le persone sono davvero poco consapevoli delle questioni etniche e religiose, e preferiscono non informarsi rifugiandosi nella formula ‘non sapevo che’. Personalmente, sono sempre stata presa in giro per il colore della mia pelle, i capelli e l’altezza. E sono certa che purtroppo questo tipo di razzismo, discriminazione e maltrattamento mi capiterà di nuovo quando tornerò in Giappone“. Eppure ci sono tante star dello sport nella comunità birazziale giapponese: dalla tennista Naomi Osaka al cestista dei Washington Wizards Rui Hachimura, dal pitcher dei Chicago Cubs Yu Darvish all’oro olimpico nel lancio del martello Koji Murofushi. Dunque, cosa può fare lo sport per superare le disuguaglianze sociali? “Prendere posizione, condividere la propria esperienza e cercare di sensibilizzare il Giappone alla tematica del razzismo: questo deve essere il primo passo. So cosa vuol dire sentirsi esclusi e avere difficoltà a sentirsi amati. Quindi, continuerò ad approfondire lo studio di questa tematica per averne una migliore comprensione, e un giorno spero di diventare un modello da ammirare per tutti gli atleti birazziali. Mi piacerebbe aiutarli a trovare un modo per amare se stessi perché è molto più difficile di quello che si possa pensare… Insomma, vorrei trasmettere loro una maggiore consapevolezza di quanto ognuno di noi è speciale!“. LEGGI TUTTO

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    NAIA maschile: Grand View University vince la Heart Conference

    Di Redazione Grande successo per la Grand View University nel campionato NAIA maschile, uno dei principali tornei universitari degli USA: la squadra del veronese Leonardo Annichini, partita con il numero uno del ranking, si è aggiudicata nello scorso weekend la Heart Conference. I vichinghi hanno spazzato via la testa di serie numero 2, la William Penn University, con punteggi di 25-22, 25-18 e 25-23. A mettere in discussione il primato di Grand View è stata solamente la Missouri Baptist (#13) di Francesco Michelini e Daniel Borsi. La semifinale si è protratta per cinque set e la squadra di Annichini l’ha chiusa con punteggi di 25-19, 21-25, 20-25, 25-20 e 15-12. A Leonardo e compagni, oltre che festeggiare meritatamente, non resta che prepararsi per le finali nazionali NAIA, che si svolgeranno a West Des Moines, Iowa, dal 12 al 16 aprile. Non è bastata l’ottima performance di Luciano Bucci (34 assist e 7 digs): la sua Park University è caduta proprio per mano della William Penn University, squadra che ha disputato poi la finale. La serie di 4 vittorie consecutive è stata quindi interrotta, ma il bilancio stagionale resta molto positivo. Park ha un record generale di 20 vittorie e 6 sconfitte (15-5 nella conference) e grazie al suo ranking a livello nazionale potrà accedere a sua volta alle Finali Nazionali. La Warner University (record 13-7) di Tomas Di Costanzo è arrivata fino alle semifinali della Mid-South Conference. I Royals hanno ceduto per 3-2 a Georgetown University (record 26-5). Questi i parziali: 16-25, 34-32, 25-20, 20-25, 9-15.  Niente da fare per Filippo Meoni e la sua Vanguard University. La Master University, testa di serie numero 4, riesce a spuntarla in cinque set nelle semifinali del torneo della Golden State Athletic Conference (24-26, 25-23, 17-25, 25-16, 15-9). I Lions però avranno una possibilità di rivalsa in quanto anche loro hanno ottenuto la wild card e saranno tra le 12 squadre in azione nelle finali del campionato NAIA.  LEGGI TUTTO

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    NCAA femminile: weekend da incorniciare per Giada Bianchi e Rachele Mancinelli

    Di Redazione Grande weekend per Giada Bianchi e Rachele Mancinelli nel campionato NCAA di Beach Volley femminile. La Florida International University (ranking #19) si è tolta qualche sassolino dalla scarpa, battendo allo Stetson Beach Bash la numero 10 Florida Atlantic (3-2). Poche ore dopo, Mancinelli e compagne hanno nettamente superato la squadra ospitante Stetson (#18) con un netto 5-0. Ma non è finita qui: nemmeno Georgia State University (#13) è riuscita a domare le “Panthers” di Miami, cedendo per 3-2. L’ultima vittoria su una squadra top 10 risaliva all’anno scorso, quando le Panthers erano riuscite a battere Florida State. FIU (record 15-1) può quindi tornare a sorridere e ad avanzare nel ranking nazionale. La numero 15 del ranking AVCA, Long Beach State (record 7-9), ha vinto tre dei 4 scontri disputati al Big West Challenge. L’unica sconfitta è arrivata contro Hawai’i, ma non senza lottare: LBSU è riuscita a impensierire la numero 9 del ranking nazionale cedendo solamente per 2-3. Grazie alle 5 vittorie totali ottenute tra sabato e domenica, per questa settimana, LBSU si è rivelata l’università più vincente della conference. Non si può di certo non menzionare l’italiana Alice Pratesi che, grazie ad una crescita tecnica esponenziale, è arrivata a giocare con il numero 1 del seeding. Grandi notizie anche dalla Loyola Marymount University, dove milita l’italiana Reka Orsi-Toth. Dopo aver annunciato la partnership con la sorella Viktoria per il pro-tour, Reka fa ritorno in California dove ottiene due vittorie importanti per la sua università. Le Lions si aggiudicano infatti il WCC Mid-Season Invitational con una vittoria schiacciante su Saint Mary’s Gaels e imponendosi su Pepperdine (#16) per 5-0. Reka e compagne si recheranno a Manhattan Beach dal 2 al 3 Aprile per l’East Meets West Invitational per misurarsi con la Texas Christian University (#2), la Louisiana State University (#6) e la Florida International University (#19). Quest’ultima “parla” sempre più italiano e si sente già aria di derby. LEGGI TUTTO

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    NCAA maschile: Matteo Miselli e Nicola Iannelli incantano gli USA

    Di Redazione Proseguono i campionati maschili della NCAA, con tanti nostri connazionali impegnati. Passiamo rapidamente in rassegna le loro prestazioni partendo dalla Division I. Sedici kills, un ace, tre muri e il 45% in attacco. Questi sono i numeri di Matteo Miselli, che ha portato alla vittoria la Belmont Abbey (record 9-4) con i parziali di 29-27, 29-27, 25-18 su Erskine (4-11). Miselli e compagni hanno saputo reagire nel migliore dei modi alla sconfitta subita il 16 febbraio contro Limestone University. Nonostante una grande rimonta nel terzo set, la Brigham Young University (numero 13 del ranking NCAA, Division I) non è riuscita ad avere la meglio contro la University of California Santa Barbara (#6). BYU, dove militano Gianotti e Gardini, ha ceduto infatti per 3-1 sabato sera in trasferta. I Cougars hanno un record stagionale di 5-7 e sono reduci dalla quinta sconfitta consecutiva. Nonostante le difficoltà, i Cougars hanno una certezza chiamata Davide Gardini: il senior della BYU ha totalizzato 25 punti, supportati da ottime percentuali d’attacco (56,8%). Ottime notizie invece dalla Long Island University (record 4-10). Iacono e compagni hanno battuto 3-0 (25-22, 25-14, 25-16) in casa la D’Youville University (4-4) venerdì sera allo Steinberg Wellness center. Dei segnali positivi erano già riscontrabili nel weekend precedente, quando la LIU era riuscita a tenere testa ad Hawai’i (10-2), università ai vertici della classifica della Division 1, strappando un set. Impossibile non citare il derby tutto italiano giocatosi venerdiì scorso. La Harvard University (3-6) di Alessio Pignatelli ha avuto la meglio sulla St. Francis Brooklyn (5-4) di Nicola Iannelli e Andrea Lancianese per 3-1. Nonostante la sconfitta, Iannelli si dimostra un vero leader nel reparto difesa (13 digs, una media di 3,25 a set). Iannelli è stato premiato come Defensive Player of the Week e, con una media di 2,85 difese a set, guida la classifica di specialità della Division I NCAA. Anche il New Jersey Institute of Technology di Alessandro Negri, in seguito, ha ceduto per 3-1 ad una agguerrita Harvard University. La serie di sette vittorie consecutive della NJIT è stata quindi interrotta dopo un match a tratti combattuto (20-25, 22-25, 27-25, 16-25). Infine chiudiamo con la seconda storica vittoria di American International College ai danni di Russel Sage College (3-1). AIC è al suo primo campionato assoluto di pallavolo maschile e, dopo un normale periodo di rodaggio, la squadra del libero milanese Michele Bascapè sta continuando a migliorare. Prossimo match in programma il 25 febbraio contro Long Island University di Iacono. LEGGI TUTTO

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    NAIA maschile: Leonardo Annichini vince il “derby” italiano con Luciano Bucci

    Di Redazione Prosegue senza soste negli USA il campionato universitario NAIA maschile. La Grand View University di Leonardo Annichini, numero 1 del ranking, dopo la prima sconfitta stagionale subita per mano della William Penn University (25-21, 25-23, 25-14) la scorsa settimana, ha ripreso subito la sua striscia vincente con una convincente vittoria venerdì sera. I Vikings sono stati in grado di dominare il Culver-Stockton College in tre set con punteggi di 25-23, 25-17 e 25-17. Il giorno dopo San Valentino, Grand View si è concessa un bel regalo aggiudicandosi il match contro la Park University – numero quattro del ranking nazionale – di Luciano Bucci. Grazie a questa vittoria in tre set (25-23, 25-20, 25-22) i Vikings migliorano il loro record (9-1 NAIA, 7-1 conference) e restano in testa alla classifica nazionale. La squadra di pallavolo maschile di Missouri Baptist University, quattordicesima del ranking NAIA, ha concluso una settimana perfetta con una netta vittoria su Mount Mercy University (record 11-5). Risultato chiave per Borsi e Michelini, che mantengono una solida posizione nella Heart of America Athletic Conference. Con la loro terza vittoria in quattro gare, gli Spartans hanno sconfitto i Mustang con i punteggi di 25-19, 25-21 e 25-17. Grande performance per l’italiano Tomas Di Costanzo che, con la sua Warner University, si aggiudica tre delle quattro partite del torneo Mid-South, organizzato dalla Cumberland University. Nel secondo match disputatosi contro la Rio Grande University, Tomas si è rivelato uno dei migliori realizzatori della gara. Non è bastata la grande prestazione del maceratese Filippo Meoni, che si è distinto questa volta per il fondamentale della ricezione (.895). Sfortunatamente la sua Vanguard University si è dovuta arrendere ad una solida CSUN (California State University-Northridge). Questi i parziali: 25-16, 25-18, 25-13. Daniel Cogo e la sua Midway University, invece, durante un vero tour de force che li ha visti affrontare 4 match in 4 giorni, si sono prima arresi a Reinhardt University, per poi rifarsi subito in 3 set contro Truett McConnell University. A questa vittoria sono seguite due sconfitte di misura con parziali molto combattuti contro Webber International (28-30, 22-25, 26-28) e contro Bluefield College il 14 febbraio (23-25, 22-25, 23-25). Prossimo match nella notte tra il 16 e 17 contro Cumberland University. LEGGI TUTTO

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    NCAA maschile: Davide Gardini e la BYU ci riprovano

    Di Redazione La stagione del volley universitario negli USA prosegue: dopo la conclusione dei campionati femminili, sono ai nastri di partenza anche i tornei NCAA e NAIA di pallavolo maschile. Alcune squadre sono già scese in campo per i primi match ufficiali, ma la maggior parte scenderanno in campo nel corso delle prossime settimane. Lunedi’ 10 gennaio l’American Volleyball Coaches Association (AVCA) ha rilasciato il nuovo ranking nazionale, che vede sempre in testa la University of Hawaii. Vincitrice della scorsa edizione, Hawaii ha come obiettivo il mantenimento del primato nazionale nonostante la perdita di pedine importanti come Rado Parapunov, opposto della nazionale bulgara. Il promettente palleggiatore norvegese Jacob Thelle (appena nominato Big West Conference’s Offensive Player of the Week) sembra aver trovato la giusta chimica con i suoi attaccanti, che hanno già messo in cascina due vittorie consecutive contro Loyola e Chicago. Foto BYU Men’s Volleyball La Brigham Young University (BYU) è scesa alla settima posizione dopo aver perso i primi due match stagionali contro una solida Penn State. La partenza di diversi senior al termine del loro percorso universitario (tra cui anche Gabi Garcia, attualmente in forza a Civitanova) ha portato ad un rinnovo importante del team. Riusciranno Davide Gardini e compagni (tra cui anche un connazionale, il centrale campione del mondo Under 19 Alessandro Gianotti, al suo primo anno da student-athlete negli States) a trovare la chiave giusta per tornare alla vittoria e continuare il percorso di successi degli ultimi anni? Ricordiamo che BYU, nella scorsa stagione è stata l’altra squadra finalista per il titolo nazionale. Arrivano le prime previsioni anche dal pre-season ranking rilasciato dalla NAIA (National Association of Intercollegiate Athletics). La Grand View University di Leonardo Annichini è al primo posto nel ranking NAIA e anche in quello della rispettiva conference, la Heart of America Athletic Conference. I Vikings proveranno in tutti i modi a difendere il titolo in un campionato che si preannuncia davvero avvincente. I pronostici sono favorevoli anche per il palleggiatore Luciano Bucci, eletto nel First Team CoSIDA (College Sports Information Directors of America) Academic All-American lo scorso 3 agosto. La sua Park University è al secondo posto nella Heart of America Athletic Conference e al terzo nella classifica generale NAIA. L’anno scorso Bucci e compagni hanno ceduto nelle semifinali nazionali ai futuri campioni di Grand View e tenteranno quantomeno di confermarsi anche questa stagione. Nella top 5 del pre-season ranking anche Daniel Borsi e Francesco Michielini, al quarto posto con la loro Missouri Baptist University. L’italiano e figlio d’arte Filippo Meoni, invece, è in testa alla Golden State Athletic Conference con la sua Vanguard University (#7 NAIA). I Lions sono stati l’unica squadra della GSAC a conquistare un posto alle finali NAIA l’anno passato. LEGGI TUTTO

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    NCAA femminile: la prima volta di Wisconsin e di Giorgia Civita

    Di Redazione L’anno d’oro dello sport italiano non poteva che concludersi con un successo storico: la prima vittoria di una giocatrice italiana nel campionato di Division I nella NCAA femminile. Una prima volta, quella di Giorgia Civita, all’interno di un’altra prima volta, quella di Wisconsin, che dopo tre assalti falliti è finalmente riuscita ad aggiudicarsi il massimo titolo nazionale di pallavolo universitaria, battendo per 3-2 Nebraska (22-25, 31-29, 25-23, 23-25, 15-12) nella splendida e intensissima finale di Columbus. Una finale da record, come certificano i 24 muri-punto messi a segno dalle Badgers, il massimo di sempre in una gara di campionato: 13 sono di Dana Rettke, premiata come MVP del campionato dopo essere stata, pochi giorni prima, la prima giocatrice di tutti i tempi a entrare per 5 volte nel sestetto ideale All-America. Oltre alla nazionale USA hanno brillato anche Anna Smrek (14 attacchi vincenti), Jade Demps, la palleggiatrice Sydney Hilley e Lauren Barnes, che ha preso il posto di Civita nel ruolo di libero (l’italiana, in compenso, si è tolta la soddisfazione di siglare un punto). A Nebraska non sono bastate 91 difese e una grande performance di Lauren Stivrins, alla sua ultima gara con le Huskers. GLI HIGHLIGHTS DELLA FINALE (fonte: Ncaa.com) LEGGI TUTTO

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    NCAA femminile: quarto titolo per la University of Tampa nella Division II

    Di Redazione Ultimi appuntamenti stagionali per la Division II del campionato NCAA femminile, che nel weekend appena trascorso ha decretato le campionesse nazionali: un antipasto delle finalissime delle “sorelle” più blasonate della Division I. La University of Tampa, numero 1 del ranking, ha rispettato i pronostici aggiudicandosi per la quarta volta nella storia il titolo nazionale: impegnate sul campo di casa, il Bob Martinez Athletic Center, le Spartans hanno messo in scena una prestazione pressoché perfetta contro Washburn, imponendosi con un netto 3-0. Il dipartimento sportivo dell’università della Florida può così vantare ben 20 titoli nazionali collezionati in varie discipline. In semifinale Tampa aveva sconfitto per 3-1 Gannon University, mentre Washburn (numero 3 del seeding) aveva superato la numero 2 Washington University. In parallelo al tabellone a eliminazione diretta di NCAA Division I si è svolto intanto il NIVC (National Invitational Volleyball Championship), prestigioso torneo ad invito riservato ad alcune delle migliori squadre eliminate dal torneo principale. La North Florida di Alessia Venturelli si è arresa per 1-3 (25-23, 20-25, 25-21, 25-21) nei quarti di finale contro UCONN (University of Connecticut), che aveva battuto in precedenza il Boston College dove milita Silvia Ianeselli. Le Ospreys di University of North Florida concludono l’anno con un record di 25-8, un risultato storico per il programma. È stata infatti anche la prima volta che la North Florida ha continuato a giocare sino a dicembre durante la sua permanenza in Division I e persino nella Division II. Ha partecipato al torneo anche Sasha Colombo con la sua Colorado State University, ma a frenare la loro corsa è arrivata una prestazione superlativa da parte di UTEP (University of Texas at El Paso); la stessa squadra ha eliminato anche Tulsa, della triestina Marta Pecalli. Ad aggiudicarsi la manifestazione è stata UNLV (University of Nevada, Las Vegas), che ha giocato cinque partite in trasferta e le ha vinte tutte: l’ultima della serie, che ha decretato la vittoria del titolo, è stata il netto 3-0 su Valparaiso University (25-18, 25-19, 25-18). LEGGI TUTTO