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    Gabriele Nelli è tornato dalla Russia: “Caratterialmente ne esco migliore”

    Di Roberto Zucca A Monsagrati, pochi km da Lucca, c’è un’aria diversa oggi. Gabriele Nelli è tornato ufficialmente in Italia, dopo una stagione lunga (e complicata dalla pandemia) con la maglia del Belogorie Belgorod. Il giocatore, in accordo con la società russa, ha deciso di risolvere anticipatamente il contratto che lo legava al club: “Con i vertici della società abbiamo parlato della stagione regolare, che era iniziata con aspettative diverse in tema di risultati. Ci si attendeva qualcosa di più ed ora loro disputeranno una sorta di seconda fase che ai fini della classifica non cambierà nulla. Da qui la decisione di svincolarmi in accordo con la dirigenza”. È stata una stagione difficile? “Io direi una stagione complessa. Giocare in queste circostanze lo era per tutti, non solo per noi. Personalmente è stata un’occasione di crescita personale. Ho detto qualche settimana fa, e continuo a pensarla fermamente così, che caratterialmente ne esco migliorato. Certe esperienze il carattere, lo forgiano proprio”. Ed ora in Italia in isolamento, così ha scritto su Instagram? “Eh sì, come da prassi per chi torna dall’estero, ma felice di passare alcuni giorni con il mio cane e nel mio giardino, con un clima spettacolare che solo la Toscana può regalarmi!” Non posso non chiederle se c’è stato qualche contatto con qualche club italiano… “Per ora no. Devo ancora finire di disfare i bagagli. Poi, in queste due settimane di isolamento, avrò bisogno di riequilibrarmi un pochino e di ritrovare anche mia moglie e la mia famiglia. Non dimentichi che non li vedo da otto mesi”. Si allenerà? Tra un mese si parlerà di nazionale e VNL. “Mi allenerò, appena potrò tornare in palestra, certo. Al resto ci pensiamo più avanti”. LEGGI TUTTO

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    Matteo Paris, regista con la valigia: “Mi piace incontrare culture diverse”

    Di Roberto Zucca
    Dei suoi viaggi e delle sue esperienze internazionali, Matteo Paris ne ha fatto un valore aggiunto. E in quell’essere costantemente con il trolley sempre pronto per qualcosa che non è solo pallavolo, l’esperto palleggiatore trasferitosi recentemente a Dubai ha trovato una casa, una nuova terra:
    “Ne ho trovate tante di nuove terre, ma sicuramente la mia casa ora è realmente la Grecia. Vivo nell’isola di Syros, volley permettendo, con la mia compagna Asimina e mia figlia. Ora mi trovo ad Al Ain, negli Emirati, tra qualche settimana porto a termine una bella esperienza in questo campionato“.
    Al Ain, perché questa scelta?
    “Volevo qualcosa che mi desse più tempo da poter trascorrere con la mia famiglia. Il campionato arabo è un impegno che mi porta a stare lontano dalla Grecia meno mesi rispetto agli altri tornei. Le offerte non mi mancavano, sia dalla Superlega che dalle altre serie, ma devo dire di aver fatto la scelta giusta”.
    La motivi.
    “È un campionato interessante, che cresce stagione dopo stagione. Trovo poi che più ci si allontana dal proprio paese, più si diventa esterofili. Mi piace avere a che fare con altre culture, proprio per la loro diversità. Sono arrivato qui da pochi mesi e all’inizio rimanevo sempre stupito dal fatto che ad esempio qui si blocchi la partita per effettuare la preghiera”.
    Il campionato volge quasi al termine. Che stagione è stata?
    “Discontinua dal punto di vista dei risultati. Da straniero non riesco a giocare tutte le partite per il tema della quota massima di tre da inserire a referto, ma quando sono stato chiamato a dare il mio contributo è andata molto bene. Siamo quasi matematicamente fuori dai play off, ma contiamo di poter disputare delle buone Coppe, che qui sono il fiore all’occhiello nella seconda parte della stagione”.
    Foto Instagram Matteo Paris
    La stagione finirà ad aprile. Poi? Non le piacerebbe tornare in Italia?
    “Per ora mi piacerebbe tornare a Syros, perché sono da parecchi mesi che non vedo Asimina e mia figlia. Ho delle attività imprenditoriali da gestire con la mia famiglia in Grecia e credo che dedicherò a questo la maggior parte del mio tempo nei prossimi mesi. Penso sia arrivato il tempo di pensare anche al futuro”.
    In Grecia ha giocato parecchie stagioni. Sono pochi gli italiani che in quel campionato hanno lasciato il segno.
    “Ho avuto diversi riconoscimenti come miglior giocatore. Non lo dico per vantarmi, ma perché mi ha fatto piacere ricevere queste attestazioni di stima. È un campionato in cui mi sono trovato molto bene. E spero di concludere la mia carriera proprio lì”.
    Nel campionato italiano è sempre stato considerato un giocatore amato dallo spogliatoio.
    “Ho fatto diversi anni molto belli. Non hanno contato solo i risultati ma anche le persone che ho trovato sulla mia strada. Penso alla stagione a Perugia, arrivata per caso, dove ho avuto il piacere di condividere il ruolo con il mio amico Luciano De Cecco, alle stagioni con Sabbi, Tondo e Fanuli a Piacenza, Cavaccini a Castellana, che è stato un anno intenso e importante”.
    Nella massima serie Paris ci arriva a 30 anni. La gavetta è stata importante?
    “È servita. Anche perché nessuno mi ha regalato nulla. Ogni anno facevo il mio e piano piano salivo la china, fino al 2013 quando sono arrivato a Latina e ho trovato Daniele Sottile con cui ho subito instaurato un buon rapporto. Diciamo che sono rimasto il ragazzo di Anguillara che è entrato con umiltà e rispetto a dare il suo contributo nelle squadre in cui ha militato”.
    È stata un’intervista nostalgica, Paris. Ora non mi dica che lascerà la pallavolo.
    “(ride n.d.r.) No, ancora no, se mi proponessero una nuova stagione qui negli Emirati la farei subito. Ma se mi richiamassero dalla Grecia sarei ancora più felice perché potrei stare vicino alla mia famiglia. Se così non fosse, il progetto è di fare comunque qualcosa nel mondo dello sport, magari mettere in piedi una società a Syros e proseguire in questo mondo. Mi prendo ancora un po’ di tempo per decidere!”. LEGGI TUTTO

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    Daniele Lavia: “Essere parte del futuro di Modena è una grande responsabilità”

    Di Roberto Zucca
    Sembrano passati secoli da quando, tre stagioni fa, il diciannovenne Daniele Lavia si affacciava per la prima sul palcoscenico della Superlega in quel di Ravenna. E invece, tre anni orsono, Daniele ha cominciato con determinazione e consapevolezza un percorso di formazione e affermazione che oggi lo portano ad essere considerato un elemento cardine di una delle società più ambiziose della Superlega, Modena Volley, e dagli addetti ai lavori uno dei giocatori su cui puntare per il futuro delle spedizioni tricolori:
    “Io ringrazio sempre quando si parla di strada fatta, nonostante sia solo l’inizio di un cammino. Sono contento che dietro il percorso si veda, come dice lei, il sacrificio compiuto”.
    Modena, una piazza non semplice. Esperimento riuscito?
    “È un esperimento che purtroppo non mi ha visto sempre disponibile a causa di qualche acciacco fisico, che fortunatamente è stato risolto. Tenevo e tengo molto a Modena, che è una piazza affascinante e complessa per la storia e i risultati che ha ottenuto. Ci accingiamo ad affrontare l’avventura dei play off, che ci vedranno di fronte a Civitanova, e che sicuramente non ha bisogno di presentazioni”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Arrivano da un cambio tecnico importante.
    “Sono comunque una grande squadra, che alle chiamate importanti risponde sempre presente con determinazione. Noi dal canto nostro, non siamo una squadra che si sottrae, anzi, ci metteremo tutto il nostro impegno per poter andare avanti nella corsa per lo scudetto”.
    Capitolo Lavia. Quando legge le parole piene di stima del suo presidente, si sente più lusingato o più responsabilizzato?
    “Responsabilizzato in primis perché fa parte del mio carattere. Sono uno che è abituato a mettere la faccia in tutto ciò che fa. Essere definito parte di un progetto futuro e ambizioso è importante, e sì, anche molto lusinghiero”.
    Modena Volley
    La Modena del futuro come la immagina?
    “La vorrei vivere, magari! Vedere il palazzetto vuoto mi spiace perché fa un effetto davvero strano. Mi è capitato in passato di vederlo gremito di pubblico ed è alienante ora che le partite vengono disputate con le voci dei soli giocatori. E poi è una città molto viva, interattiva. Ecco, mi piacerebbe poterla vivere presto nella sua interezza”.
    La lontananza dalla sua famiglia l’ha avvertita?
    “Sì, tanto. Non vedo mamma e papà quanto vorrei. Noi meridionali viviamo in generale molto il tema della distanza e con il Covid-19 sono mesi che i protocolli, giusti ma severi, ci permettono di vederci tanto ma solo attraverso il telefono. Il ritmo casa-palestra-casa posso però dirle che è scandito talvolta dai famosi ‘pacchi da giù’, anche perché la cucina di mia madre manca molto!” LEGGI TUTTO

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    Michele Baranowicz: “Sono rimasto in piedi grazie a famiglia e amici”

    Di Roberto Zucca
    Per comprendere in fondo chi mi trovo davanti, cerco Michele Baranowicz tra le sue certezze e i suoi affetti più cari. Ci sono Tatiana, Mila, i loro amati animali. Trovo in quel contesto una sorta di mondo protetto, privato e davanti al quale il lato più inedito del palleggiatore della Gas Sales Bluenergy Piacenza viene fuori:
    “È il mondo che proteggo, del quale parlo poco perché mi piace viverlo da solo senza interferenze esterne. È il mondo nel quale mi rifugio e dal quale vengo fuori più forte, rigenerato. Non posso descrivere quanto questo mondo sia cambiato dopo l’arrivo di mia figlia Mila. Ma sicuramente posso dirle che lo ha migliorato e reso ancora più bello con la sua presenza”.
    Osservare Baranowicz in quel contesto significa venire a contatto con un Michele che pochi comprendono. Mi dica come la vedono i suoi amici, ad esempio.
    “In realtà chi mi ha vissuto al di fuori del campo sa che sono molto diverso da quello che poi si trova in campo. Dovrebbe chiedere a loro cosa vedono di quel Michele, non ne ho idea. Ma sicuramente è una persona leale e presente”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Quello che mi ha sempre colpito di lei è il suo senso di responsabilità. Ha saputo assumersene nel bene e nel male.
    “Sono un atleta che deve assumere le responsabilità per ruolo, e poi l’ho sempre fatto per carattere. Ho sofferto negli anni il giudizio di molti che non mi conoscevano e che sparavano a zero su di me e sul mio operato. Anche perché non mi sono mai nascosto dietro gli alibi e dietro gli insuccessi”.
    Ad un certo punto mi è sembrato che lei abbia imparato a non curarsi del giudizio altrui. È stato difficile?
    “Ci ho fatto un lavoro, anche grazie a mia moglie Tatiana, con cui mi sono spesso confrontato e che ha saputo restituirmi delle riflessioni corrette e senza pregiudizi. Ora vivo tutto ciò che mi accade professionalmente molto meglio”.
    Baranowicz sembra aver avuto tre vite. Come si riesce a stare in piedi?
    “Con le persone giuste. Una famiglia, alcuni amici che nel momento del bisogno mi sono stati accanto, come ad esempio quando ho vissuto le vicissitudini del cartellino e delle ingiustizie di questo mondo. E poi con il senso del dovere. Questo è il mio lavoro. Questa è l’unica cosa che mi permette di mantenere la mia famiglia. Anche questo ti tiene in piedi”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Per alcuni anni ha scelto l’estero. Come ha visto il mondo italiano da fuori?
    “Con un po’ meno di pressione, diversamente da quando giocavo in Italia. È stata un’occasione di crescita ma anche un bel sacrificio che chi mi stava vicino ha vissuto. Bello, non semplice e sicuramente un contesto sfidante”.
    Ora Piacenza. E un sesto posto in regular season.
    “Che, aggiungerei, non ci soddisfa. Sono arrivato a stagione avviata, quindi ho avuto meno tempo rispetto a un atleta che magari è presente da inizio anno e ha modo di impostare un certo tipo di gioco, di trovare le intese con i compagni durante la preparazione. Serve continuità, la cerchiamo ancora e adesso diventa cruciale nella seconda parte della stagione”.
    L’organico non vi manca. Cosa si aspetta?
    “Non faccio pronostici, ma sicuramente dobbiamo lavorare tanto per trovare le conferme che cerchiamo. Dobbiamo fare sì che in tutte le fasi di gioco e in tutti i set si possa dare il 100%, così come è successo nelle ultime settimane in alcuni momenti delle partite. Con quella continuità di gioco potremo essere in grado di toglierci delle buone soddisfazioni”. LEGGI TUTTO

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    Cico De Marchi è tornato per restare: “Voglio vincere con la maglia di Motta”

    Di Roberto Zucca
    Rileggere il suo nome nel roster di una squadra di serie A, veneta fra l’altro, rievoca una serie di stagioni in cui Francesco De Marchi allietava squadre e tifosi della regione dell’Est tanto famosa per i palcoscenici del volley. Le sue stagioni migliori le ha trascorse proprio a Padova e a Verona, fino ad arrivare agli anni trionfali a Berlino, nella spedizione Serniotti che valse ad entrambi lo scudetto. Ora De Marchi, per tutto il volley Cico, è tornato alla HRK Motta di Livenza, in A3:
    “È stata anche per me una bella sorpresa. Ormai la mia vita procedeva beatamente a Spalato con mia moglie e mia figlia, quando nel periodo natalizio siamo rientrati in Veneto anche per far stare un po’ la bimba con i nonni paterni. Io ho giocato in Croazia fino a poche settimane fa, ma la società sapeva bene che se fosse arrivata una chiamata dall’Italia avrei accettato più che volentieri”.
    Ha iniziato col botto. La HRK Motta ora si gode il primato in classifica.
    “Abbiamo vinto il derby contro Porto Viro ed è stata una bella soddisfazione. Io sto cercando di trovare il massimo della condizione, anche perché le differenze col campionato croato si vedono. Non parlo di meglio o peggio, ma come impostazione di gioco spero già nella prossima gara di poter dare il 100%”.
    Motta è una società ambiziosa. De Marchi punta alla A2?
    “Le carte in regole Motta le ha. Io sono entrato a metà campionato perché Roberto Pinali si sta riprendendo da un infortunio, ma fino a fine stagione voglio potermi giocare le mie chance, intese anche nel senso di centrare la promozione con questa squadra. Ci sono giovani interessanti in A3 e il livello del campionato è piuttosto alto, anche perché ci sono diversi giocatori che negli anni scorsi hanno militato in Superlega e in A2. Sarà un proseguimento tosto e io ce la metterò tutta”.
    Foto Ufficio Stampa HRK Motta
    Sfatiamo dei miti. Perché ad un certo punto è sparito dal campionato italiano?
    “Perché nessuno me lo proponeva più. Dopo l’anno a Berlino e un infortunio, si era diffusa la voce che fossi fisicamente fragile, e questo non era vero. Il procuratore di allora, dopo lo scudetto e l’infortunio, è come se avesse smesso di puntare su di me. Eppure i risultati e gli ingaggi non ho mai fatto fatica a trovarli. Mi sono rivolto ad un altro agente, per cui, diciamo, non risultai un buon affare. So che tanti atleti negli anni sono stati vittime di certe maldicenze, che poi partono sempre dai soliti personaggi”.
    Dissero stagioni sbagliate.
    “Le scelte sbagliate a livello di società sono capitate a chiunque. Ci vuole però un procuratore che fa in modo che una stagione sbagliata possa essere corretta. Io adesso mi gestisco da solo e sono molto felice di questo. Non sono nel giro della Superlega, ma non sono nemmeno a casa a guardare il soffitto. Non voglio risultare polemico, ma spesso i procuratori tendono a danneggiare e non a salvaguardare i propri atleti. Soprattutto quando c’è troppa scelta e le percentuali per l’ingaggio tendono ad abbassarsi”.
    Dissero infine che lei aveva un carattere difficile.
    “Niente di più falso. Ho fatto presente delle cose nella mia carriera, così come tutti i giocatori. Ci sono state delle rare volte in cui ho alzato la mano e chiesto spiegazione relativamente a false promesse o a cose che non andavano. Ma sfido chiunque ad andare a chiedere ai miei ex allenatori le mie referenze. E per me parlano tanti anni trascorsi in Superlega. Non si è mai lamentato nessuno, che io sappia. Diciamo anche che gli atleti difficili sono altri, non Cico De Marchi. Ma su alcuni si tende sempre ad andare con la carota, e mai col bastone”.
    Rimarrebbe in Italia nei prossimi anni?
    “Altroché se rimarrei. Penso di essere in grado di giocare ancora 4 o 5 stagioni a buon livello, anche perché, ci tengo a dirlo, fisicamente sto bene. Spero che con Motta possa essere una storia a lungo termine. Viceversa tornerò a Spalato e mi piacerebbe molto entrare in una società come ds, o nell’organizzazione. Mi è stato proposto, e restare all’interno di questo sport è una cosa che spero vivamente. Per ora, intanto, pensiamo a vincere con la maglia di Motta!”. LEGGI TUTTO

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    Mattia Bottolo, grinta da veterano: “Voglio arrivare lontano con Padova”

    Di Roberto Zucca
    Ventuno anni. E una grinta da fare invidia a molti suoi coetanei. Mattia Bottolo non è solo il nuovo che avanza, ma è già il nuovo che si afferma con la maglia della Kioene Padova in un panorama, quello della Superlega, nel quale emergere è un affare riservato a pochi:
    “Parlo di un bilancio personale ottimo, in quanto coach Cuttini mi ha responsabilizzato da subito e mi ha dato fiducia. Ho cercato di ripagare con la stessa moneta anche io, cercando di dare il massimo in ogni incontro. La classifica purtroppo non ripaga del tutto questo impegno, in una stagione molto difficile, molto complessa, in cui in certi incontri dobbiamo ancora trovare continuità”.
    Il suo nome però è una delle migliori novità del panorama italiano. Fenomeno non nuovo in quel di Padova.
    “Ho la fortuna di giocare in una società che dell’investimento sui giovani ha fatto il suo cavallo di battaglia. Non capita a tanti coetanei di avere queste chance, quindi le apprezzi doppiamente. È una società nella quale sono cresciuto. Vincere con la maglia Kioene ha un valore molto importante”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Originario di Bassano. Che esordi sono stati?
    “Gli esordi di un ragazzo che gioca per inseguire il suo sogno di giocare un giorno in un palcoscenico importante come quello della Superlega. Tanti sacrifici, e qui ci tengo a ringraziare la mia famiglia che per me ne ha fatti davvero tanti sin da quando ero più giovane. E poco tempo per altro, che è una cosa normale visto l’impegno richiesto dalla pallavolo”.
    Dove vuole arrivare con Padova?
    “Lontano. Sembra banale come risposta, ma sicuramente vorrei vincere qualcosa di importante con questa maglia. Padova ha fatto tante stagioni in cui è stata una forte outsider contro molte compagini più corazzate. Sono certo che ritrovando la condizione anche noi possiamo fare la nostra parte”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    La tegola dell’infortunio di Shoji come la state risolvendo?
    “Con la massima fiducia data a Leonardo Ferrato che è un giocatore, con cui ho condiviso il periodo delle giovanili e con cui personalmente ho un bellissimo rapporto. È un ragazzo che come me vuole giocarsi le sue occasioni e di cui tutti i compagni hanno tanta fiducia. Sostituire Kawika non sarà semplice perché stava facendo un ottimo campionato, ma Leonardo può assolutamente farcela”.
    Non è facile nemmeno per lei trovarsi davanti così tanta esperienza. Mi è sembrato un giocatore di metodo e carattere. Sbaglio?
    “Il carattere lo devi mettere davanti soprattutto quando ti ritrovi davanti così tanta esperienza come accade in Superlega. Per il metodo la ringrazio, anche perché cerco di fare ogni cosa secondo le regole nel gioco”. LEGGI TUTTO

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    Andrea Gardini riparte dalla Polonia: “Le difficoltà si superano, senza cadere”

    Di Roberto Zucca
    Ha iniziato, come nel suo stile, con l’entusiasmo e l’impegno che lo contraddistinguono. Andrea Gardini è il nuovo tecnico dello Jastrzebski Wegiel, il club polacco che ha alle spalle degli investitori importanti nel mondo dell’industria del carbone e che sull’ex senatore della nazionale italiana puntano per un rilancio a tutto tondo.
    Ecco le sue dichiarazioni in un’intervista esclusiva (realizzata prima del rilevamento dei nuovi casi di Covid-19 che hanno costretto la squadra polacca al ritiro dalla Champions League, n.d.r.):
    “Le parlo tra un allenamento e l’altro. Sono arrivato 24 ore fa in Polonia e sono subito entrato in palestra per lavorare con la squadra. Un po’ è il mio metodo, e un po’ è nel mio stile buttarmi a capofitto in ogni nuova avventura. La decisione è stata presa in poco tempo perché la proposta fatta dal club mi ha fatto venire la voglia di riprendere ad allenare”.
    Tre mesi per cambiare volto alla squadra. Obiettivi?
    “Lavorare, fare il mio. È un club importante, che anche nella lunga prospettiva farà degli investimenti rilevanti, e di questi tempi è già un miracolo che ciò avvenga perché significa che ci sono ancora società che investono sullo sport. Ragiono sul breve periodo, poi si vedrà. Porterò la mia impronta ed è ancora troppo presto per capire se ciò che è la mia metodologia porterà risultati alla squadra e beneficio alla società”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Dall’esonero a Piacenza in poi, cosa ha fatto Andrea Gardini?
    “Ho studiato, visto delle partite. Anche dal vivo: mi hanno chiesto di fare le radiocronache da Ravenna e ho accettato proprio perché potevo approfittarne per vedere le partite in presa diretta. Viceversa avrei potuto solo fare il telespettatore da casa!”
    La famiglia Gardini è stata un toccasana in questi mesi?
    “Lo è stata, come sempre. È una famiglia che vive in diversi parti del mondo, Davide in America, mia figlia Serena lontana da Ravenna con il suo compagno che gioca a pallavolo. Quindi è bello ritrovarsi, ed è stato così durante le vacanze. In generale la mia vita prima di Piacenza mi ha portato all’estero per tanti anni, quindi ogni qual volta possiamo stare assieme a Ravenna io sono contento”.
    Di lei ho sempre ammirato la tempra. È difficile farla capitolare?
    “Non sono uno che si perde d’animo, non l’ho mai fatto da giocatore e non mi è mai capitato di farlo da allenatore. Le difficoltà si superano, senza cadere. E quando si cade ci si rialza. Nel mio caso è sempre stato così. Sono uno che ha sempre guardato avanti. Nel nostro lavoro non bisogna mai perdersi, sarebbe la fine”. LEGGI TUTTO

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    Alberto Polo: “Per l’azzurro c’è tempo, ora penso a Piacenza”

    Di Roberto Zucca
    L’occasione importante, quella a cui non si poteva dire no, è arrivata da Piacenza. E Alberto Polo non si è fatto cogliere impreparato. Dopo un bellissimo trittico di stagioni a Padova, l’atleta sta affrontando un nuovo campionato di Superlega con la maglia della Gas Sales Bluenergy e da poco è rientrato a pieno titolo tra i banchi della squadra emiliana:
    “Mi è spiaciuto perdere, a causa del Covid-19, quella continuità avuta fino alle vacanze di Natale a causa. Il periodo fortunatamente è superato. Sto bene, ma non è stato semplice far passare il periodo di inattività in attesa di riprendere e di potermi unire di nuovo alla squadra”.
    In occasione dell’incontro con Padova è rientrato in campo.
    “Era una partita a cui tenevo molto, perché giocavo con quella che è stata la mia squadra per tanti anni. Ho ritrovato i vecchi compagni di squadra, ma quell’atmosfera della Kioene Arena è stato brutto non poterla vivere, perché il palazzetto è ancora privo di pubblico”.
    Quale è stato l’approccio con Piacenza?
    “Vede, la differenza con le stagioni precedenti è che per esempio in una grande squadra si pensa a come cercare di portare a casa il risultato pieno con squadre come Padova. Non è tanto la pressione per il risultato che cambia, quanto la consapevolezza di dove si può arrivare, vincendo alcuni incontri”.
    Dicono che si sia tolto di dosso l’etichetta di giovane promessa. Le fa piacere?
    “Sono cresciuto e se si è notato mi fa piacere. Poi sono una persona che quando entra in un nuovo ambiente cerca di adattarsi alla nuova realtà e di cucirsela addosso. Non sono uno che si impone ma uno che si mette a disposizione”.
    Foto Ufficio stampa Gas Sales Bluenergy Piacenza
    Con Bernardi ha funzionato?
    “Lavoro molto bene con Lorenzo. È un allenatore che trasmette una grande conoscenza del campo ed è un vincente di natura. Credo che lavorare con tecnici come lui possa aiutare tanto un atleta a migliorare il proprio percorso”.
    Piacenza sembra essere sempre una montagna russa. Tocca delle vette altissime e poi alle volte si perde.
    “Ma si ritrova, fortunatamente! Credo che, in una squadra così nuova, trovare un equilibrio non fosse semplicissimo. Poi spesso, quando ci sono cambi importanti, bisogna ritrovare anche un’identità. Penso che dalle prossime partite potremo tornare ad esprimerci in un certo modo”.
    Il suo nome è circolato nelle liste per l’azzurro.
    “Nel mio ruolo la concorrenza per un posto in nazionale è spietata. Ci sono tanti che aspirano al ruolo e tanti stanno lavorando con quell’obiettivo. Sarebbe bello e lavoro affinché un giorno quella maglia posso essere indossata anche da me. Per ora però la cosa a cui penso è il finale di stagione con Piacenza. Voglio tornare al 100% in campo. Per il resto c’è ancora tempo”. LEGGI TUTTO