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    F1, Gp Abu Dhabi: la Ferrari chiude la stagione con la solita figuraccia

    Nel dominio assoluto di Max Verstappen sulle Mercedes, la Ferrari continua ancora a navigare a rilento. D’altronde nulla di nuovo. La gara di Abu Dhabi rappresenta la sintesi perfetta della stagione 2020 delle Rosse: terribilmente non competitiva, condita da strategie opinabili e pit stop lenti. Qualcosa che deve dare carica e forza alla squadra per invertire la tendenza il prossimo anno. Ripartire dopo l’ennesima figuraccia.

    Si chiude l’era di Sebastian Vettel con la Ferrari. Che deve chiedere scusa al 4 volte campione del mondo per la qualità dell’epilogo. Un finale di una storia che non meritava il tedesco. Ma che, purtroppo, rappresenta la situazione della Scuderia odierna. 14° posto, desolante, senza motivazioni. Solo una grande gestione delle gomme dure nella prima parte di gara per Seb che ha tenuto dietro molti piloti con gomme più fresche. La classe c’è ancora e la porterà in Aston Martin.
    Charles Leclerc arriva solo una posizione davanti a Vettel. Poco, pochissimo. Ma non per colpa sua. Il monegasco ci prova, attacca, si difende con i denti ma non può nulla di fronte alla pochezza della SF1000. In questa stagione, tra qualche errore sparso qua e là, ha già fatto fin troppo rispetto a quanto la macchina poteva offrirgli. Quindi, comunque, ben fatto Charles. Adesso però arriva il tempo delle responsabilità. Comincia l’era Leclerc a tutti gli effetti.
    Ma da Abu Dhabi arriva una buona notizia. La stagione è finita. Questo nefasto 2020, almeno per la Formula 1, termina qui. La SF1000 va in pensione. Per fortuna. Con la speranza di mandarla nel dimenticatoio al più presto, però solo dopo aver imparato dai propri errori. La prossima Ferrari deve essere migliore. Tanto migliore. Altrimenti, il 2021, sarà un’altra cocente delusione. Alla fine, però, si vuole essere positivi. I tifosi si meritano ben altro. Vettel meritava di più. Leclerc merita di più. Carlos Sainz meriterà di più.

    GP ABU DHABI F1 2020 ORDINE D’ARRIVO – Domenica 13 Dicembre 2020
    Pos Nr Pilota Team Tempo/Gap
    1 33 M. Verstappen Red Bull
    2 77 V. Bottas Mercedes + 7″5
    3 44 L. Hamilton Mercedes + 11″5
    4 23 A. Albon Red Bull + 19″0
    5 4 L. Norris McLaren + 47″2
    6 55 C. Sainz McLaren + 53″0
    7 3 D. Ricciardo Renault + 67″5
    8 10 P. Gasly AlphaTauri + 68″9
    9 18 L. Stroll Racing Point + 75″8
    10 31 E. Ocon Renault + 78″5
    11 26 D. Kvyat AlphaTauri + 79″9
    12 7 K. Raikkonen Alfa Romeo + 1 giro
    13 16 C. Leclerc Ferrari + 1 giro
    14 5 S. Vettel Ferrari + 1 giro
    15 63 G. Russell Williams + 1 giro
    16 99 A. Giovinazzi Alfa Romeo + 1 giro
    17 6 N. Latifi Williams + 1 giro
    18 20 K. Magnussen Haas + 1 giro
    19 51 P. Fittipaldi Haas + 2 giri
    20 11 S. Perez Racing Point –

    CLASSIFICA PILOTI F1 2020
    1 L. Hamilton Mercedes 347
    2 V. Bottas Mercedes 223
    3 M. Verstappen Red Bull 214
    4 S. Perez Racing Point 125
    5 D. Ricciardo Renault 119
    6 C. Sainz McLaren 105
    7 A. Albon Red Bull 105
    8 C. Leclerc Ferrari 98
    9 L. Norris McLaren 97
    10 L. Stroll Racing Point 75
    11 P. Gasly AlphaTauri 75
    12 E. Ocon Renault 62
    13 S. Vettel Ferrari 33
    14 D. Kvyat AlphaTauri 32
    15 N. Hulkenberg Racing Point 10
    16 A. Giovinazzi Alfa Romeo 4
    17 K. Raikkonen Alfa Romeo 4
    18 G. Russell Williams/Merc 3
    19 R. Grosjean Haas 2
    20 K. Magnussen Haas 1
    21 N. Latifi Williams 0

    CLASSIFICA COSTRUTTORI F1 2020
    1 Mercedes 573
    2 Red Bull 319
    3 McLaren 202
    4 Racing Point 195
    5 Renault 181
    6 Ferrari 131
    7 Alpha Tauri 107
    8 Alfa Romeo 8
    9 Haas 3
    10 Williams 0

    GP ABU DHABI F1 2020 – FOTO LEGGI TUTTO

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    F1, Vettel: Ad Abu Dhabi avrò un casco speciale per ringraziare squadra e tifosi

    Si chiude questo weekend sul circuito di Yas Marina, ad Abu Dhabi, il campionato del mondo di Formula 1 e con esso anche l’avventura con la Scuderia Ferrari di Sebastian Vettel.

    Il pilota tedesco, nelle sei stagioni con la squadra ha portato a casa 14 successi, diventando il terzo pilota più vincente della storia del team dopo Michael Schumacher (con 72 trionfi) e Niki Lauda (con 15). Seb disputerà questo fine settimana la sua gara numero 118 con la Ferrari, con la quale ha anche ottenuto 12 pole position, 14 giri più veloci, 55 podi e 1400 punti.
    Alla vigilia dell’ultima gara del mondiale F1 2020, Sebastian Vettel ha detto: “Quella di Abu Dhabi è una pista che non è mai stata amica delle nostre vetture perciò mi aspetto una sfida complessa in vista del weekend. Mai come in questa occasione, tuttavia, voglio dare il massimo visto che sono all’ultima gara con la squadra. Spero di potermela godere e di riuscire a portare a casa il miglior risultato possibile. Questi anni trascorsi con la Scuderia Ferrari sono stati un viaggio straordinario, nel quale insieme abbiamo imparato tanto. Ci sono stati alti e bassi e siamo andati vicino a vincere il titolo per due volte. Sono riuscito a conquistare 14 vittorie, di cui vado fiero, anche se ne avrei volute di più. Questo fine settimana avrò un casco speciale per ringraziare la squadra e salutare tutti i tifosi che nei sei anni in Ferrari non mi hanno mai fatto mancare il loro supporto. L’anno prossimo indosserò degli altri colori ma questo non mi impedirà di fermarmi di tanto in tanto a parlare con gli amici che lascio in Ferrari. La loro passione e il loro entusiasmo sono una delle ragioni per le quali questo team è così speciale”. LEGGI TUTTO

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    F1, La luce di Russell non sia un pretesto per offuscare Hamilton

    Che George Russell avesse la stoffa di un potenziale fenomeno era già noto prima del suo approdo in Formula 1. Da rookie ha dominato prima la GP3 e poi la Formula 2 e con il supporto di Mercedes è sbarcato in Williams. Purtroppo la nobile decaduta della massima categoria non è esattamente la vetrina ideale per mettersi in mostra e il giovane inglese è spesso rimasto sul fondo della griglia a lottare con il compagno. Nonostante ciò, il ragazzo di King’s Lynn ha dato un assaggio delle sue doti in qualifica, entrando per nove volte in Q2 prima del Bahrein e prevalendo sempre sul compagno di squadra in due anni di attività.
    La pole position all’esordio con Mercedes gli è sfuggita per soli 26 millesimi. In gara è scattato bene dal lato sporco della pista e senza timori ha sopravanzato Bottas, per poi imporre un gran passo e involarsi verso una straordinaria vittoria. La safety car e l’errore del box hanno azzerato tutto, costringendo Russell a una gran ripartenza in cui è riuscito a sverniciare Bottas, rimasto in pista con gomma hard usata, e altre due vetture fino a raggiungere il secondo posto. Il tentato inseguimento al leader Perez è stato vanificato da una foratura, con ulteriore sosta ai box e rimonta sino al nono posto condita dal giro veloce. Al di là dell’innata velocità sul giro secco Russell ha impressionato per un approccio di graduale ricerca del limite e per una grande gestione di gara, aspetto molto più complesso da mettere a punto.
    La seconda considerazione emersa dal fine settimana di Sakhir riguarda Lewis Hamilton e il valore della Mercedes nel suo impressionante ciclo di vittorie. La prestazione di Russell non può sminuire in alcun modo il valore di un pilota che combatte all’apice da anni con un rendimento straordinario. Russell è da tempo indicato come un astro nascente della categoria, impossibilitato a mostrare il suo reale valore a causa della vettura che guida. Il fatto che non sia la Mercedes a vincere da sola è testimoniato dai risultati di Bottas, pilota tanto veloce quanto poco concreto in gara e non a suo agio nel corpo a corpo. Il finlandese ha ottenuto appena due successi nel 2020 contro le undici di Hamilton e ha appena sedici punti in più di Verstappen in campionato.

    I tifosi mascherati da giornalisti che aspettavano la grande performance di Russell non per esaltarne il valore ma per sminuire la caratura di un campionissimo come Hamilton sono partiti all’attacco, sfoderando tesi che hanno naturalmente trovato spazio solo in Italia. Il sette volte campione del mondo britannico ha regalato molte delusioni ai tifosi della Ferrari, dal 2008 sino al biennio 2017-2018 dove si è imposto contro Vettel. Ciò che però esula completamente dall’essere un esperto imparziale è cambiare il metro di giudizio a seconda dei protagonisti coinvolti. Nel 2014 quando la prorompente ascesa di Ricciardo ha costretto Vettel a migrare in Ferrari nessuno dei suddetti opinionisti ha manifestato dubbi così importanti circa il reale valore del quattro volte campione del mondo. Il suo approdo in Ferrari è stato celebrato e la stampa lo ha osannato fino alla fine del 2018. Le tesi che lo vedevano vincitore in Red Bull solo grazie alla superiorità della sua vettura sono rimaste seppellite nel passato.
    Una dinamica simile si è potuta osservare quando Verstappen ha vinto al debutto con la Red Bull nel 2016. Ricciardo non è un campione del mondo ma era comunque in piena ascesa. Il rilievo mediatico è giustamente ricaduto sull’impresa di Verstappen, che pure ha avuto bisogno di un paio di stagioni di apprendistato prima di diventare un pilota completo. Per citare un esempio più recente, Leclerc è arrivato in Ferrari da predestinato e la catena di errori di Vettel non ha comunque offuscato il talento del monegasco e le speranze che vi riversano i tifosi della Ferrari.
    Il confronto in pista tra Hamilton e Russell non è ancora avvenuto e pure i sedicenti esperti non si sono risparmiati in giudizi, strumentalizzando la rivelazione di un potenziale campione per attaccare chi è sempre stato il nemico numero uno. Vincere se non indossi la tuta rossa e se ti chiami Lewis Hamilton non può che renderti un bersaglio facile. LEGGI TUTTO

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    GP Sakhir F1 2020: la prima vittoria di Perez, in una gara incredibile!

    Sergio Perez ha vinto il Gran Premio di Sakhir! Il messicano ha ottenuto così la prima vittoria in carriera, approfittando dei problemi di Russell, autore di una gara bellissima. Primo podio in carriera per Esteban Ocon, secondo davanti a Lance Stroll a completare la festa Racing Point. Una gara bel… L’articolo GP Sakhir F1 2020: […] LEGGI TUTTO

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    F1, UFFICIALE: Russell in Mercedes al posto di Hamilton. Aitken in Williams

    Russell in Mercedes al posto di Hamilton. Aitken debutterà a Sakhir sulla Williams E’ arrivata poco fa l’ufficialità. Il pilota che sostituirà Lewis Hamilton, positivo al Covid-19, sarà George Russell. Il giovane pilota inglese della Williams ha avuto il via libera dal suo team che lo so… L’articolo F1, UFFICIALE: Russell in Mercedes al posto […] LEGGI TUTTO

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    F1, Lewis Hamilton positivo al Covid19: salterà il Gp di Sakhir in Bahrain

    Lewis Hamilton è risultato positivo al test: salterà il Gp di Sakhir in Bahrain.

    Attraverso una nota ufficiale, la Formula 1 insieme a FIA e Team Mercedes hanno fatto sapere che Lewis Hamilton è risultato positivo al Covid19. Il test è stato effettuato dopo il Gran Premio del Bahrain e in vista del prossimo appuntamento del mondiale F1 2020 che si correrà domenica prossima, sempre a Sakhir.
    Si attende ora di conoscere il nome del pilota che sostituirà l’inglese al volante della monoposto più veloce del lotto.
    Qui sotto il comunicato del Team Mercedes. LEGGI TUTTO

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    F1, Fuoco e fiamme a Sakhir: il volto spietato e reale del motorsport!

    Ogni volta che si verifica un grave incidente, il motorsport si esibisce in contorsionismi ideologici e mentali degni di una clinica psichiatrica. Da un lato i freddi, impassibili realisti, coloro i quali perseguono il buonsenso, dall’altro i moralisti e coloro i quali perdono il lume della ragione.

    L’incidente occorso a Romain Grosjean durante il primo giro del GP del Bahrain rimarrà per sempre scolpito nella memoria del pubblico appassionato e degli addetti ai lavori. Un incidente le cui dinamiche appaiono irripetibili, più uniche che rare. Sbattere contro il guard-rail interno, in quel tratto di pista, è — appunto — un evento più unico di una nevicata sulla Riviera Maya in piena estate.
    Partiamo dall’analisi tecnica, dai dati fattuali. La Haas VF-20 ha fatto il proprio dovere. E bene. La vettura realizzata dalla Dallara, all’impatto con il guard-rail, si è letteralmente disintegrata, spezzandosi in due. Un fatto normale. Scocca da una parte, retrotreno dall’altra. Normale, al contempo, che un guard-rail subisca, in tali condizioni, il danno che abbiamo avuto modo di constatare.
    L’urto è stato devastante: la monoposto condotta da Grosjean ha subito una decelerazione pressoché istantanea, passando da oltre 200 km/h (circa 220 km/h) a 0 km/h in un battito di ciglia. Il picco istantaneo di decelerazione è stato pari a 53 g.

    Nulla se messo in confronto con quanto David Purley subiva nel 1977, in occasione delle pre-qualifiche del GP di Gran Bretagna (Silverstone). In quella circostanza, la LEC CRP1-Cosworth condotta dal pilota inglese passava da una velocità di poco oltre i 170 km/h a 0 km/h in meno di 70 cm. Il picco di decelerazione era pari a circa 180 g. Purley riporta fratture multiple ma sopravvive. La LEC si era accartocciata su se stessa. Le scocche dell’epoca, ricordiamo, erano in pannelli di alluminio.
    La complessa scocca in materiali compositi della Haas (e di tutte le F1) — benché provata, scalfita e danneggiata dal tremendo urto contro il tagliente guard-rail— ha retto ottimamente; l’energia cinetica dell’impatto — nonostante la istantanea decelerazione della vettura — correttamente dissipata.
    A salvare la vita al pilota della Haas è stata, senza dubbio, la presenza dell’HALO. Il discusso dispositivo ha fatto ciò per cui è stato progettato e introdotto: proteggere la testa del pilota in questi rari incidenti. È un innegabile dato di fatto: senza HALO, verosimilmente, Grosjean non sarebbe sopravvissuto.
    Quello stesso HALO, tuttavia, che in altre circostanze può rivelarsi un autentico intralcio. Basti pensare ad un capottamento, in condizioni ben più critiche di quelle occorse a Lance Stroll in Bahrain: la struttura dell’HALO potrebbe non agevolare l’uscita del pilota dall’abitacolo in tempi rapidi. Due facce della medesima medaglia…
    Il merito, dunque, non va alla sola Dallara ma ai regolamenti FIA in fatto di costruzione della cellula di sopravvivenza, ai quali debbono sottostare tutti i costruttori impegnati in F1. Se al posto della Haas ci fosse stata una qualsiasi altra monoposto di F1, l’epilogo non sarebbe cambiato.
    Se è più che raro assistere ad un incidente in quel tratto di pista (praticamente rettilineo), è ormai altrettanto raro assistere a vetture che penetrano le maglie dei guard-rail, in disuso (o debitamente protetti da apposite barriere) nei circuiti permanenti in corrispondenza delle autentiche vie di fuga. Insomma, siamo in presenza di un incidente tanto agghiacciante quanto, oggigiorno, pressoché irripetibile. E, in quanto tale, legittimamente impressionante.
    E non deve nemmeno sconvolgere l’incendio propagatosi violento e potenzialmente mortale a seguito del micidiale impatto. Un simile urto — senza tanti giri di parole — disintegra la vettura: un mix incandescente e altamente infiammabile di carburante (miscela alcol-benzina), olio motore, lubrificanti, componenti elettriche, accumulatori di energia (ad iniziare dalle batterie del sistema ERS…) capace di innescare una autentica esplosione. In questo caso, non ci sono prove crash e prove a carico statico che tengano.
    A tal proposito, occorre mettere in discussione le motorizzazioni ibride, inutilmente rischiose e mal gestibili sotto molti aspetti. Motorizzazioni emanazione della demagogia “ambientalista-elettrificata” oggi in voga (e quindi difficilmente sacrificabili…) ma che, concretamente, non aggiungono nulla ai contenuti tecnici della F1.
    Persino il più che sicuro serbatoio del carburante adottato in Formula 1 può subire ingenti danni a seguito di un simile impatto. Qui, trovate i principali articoli estrapolati dal Regolamento Tecnico F1 2020 inerenti al serbatoio del carburante.
    Le indagini FIA saranno approfondite. Vedremo se e quali modifiche verranno apportate alle monoposto di F1 e ai circuiti, in particolare ai guard-rail e al loro posizionamento. Parliamo di modifiche: non sempre, infatti, queste modifiche si sono tradotte e si traducono in migliorie, specie quando in ballo vi è la sicurezza o presunta tale. Il rischio — alto — è la tipica, classica isteria collettiva, la quale ha già prodotto uno scadimento del “prodotto” Formula 1 e, più in generale, del motorsport. Il rischio di “deriva demagogica” è, in questi casi, molto alto. E chi ha vissuto appieno i mesi, gli anni post Imola 1994 sa bene a cosa ci riferiamo…
    Insomma, solo per citare un esempio, dalle vie di fuga più ampie all’assillo degli odiosi “track limits” è un attimo…
    I gravi incidenti scatenano polemiche, alzano polveroni, spesso ingiustificati. Ma, specie oggi, fanno tornare coi piedi per terra. Stiamo vivendo, infatti, un momento storico nel corso del quale le cronache della F1 (ma più in generale del motorsport) vengono letteralmente ridicolizzate e quotidianamente svilite da appassionati, tanto giovani quanto improvvisati e sprovveduti cronisti e addetti ai lavori stessi.
    Cronache che ci raccontano solo ed esclusivamente di inflazionati e tristi meme, di cani che attraversano la pista, di Roscoe e compari umanizzati protagonisti delle frivole, stucchevoli, patetiche vicende social di piloti e team, di glamour, di “outfit” alla moda, di treccine e tatuaggi, di piloti sempre meno piloti e sempre più “influencer”, di frasi fatte, di sedicenti e strumentali battaglie sociali, di finti, paraculi e artefatti hashtag, di caschi speciali, di arcobaleni e altre amenità.
    No, signori, non ci siamo. Il motorsport non è una partita di ping pong, non è una pagina social tutta apparenza e zero sostanza, non è il palcoscenico del sudicio politicamente corretto imperante.
    Il motorsport è una cosa tremendamente seria. Sì Svago, sì passione, sì divertimento, sì festa, ma tutto inscritto in una cornice unica, inimitabile, che solo altri pochi sport possono sfoggiare e vantare: uomini e macchine che sfidano i propri limiti, uomini che giocano a dadi con la morte.
    La prova di questo “politicamente corretto” imperante è quanto dichiarato da Daniel Ricciardo. Il pilota della Renault, infatti, denuncia l’eccessiva “spettacolarizzazione” dell’incidente occorso a Grosjean. La regia, secondo l’opinabile opinione dell’australiano, avrebbe indugiato troppo a lungo con i replay dell’incidente.
    La realtà, però, non è quella descritta da Ricciardo. Esiste, infatti, un diritto di cronaca. Un sacrosanto diritto di cronaca. Il motorsport, che piaccia o no, contempla incidenti, anche cruenti, anche mortali. Circostanze che vanno documentate, al pari di un podio, di un pit-stop o di un semplice testacoda.
    Ma è la stessa regia internazionale a cadere nella (parziale e iniziale) censura. I filmati relativi all’incidente, infatti, sono stati trasmessi solo quando Grosjean è uscito illeso dai rottami della propria Haas.
    Domanda: e se Grosjean fosse deceduto, non avremmo mai visto alcun filmato o alcuna foto? Questa si chiama censura. Ingiustificabile censura.
    L’incidente di Grosjean costituisce un aspetto tanto spietato quanto reale del motorsport. Un aspetto sovente dimenticato, soffocato dalla frivolezza delle odierne cronache, da vetture che sembrano indistruttibili, da piloti che troppo spesso sembrano fluttuare in un mondo patinato fatto solo di Instagram, scenette social, vuoti slogan e caschi speciali, da circuiti sempre più sicuri, molti dei quali anonimi, persino stucchevoli e noiosi tanto riescono a perdonare il minimo errore di guida.
    La sicurezza (come, purtroppo, la demagogia…) ha fatto passi da gigante. Si chiama progresso, evoluzione tecnologica. Come sempre avvenuto: è sufficiente contestualizzare le varie epoche per afferrare tale, basilare concetto. Il concetto di sicurezza non nasce nel 1994 né con HALO.
    In passato, il rischio di rimetterci la pelle era innegabilmente più alto rispetto ad oggi. Abbiamo tutti negli occhi le immagini, le foto degli incidenti occorsi a Lorenzo Bandini, Jo Schlesser, Jochen Rindt (il cui incidente mortale presenta affinità con quanto accaduto a Grosjean), Jo Siffert, Roger Williamson, Niki Lauda, Ronnie Peterson, Riccardo Paletti, Gerhard Berger, solo per citare i più ricorrenti, indelebili momenti di una Formula 1 così amata e rimpianta quanto maledettamente spietata.
    Il fuoco, in particolare, costituiva un ricorrente demone.
    Incidenti che hanno portato via con sé vite. Incidenti gravi che, al contrario, hanno avuto lieti fini. Lauda, miracolato in quel del Nürburgring grazie al tempestivo intervento di alcuni, valorosi colleghi; Berger, scampato al rogo di Imola 1989 (vettura spezzata in due); Michele Alboreto, anche lui “vittima” del Tamburello (vettura disintegrata e incendio) nel corso di alcuni test nel 1991 (Footwork FA12).
    Ma anche il già citato David Purley, colui il quale nel 1973 cerca — invano — di salvare la vita a Williamson e, nel 1977, esce vivo da uno degli incidenti più cruenti e devastanti che la storia della F1 ricordi. Contrariamente a quanto si pensi, anche in passato si poteva uscire vivi da incidenti potenzialmente mortali.
    Frivolezza, incontenibile voglia di ridicolizzare: ed ecco che anche l’incidente di Grosjean è, in queste ore, terreno fertile per cuoricini, lacrimevoli emoji, frasi fatte, strampalate analisi tecniche e storiche che lasciano il tempo che trovano in salsa “se c’era HALO, Tom Pryce non sarebbe morto”.
    I dati fattuali sono pochi e ben individuabili.
    1) Le odierne vetture da competizione (F1 comprese) sono altamente sicure grazie ad un continuo (e in questo senso apprezzabile perché sensato e mirato) lavoro sui materiali e sulle prove crash e a carico statico.
    2) Il motorsport era, è e sempre sarà uno sport in cui la “componente rischio” non potrà mai essere eliminata e azzerata. E, detto senza peli sulla lingua, è un bene.
    3) L’incidente di Grosjean rientra in quella categoria di circostanze più uniche che rare. Imponderabili, non prevedibili, non gestibili secondo una reiterata e scientifica casistica. Come la morte di Senna, la quale è stata solo ed esclusivamente frutto di un “accidente” unico nella storia del motorismo, un “accidente” che nulla aveva a che fare con le prestazioni e la sicurezza delle allora vetture. Ma la demagogia, si sa, ha cavalcato questo tragico evento…
    4) HALO ha salvato la vita di Grosjean. Se da un lato questo dispositivo di sicurezza risulta, sotto molti aspetti, controverso e ancora lungi dall’essere perfetto (il traguardo, probabilmente, è arrivare ad abitacoli integralmente chiusi e ben integrati al resto della vettura come avviene per i Prototipi), in simili circostanze può rivelarsi determinante. Un dispositivo certamente non bello a vedersi, poco (o per nulla) utile contro detriti che possono penetrare attraverso le ampie aperture ma, senza dubbio, ben concepito e salvifico in simili pur rare circostanze.
    Analisi, controanalisi, moviole, sentenze. La speranza è che si giunga ad una semplice, elementare, logica conclusione: Motorsport is dangerous. Prendere o lasciare. LEGGI TUTTO

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    GP Bahrain F1 (Gara): Hamilton vince nel giorno del miracolo di Grosjean

    Il 29 novembre potrebbe diventare seriamente la giornata del Santo patrono dei piloti, ed il motivo principale di questa investitura, tutt’altro che blasfema, ha un nome e cognome: Romain Grosjean. Il francese, vittima di un terribile incidente nelle fasi iniziali del Gran Premio del Bahrain, … L’articolo GP Bahrain F1 (Gara): Hamilton vince nel giorno […] LEGGI TUTTO