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    Chi è Carlos Sainz, il nuovo pilota della Scuderia Ferrari per il mondiale F1 2021

    Carlos Sainz Vazquez De Castro è il figlio di uno dei rallisti più forti del mondo, Carlos Sainz Cenamor, campione del mondo nel 1990 e nel 1992. Dal padre ha preso la passione per il motorsport, ma a stradine e sterrati ha preferito la pista, fin dai tempi del kart dove debutta all’età di undici anni.
    L’ESORDIO DI CARLOS SAINZ IN MONOPOSTO
    L’esordio in monoposto è datato 2010, quando è impegnato in Formula BMW e conquista la sua prima vittoria a Silverstone con il team EuroInternational. L’anno seguente è in Formula Renault dove con dieci affermazioni si porta a casa il titolo nella Northern European Cup insieme al team Korainen Motorsport. Nel 2012 passa alla Formula 3 europea con il team Carlin con il quale conquista una gara a Spa-Francorchamps ed è quinto in campionato. L’anno seguente è in Formula Renault 3.5 dove vince il titolo 2014 sotto le insegne del team DAMS con sette vittorie e altrettante pole position precedendo il francese Pierre Gasly.
    L’ESORDIO DI CARLOS SAINZ IN F1
    Questo successo gli spalanca le porte della Formula 1 nella quale esordisce nel Gran Premio d’Australia 2015 centrando subito i primi punti iridati della carriera al volante della Scuderia Toro Rosso, nella quale si ritrova compagno di squadra Max Verstappen. Farà altri 16 punti in quella stagione per piazzarsi al 15° posto nella classifica finale. L’anno seguente fa il suo primo incontro con la Ferrari, dal momento che la sua Toro Rosso è spinta dalle power unit di Maranello. Carlos è 12° nel Mondiale con 46 punti, mentre nel 2017 entra nei primi dieci terminando al nono posto al termine di un campionato in continua crescita che per le ultime quattro gare lo vede passare dalla Toro Rosso alla Renault, squadra nella quale Carlos trascorre la stagione 2018. Con il team francese lo spagnolo è decimo in campionato e il risultato di maggior prestigio che ottiene è un quinto posto in Azerbaigian.
    IL PASSAGGIO DI CARLOS SAINZ IN MCLAREN
    Nel 2019 si lega alla McLaren con la quale è autore di un’annata solida che lo vede concludere al sesto posto e conquistare il suo primo podio nel rocambolesco Gran Premio del Brasile. Nello scorso campionato è rimasto nella squadra britannica confermandosi in sesta posizione nella classifica assoluta e sfiorando la sua prima vittoria nel Gran Premio d’Italia, quando ha concluso secondo nella scia del vincitore Gasly. Pilota straordinariamente concreto, Carlos sa estrarre sempre il massimo dalla vettura ed è noto nell’ambiente per la sua capacità di aiutare i tecnici nello sviluppo della monoposto.
    Sainz è il terzo pilota spagnolo ad essere ingaggiato per la Formula 1 dalla Scuderia Ferrari dopo Fernando Alonso (96 GP con il team tra 2010 e 2014) e Alfonso de Portago (5 GP tra il 1956 e il 1957). Il team di Maranello ha avuto anche due collaudatori spagnoli: Pedro de la Rosa e Marc Gené. LEGGI TUTTO

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    F1, Alpine: un rilancio tra tanto marketing e poca sostanza!

    Il 2021 della Formula 1 sarà l’anno dei grandi Marchi, di nomi roboanti, di autentici miti dell’automobilismo. Peccato che, al di là del tanto pomposo quanto rancido marketing, la sostanza latiti. Alfa Romeo Racing, Aston Martin F1 Team, Alpine F1 Team.
    Tre team che, assieme alle ormai storiche scuderie Ferrari, McLaren, Williams e Mercedes, danno lustro alla Formula 1. Ma è davvero così? Si tratta, invero, di scatole vuote, di attraenti confezioni prive, però, di reali contenuti.
    Come tutti sappiamo, le Alfa Romeo F1 (dalla C38 del 2019 alla C40 del 2021) sono realizzate dalla (nobilissima) Sauber (la sigla “C” non mente…) e motorizzate Ferrari. Le debuttanti Aston Martin-Mercedes affidate a Sebastian Vettel e Lance Stroll sono Racing Point (ex Force India, solo per citare la scuderia più recente in ordine di tempo) sotto mentite spoglie.
    Il medesimo discorso vale per il debuttante Alpine F1 Team. La Renault è impegnata, dal 2012, nel rilancio del Marchio Alpine. Fondata nel 1955 a Dieppe da Jean Rédélé, la Société Anonyme des Automobiles Alpine è da sempre legata, indirettamente o direttamente, a Renault. Il sodalizio si salda ufficialmente già negli Anni ’60, quando Alpine e Renault stringono una esplicita collaborazione tecnica.
    E si sa, il pesce grande finisce per mangiare quello piccolo. Renault, gradualmente, allunga e serra i propri tentacoli attorno alla Alpine, sino a prenderne il controllo.
    Già nei primi Anni ’70, il costruttore di Dieppe barcolla, in crisi di vendite nonostante gli ottimi risultati sportivi. Nel 1973, infatti, grazie ai successi colti da Jean-Claude Andruet, Jean-Luc Thérier, Bernard Darniche e Jean Pierre Nicolas si aggiudica il Campionato del Mondo Rally. La vettura è la iconica Alpine A110, i cui motori Renault vengono maggiorati sino a 1800 cc.
    Nel medesimo anno, avviene la definitiva fusione con Renault. La produzione di vetture GT stradali continua sino al 1995 (l’ultimo modello è la A610, realizzata dal 1991 al 1995). La produzione di serie riprende nel 2017, allorché viene lanciata sul mercato la nuova edizione della A110, dalla quale è nata una competitiva versione da corsa di classe GT4.
    La vita sportiva della Alpine — parimenti a quella legata alla produzione di serie — si può dividere in due periodi: quello pre-Renault e quello post acquisizione da parte della Casa di Boulogne-Billancourt.
    Storia sportiva ricca di trionfi quella della Alpine, sviluppatasi tra ruote coperte e vetture monoposto. Molteplici i successi e gli ottimi piazzamenti colti con vetture Sport-Prototipo nelle più importanti gare di durata internazionali.
    Ad iniziare, ad esempio, dai trionfi ottenuti alla 24 Ore di Le Mans nel biennio 1966-1967. In quelle edizioni della corsa della Sarthe, le ufficiali Alpine A210 concludono rispettivamente al 9° posto assoluto (1° di classe P 1300, equipaggio composto da Henri Grandsire/Leo Cella) e al 13° posto assoluto (1° di classe P 1600, equipaggio composto da Mauro Bianchi/Jean Vinatier).
    Piovono allori e consensi. Negli Anni ’60, Alpine inizia a dedicarsi alla Formula 3. Ron Tauranac svolge consulenze progettuali: non è un caso che le monoposto Alpine di questo periodo siano fortemente imparentate con le Brabham di pari epoca. È il 1964 quando Henri Grandsire vince il Campionato Francese di Formula 3.
    Nel biennio 1971-1972, la Alpine porta a casa altri due campionati francesi di F3, grazie rispettivamente a Patrick Depailler (Alpine A360-Renault) e Michel Leclère (Alpine A364). Sempre nel 1972, Depailler si aggiudica l’importante GP di Monaco di F3, al volante della ufficiale Alpine A364-Renault.
    Formula 3 e, ovviamente, Formula 2. Le bellissime e originali Alpine progettate da André de Cortanze sono ammirate ed apprezzate. Nel 1973, Depailler conclude al 3° posto il Campionato Europeo di Formula 2 al volante della Elf 2 (Alpine A367)-Ford DBA. L’anno successivo, le rinnovate Elf 2 (Alpine A367) motorizzate BMW consentono a Jean-Pierre Jabouille, Michel Leclère e Patrick Tambay di ben figurare nell’Europeo di categoria. L’impegno in F2 (le vetture sono ribattezzate Elf-Renault) culmina nel successo di Jean-Pierre Jabouille nel 1976 al volante della Elf/Alpine 2J-Renault.
    L’attività nelle categorie riservate alle monoposto a ruote scoperte è affiancata dall’impegno nell’Endurance. Le biposto Alpine macinano ottimi risultati e successi.
    È ancora Le Mans a portare in casa Alpine fortuna e gloria. Nel 1978, l’edizione della celebre 24 Ore è vinta dalla Alpine A442B #4423 (Equipe Renault Elf Sport) di classe Gruppo 6 Sport +2000, condotta da Didier Pironi/Jean-Pierre Jaussaud. Il bel Prototipo “bubble top” francese — provvisto di minigonne a spazzola, come quelle proposte dalla Lotus in F1 — è azionato dal 6 cilindri in V di 90° Gordini-Renault, di 1996 cc e sovralimentato mediante singolo turbocompressore. Alpine e Renault, con tenacia e quel pizzico di fortuna che a Le Mans non guasta mai, piegano lo squadrono Martini Racing Porsche System.
    Gordini, appunto: un altro celebre Marchio — fondato dall’italiano Amedeo Gordini — entrato sin dagli Anni ’50 nell’orbita Renault dopo aver militato nell’orbita Simca. Un Marchio, Gordini, celebre e rinomato per la progettazione ed elaborazione di motori (Marchio impegnato con ottimi risultati in F1 negli Anni ’50) ma che Renault (statale) ha gradualmente cancellato dal palcoscenico motoristico.
    L’ultima apparizione alla 24 Ore di Le Mans di una autentica Alpine risale al 1994. In quell’edizione, la Société Legeay Sports Mécanique schiera una A610-Renault V6 3000 cc Turbo nella classe GT2. L’esito della corsa è positivo: Benjamin Roy/Luc Galmard/Jean-Claude Police conducono la bella GT francese al 13° posto assoluto, 5° di classe.
    Il recente passato ed il presente parla di altre vetture Sport-Prototipo battezzate Alpine. In realtà, le moderne Alpine A450, A450B, A460 e A470 altro non sono che i modelli Oreca 03, 05 e 07 (tutti di classe LMP2) rimarchiati e gestiti dal team Signatech Alpine. Anche la Alpine LMP1 motorizzata Gibson che prenderà parte al World Endurance Championship 2021 è realizzata dalla Oreca.
    Alpine A350 e A500, ad un passo dalla Formula 1
    La Alpine medita, sin dagli Anni ’60, l’approdo in Formula 1. Elf e Renault (ossia, lo Stato francese) sollecitano la Alpine circa la realizzazione di una monoposto di F1. A progettare la vettura, col supporto dei tecnici Michelin, è Richard Bouleau. Nasce la interessante Alpine A350. Siamo tra il 1967 ed il 1968.
    La peculiarità tecnica della vettura risiede nelle sospensioni, semi-indipendenti. Una soluzione atta a ridurre il rollio in curva così da mantenere quanto più “piatto” possibile l’assetto della monoposto.
    Ad azionare la vettura è il rinnovato Gordini-Renault V8, un 3000 cc aspirato erogante poco più di 300 CV, alimentato mediante 4 carburatori Weber doppio corpo. Un motore (stiamo parlando del Gordini T62) che troverà spazio nelle gare Endurance (spinge, infatti, con discreto successo ma per breve periodo i Prototipi Alpine A211 e A220) ma ormai obsoleto per la F1.
    Soprattutto, è la scarsa potenza ad allarmare i vertici Alpine e Renault. Potenze dell’ordine dei 310 CV nulla possono contro cavallerie dell’ordine dei 400-415 CV dei V8 Cosworth DFV, dei Ferrari V12, dei Maserati V12, dei BRM H16 e V12, del Weslake V12, degli Honda V12 e dei Matra V12. Il Gordini risulta persino meno potente del V8 Repco.
    I riscontri in pista della Alpine A350 sono controversi. A testarla è Mauro Bianchi. Se sul fronte ciclistica e telaistica la vettura sembra promettente, non si può dire lo stesso per quanto concerne il motore, eccessivamente fiacco per la F1. La storia racconta che la vettura stava per essere iscritta al GP di Francia del 1968. Una corsa, tuttavia, che la Alpine A350 non disputerà mai. Il solo esemplare di A350 viene smantellato.
    Ma la Formula 1, nonostante l’insuccesso della A350, rimane tra i piani della Alpine. E della Renault.
    A partire dagli Anni ’70, e specie dopo la definitiva acquisizione da parte della Renault, Alpine diviene il “braccio armato” sportivo della Renault stessa. Le vetture — Sport-Prototipo e formula — realizzate dalla Alpine vincono ovunque. La Renault, tuttavia, vuole imporre il proprio nome. La Renault, infatti, dopo aver vinto coi motori Gordini-Renault (e telai Alpine) in F3, in F2, nell’Endurance e nelle ruote coperte, punta alla Formula 1. L’obiettivo è chiaro: vincere con una propria vettura spinta dal nuovo V6 Turbo.
    Tra il 1975 ed il 1976, Alpine e Renault-Gordini partoriscono la Alpine A500. A curare il progetto e la realizzazione della vettura vi sono André de Cortanze, François Castaing e Marcel Hubert, figure che poi comporranno l’ossatura tecnica del debuttante Equipe Renault Elf a partire da quel GP di Gran Bretagna 1977. 
    La monoposto si presenta compatta e, come da tradizione Alpine, molto interessante e originale. Il cuore della vettura è il motore: si tratta del 6 cilindri in V di 90° Turbo (1 singolo turbocompressore). Questo propulsore sovralimentato trae vita dai V6 aspirati già in uso con successo su vetture Formula e Sport Alpine.
    Convertito in Turbo, il V6 — in varie versioni e cilindrate — coglierà successi nelle gare Endurance, tra cui la già citata 24 Ore di Le Mans 1978. Più tardi, anche BMW e Hart trasformeranno ed elaboreranno i propri motori aspirati in turbocompressi da destinare alla F1.
    Il V6 Turbo presenta, come da regolamento, una cilindrata massima di 1500 cc. Il singolo Turbo Garrett è posizionato centralmente a valle del motore e riceve aria mediante una presa d’aria a periscopio posta sul lato destro della vettura. Le due prese d’aria dinamiche poste immediatamente a valle del roll-bar alimentano lo scambiatore di calore, collocato davanti al motore, molto incassato e nascosto (come sui Prototipi Alpine). Questa impostazione generale è — assieme a quella alternativa, ossia prese d’aria per l’intercooler integrate nella parte alta delle fiancate — mantenuta anche sulle prime Renault di F1, prima della introduzione del doppio turbocompressore con la RS10 del 1979.
    Particolarmente complesso e poco razionale risulta il “gioco” di tubazioni in aspirazione e scarico (wastegate comprese). Sulle Renault, infatti, possiamo osservare una disposizione più ordinata di questi organi. I dischi posteriori sono, seguendo una impostazione molto in voga in quegli anni, collocati entrobordo.
    La Alpine 500 non disputerà mai un GP di F1. I test, condotti da Jabouille, non promuovono la vettura, ancora acerba. I problemi dei primi motori Turbo di F1 si presentano evidenti: surriscaldamenti, un eccessivo Turbo-lag, una potenza — dell’ordine dei 500 CV — tutt’altro che irresistibile se raffrontata ai 3000 cc aspirati di pari epoca.
    Il potenziale, ad ogni modo, c’è. Le soluzioni della Alpine 500 verranno riprese e cesellate per dar vita alla Renault RS01, prima vettura di F1 azionata da un motore Turbo. La gialla vettura debuttante nel 1977 — tanto nella versione a muso stretto quanto in quella a muso largo e carenante — non nasconde la parentela con la Alpine A500, specie nel muso e nella inconfondibile rastremazione delle fiancate.
    Nei fatti, possiamo affermare che la Renault RS01 attiva tra il GP di Gran Bretagna 1977 ed il GP del Belgio 1979 è una versione riveduta, corretta ed ulteriormente elaborata ed aggiornata della embrionale Alpine A500.
    Il Marchio Alpine, dunque, farà il proprio ingresso in F1 nel 2021. Ovviamente si tratta del Renault DP World F1 Team con nome diverso. Fernando Alonso ed Esteban Ocon sono i piloti destinati a portare in gara la futura Alpine-Renault di F1.
    Nuovi adesivi, una nuova livrea, un team dal nuovo nome. Marketing, ma nulla più. Una costante sempre più ramificata e salda nel moderno motorsport. LEGGI TUTTO

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    F1, Il commento di Flavio Briatore su Davide Brivio in Renault: L’inesperienza non è un problema!

    Si attende solo l’ufficialità dell’approdo di Davide Brivio nel Team Alpine F1 (ex Renault). Il commento di Flavio Briatore.

    In una nota stampa pubblicata dal Team Suzuki di MotoGP si legge: “Dopo otto anni alla guida del Team Suzuki Ecstar nel ruolo di Team Manager, Davide Brivio e Suzuki annunciano la fine della loro collaborazione. L’italiano è presente nel paddock del Campionato del Mondo di MotoGP da più di 20 anni ed è in Suzuki dal 2013. Ha ricoperto la posizione di Team Manager quando Suzuki ha intrapreso il nuovo progetto in MotoGP, ed è rimasto al suo posto per tutta l’ascesa verso il successo, quest’anno coronato dall’incredibile vittoria del titolo di Campione del Mondo conquistato da Joan Mir e del titolo costruttori per il Team Suzuki Ecstar”.
    Brivio passa dalla MotoGP alla F1, dalla Suzuki alla Renault che correrà dal 2021 con il brand Alpine. L’ingaggio pare sia stato fortemente voluto dal nuovo responsabile di Renault, l’italiano Luca De Meo che di Brivio ha profonda stima sin fa quando FIAT era sponsor e partner del Team Yamaha in MotoGP con Valentino Rossi.
    Brivio dovrebbe ricoprire il ruolo di CEO del Team e si troverà a dover gestire una squadra ufficiale con un pilota di peso come Fernando Alonso. Lo spagnolo è ancora gestito da Flavio Briatore che ha voluto commentare così la notizia: “In fondo di tratta sempre di gestire uomini e l’importante è avere una macchina che vada forte”.
    Ricordando il suo esordio in F1 a capo della Benetton, Briatore ha anche aggiunto: “Non avevo mai visto nemmeno una gara e poi ho vinto 7 Mondiali. Non credo ci sia da aggiungere altro e auguro a Brivio di fare altrettanto. Di certo se la Renault lo ha scelto ci saranno molte buone ragioni, per cui sono certo che l’inesperienza non sarà un problema”. LEGGI TUTTO

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    F1 2021, In forse il primo Gran Premio del Mondiale in Australia

    L’inizio del Campionato Mondiale 2021 di Formula 1 potrebbe slittare di una settimana. La gara inaugurale in Australia potrebbe essere cancellata per via del Covid-19 e delle restrizioni molto severe per l’ingresso nel Paese.

    Il 21 marzo 2021 era la data indicata nel Calendario F1 per il via della nuova stagione. Da quanto abbiamo appreso però la trasferta del Circus della F1 in terra australiana potrebbe essere a rischio a causa del perdurare della pandemia da Coronavirus e soprattutto per le stringenti norme per l’ingresso in Australia.
    Il Campionato Mondiale di Formula 1 vedrebbe quindi il via in Bahrain, il week end del 26, 27 e 28 Marzo. Alla luce di questo anche i test F1 in programma inizialmente a Barcellona a inizio Marzo (leggi qui il programma e gli orari), potrebbero subire uno spostamento, sia di data che di sede. La location alternativa sarebbe proprio il Bahrain, sede poi della prima gare mondiale.
    Qui sotto il calendario aggiornato dei primi 5 appuntamenti del Campionato F1 2021 e quello dei test.

    Data GRAN PREMIO
    21 Marzo Gp Australia, Melbourne
    28 Marzo Gp Bahrain, Sakhir
    11 Aprile Gp Cina, Shanghai
    25 Aprile Gp TBC
    09 Maggio Gp Spagna, Barcellona

    // VAI AL CALENDARIO COMPLETO F1 2021 //
    Calendario Test F1 2021 (ancora da confermare)

    2 marzo – Barcellona – 9:00-13:00 – 14:00-18:00 | TBC
    3 marzo – Barcellona – 9:00-13:00 – 14:00-18:00 | TBC
    4 marzo – Barcellona – 9:00-13:00 – 14:00-18:00 | TBC

    16 marzo – Bahrain – 9:00-13:00 – 14:00-18:00 | TBC
    17 marzo – Bahrain – 9:00-13:00 – 14:00-18:00 | TBC
    18 marzo – Bahrain – 9:00-13:00 – 14:00-18:00 | TBC LEGGI TUTTO

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    Costruttori F1 2020: la classifica dei compensi dei 10 team, tra premi e bonus

    La Mercedes vince in pista ma è la Ferrari a raccogliere di più da Liberty Media grazie a due bonus milionari. La classifica dei compensi dei 10 team F1.

    Il Campionato Mondiale F1 2020 si è concluso con la vittoria della Mercedes che, nella classifica riservata ai Costruttori, ha preceduto Red Bull e McLaren. Stagione “amara” per la Scuderia Ferrari che si è “dovuto accontentare” del quinto posto finale, dietro anche a Racing Point e Renault.
    Come sappiamo la classifica costruttori stabilisce anche l’ammontare dei premi che Liberty Media distribuisce ai 10 Team che partecipano al mondiale. Oltre 120 milioni di dollari vanno al vincitore del titolo mentre sono poco più di 50 quelli che spettano all’ultimo in classifica.
    Oltre ai premi standard, sono previsti due tipi di bonus: uno “storico“, per i team che sono presenti in Formula 1 da più anni e uno esclusivo per la Ferrari , unico team che ha sempre preso parte al mondiale.
    Sommando il premio e i due bonus, la Ferrari risulta il Costruttore con l’introito maggiore pari a 150 milioni di dollari. Alle sue spalle la Mercedes con 145 milioni, Red Bull con 132, McLaren con 115, Racing Point con 100 e via via tutti gli altri con compensi tra i 50 e i 100 milioni di dollari.
    Grazie al bonus Ferrari, la Scuderia di Maranello riceverà quest’anno più denaro di tutti gli altri Team da Liberty Media.
    Costruttori F1 2020: la classifica dei compensi dei 10 team, tra premi e bonus

    # Costruttore Premio | Bonus-Storico | Bonus-Ferrari
    1. Ferrari 85 15 50
    2. Mercedes 124 21
    3. Red Bull 116 16
    4. McLaren 108 7
    5. Racing Point 100 –
    6. Renault 92 5
    7. AlphaTauri 77 –
    8. Alfa Romeo 69 –
    9. Haas 61 –
    10. Williams 53 6

    Dati: AMuS LEGGI TUTTO

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    F1, La ”maledizione” dei vincitori della Formula 2

    La “Mick Schumacher mania” è già iniziata. Il figlio d’arte, come noto, disputerà quest’anno la sua prima stagione in Formula 1, in seno all’Haas F1 Team. Un traguardo importantissimo, ideale prosieguo della carriera del padre. A 30 anni di distanza dal debutto in F1 di Michael Schumacher, ecco l’approdo in F1 di Mick.
    Mick Schumacher si presenta in F1 da vincitore del 2020 FIA Formula 2 Championship (nel 2018 vinceva l’ultima edizione del FIA Formula 3 European Championship). Il pilota del Prema Racing ha totalizzato 215 punti, 14 in più dell’inglese Callum Ilott, alfiere dell’UNI-Virtuosi Racing. Schumacher è stato protagonista di una stagione regolare e accorta. Nell’economia del campionato, infatti, hanno pesato i due ritiri di Ilott contro il solo ritiro di Schumacher in quel del Red Bull Ring (Gara 2). Due le vittorie conquistate da Schumacher (Gara 1 Monza, Gara 1 Sochi), tre quelle ottenute da Ilott.
    Il Mondiale di F1 2021 vedrà il debutto di altri due piloti provenienti dalla Formula 2: il giapponese Yuki Tsunoda ed il russo Nikita Mazepin. Il primo sarà al volante della Alpha Tauri AT02, il secondo vestirà i panni di compagno di scuderia di Schumacher alla Haas. Entrambi molto veloci, hanno costantemente occupato le vette della classifica del 2020 FIA Formula 2 Championship. Tsunoda (Carlin Motorsport) ha chiuso il campionato in terza posizione (200 punti, 3 vittorie), Mazepin (Hitech Grand Prix) è andato ad occupare la quinta posizione finale (164 punti, 2 vittorie).
    Da molti, Mick Schumacher è indicato quale futuro campione del mondo di F1. Un ennesimo “predestinato”. Una valutazione, allo stato attuale delle cose, alquanto frettolosa, frutto solo ed esclusivamente di un cognome “ingombrante” e di essere a libro paga Ferrari.
    Non è tutto. Schumacher deve fare i conti con una autentica “maledizione”: chi ha trionfato in Formula 2 (e successivamente in Formula 3000) non ha mai vinto il Mondiale di F1. Sino ad adesso…
    Lewis Hamilton e Nico Rosberg: sono loro i soli piloti ad aver vinto sia la serie cadetta (denominata, dal 2005 al 2016, FIA GP2) sia il titolo Piloti di F1. Rosberg trionfa nel 2005, Hamilton nel 2006. Due eccezioni che, appunto, confermano la regola.
    Nemmeno le tante serie susseguitesi e accavallatesi tra la fine degli Anni ’90 ed il 2017 (ci riferiamo alle molteplici serie di F3000, AutoGP e World Series by Nissan/Formula Renault 3.5/World Series Formula V8) hanno spezzato la maledizione.
    E nemmeno la vittoria di Fernando Alonso nell’Euro Open MoviStar by Nissan (1999) può considerarsi “valida”, giacché la serie non era realmente cadetta alla F1. Nel 2000, infatti, Alonso partecipa all’International Formula 3000 al volante della Lola B99/50-Zytek del Team Astromega, giungendo 4°.
    Anche gli ottimi campionati giapponesi susseguitesi dal 1973 (Formula 2000, Formula 2, Formula 3000, Formula Nippon, Super Formula), sebbene abbiano partorito eccellenti piloti, non hanno mai — per così dire — concesso il bis. Il vincitore di queste serie, infatti, non ha mai conquistato il titolo Piloti di F1.
    La Formula 2 vanta un passato a dir poco glorioso. Sono vetture Formula 2, in assenza di sufficienti vetture F1, a contendersi il titolo Mondiale Piloti nel biennio 1952-1953. Sono anni in cui la Ferrari 500 ed Alberto Ascari trionfano a mani basse.
    Nel 1967, viene ufficialmente istituito il Campionato Europeo di Formula 2. Dal 1967 al 1971, le monoposto debbono essere azionate da motori aspirati derivati dalla serie (almeno 500 esemplari costruiti nell’ultimo anno), frazionamento massimo fissato a 6 cilindri e di cilindrata compresa tra 1300 cc e 1600 cc.
    Nel 1972, la cilindrata dei motori sale sino a 2000 cc e gli esemplari realizzati debbono toccare almeno quota 1000, per poi scendere a 100 dal 1973 al 1975. Dal 1976 al 1984, sono ammessi anche motori “pure racing”, ossia non derivati dalla serie, ma sempre aspirati di 2000 cc e massimo 6 cilindri.
    Il primo campione europeo di Formula 2 è Jackie Ickx, al volante delle Matra MS5 e MS7, gestite dal Matra International di Ken Tyrrell e spinte dal 4 cilindri in linea Ford-Cosworth FVA.
    Campionati accesi, circuiti di prim’ordine, una varietà tecnica non seconda a quella riscontrabile nella allora F1, un irresistibile mix di team privati ed ufficiali (i medesimi impegnati in F1), scuderie che poi entreranno in F1, piloti tanto poliedrici quanto talentuosi.
    Al pilota belga succedono Jean-Pierre Beltoise (1968, Matra MS7-Cosworth FVA, Matra Sports), Johnny Servoz-Gavin (1969, Matra MS7-Cosworth FVA, Matra International), Clay Regazzoni (1970, Tecno 69 e 70-Cosworth FVA, Tecno Racing Team), Ronnie Peterson (1971, March 712M-Cosworth FVA, Smog/March Engineering), Mike Hailwood (1972, Surtees TS10-Cosworth FVA, Team Surtees; nello stesso anno, Niki Lauda vince il John Player British Formula 2 Championship ed Emerson Fittipaldi il Torneio Internacional de Formula 2 do Brasil), Jean-Pierre Jarier (1973, March 732-BMW, March Engineering), Patrick Depailler (1974, March 742-BMW, March Engineering), Jacques Laffite (1975, Martini Mk 16-BMW, Écurie Elf Ambrozium), Jean-Pierre Jabouille (1976, Elf/Alpine 2J-Renault, Equipe Elf), René Arnoux (1977, Martini Mk 22-Renault, Écurie Renault Elf), Bruno Giacomelli (1978, March 782-BMW, March Racing), Marc Surer (1979, March 792-BMW, Polifac BMW Junior Team), Brian Henton (1980, Toleman TG280/280B-Hart, BP/Toleman Group Motorsport), Geoff Lees (1981, Ralt RH6-Honda, Ralt Racing Ltd), Corrado Fabi (1982, March 822-BMW, March Racing Ltd), Jonathan Palmer (1983, Ralt RH6-Honda, Ralt Racing Ltd), Mike Thackwell (1984, Ralt RH6-Honda/Mugen, Ralt Racing Ltd).
    Il neozelandese Mike Thackwell, dunque, è l’ultimo campione europeo di Formula 2 “dell’età dell’oro”. Nel 1985, è introdotto il Campionato Europeo (poi divenuto Internazionale) di Formula 3000. Altro nome, stessa gloria.
    Christian Danner (March 85B-Cosworth, BS Automotive) inaugura l’albo d’oro dei vincitori. Al tedesco succederanno Ivan Capelli (1986, March 86B-Cosworth, Genoa Racing), Stefano Modena (1987, March 87B-Cosworth, Onyx Racing), Roberto Moreno (1988, Reynard 88D-Cosworth, Bromley Motorsport), Jean Alesi (1989, Reynard 89D-Mugen, Eddie Jordan Racing), Érik Comas (1990, Lola T90/50-Mugen, DAMS), Christian Fittipaldi (1991, Reynard 91D-Mugen, Pacific Racing), Luca Badoer (1992, Reynard 92D-Cosworth, Crypton Engineering), Olivier Panis (1993, Reynard 93D-Cosworth, DAMS), Jean-Christophe Boullion (1994, Reynard 94D-Cosworth, DAMS), Vincenzo Sospiri (1995, Reynard 95D-Cosworth, Super Nova Racing).
    Nel 1996, la Formula 3000 sposa il monomarca: è l’inizio della fine. Tra il 1996 ed il 2004 si succedono i telai Lola T96/50, T99/50 e B02/50, tutti azionati da V8 Zytek aspirati. Ad eccezione di Jörg Müller, Bruno Junqueira e Björn Wirdheim (terzo pilota Jordan e Jaguar tra il 2003 ed il 2004), gli altri vincitori di F3000 vantano GP all’attivo in F1. Si tratta di Ricardo Zonta, Juan Pablo Montoya, Nick Heidfeld, Justin Wilson, Sébastien Bourdais, Vitantonio Liuzzi.
    Formula 2 e F3000, dunque, hanno partorito autentici campioni, molti dei quali hanno brillato in F1 (e in altre categorie), vinto dei GP. conquistato podi e apprezzamenti. Altri, invece, avrebbero potuto brillare anche in F1 se solo avessero avuto tra le mani vetture più competitive e qualche opportunità in più…
    A questo campionato principale si affiancano altre serie di Formula 3000: Italian Formula 3000, Euro Formula 3000, Euroseries 3000, AutoGP. Campionati monomarca (come moderna, detestabile tradizione vuole…), che si accavallano gli uni sugli altri. Serie sovente di scarsa qualità sportiva. Tra i vincitori di questi campionati, spiccano due nomi su tutti: Felipe Massa (vincitore dell’Euro Formula 3000 del 2001) e Romain Grosjean (campione AutoGP 2010).
    La GP2 si issa, dal 2005 al 2016, quale principale serie cadetta alla F1. Ennesimo monomarca Dallara “monotutto”, tecnicamente soporifero. La serie si riscatta, però, sotto il profilo dei piloti. Rosberg, Hamilton, ma anche Nico Hülkenberg (2009), Pastor Maldonado (2010), Romain Grosjean (2011), Pierre Gasly (2016). Gli altri vincitori della serie sono Timo Glock (2007), Giorgio Pantano (2008), Davide Valsecchi (2012), Fabio Leimer (2013), Jolyon Palmer (2014), Stoffel Vandoorne (2015).
    Due i piloti italiani campioni: Pantano e Valsecchi, entrambi persi per strada.
    Il recente passato parla di una Formula 2 di nuovo in scena. Un nuovo monomarca, nuove Dallara, un nuovo “monotutto” ma fucina di giovani talenti. Nel 2017, ad imporsi è Charles Leclerc, l’anno dopo è la volta di George Russell. Nel 2019 è il turno di Nyck de Vries (bel talento ormai lontano dalla F1), a precedere il già ampiamente citato Mick Schumacher.
    Leclerc, Russell, Schumacher: “predestinati” con una “maledizione” sulle spalle. Sapranno spezzarla?
    Con il seguente link, crediamo di farvi cosa gradita. Potrete vedere, infatti, il XXXVI Marlboro Daily Express International Tropy 1984 (Silverstone), corsa inaugurale dello European Championship for F2 Drivers di quell’anno. È il 1 aprile 1984: sono previsti 47 giri per un totale di 221,746 km (circuito di 4718 m). La pole-position è firmata da Roberto Moreno in 1’14”.82, su Ralt RH6-Honda/Mugen (Ralt Racing Ltd). Completa la prima fila l’altra Ralt ufficiale, quella del futuro campione Mike Thackwell.
    I due alfieri del Ralt Racing Ltd, costruttore facente capo all’ex progettista Brabham Ron Tauranac, daranno vita ad una corsa appassionante, memorabile, epica. Il commento della gara è affidato al leggendario Murray Walker. Buona visione… LEGGI TUTTO

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    F1 2020: Ferrari, Vettel e le buone ragioni alle spalle del loro divorzio

    Il matrimonio tra la Ferrari e Sebastian Vettel era finito ben prima del 12 maggio 2020, giorno in cui il divorzio è stato reso ufficiale. La Scuderia di Maranello ha scelto di puntare su Charles Leclerc, che dopo due anni in seno al team si è guadagnato lo status di prima guida. Leclerc verrà affiancato da Carlos Sainz, pilota dall’indubbio talento e molto maturo nonostante l’ancor giovane età. Nonostante la separazione giudicata come inaspettata da parte dello stesso Vettel sia arrivata prima dell’inizio posticipato della stagione, il quattro volte campione del mondo ha continuato, fatta eccezione per rarissime occasioni, a indossare i panni dell’uomo squadra, almeno pubblicamente.
    In una delle primissime conferenze stampa della stagione le sue dichiarazioni incendiarie sulla decisione della Ferrari di non rinnovargli il contratto facevano temere per la prosecuzione del 2020, tanto che si arrivò a pronosticare un addio anticipato. In realtà un’occasione di vero confronto in pista con Leclerc è risultata essere un’eventualità abbastanza rara, dato l’importante gap prestazionale tra i due piloti. Vettel ha paventato frustrazione nel momento in cui è stato incolpevolmente messo fuori gara da Leclerc alla seconda curva del Gran Premio di Stiria e si è lamentato per una presunta entrata aggressiva del compagno alla prima curva in Bahrein. Nel complessivo l’ultima stagione in rosso di Vettel è stata contraddistinta da un atteggiamento apparentemente poco improntato all’agonismo, senz’altro spento e svuotato nelle motivazioni. L’ultimo podio con la Ferrari è arrivato in Turchia e rimarrà anche l’unico del pilota in una stagione estremamente negativa per il team.
    Sebbene l’annuncio del divorzio tra le due parti sia stato bollato come sorprendente dal pilota, i segnali di un rapporto partito con grande entusiasmo e ormai giunto al capolinea non mancavano di certo. Allo stesso modo la decisione unilaterale della Ferrari di non rinnovare il contratto di Vettel poggia su basi solide. Il quattro volte campione del mondo ha spesso peccato di scarsa lucidità nei momenti determinanti ed è apparso facilmente irritabile quando messo alla prova. Parliamo di un campione affermato che percepiva uno stipendio di prim’ordine e di una stagione che, complice le difficoltà finanziarie portate dal Covid, sta in parte ristrutturando il business model dei team. Dall’altro lato il 2020 ha visto un nuovo capitolo della prepotente ascesa di Charles Leclerc, capace di ottime prestazioni e di qualche exploit pur con una vettura poco competitiva. Il leader indiscusso della squadra è ormai il monegasco: a inizio 2019 al debutto di Leclerc con la Ferrari Binotto parlava di un Vettel prima guida e di un Leclerc che necessitava di fare esperienza ma da allora la situazione è molto cambiata.
    La Ferrari non è più un team vincente e si è chiuso un decennio senza titoli in bacheca per la Scuderia più iconica del Circus. Rompere con il passato e puntare su una coppia di piloti giovane ma con una buona dose di esperienza a questi livelli può essere un primo passo. Vettel non rientra più nelle logiche di un team che deve risorgere per poter dare inizio a un ciclo che i tifosi si augurano possa essere ben diverso dalle ultime tribolate stagioni. In aggiunta, nonostante Vettel sia indubbiamente stato uomo squadra fino all’ultimo il feeling con Binotto non è mai sbocciato e con il licenziamento di Arrivabene al pilota tedesco era venuta a mancare una figura di riferimento all’interno della squadra.
    Con Sainz la Ferrari ha scelto di puntare su un pilota già esperto che porterà energie fresche al gruppo di lavoro di Maranello. Leclerc è la punta designata per provare a tenere il passo di Mercedes e Red Bull e sarà chiamato a un ulteriore salto di qualità per affinare un talento che è sicuramente cristallino. Già sul finire del 2019 Vettel era apparso spaesato dall’esplosione di Leclerc e la coppia di piloti Ferrari aveva dato inizio a uno scontro fratricida – vedi Russia, Giappone e Brasile – che rischiava seriamente di minare le dinamiche del team. La decisione di separarsi da Vettel a fine 2020 e l’enorme gap prestazionale tra i due hanno presentato uno scenario ben diverso per la stagione appena conclusa. Sebastian Vettel è indubbiamente un pilota eccezionale che, se messo nelle giuste condizioni, potrà tornare a dire la sua ai livelli più alti della categoria. La Ferrari ha però scelto il rinnovamento dopo che il binomio con il suo pilota aveva iniziato a dare i primi segnali di cedimento già a fine 2018. LEGGI TUTTO

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    Buon Natale, augurandovi tutto il meglio per il 2021!

    Mai come quest’anno vogliamo augurarvi un Buon Natale e soprattutto augurare a tutti voi tutto il meglio per il 2021. Qui sotto trovate alcuni messaggi di auguri pubblicati sui social di alcuni team di F1. Holiday Greetings from Ferrari Huski Chocolate’s Christmas challenge with Carlos S… L’articolo Buon Natale, augurandovi tutto il meglio per il […] LEGGI TUTTO