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    Ultima volta al PalaPanini per Bruno: “Modena mi ha cambiato la vita”

    Ora che la notizia è ufficiale, e che i cuori dei tifosi carioca e italioti come me sono definitivamente distrutti, possiamo parlare di questi anni modenesi di Bruno Rezende col tono di quelli della mia generazione che hanno inventato la nostalgia. Una volta un palleggiatore mi disse che a Modena ci sarà un “Avanti Bruno” e un “Dopo Bruno”, un’analogia che per un regista che ha costituito la religione della pallavolo in Emilia negli ultimi anni va decisamente sulla strada giusta. Per Bruno si aprono le porte del Brasile e di un ritorno a casa che, dopo anni, appare quantomeno doveroso:

    “Aprile sarà il mio ultimo mese a Modena. Certe emozioni cerco di viverle senza pensare al futuro. Ora si sta chiudendo un ciclo, mancano davvero poche partite e sto cercando di godermi gli ultimi momenti qui in compagnia di tutti. Ci sono molte persone da ringraziare in tutti questi anni, tutte amicizie o rapporti che ho creato. Non lo vivo come un addio ma come un arrivederci ad altre occasioni, magari non da giocatore, ma certamente da persona che questa città la ama e la amerà sempre“.

    foto Modena Volley

    Cosa ha significato vivere Modena a Modena?

    “Vincere, conoscere persone meravigliose. Vivere anni molto belli della mia vita“.

    Si vince per rimanere eterni qui, Bruno.

    “Quando crei dei legami così, anche con una società, non puoi non tornare ogni tanto. Sono contento, più che per il tema dell’eternità, di aver lasciato un ricordo bello nelle domeniche dei nostri tifosi“.

    Perché il ritorno in Brasile proprio ora?

    “Per me è una scelta di vita. Io sono un giocatore che ha fatto una carriera totalitaria, ponendo la pallavolo come assoluta priorità della vita. Questo ha significato consumare tante energie, sacrificando del tempo e togliendolo alle priorità che hanno avuto altri miei coetanei. Io sono sempre stato un ‘workaholic’. Ora è il momento in cui iniziare a ridiscutere alcune priorità della vita“.

    foto Lega Volley

    Posso chiederle di più?

    “Ad esempio, ho una sorella che non ho visto crescere e con cui mi piacerebbe recuperare del tempo. O anche lo stare con mia madre e i miei amici. Vorrei fare cose che non ho mai fatto, come passare la domenica della partita o il dopopartita con i miei cari. Sembrano cose relative per chi le ha sempre fatte, ma io sono stato sempre lontano da casa. Adesso ho scelto di andare a giocare nella città in cui vive mia madre“.

    Prima abbiamo Parigi 2024.

    “Sarà sicuramente la mia ultima Olimpiade, quindi ci tengo particolarmente a fare bene e a chiudere nel migliore dei modi. Non sarà facile, ci affacciamo a una competizione che quest’anno ci porterà a giocare contro squadre davvero fortissime“.

    Il futuro dentro o fuori dallo sport?

    “Dentro lo sport sicuramente“.

    Foto Modena Volley

    Cosa le mancherà di questa città?

    “Tutto è sufficiente come risposta? (ride, n.d.r.). Le domeniche, l’affetto e le persone che me lo hanno trasmesso in tutti questi anni. Modena mi ha cambiato la vita“.

    Lei l’ha cambiata ai modenesi. Così si dice.

    “Questa cosa mi emoziona molto“.

    Bruno è insostituibile. Altra cosa che si dice di lei. Dobbiamo mettere insieme tutto questo oggi.

    “Non è scontato ed è una grande lusinga per me. Quando sono arrivato qui non pensavo di vivere emozioni di tale livello e non sapevo si potesse creare tutto questo“.

    foto Lega Volley

    Le persone della sua Modena?

    “Troppe. Fabrizio Schedoni. Lui ha dato il mio numero a Bruno Da Re quando cercava un palleggiatore. Ogni volta che ho incontrato una persona si è creato qualcosa di speciale“.

    Nel suo libro racconta dell’incontro con Earvin Ngapeth. Insieme avete fatto qualcosa di unico qui.

    “Ma anche Totò, Catia. Earvin è mio fratello. Mancava un personaggio qui ed è stato bellissimo“.

    Un arrivederci. Lo promette?

    “Sarà solo e sempre un arrivederci“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Tommaso Barotto: “Porto Viro c’è, non abbiamo perso la testa”

    Il curriculum, a prima vista, non è quello di uno che deve ancora compiere diciannove anni. Scudetti, titoli da miglior giocatore, e non ultimo, domenica scorsa, una partita da quasi 20 punti che ha sancito la prima vittima eccellente dei Play Off Promozione di A2, ovvero Cuneo. Tommaso Barotto, classe 2005, è uno dei protagonisti dell’armata della Delta Group Porto Viro, che ora sta affrontando la semifinale con Siena, un’altra grande ambiziosa del campionato:

    “È certamente un momento di grandi gioie per me. Giocarsi una semifinale Play Off a 18 anni è bellissimo ed è una conquista, fatta assieme ad una squadra che ha disputato un girone di ritorno davvero incredibile“.

    Siena è in vantaggio dopo Gara 1.

    “Giovedì sera abbiamo perso, ma non abbiamo perso la testa e la concentrazione che ci serve per giocare Gara 2 perché è ancora tutto aperto“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Che aria si respira dopo Gara 1?

    “L’aria di chi vuole arrivare in fondo. Di chi non ha tanto voluto pensare a guardarsi indietro o a festeggiare troppo un primo tassello, ma a focalizzarsi subito sull’obiettivo successivo“.

    Perché Porto Viro ha eliminato Cuneo ai quarti?

    “Perché ha saputo fare un cammino all’interno delle prime tre partite di Play Off, in cui è stata in grado di superarsi e di giocare una grande pallavolo. Siamo riusciti a vincere per ben due volte su un campo difficilissimo, come è quello di Cuneo, esprimendo un bel gioco fatto di combattimenti, bei break che ci hanno fatto raggiungere questo importante risultato“.

    Durante i Play off ha giocato alcune delle gare più importanti della sua carriera?

    “Sicuramente Gara 3 dei quarti entra di diritto nelle prime tre, dopo la finale dell’Europeo Under 19 disputata con la nazionale e la semifinale scudetto Under 17 che ho disputato con Brugherio contro il Vero Volley“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Porto Viro come Brugherio. Il colore rosa, un po’ l’atmosfera dei diavoli.

    “Sicuramente è famiglia, ed è una squadra in cui capisci che i risultati non si antepongono alla persona e al giocatore. Come ai Diavoli Rosa, periodo bellissimo della mia vita da giocatore e non solo, mi sono ambientato subito ed è davvero un’esperienza positiva. Trovarsi in una società con una squadra così mi aiuta tanto per il percorso che sto facendo“.

    Lei va via di casa che non aveva finito nemmeno le medie.

    “A 13 anni ho lasciato casa. Sono stato disposto a lasciare il Veneto, che ho ritrovato quest’anno e che per me ha quel qualcosa in più che forse è proprio l’ambiente familiare, ma è anche una regione nella quale ci sono davvero tante ottime realtà pallavolistiche nel quale poter crescere“.

    foto Delta Volley Porto Viro

    Ora che lo ha ritrovato, ha paura di rimanerne stregato?

    “No, sono consapevole del fatto che la vita potrà ancora portarmi lontano da casa e dalla mia famiglia. Ne siamo tutti consapevoli perché quando un giocatore fa una scelta come la mia, la lontananza è un fattore che devi prendere in considerazione. Sono nato a Rovigo e casa mia è a Stienta, un paesino di 3000 abitanti. Lei capisce bene che se non considero normale dovermi allontanare, mi prendono per pazzo (ride, n.d.r.)!“.

    Pensa tanto al suo futuro ora che tutti parlano di lei?

    “Sono molto capace di disinteressarmi a tutto ciò che si dice di me. La determinazione e l’ambizione ci sono, ma non ci penso troppo e sono bravo a non prendere per oro colato tutto ciò che viene detto, nel bene e nel male. Passo per passo. Ragiono così“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Andrea Canella e il sogno di Grottazzolina: “Non ci penso, ma ci credo…”

    A prima vista resti colpito dalla serenità con cui attraversa tutta la fase del pre-partita. Sorridente, se vogliamo anche sornione, e soprattutto circondato da un’aura di bontà che lo contraddistingue nel ruolo. Quando l’arbitro fischia e lo ritrovi dall’altra parte della rete fa vedere quella scuola di inarrendevolezza che è stata Padova, la sua casa pallavolistica per tanti anni; e allora il sorriso scompare, ed entra in campo l’Andrea Canella più combattivo e più audace.

    Con quella stessa audacia, Andrea è arrivato alla Yuasa Battery Grottazzolina, ed ha cominciato una stagione che lo ha visto, assieme ad una squadra che oggettivamente sta esprimendo davvero una bella pallavolo, ottenere il primo posto in classifica e la qualificazione diretta alle semifinali dei Play Off Promozione:

    “È un anno molto positivo e siamo tutti molto felici di ciò che abbiamo raggiunto sinora. Il clima che si respira è quello di chi è soddisfatto del lavoro fatto. In campo riusciamo ad esprimere il meglio e la forza è tutta in un gruppo di persone molto affiatato che insieme riesce a dare il massimo“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Tutti a Grottazzolina con obiettivi e ambizioni, se vogliamo, diverse. La sua?

    “Ho deciso di spostarmi da Padova, squadra nella quale ad eccezione di un anno fatto a Piacenza ho giocato sin da quando ho cominciato le giovanili, con la speranza di giocare e di fare bene. Andando nello specifico, volevo certamente mettere a frutto l’esperienza fatta e anche migliorare le cose sulle quali ancora devo lavorare un po’ nel mio gioco“.

    Cosa le ha lasciato Padova?

    “Anni in cui ho giocato con persone come Travica, o Randazzo, o Volpato. Ragazzi che mi hanno trasmesso sicuramente un metodo, e che ho potuto osservare nel loro approccio alla pallavolo. Ed è stato un bell’insegnamento da portarmi dietro“.

    La cultura del gruppo?

    “Anche. Qui a Grotta è certamente parte integrante dell’esperienza. È bello perché, anche al di fuori del contesto gara, ho trovato persone con le quali riesci a darti supporto dentro e fuori dal campo. Avere dei compagni di squadra con i quali affrontare i momenti difficili e poter contare sul loro apporto è certamente importante, quando magari resetti e in alcuni momenti dell’anno riparti da zero su alcune cose“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Altra nota positiva, abbiamo scoperto un giocatore nuovo.

    “Cerco di sfruttare le occasioni per mettere in luce ciò che so fare e colgo le opportunità che mi fanno mettere in mostra. Non esagero se dico che sono così soddisfatto dell’anno qui che credo di raggiungere gli stessi obiettivi che mi ero prefissato a Piacenza, uno degli anni più importanti della mia carriera“.

    È presto per parlarne. Però qualcuno parla di voi come i favoriti. Mi dica almeno se ci pensa un pochino alla fine.

    “Ad una fine positiva io non ci penso tanto, ma ci credo tanto. Diciamo questo! (ride, n.d.r.)”.

    Giochiamo al fantavolley. La squadra che le fa più paura? Un nome secco.

    “Direi Ravenna. Essendo giovani, e non avendo davvero nulla da perdere, possono essere insidiosissimi. Sono una squadra davvero tosta“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    L’avversario contro cui vorrebbe giocarsi la finalissima?

    “Marco Volpato. Compagno di tanti anni, e collega di ruolo. Mi piacerebbe molto giocarmi la finale contro di lui“.

    La Superlega cosa è per Canella?

    “Le dico che è un obiettivo. E se arrivasse con Grottazzolina, mi piacerebbe poterla affrontare qui“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Davide Cester: “Acqui ha superato il momento buio, siamo pronti ai Play Off”

    Si arriva ad un punto della carriera in cui si sceglie se essere opportunità o risorsa. Davide Cester penso sia entrambe le cose. Arrivato due anni fa in quella che è oggi la Negrini CTE Acqui Terme, Cester ha dapprima conquistato una promozione in Serie A3 con una squadra che nel suo campionato lo scorso anno ha fatto faville, conquistando anche la Coppa Italia di Serie B, e successivamente, con la matricola neopromossa in A, si è fatto ampiamente largo in un nuovo campionato in cui ha saputo affermarsi:

    “Siamo partiti molto carichi ed entusiasti. Il periodo più buio lo abbiamo superato con la sfida contro Bologna. Ma è un momento che personalmente metti in conto, soprattutto quando arrivi in un campionato per la prima volta e devi un po’ prendere le misure. Il calo c’è stato, ma siamo riusciti ad uscirne ed ora siamo certi di dover affrontare anche i Play Off Promozione“.

    Come si presenta Acqui Terme alla seconda fase?

    “In maniera completamente diversa rispetto a questa ultima parte di campionato. Certamente siamo più consapevoli delle nostre risorse e dei nostri limiti, ma abbiamo anche capito quali tipo di avversari potremo incontrare sulla nostra strada. Siamo stati capaci di affinare alcuni meccanismi di squadra che non ci hanno permesso di dare il meglio in alcune gare del girone di ritorno ed ora è necessario fare un reset per ripartire e concludere questa stagione al meglio“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Lo scorso anno ha affrontato Mantova nelle finali per la promozione. Cosa pensa dell’exploit di quest’anno della neopromossa?

    “Ho avuto modo di conoscerli lo scorso anno e si vedeva come fossero una squadra che lavorava già molto bene. Sono stati bravi nel completare una squadra che giocava già con un ottimo affiatamento di elementi armonici, che la squadra l’hanno solo aiutata a crescere. Hanno uno degli opposti più forti del campionato e Yordanov ha dato un contributo importante al gioco d’attacco. Serviva un giocatore come lui, e Mantova è diventata un’ottima compagine“.

    Nel proseguimento, mi dica con onestà chi le piacerebbe incontrare.

    “Mi piacerebbe giocarmela contro Macerata, anche se non è possibile data la posizione in classifica, perché con Sebastiano Marsili, il palleggiatore ho condiviso parte del mio percorso delle giovanili a Treviso, e sarebbe bello ritrovare l’emozione di sfidarsi, anche se a parti invertite, come tanti anni fa“.

    Foto Pallavolo La Bollente

    Treviso è rimasta nel suo cuore.

    “Sono rimasto legatissimo alla società, così come molti di noi. È una società che mi ha insegnato tutto, dalla disciplina al senso del sacrificio. Ho iniziato lì, guardando la pallavolo giocata da grandi campioni che un po’ tutti abbiamo sognato di emulare“.

    Si parla da anni di un ritorno sulle scene di Treviso nella pallavolo di Serie A maschile. Cester ci sarebbe?

    “Beh, mi piacerebbe moltissimo. È la mia terra, una città a cui comunque resti legato. Perché no!“.

    Curiosità: a Treviso è legata anche la sua tesi di laurea.

    “Sì, ho lavorato sull’analisi di bilancio di una società sportiva e mi sono occupato della Sisley, venendo a contatto con parti di quella realtà che non conoscevo appieno. Mi sono laureato in Economia Aziendale ed è stato bello occuparmene“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Tra le squadre del suo girone, ho visto che ha vissuto particolarmente la sfida con Sarroch.

    “Perché ho ritrovato alcuni amici come Ntotila, con cui ci conosciamo da una vita, praticamente dai primi incontri di Under 14 e dalle varie selezioni regionali. C’è Sideri, che per me come Flo è un fratello maggiore, conosciuto quando esordivamo in categoria, o Fortes, con cui ho vissuto due anni assieme, o Agostini con cui ho giocato un anno. Quando incontro gli amici, anche se sono dall’altra parte della rete, ritorna ad essere sempre un momento di confronto, che poi è una piacevole sfida“.

    La A3, per quello che sta vedendo, è il suo campionato? O l’obiettivo è salire più in alto?

    “Sicuramente è un campionato in cui mi trovo bene e a cui sento di appartenere. L’obiettivo di salire in A2 c’è. Non lo nego“.

    Può provarci anche quest’anno?

    “La volontà c’è ogni anno. Vedremo“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Il bilancio di Alessandro Tondo a Catania: “Conoscevamo i rischi, ci abbiamo provato”

    La speranza è sempre l’ultima a morire, esattamente come la buona volontà: qualcosa che appartiene a molti compagni che quest’anno ha incrociato nella sua strada verso la Sicilia. La realtà però, dati alla mano, è che la stagione della Farmitalia Catania in Superlega è finita anzitempo, con una retrocessione nemmeno troppo velata. Alessandro Tondo, pur dando come sempre il massimo, esattamente come lo vedo fare da una vita, non è riuscito a salvare la sua squadra:

    “Purtroppo è finita come nessuno avrebbe voluto. Ed è un grosso dispiacere perché tutti abbiamo accettato il progetto con entusiasmo, pur essendo consci del grandissimo rischio che andavamo a correre con una formazione costituita negli ultimi giorni di mercato dopo il brutto epilogo della vicenda legata a Vibo Valentia. La società di Catania faceva un doppio salto, dalla A3 alla Superlega ed erano consapevoli del fatto che sarebbe stata difficilissimo il mantenimento della categoria. Di fronte al lavoro di tutti c’è sicuramente la gratitudine per aver disputato un campionato di massima serie. Ciò detto, non mi nascondo mai, la retrocessione c’è stata e la caduta anche“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    È parso sin dall’inizio che sarebbe stata difficile. C’era forse anche la rabbia per la vicenda di Vibo.

    “Quella si dimentica, o si cerca di farlo, perché tu come giocatore non hai responsabilità in merito. Era una grande sfida, e se devo dirla tutta, il mio rammarico è per il fatto che in certi frangenti del campionato e con certe squadre abbiamo fatto vedere di potercela giocare. Penso anche a squadre che oggi sono ai Play Off. Abbiamo provato a vedere la luce in fondo al tunnel fin quasi alla fine. Peccato“.

    Da dove si riparte, Tondo?

    “Sono certamente contento di aver arricchito il mio annuario con un’altra stagione in Superlega. Ora è troppo presto per parlare di futuro. Sarà un mercato tosto, e sicuramente dopo una stagione nella quale sei retrocesso riesci a venderti in maniera non identica ad un altro tuo pari ruolo che ha centrato i propri obiettivi. Non lo so davvero, staremo a vedere“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Parliamo di Alessandro fuori dal campo. Il suo primo anno da marito pendolare (si è sposato nel 2023 con Beatrice Francesconi) come è andato?

    “È finito (ride, n.d.r.) ed è stato forse il nono in cui siamo stati distanti, anche perché siamo non solo grati ma anche due che danno importanza, e tanta, al lavoro. È stato esattamente come le annate precedenti, in cui si programmavano i ritorni, si cercava di incastrare ogni occasione possibile“.

    Pensavo mi dicesse che sarà l’ultimo.

    “No, ogni tanto il pensiero e la considerazione la fai ma non sarebbe giusto per nessuno in questo momento. Sono certo che se l’occasione arriverà sarà perché i progetti di entrambi ci soddisferanno talmente tanto da poter stare vicini. Avevamo già messo in conto che io avrei avuto ancora qualche anno di carriera e Beatrice mi supporta sempre. Forse dovrebbe chiedere a lei di rallentare col lavoro! (ride, n.d.r.) Scherzo, ama quello che fa ed è giusto così per ora“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Il vostro è stato uno dei matrimoni più belli della scorsa stagione. Si è reso conto di quanto affetto ha attorno in questo mondo?

    “Ce lo siamo goduti poco fino al giorno stesso, perché è stato un continuo inseguimento al dettaglio. Volevamo entrambi che tutti si godessero quelle giornate e soprattutto che tutto fosse perfetto. Poi il giorno del matrimonio abbiamo capito il momento bellissimo che stavamo vivendo e ci siamo rilassati parecchio. Per rispondere alla sua domanda, avere accanto le persone più importanti della nostra vita ci ha fatto sorridere il cuore“.

    Pensa di aver seminato bene nel mondo del volley?

    “Penso di aver fatto bene delle buone cose. Ma ho ancora la scintilla dentro e voglio continuare a tenerla accesa per un bel po’“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Iacopo Botto e la vita da papà: “Sono felice, si vede anche in campo”

    L’ho visto crescere, se vogliamo anche nascere pallavolisticamente, evolversi, diventare lui stesso l’attuale versione di Iacopo Botto. Capitano in campo e fuori, ambasciatore di una Puliservice Acqua S.Bernardo Cuneo che vuole solo tornare a splendere come nei gloriosi anni ’90, quando tutta la città attendeva la domenica per affollare già da centinaia di metri di distanza il palazzetto storico. Da qualche mese Iacopo e Martina Balboni sono diventati genitori di Federico. Siamo per così dire al botto, al fuoco di artificio forse più bello e luminoso:

    “La vita è davvero cambiata. In meglio. Sono cambiati anche i ritmi, ma dopo una fase iniziale mi sono adattato anche a qualche ora di sonno in meno. Magari le ore le recupero in trasferta, tanto i viaggi lunghi non mancano (ride, n.d.r.)”

    Cuneo va. Si sta dimostrando un bel viaggio quest’ultima stagione.

    “Per ora non possiamo lamentarci. Il torneo è ancora lungo, ma siamo nel gruppo di testa e vogliamo mantenere la continuità dei risultati. L’entusiasmo c’è, lo troviamo anche nei tifosi che, con una squadra che fa bene, vengono più volentieri a godersi la domenica al palazzetto“.

    Foto Cuneo Volley

    Botto è ambassador e uomo immagine di Cuneo. Una bella soddisfazione?

    “Mi piace vivere la città, uscire con Fede e Martina a fare una passeggiata e incontrare la gente che magari vuole offrirti un caffè, parlare un pochino della squadra e darti il proprio sostegno. Mi ricorda quando questa città giocava la serie A1 e in città c’era fermento e sentivi che la pallavolo era il collante sportivo di Cuneo. Ci sono persone che mi dicono di essere stati per la prima volta quest’anno a vedere la squadra e oltre ad essersi divertite, sono tornate volentieri. A me questo fa tanto piacere“.

    Il pubblico come leva distintiva per questa volata finale?

    “Sicuramente giocare con un palazzetto pieno, in un impianto come il nostro, oltre a darti una carica pazzesca, è anche un fattore distintivo. In più la squadra è costruita attorno all’esperienza di tanti ottimi giocatori, alcuni dei quali hanno scelto di venire in A2 per portare il proprio bagaglio di anni di Superlega“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Come lei, Botto. Cosa le manca di più di quegli anni?

    “Vivere questa esperienza da protagonista, nella città a cui sono più legato perché la mia storia pallavolistica è nata qui. Sono l’unico di quelle giovanili che non ha giocato poi in campo con Cuneo in Superlega. Quindi ovviamente il desiderio è forte“.

    Il ricordo più bello?

    “Non trovare un posto in tribuna o vedere una fiumana di persone che parcheggiava a più di un chilometro di distanza dal palazzetto per andare a seguire la propria squadra del cuore“.

    Foto Cuneo Volley

    Al suo diciannovesimo anno in A, come pensa di essere cambiato?

    “Sono diventato certamente una persona più equilibrata. Molto di questo lo devo a Martina, che è sempre al mio fianco. Mi è stata molto vicina in avvio di stagione, e mi ha aiutato a superare un inizio in cui i risultati erano altalenanti. Abbiamo vissuto il periodo della gravidanza assieme e questo ci ha unito ancora di più. Sono felice, è vero, forse questo traspare anche in campo“.

    Scendiamo da questo bel volo fatto assieme. Cosa c’è ora?

    “La prossima partita. Bisogna procedere step by step in questo campionato. Non sarà facile mantenere questo ritmo, ma è nostro dovere provarci“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Luca Porro: “Ho scelto questa vita perché la pallavolo mi rende felice”

    Serenità accomodante. Simpatia accondiscendente. E quello stile senza sovrastrutture che caratterizza il trio dei fratelli più famosi della pallavolo italiana, ovvero Paolo, Simone e Luca Porro. Oggi è il turno di Luca, che si presenta di fronte al registratore con una stagione, la prima di una serie che sono certo farà in Superlega, da incorniciare. Obiettivo permanenza in Superlega conquistato da qualche giornata con la Pallavolo Padova e la pacatezza da chi, da qui a fine campionato, potrà giocarsi la libertà di ciò che si è conquistato con fatica assieme ad un gruppo di base giovanissimo (e di cui Falaschi appare il fratello maggiore):

    “Abbiamo raggiunto un obiettivo importante come la salvezza molto prima del previsto. Potremo giocarci il finale di stagione con la spensieratezza di chi in campo potrà far vedere tutto il lavoro che c’è stato dietro“.

    In pieno stile Luca Porro. Uno che sembra sempre sereno e pacato in campo.

    “L’idea che ho di questo sport è che innanzitutto debba essere qualcosa che premia il lavoro fatto, ma che sappia farmi vivere la domenica con divertimento. Mi piace fare ciò che faccio e lo faccio col sorriso. Poi mi rendo conto che, in un gruppo come quello di Padova, la complicità e l’alchimia che si sono create facilitano il lavoro. Però cerco sempre di non dimenticare che ho scelto questa vita perché mi rende felice farla“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Vedremo una bella Padova alla fine del campionato.

    “La vedrà con meno pressione certamente, e circondata da un clima di soddisfazione per quello che si è conquistata con il duro lavoro. Personalmente cercherò di migliorarmi a livello tattico così come ho fatto per tutta la stagione. Penserò a ciò che potrei fare meglio anche in futuro“.

    Non è stato tutto facilissimo, almeno a vedere alcuni segmenti di campionato.

    “Ci siamo trovati di fronte alcuni muri da superare non semplici. Abbiamo avuto una fase in cui le vittorie non riuscivamo ad ottenerle, e quando arrivi alla sesta sconfitta di seguito tendi a perdere per un attimo la speranza di poterti salvare con anticipo come è successo. Ma continui a lottare. Nel nostro caso siamo stati fortunati, perché siamo un gruppo giovane e affiatato, e abbiamo lavorato affinché venisse fuori l’impegno di tutti di poter giocare al livello di questa categoria. Le dico che la cosa migliore è stato vincere contro chi non si aspettava accadesse. Forse è il lato migliore della medaglia. Una bella soddisfazione innanzitutto“.

    Foto di LVM

    Un dato è certo: Porro è ormai un uomo da Superlega.

    “Mi piacerebbe molto proseguire in Superlega. È un campionato nel quale vorrei crescere“.

    A proposito di vittorie inaspettate, quella con Milano come è stata?

    “Bellissima, perché è arrivata davanti alla famiglia e agli amici accorsi a vedere la sfida tra me e Paolo. Dopo la sconfitta dell’andata mi sono ripromesso che avrei lottato maggiormente per ottenere la rivincita, e così è stato“.

    Foto Pallavolo Padova

    Com’è stato affrontare Paolo quest’anno?

    “Stranissimo guardarlo dall’altra parte dei quadretti, e certamente emozionante“.

    Si ha la sensazione che sia un orgoglio vero vedere suo fratello pronto a giocarsi il meglio della sua carriera.

    “Sì, perché conosco bene la strada che ha fatto. E quanto tanti di questo ambiente non credessero appieno nelle sue qualità. Parlavano sempre della sua altezza. Mi pare abbia dimostrato che non ha niente da invidiare ad alcun palleggiatore e che sia in grado di giocare una grande pallavolo“.

    Foto Pallavolo Padova

    Chiudiamo con la sua famiglia. I Porro sono una di quelle famiglie che vive tutto questo con la sua stessa serenità.

    “Dal primo giorno in cui soprattutto mamma prendeva la macchina per macinare chilometri e accompagnarci in questo percorso, abbiamo vissuto tutto come uno sport in cui, prima di affermarci, dovessimo divertirci e stare bene. Quello spirito è rimasto anche oggi. Anche il cosiddetto derby familiare per la mia famiglia è stata una festa in primis, un’occasione per vedersi una partita in cui io e Paolo avremo giocato per due ore dalla parte opposta del campo. Senza riporre pressioni o aspettative. Sicuramente per tutti noi è importante arrivare lontano, ma solo come un premio per il percorso fatto. Ma non a qualsiasi prezzo. Voglio sempre uscire dal campo con la voglia di giocare la partita successiva, perché mi sono divertito per ciò che sono riuscito a fare in campo con la mia squadra“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Simone Parodi: “Giocarmi la promozione o lo scudetto per me è indifferente”

    Ormai ci siamo abituati a vederlo percorrere la strada della Serie A2. Ma Simone Parodi, eterno ragazzino di Cuneo in grado di giocare quella pallavolo senza età che solo anni di volley d’essai possono farci conoscere, sarà in grado di regalarci qualche colpo di coda. E di tutto ciò si diventa consapevoli quando gli vedi fare delle cose che sono troppo poco per ciò che ha, e troppo belle per pensare che quel modo di giocare così elegante forse nella pallavolo non esista più. Alla Kemas Lamipel Santa Croce, in coppia con quella vecchia giovane volpe che è Leonardo Colli, sembra si dividano il palcoscenico a metà e si preparino a giocare un finale di stagione in cui Simone Parodi ancora crede parecchio:

    “Io sono convinto che l’aggancio al settimo posto possiamo, ma soprattutto dobbiamo disegnarlo nella nostra testa. Le giornate per recuperare i punti su Porto Viro ci sono e domenica avremo lo scontro diretto in casa, nel quale dovremo giocare la nostra miglior pallavolo, sfruttando anche il fattore delle mura amiche“.

    Lei ci crede, complice una carriera nel quale questo in alcuni momenti è stato ordinaria amministrazione.

    “Ho sempre creduto nei progetti che mi sono stati presentati e soprattutto negli obiettivi che dovevamo raggiungere. Per me giocarsi l’accesso ai Play Off in A2 o lo scudetto in Superlega è indifferente. Io lavoro, il resto o il livello è irrilevante“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Stagione che poteva aprirsi con un po’ più di fortuna.

    “Sia io che Collo (Leonardo Colli, n.d.r.) siamo stati fermi per alcune settimane e l’assetto della squadra ne ha un pochino risentito a fasi alterne. Sono certo che, senza quella partenza, avremo potuto lavorare un po’ di più sui punti di inizio stagione. Ma non vogliamo avere alibi, ormai è andata. L’importante è riuscire a giocare e fare bene in questa volata finale“.

    Qualche suo ex compagno di squadra ancora si gioca la Superlega. Con onestà si chiede mai perché lei non è più nella massima serie?

    “No, non me lo chiedo mai“.

    Appare come una domanda scomoda. Posso chiedere comunque?

    “Le dico che io ho vinto l’ultimo campionato di A2 quando ero a Taranto, e lì forse dovevo pretendere di potermi rigiocare la Superlega. Poi le vicissitudini della vita mi hanno portato a giocare ancora in Serie A2. Due piazze importanti come Siena e Cuneo. Se vogliamo anche due annate sfortunate sotto alcuni aspetti. Però è la parabola della carriera“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Molti dicono che lei meriterebbe il colpo di coda in Superlega.

    “Se dovesse arrivare, mi comporterei esattamente come ho fatto negli ultimi anni. Fisicamente sono uscito da tempo da una condizione che non mi permetteva di fare il massimo in Superlega. Certo, oggi capisco che una squadra di Superlega scelga più un giovane per giocare come terzo o quarto schiacciatore. Però, mai dire mai. E poi chi lo ha detto che magari non ci arriviamo con Santa Croce (ride, n.d.r.)?“.

    Si ha la sensazione che, quando volete, possiate fare la vostra figura con qualsiasi avversaria.

    “Abbiamo Coscione che a mio parere è il miglior palleggiatore della A2. Siamo una squadra che quando vuole può giocare un’ottima pallavolo. A me non fa paura alcun avversario. In cuor mio so di potermela giocare con chiunque assieme ai ragazzi“.

    Parodi, io ogni volta ho l’impressione che lei non riuscirà mai a staccarsi dal campo.

    “C’è stato un momento in cui ho pensato di smettere, anche ultimamente. Sono pensieri che fortunatamente durano un tempo ridottissimo. Nel senso che io sono nato e cresciuto in questo ambiente. Ho fatto realmente questo per tutta la vita. Ha ragione, fatico a pensarmi tutto il giorno senza la pallavolo. Arriverà quel momento, magari non sono ancora pronto. Mi dispiacerebbe troppo non vivere più di pallavolo“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Dove vorrebbe chiudere?

    “Mi piacerebbe lasciare ogni porta aperta in Liguria. E riportare la pallavolo di Serie A a casa. Sono anni che la A non ha una squadra della mia regione. Sarebbe bello“.

    E con la Superlega come la mettiamo?

    “Che ci tornerei a piedi. Ma sarebbe ancora più bello conquistarsela in campo“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO