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    Paolo Pagano non si ferma: sedicesima stagione al Sant’Anna Tomcar

    Di Redazione
    Da 16 anni è un cardine non solo del gioco, ma anche dell’ambiente pallavolistico sanmaurese in generale. Si rinnova anche per la stagione 2020-21 l’accordo tra Paolo Pagano e il Sant’Anna Tomcar, dopo una stagione che si è fermata quando lo schiacciatore salentino, arrivato a San Mauro nel 2005, stava rientrando da un fastidioso infortunio che lo ha fermato per tutto il girone d’andata.
    Tornato al suo ruolo di ala dopo due stagioni da libero, Pagano darà un contributo fondamentale sia nel giro dietro che al servizio per risolvere le situazioni più difficili in partita e dare solidità al gioco sanmaurese.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    La Paoloni Macerata promuove in prima squadra Paolo Biagetti

    Di Redazione
    La Paoloni Macerata promuove un altro ragazzo proveniente dalla sua cantera: si tratta di Paolo Biagetti, centrale di 203 cm, che dopo 5 anni di gavetta nei campionati regionali avrà la possibilità di esordire in un torneo nazionale come quello di Serie B. Gigante buono, gentile, umile e gran lavoratore in campo, Paolo sarà un’ottima alternativa che potrà esser sfruttata durante l’arco della stagione.
    “Sono davvero felice che la società mi abbia promosso in prima squadra – esordisce il centrale biancorosso –: è una grande soddisfazione personale dopo aver fatto molti sacrifici lavorando sodo in palestra; non vedo l’ora di poter iniziare questa nuova avventura in un torneo nazionale come quello della Serie B che mi darà l’occasione di poter crescere ancora sia tecnicamente che fisicamente“.
    “Per chi mi conosce poco – prosegue Biagetti – posso descrivermi come una persona scherzosa e divertente fuori dal campo mentre nel rettangolo di gioco sono tutto il contrario e mi piace dare sempre il massimo per raggiungere gli obiettivi. Mi reputo molto competitivo e nella prossima stagione cercherò di impegnarmi ancora di più per farmi trovare pronto quando sarò chiamato a dare una mano; non avrò sicuramente problemi ad inserirmi nel gruppo in quanto conosco gran parte della squadra e sono certo che, se lavoreremo bene insieme, potranno arrivare grandi soddisfazioni”.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Fabio Remo, un punto fermo per la Jolly Cinquefrondi

    Foto ASD Jolly Cinquefrondi

    Di Redazione
    Altra riconferma nella Jolly Cinquefrondi: lo schiacciatore Fabio Remo sarà a disposizione di coach Cesare Pellegrino anche nella prossima stagione. Al suo terzo anno in squadra, come atleta, Remo è ormai un punto fermo per l’equilibrio della prima squadra e come tecnico, un importante riferimento per tutto il settore giovanile maschile e femminile.
    Pochi minuti sono stati sufficienti per trovare un accordo con lo schiacciatore reggino, il quale dichiara: “Per me sarà il terzo anno alla Jolly e sono molto contento di vestire nuovamente questa maglia. Con la società abbiamo sempre avuto un filo conduttore comune, quello di un progetto basato sulla crescita individuale e di squadra che ancora una volta ho sposato svolgendo appunto il doppio ruolo di allenatore e giocatore. Credo che negliultimi anni abbiamo ottenuto ottimi risultati non solo in prima squadra ma sopratutto con le giovanili e sono contento che molti di questi giovani ora facciano parte di un contesto più importante che un po’ sento anche mio“.
    “Ho tanta voglia di continuare a crescere – conclude Remo – e migliorarmi insieme ai miei compagni come atleta e come allenatore. Cercherò di dare il meglio anche durante questa stagione e sono sicuro che la guida del coach Cesare Pellegrino sarà per tutti noi un buon punto di partenza“.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Lo schiacciatore Steve Thiaw resta alla Ermgroup San Giustino

    Foto Pallavolo San Giustino

    Di Redazione
    Ermgroup San Giustino annuncia il rinnovo dello schiacciatore Steve Thiaw, un altro veterano che continua a condividere e perseguire gli obbiettivi della società.
    Alla sua terza stagione consecutiva, Thiaw è pronto a tornare in campo insieme ai suoi compagni, e in attesa della ripresa dei campionati si è così espresso: “Sono contento di proseguire qui, in questa società, che nel giro di pochi anni, è diventata una realtà di tutto rispetto! L’ambiente famigliare che si è creato fa si che ci siano tutti i presupposti per lavorare bene. E’ il terzo anno che sono a San Giustino, e continuerò ad aiutarla a crescere anche in questa stagione“.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Alessandro Bartoli, il “mago” delle promozioni per il CappuVolley 2020

    Di Redazione
    Il secondo nuovo nome per il CappuVolley 2020 è quello di Alessandro Bartoli, opposto classe 1989. Cresciuto nelle giovanili di Modena, nel 2006 Alessandro esordisce in serie B2 con la Marconi Reggio Emilia. A soli diciannove anni si cimenta poi in A1 con l’allora Cimone Modena. La sua carriera prosegue poi tra Reggio, Ravenna e Perugia, tutte città dove Bartoli fa sentire la sua presenza, arrivando a collezionare ben sei promozioni (di cui quella con Perugia in A1) e diventando a tutti gli effetti uno specialista dei salti di categoria. L’ultimo successo, la promozione a Reggio della Boschi Campeginese, che nel 2018 conquista la serie A2.
    “Sono molto carico per questa nuova avventura, dopo così tanto tempo senza entrare in una palestra ho molta voglia di iniziare ad allenarmi e di conoscere i miei compagni di squadra e lo staff – dichiara l’opposto –. Cercavo una società con un obiettivo ambizioso e parlare con il CappuVolley2020 mi ha convinto immediatamente ad unirmi al progetto. La società ha voluto puntare su di me e farò di tutto per raggiungere l’obiettivo stagionale”.
    Grande fiducia da parte del ds De Pascali, che commenta così il nuovo acquisto: “Per cercare di costruire un progetto con ambizione non si puòprescindere dal selezionare nei ruoli più delicati dei giocatori importanti. Il curriculum di Alessandro parla da sé, probabilmente è un record l’aver inanellato sei promozioni consecutive. Non possiamo peraltro sapere come sarebbe potuta finire l’ultima stagione precocemente interrotta, pertanto stiamo paradossalmente parlando di una serie aperta“.
    “Il volley resta sport di squadra per antonomasia – prosegue De Pascali – e Bartoli è prima di tutto un ragazzo serio, di buon carattere, che ha sempre fatto team ovunque si è misurato. Tecnicamente è un attaccante completo che alterna colpi di potenza e di tecnica e che possiede tutte le direzioni. Abbiamo trovato l’accordo in tempi estremamente brevi e sono sicuro che saprà darci tantissimo, non soltanto in termini di punti”.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Federico Tosi cambia vita e sceglie Pontedera: “Voglio essere davvero… libero”

    Di Roberto Zucca
    Questa non è la storia di una semplice scelta pallavolistica. È la storia di una scelta di vita, che tocca la pallavolo in tutte le sue corde e in qualunque sfumatura essa rappresenti anche l’esistenza di una persona. È la storia di Federico Tosi, un ragazzo e un atleta eccezionale che negli ultimi anni ha vissuto lungo un filo rosso di emozioni, e di momenti, che oggi hanno come pista di atterraggio quella dell’Era Volleyball Project Pontedera, un’ambiziosa squadra di Serie B, nella quale Federico rappresenta la speranza per qualcosa di più di un semplice campionato di categoria.
    Federico, partiamo dalla scelta di Pontedera.
    “Una scelta fatta per una sola ragione: la serenità. Ho giocato un’ultima stagione a Calci, in serie A2, dopo aver disputato molti anni in Superlega. Mi sono riavvicinato a casa, ne ero felice. È la prima volta che tornavo a casa dai tempi di Santa Croce, dei miei esordi. È andata bene dal punto di vista personale, perché sono rientrato a pieno regime con un ottimo rendimento in crescendo, un po’ meno per il fatto che il campionato si è bloccato in un momento importante”.
    Le chiedo, se è d’accordo, di suddividere questa intervista in vari momenti. Il primo è chiederle del suo presente e del mercato di quest’anno.
    “Ho ricevuto una proposta dalla Superlega, di cui ero entusiasta, con una squadra del Nord. Ma che, a seguito del lockdown e del mercato che ha poi portato avanti, non si è concretizzata. Ho avuto poi una sola offerta da parte della A2 ma ho deciso di non accettare. Principalmente perché, dopo quello che ho passato negli ultimi anni della mia carriera, desideravo sposare una scelta col cuore e non solo per un ingaggio interessante o per una squadra di vertice. Volevo stare bene. Completamente”.
    Il presente. Pontedera.
    “Avevo semplicemente chiesto di allenarmi in estate, perché sono rimasto deluso dal mercato. Mi sono invece ritrovato una sera a cena qualche settimana fa a discutere con i dirigenti di un mio impegno. E di un cambio ruolo. Sarò schiacciatore, in serie B. La prendo come una sfida, non certo come un qualcosa di cui dovermi giustificare. È stata una scelta innanzitutto voluta, per continuare a giocare a pallavolo, anche se ho voglia di rimettermi in gioco come libero molto presto. È stata inoltre una scelta che mi ha semplicemente fatto sentire libero dai fardelli del passato”.
    Di cosa è stato prigioniero, Federico?
    “Della mia ambizione. E dell’aver vissuto male certe scelte della mia vita, certi momenti. Non ne ho mai parlato completamente, ma credo sia arrivato il momento, anche perché credo nel mio piccolo di poter far passare alcuni messaggi che nel mondo dello sport spesso vengono taciuti o messi in secondo piano”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Inizi lei.
    “Sono a Città di Castello dal 2012. Raggiungiamo la Superlega dopo una storica promozione. Il secondo anno sempre con amici come Matteo Piano e Jacopo Massari è stato altrettanto fantastico. Era il mio primo in Superlega e raggiungemmo i play off e tanti rimasero piacevolmente colpiti da quella stagione, perché a soli 22 anni giocai delle belle gare, tra cui il 3-0 contro Modena fuori casa. L’anno dopo invece, le cose non andarono così bene. Rinunciai, per il legame che avevo con la società, ad altre proposte e il terzo anno a Castello, che doveva un po’ essere quello della consacrazione, fu l’anno in cui venni travolto da tutto. Finì la stagione, ma nella mia testa l’errore, la fatalità di essere come sceso da un treno in corsa mentre tutti gli altri avevano proseguito il viaggio, mi ha destabilizzato”.
    Passò a Milano.
    “Fu l’anno in cui iniziò tutto. Ricordo che cominciai a pensare a quei momenti, e alle occasioni perse. Ricordo che mi portai dietro quel fardello ingombrante, e che qualcuno iniziò a notare che qualcosa non andava. Fuori dal campo soffrivo molto per quei pensieri e se c’è una persona che devo ringraziare per avermi fatto staccare è senza dubbio Federico Marretta, un compagno e un amico che da quei pensieri mi portò via e mi aiutò ad affrontarli anche solo con una chiacchiera e una condivisione. La stagione in sé fu molto buona, sia dal punto di vista tecnico sia per i risultati in campo che arrivarono, nonostante i tanti infortuni della squadra durante la stagione. Da parte mia ci fu qualche momento di instabilità che ha pesato sul giudizio della società e a fine stagione decisero di non confermarmi. Si diffuse la voce, messa in giro da qualcuno, che non ero in condizioni di stabilità perfette e questo mi danneggiò senz’altro”.
    Nonostante questo arrivò la chiamata di Perugia.
    “Una squadra che partì con la perdita momentanea di Atanasijevic. Era un dream team, che non garantiva i risultati sperati dalla società e dalla presidenza. Io e Andrea Bari fummo al centro di numerose critiche, perché gran parte di quelle mancate performance brillanti lo si attribuì alla scelta dei liberi. Commisi un errore che mi costò caro, ovvero quello di iniziare a curarmi troppo di ciò che leggevo sul mio conto. Soffrivo le frasi e la cattiveria che veniva fuori da qualche blog di settore, soffrivo le voci di un possibile mercato di riparazione, tanto che quando arrivò Bernardi, chiesi subito se volessero mandarmi via”.
    Ufficio Stampa Latina
    È vero che Bernardi la aiutò?
    “Moltissimo. È stato uno degli allenatori migliori che abbia potuto trovare sulla mia strada. Lollo mi disse che per lui andavo bene, anzi, che voleva valorizzarmi sempre di più, e che le sue scelte erano libere e mai viziate da imposizioni dall’esterno. Non sono stupito che la Sir abbia vinto tutto con lui. È un vincente e farà sempre di tutto per vincere. Parlammo a lungo dopo il suo arrivo e gli dissi che non stavo bene. Mi aiutò parlandomi di alcuni suoi momenti delicati vissuti in carriera, del supporto che i suoi maestri del tempo gli diedero. Arrivammo alla partita contro Trento e vincemmo 3-0. L’entusiasmo continuò fino ad una partita che ricordo molto bene”.
    Andata di Champions League. Avevate di fronte il Belgorod.
    “Entrai in campo per il riscaldamento molto carico ma andammo subito sotto 10-0 con due miei errori in ricezione. Fui sopraffatto da un attacco di ansia, e quando vidi Andrea Bari pronto per il cambio, ne fui completamente sollevato. È stato il primo vero momento in cui ho sentito franare la terra sotto i piedi. Ero contemporaneamente all’apice della carriera e vittima del peggiore momento psicologico della stessa. La partita successiva contro Modena, chiesi di far giocare Bari perché non me la sentivo di entrare in campo. Bernardi mi diede un periodo di riposo e anche per la gara di ritorno contro Belgorod rimasi assieme ad Ivan Zaytsev ad allenarmi a Perugia. Quella stagione fu l’inizio di tutto. Se potessi riaffrontare la gara di Modena con la consapevolezza del mio presente, mi creda, affronterei tutto in maniera diversa”.
    La stagione successiva arrivò la chiamata di Modena.
    “La definirei una montagna russa. Nel senso che fu un anno difficile per tutti. Sappiamo tutti come è andata a finire e quanti momenti no visse la squadra. Non fu un anno particolarmente complicato per me, quanto per il team. La durezza di Stoytchev e la fermezza del personaggio non aiutavano certo la mia fragilità del momento, ma non ero arrivato a Modena per giocare da titolare e quindi da quel punto di vista non sentivo la responsabilità piena in alcuni momenti. Che non mi abbandonarono di certo. Il mio angelo di quei momenti ha un nome: Bruno. Un ragazzo eccezionale che mi aiutò sempre, con la sua delicatezza, con il suo modo di essere coinvolgente, presente. Col fatto che durante la partita era coinvolgente con tutti.
    Eravamo un gruppo partecipe alla gara, titolari e non. Era capace di sfruttare un break e chiedere magari a me o Bossi un consiglio da utilizzare in partita. Lui, il più grande di tutti. Ecco, il valore di Bruno lo riconosci da quei momenti. E quel suo modo di fare era come il segnale che nonostante tutto, nonostante le scelte di un tecnico, la fiducia dei compagni ti accompagna sempre e ti è di grande supporto. Quell’aria respirata a Modena me la porterò dentro per sempre e il ricordo di Catia Pedrini e della gente è sempre vivo. Modena è sempre tanto per un giocatore. È una piazza bellissima e unica nel suo genere”.
    Ufficio Stampa Top Volley Latina
    Tubertini in quell’anno la venne a vedere e pensò a lei per Latina.
    “Mi seguì in qualche allenamento e mi propose per la stagione di due anni fa. Accettai. L’anno di Modena provai a buttarmelo alle spalle e mi lanciai in questa avventura. Fu un incubo, ma non da subito. Almeno non dal punto di vista psicologico. Ma l’ansia e i pensieri mi tenevano sempre più ancorato ai fantasmi del passato. Dovevo staccarmi. Per assurdo, stavo quasi meglio in palestra che a casa, posto nel quale venivo assalito dall’angoscia che qualcosa non stesse andando bene e che non ce l’avrei più fatta. Scoppiai, complice anche una ricaduta dell’infortunio che mi tenne fuori un mese l’anno prima a Modena. E qui ho avuto la fortuna di trovare una società che decise per il mio bene di lasciarmi allontanare e di sciogliere il contratto e un allenatore come Tubertini, che è stato eccezionale e che mi ha aiutato a trovare qualcuno con cui confrontarmi rispetto a tutto questo”.
    Questa persona si chiama Elena Di Chiara.
    “Fu lei a diagnosticare la mia sindrome da burn out. Con lei ho iniziato un percorso, perché da tutto questo non si viene fuori scacciando semplicemente i pensieri, bensì affidandosi a persone competenti, le quali ti accompagnano lungo una strada nella quale devi ritrovare la fiducia in te stesso, l’equilibrio perduto e devi anche rimettere assieme molti pezzi. Significa ripartire dagli errori, interpretarli, e ricostruire le proprie certezze”.
    Possiamo dire che si può guarire da tutto questo?
    “Sì. Io l’ho provato sulla mia pelle. C’è stato un momento in questa stagione nel quale ho capito che quelle pietre accumulate dentro il mio bagaglio le avevo ormai abbandonate lontano. Una partita contro Cantù. Vissi male tutta la settimana di preparazione alla gara, perché capitava nello stesso periodo in cui l’anno precedente decisi di lasciare Latina. Scesi in campo con la voglia di  giocare senza quei pensieri addosso e senza quella paura di fallire, di non essere all’altezza, che mi ha accompagnato per molti anni. Ci riuscii e mi buttai tutto alle spalle. Devo molto anche a Gulinelli, con il quale affrontai il discorso di ciò che avevo vissuto e che mi ha sempre supportato”
    Nel mondo dello sport si parla poco di tutto questo.
    “Un po’ per il pregiudizio e l’ignoranza sull’argomento. Sono stato anche io un problema e sono stato spesso l’oggetto dell’imbarazzo di alcuni. Ma ho conosciuto tanti atleti che sono stati vittime di tutto questo. Non sono solo i Micheal Jordan o le Serena Williams a combattere. E con i giusti strumenti le assicuro che può essere affrontato. Non come un problema, ma come un’opportunità di crescita”
    Le posso chiedere cosa si porta dietro dopo ciò che ha vissuto?
    “Ho imparato in primis a non dare importanza all’opinione poco costruttiva di qualche frustrato che usa i social o i blog per avere 5 minuti di notorietà. Ho imparato ad affrontare il giudizio. Fare il giocatore infatti ti rende soggetto a tutto questo ed è giustissimo doverlo affrontare; bisogna però imparare a distinguere un giudizio negativo ma rispettabile dalla cattiveria gratuita di qualcuno”.
    Lo sa che invece in molti hanno salutato positivamente la sua scelta di Pontedera?
    “Sono fortunato ad aver avuto una famiglia che è stata pronta a riaccogliermi a casa durante lo scorso anno. Una moglie, Veronica, che mi è stata vicino in tutto questo tempo. Mio fratello Lorenzo e mia sorella Alessandra, che mi sono stati accanto sempre. E degli amici, nomino fra tutti Marco Falaschi, ma sono stati davvero tanti, che hanno sempre creduto che da tutto questo potesse venirne fuori un Federico migliore, più forte. Ora sto bene e le posso dire che quello che le ho raccontato è dentro una stanza. Chiuso. Lontano da me”.
    Sta bene ora?
    “Molto. Se il prezzo per tornare in alto sarà quello di scendere di categoria e cambiare ruolo lo accetto e riparto proprio da qui. Con il desiderio di tornare dove ero ma con un occhio sempre molto vivo sul Federico inteso come persona e non solo come Federico il giocatore”. LEGGI TUTTO

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    Presentato il nuovo Valtrompia Volley: “L’arrivo di Galabinov alza l’asticella”

    Si è tenuta ieri alle 19.30, presso la palestra delle scuole medie “Candido Cannavò” di Bovezzo, la conferenza stampa di presentazione della nuova stagione del Valtrompia Volley con l’ufficializzazione del nuovo acquisto Yordan Galabinov.
    L’incipit è stato un discorso del general manager Bagnardi sulla situazione attuale post pandemia, con una speciale menzione per gli sponsor che hanno continuato a seguire il team: “Vorremmo pensare a una normalità e ci stiamo comportando come se tutto fosse pronto a partire, abbiamo tanti temi da affrontare, insieme alla nostra giovanile da crescere, ma dobbiamo riconoscere che esiste ancora un grande punto di domanda perché non sappiamo come partiremo a settembre. Abbiamo gestito l’emergenza con allenamenti da casa o sulla sabbia e anche in questo periodo con le varie attenzioni, sappiamo che sarà difficile ma siamo pronti ad osservare i protocolli, aspettiamo i dettagli, senza pessimismo ma teniamo sempre alto l’entusiasmo“.
    “Uno speciale ringraziamento ai nostri sponsor – ha continuato Bagnardi –: il gruppo di sponsor storici che sono diventati degli amici ci hanno confermato quasi tutti il loro contributo seppur ridotto, partendo da Arilica, concessionaria di Burger King confermato come main sponsor, insieme ad altri come Salari, Acess, Logitec, confermando la loro presenza nonostante le difficoltà e di questo li ringraziamo moltissimo. Siamo una società giovane e in continua crescita per questo cerchiamo di fare del nostro meglio anche dal punto di vista della visibilità; è innegabile che avevamo già pronte alcune iniziative importanti per continuare a farci conoscere, ma inutile piangersi addosso, è stato un rallentamento ma grazie ai nostri sponsor abbiamo potuto programmare la stagione. Sembra che anche la Federazione ci dia una mano sulle tasse gara e tante altre incombenze“.
    A seguire il ds Patronaggio ha evidenziato il valore della sfida che è all’ordine del giorno per uno sportivo presentando il nuovo acquisto Galabinov, che si è espresso con determinazione e chiarezza: “Mi ha convinto il ds Patronaggio, sono pronto per questa sfida pur non conoscendo molto della categoria ma credo proprio che faremo bene, mi pongo l’obiettivo di cercare di vincere tutte le partite e in seguito vedremo con l’uscita dei gironi fin dove potremo puntare“. Per quanto riguarda gli obiettivi coach Baldi non si sbilancia: “Aspettiamo l’uscita dei gironi e del campionato, ma sicuramente l’arrivo di Galabinov alza l’asticella. L’obiettivo è quello di scendere in campo e mettere tutta la nostra forza perché dal risultato non ci si scappa, è necessario prima di tutto ottenere l’equilibrio del gruppo e della squadra, per ora questo è il nostro obiettivo primario“.
    Capitan Agnellini viene confermato come leader della squadra: “È stato bello ritrovare il nostro gruppo e molto importante è stata l’iniziativa della società di introdurre questi allenamenti: la nostra città, così come quella dei nostri compagni bergamaschi, sta uscendo da un momento molto delicato. Ritrovarsi è stato strano perché a livello di rapporti ci siamo sempre sentiti ed è quasi sembrato di non vedersi da poche settimane, non da 4 mesi; a livello tecnico e fisico è stato utilissimo riprendere, a settembre questo lavoro ci farà trovare più pronti; a livello personale l’entusiasmo non è calato, alla mia età questa è anche una stagione in cui voglio trovare delle risposte. Il messaggio ai giovani è quello di mettercela tutta perché è questo il momento giusto. Lo scorso anno abbiamo pagato un inizio zoppicante ma poi stavamo facendo bene. Ora abbiamo la possibilità di metterci a lavorare da settembre con uno spirito e consapevolezza diversi“.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO