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    F1, GP Germania (Eifel): FP1 annullate per il maltempo. Rinviato il debutto di Mick Schumacher

    Si aspettava solo quello. Il ritorno del nome Schumacher in una sessione ufficiale di Formula 1. Grazie al figlio della leggenda Michael, il giovane 21enne Mick. Ma ci si è messo di mezzo il Nurburgring e la Germania con le sue condizioni meteo difficili. Dopo un iniziale rinvio delle prime prove libere del Gran Premio dell’Eifel di mezz’ora, poi di un’ora, è arrivato l’annullamento della sessione a causa della nebbia e della pioggia tedesca che non avrebbero permesso all’elicottero medico di prendere il volo, qualora fosse stato necessario.
    Così l’unico rumore che si è sentito nell’Inferno Verde è quello della pioggia. I motori sono stati in silenzio, ma ci resteranno per poco, visto che alle 15 sono già in programma le FP2. Se tutto va bene. Certo è che la grande delusione è quella di non aver assistito al debutto ufficiale di Mick Schumacher con la Alfa Romeo Sauber, dopo così tante parole, così tanta attesa. Dopo le immagini suggestive in ricordo del ventennale del primo titolo di papà Michael con la Ferrari.
    Insomma, niente di fatto per Mick. Almeno per ora, visto che il team principal dell’Alfa Sauber, Frederic Vasseur, ha confermato che per il giovane figlio d’arte ci saranno altre occasioni già in questa stagione per mettersi in mostra. Senza poi dimenticare che le voci del paddock lo danno quasi per certo in pianta stabile in Formula 1 nel 2021. O in Haas o proprio in Alfa. Un peccato anche per Callum Ilott che avrebbe dovuto debuttare con la Haas e completare il binomio della Ferrari Driver Academy. Che da sempre più soddisfazioni e risultati.
    Amaramente archiviato il tema dei giovani piloti, adesso ci si può concentrare esclusivamente sul week end di gara, che si preannuncia davvero difficile. Un’incognita totale, tra meteo e temperature gelide dell’atmosfera e degli pneumatici. Ci sarà da divertirsi. LEGGI TUTTO

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    8 ottobre 2000, Schumacher, la Ferrari e il peso della cifra tonda

    8 Ottobre 2000. Schumacher. Formula Uno. Ferrari.8 Ottobre 2020. Schumacher. Formula Uno. (Motorizzato) Ferrari.

    E’ una trappola dolceamara per nostalgici questo animalo campionato 2020, che sembra fatto apposta per incentivare i viaggi nel tempo. Forse sarà il peso della cifra tonda, delle ricorrenze che non si possono evitare anche se non si è nella miglior forma per festeggiarle, forse sarà il fatto che un M. Schumacher guiderà una monoposto ufficiale di F1 o forse, infine, sarà perchè il sibilo del vento gelido fra i boschi dell’Eifel ci richiama alla memoria l’altrettanto infido asfalto umido di Suzuka vent’anni fa.
    Una cosa è certa: come a lungo abbiamo ricordato e continueremo a ricordare quella rigida alba autunnale di vent’anni fa, così ricorderemo il fatale 2020 e il suo calendario, unico benchè stropicciato.
    Stropicciato, sì: prima appallottolato e cestinato dalle mani furiose di un cataclisma globale; poi raccolto, stirato e allungato da mani operose, abituate a mescolare denaro e passioni; quindi affisso, estremo e affascinante, quale manifesto di normalità in un anno anomalo e crudele. Poi ci leggi sui nomi come “Imola” e “Gran Premio” nella stessa frase e ti chiedi che cosa ne è stato di tutti questi anni passati, per poi realizzare che chi è nato in quell’anno oggi ha vent’anni.
    Non mi soffermerò sulla triste figura della Ferrari che, vent’anni dopo, splende della propria eccezionale storia pur non essendo capace da troppo tempo di scriverne nuovi capitoli. Spiaggiata, colpevolmente, come i leoni marini di San Francisco al Pier 9, contenta delle foto dei turisti mentre gli altri cavalcano le onde nella baia aggiungendo capitoli al libro dei record. Oggi è l’8 Ottobre 2020 e cavalcherò solo le onde dei ricordi.
    Io, allora, il giorno 08 Ottobre 2000, ne avevo ventuno. Ventuno, come gli anni che la Ferrari, fra tragedie, tonfi e supplizi di Tantalo, aveva atteso per riacciuffare il titolo mondiale piloti: un’attesa durata una vita, esattamente quanto la mia. Di quella gara ricordo la faticosa lotta contro la paura che tutto svanisse di nuovo, lo spettro della delusione dietro l’angolo, lo choc di Spa ancora vivo e il fastidio di tanti “tifosi” dell’ultima ora che sputavano sentenze sul fatto che “tanto la Ferrari non vincerà manco stavolta“. Oggi stanno su Twitter, allora – i più tecnologici – sui forum dei siti di notizie sportivi o -i più numerosi – nei capannelli davanti alle edicole, al lunedì.
    Ricordo un campionato combattuto, con avversari veramente alla pari se non superiori, l’atmosfera da resa dei conti a ogni gara, gli sms scambiati giro su giro con altre anime in pena afflitte dalla stessa passione, ma soprattutto ricordo che arrivava, vivida, l’umanità di quei personaggi: piloti, tecnici, dirigenti, meccanici, giornalisti. Sembrava di conoscerli, senza bisogno di social, di condivisioni, di trasmissioni h24 ad alta definizione.
    E così siamo giunti al momento “Luci a San Siro”. Dammi indietro la mia Seicento, i miei vent’anni e una ragazza che tu sai per me suona in questo modo: dammi indietro quell’elemento umano, quella possibilità che il guizzo di un singolo amplificato dalla coesione di un gruppo  – fosse una geniale strategia alla Ross Brawn, la suprema capacità di sfruttare la guida di un Michael Schumacher o la ferrea determinazione di chi aveva progettato e costruito quella Ferrari – facesse la differenza e determinasse l’esito di una gara. Dammi indietro una tecnologia che non prende, beffarda, il posto di comando ma resta strumento nelle mani dell’uomo che l’ha creata. Dammi indietro la libertà di sperimentare e provare, sbagliare e correggere, competere e lottare, durante tutto l’anno.
    Li rivorrei indietro perchè sono quegli elementi che mi facevano alzare a ore improponibili e quelle storie che mi hanno talmente catturata da farmi venire la voglia, un giorno, molti anni dopo, di scriverci un libro su.
    Oggi la Formula Uno è un universo complesso, nel quale il dominio di qualcuno è diventato ineluttabile di fronte alla pochezza degli avversari, i quali abbandonano o restano indietro. Non c’è più spazio per il guizzo del singolo, a meno che non sia stato previsto in una qualche elaborata strategia.
    Dell’8 Ottobre 2000 e degli anni che seguirono ricordo, infine, che contro la piccola Italia della Ferrari mandarono contro di tutto: BMW, Mercedes, Honda, giovani fenomeni e scafati corsari delle piste. Persero, e male. Oggi perdiamo noi: fa male, ma ci sta. LEGGI TUTTO

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    Mick Schumacher debutterà in Formula 1 al Nürburgring su Alfa Romeo

    Mick Schumacher farà il suo debutto in F1, in una sessione di prove ufficiali. Sarà al volante dell’Alfa Romeo Racing, nelle FP1 del Gran Premio di Germania al Nürburgring.

    Il 21enne, membro della Ferrari Driver Academy (FDA), attualmente in testa alla classifica del campionato di Formula 2, salirà sulla vettura di Antonio Giovinazzi per la prima sessione di prove libere del Gp di Germania che si correrà al Nürburgring dal 9 all’11 ottobre 2020.
    Le parole di Mick Schumacher sono state le seguenti: “Sono felicissimo di avere questa possibilità nelle prove libere. Il fatto che la mia prima partecipazione a un weekend di Formula 1 si svolgerà davanti al mio pubblico di casa al Nürburgring rende questo momento ancora più speciale. Vorrei ringraziare l’Alfa Romeo Racing e la Ferrari Driver Academy per avermi dato l’opportunità di avere un altro assaggio dell’aria di Formula 1 un anno e mezzo dopo il nostro comune test drive in Bahrain. Per i prossimi dieci giorni mi preparerò bene, in modo da poter fare il miglior lavoro possibile per la squadra e ottenere alcuni dati preziosi per il fine settimana”.
    Frédéric Vasseur, Team Principal Alfa Romeo Racing e CEO Sauber Motorsport, ha così commentato: “Non c’è dubbio che Mick sia uno dei grandi talenti che arrivano nelle fila della serie cadetta e i suoi recenti risultati lo stanno dimostrando. È ovviamente veloce, ma è anche coerente e maturo al volante, tutti segni distintivi di un campione in divenire. Ci ha impressionato con il suo approccio e l’etica del lavoro in quelle occasioni in cui è stato con noi l’anno scorso e non vediamo l’ora di lavorare ancora una volta con lui al Nürburgring”. LEGGI TUTTO

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    Ayrton Senna, un’eredità mai raccolta

    Estoril, Portugal.19-21 September 1986.(L-R) Championship contenders Ayrton Senna (Team Lotus), Alain Prost (McLaren TAG Porsche), Nigel Mansell and Nelson Piquet (both Williams Honda).Ref-86 POR 11.World Copyright – LAT Photographic

    Oggi, primo maggio si ricorda la scomparsa di Ayrton Senna, un rituale che si svolge, purtroppo, da 26 anni che sembrano 26 minuti. Sul brasiliano si discute se sia stato il più grande di tutti i tempi o meno, una discussione che non avrà mai una risposta definitiva come tutti gli appassionati sanno nel profondo; troppo difficile paragonare piloti di diverse epoche ed ordinarli gerarchicamente in una classifica che poi, in fin dei conti, non dice nulla. Nonostante ciò, Ayrton è sempre lì, e noi ci ricordiamo dell’immenso talento di pilota, sì, ma anche e soprattutto di un uomo che è riuscito a far breccia nei cuori degli appassionati proprio grazie al suo essere uomo, tra forze e debolezze.

    Quella che Ayrton ha lasciato 26 anni fa è un’eredità pesante, pesantissima che forse nessuno aveva l’onere e l’onore di raccogliere: ogni pilota è diverso, nessuno potrà mai essere uguale ad un altro nel bene e nel male, nonostante l’appiattimento delle personalità degli ultimi anni, un argomento che richiederebbe considerazioni a sé stanti. Certo è che se partiamo proprio da quel maledetto 1994, non riusciremo a trovare un pilota, una scintilla dell’essere in grado di avvicinarsi a quella del campione paulista.
    Innanzitutto, Michael Schumacher: il pilota che si avvicina di più in termini meramente tecnici a Senna, quello che avrebbe potuto scrivere la pagina di storia più bella della storia di questo sport proprio grazie alla rivalità con Ayrton che stava cominciando proprio quell’anno. Una storia mai scritta che, per certi versi, ha condannato Michael a vincere, tantissimo, in maniera schiacciante ma senza quella personalità ambigua e difficile del brasiliano. Uno come noi. Schumi, invece, è sempre stato considerato un robot, un computer infallibile la cui poca empatia lo ha sempre fatto rimanere diverso, molto diverso da Senna. Poi sarà soggettivo capire se ciò è un bene o un male.

    Fernando Alonso, il samurai, l’uomo che non molla mai, forse quello che caratterialmente più si avvicina ad Ayrton, con la voglia di vincere scritta nel DNA, una determinazione da far paura: troppe, però, le scelte sbagliate dall’asturiano, troppi i detrattori, troppi quelli che lo accusano di essere stato un cattivo uomo squadra.
    Sebastian Vettel, un mini Schumacher che quando la giornata è perfetta si trasforma in Kaiser, ma quando qualcosa va storto si butta giù, si deconcentra e sbaglia. Una forza mentale che dimostra di avere a corrente alternata, per questo considerato uno Schumi riuscito non perfettamente; due mondi totalmente distanti con Senna.
    Infine, Lewis Hamilton: che impressione vedere quel suo casco verdeoro, simbolo dell’immenso rispetto e amore che l’inglese nutre nei confronti di Ayrton, un idolo che non ha mai conosciuto. Tanta l’ammirazione, poche, pochissime le cose in comune con il brasiliano: a partire dalla capacità di Lewis di dire sempre la parola giusta in tutte le situazioni, senza però riuscire a far discutere, senza magari farsi volere più bene in maniera artificiosa ma essere più personaggio. Le enormi capacità di guida del pilota non si discutono, un talento cristallino. Ma manca il pepe, il litigio, la voglia di primeggiare a qualsiasi costo e con qualunque mezzo lecito o illecito. Manca, insomma, quella componente in più che ci fa dire “Che bastardo quell’Hamilton, ma che pilota, che uomo”.
    Ma forse è giusto così: un altro Senna sarebbe solo una copia e quasi mai la copia ha lo stesso sapore dell’originale. Meglio così. Come già accennato, è inutile fare paragoni in questo sport, si prende ciò che si ha. Il brasiliano ha lasciato un’eredità che nessuno ha raccolto, ma forse che nessuno ha voluto raccogliere. Anche per questo, ci manchi Ayrton… LEGGI TUTTO

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    Lance Stroll scommette su Mick Schumacher: Può arrivare direttamente in F1

    E’ un Lance Stroll che, parlando controvoglia della sua stagione al volante della Williams, cerca di spaziare su vari argomenti nelle sue interviste, come quella riguardante la bellissima lotta nel campionato F3 Europeo tra l’illustre figlio d’arte Mick Schumacher e l’inglese Dan Ticktum, pilota nell’orbita Red Bull. Lo showdown sarà proprio questo week end ad […] LEGGI TUTTO

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    Chase Carey: puntiamo a portare Mick Schumacher in F1

    La suggestione è di quelle forti: rivedere il nome Schumacher in Formula Uno. Da quando il figlio del grande Michael, Mick, ha mosso i primi passi in F3, in molti tra i tifosi e gli appassionati che hanno vissuto gli anni del Kaiser hanno cominciato a cullare questo sogno. Un primo assaggio lo abbiamo avuto […] LEGGI TUTTO